I
Premesse
Scrivere una storia esaustiva della politica delle plantations rea-
lizzate in Irlanda tra il XVI e il XVII secolo non è impresa facile per la
difficoltà nel reperire materiale documentario relativo a questo periodo.
La maggior parte delle testimonianze è purtroppo andata persa
nell’incendio divampato nel 1922 alle Four Corts di Dublino. Vi è però
uno storico irlandese che è riuscito ad analizzare compiutamente la te-
matica della colonizzazione “britannica” in Irlanda: Nicholas Canny.
Egli si è dedicato, dagli anni Settanta dello scorso secolo ad oggi, non
solo allo studio e all’analisi minuziosa delle plantations come fenomeno
di colonizzazione fine a se stesso, ma al tentativo di inserire queste ul-
time in una dimensione più globale della storia, che potesse porre in re-
lazione l’arcipelago britannico con il contesto atlantico.
Making Ireland British 1580-1650, libro pubblicato nel 2001,
rappresenta il suo studio più completo e approfondito del fenomeno del-
le plantations, un lavoro che mi ha affascinato, interessato e che ho
quindi deciso di analizzare facendone oggetto di questa tesi.
Se come detto in precedenza il fenomeno della colonizzazione
irlandese è già poco indagato a livello internazionale, in Italia lo è anco-
ra meno: non si trovano infatti un gran numero di pubblicazioni o saggi
sull’argomento e la maggior parte del materiale consultabile è disponi-
bile soltanto in lingua inglese. Non nego quindi che sia stata un’ardua
sfida confrontarmi con testi accademici - per lo più saggi e articoli di ri-
viste e periodici - redatti in una lingua diversa dalla mia e quindi di non
sempre facile ed immediata comprensione.
Due sono gli aspetti che mi hanno maggiormente interessato nel-
la ricerca di Canny. Innanzitutto il suo non limitarsi ad esaminare sol-
tanto gli esigui atti ufficiali di Londra e Dublino, ma il decidere di pro-
muovere documenti minori (corrispondenze epistolari private tra i pro-
tagonisti dell’impresa, elenchi e liste di imbarco conservate dalle com-
pagnie marittime nei porti irlandesi, testimonianze prettamente lettera-
II
rie) - fino ad ora considerati di scarso valore documentale in ambito ac-
cademico - a fonti principali dedicando particolare attenzione alle De-
positions inerenti alla Rivolta del 1641.
Il secondo aspetto consiste nel modo in cui lo storico di Galway,
sin dalla sua formazione e nel corso di tutta la sua carriera accademica,
si è confrontato con numerose e differenti correnti storiografiche acco-
gliendone e sposandone alcune e superandone delle altre.
Per rendere più chiara la mia dissertazione ho deciso di organiz-
zare il mio lavoro seguendo questo schema espositivo: dopo aver pre-
sentato la figura di Canny e il suo curriculum studiorum prima descrive-
rò le correnti storiografiche nel quale egli può essere ascritto, poi passe-
rò ad analizzare Making Ireland British 1580-1650, soffermandomi sul-
le plantations del Munster e dell’Ulster, sul contesto storico nel quale
furono realizzate e su quali furono le cause che ne determinarono il fal-
limento.
- 1 -
Introduzione
Nicholas Patrick Canny è Professore di Storia Moderna e Diret-
tore del Centre for the Study of Human Settlement and Historical
Change presso la National University of Ireland di Galway.
Diplomatosi al St. Flannan's Colllege di Ennis, cittadina
dell’Irlanda occidentale, consegue il Bachelor of Arts e il Master of Arts
rispettivamente nel 1964 e nel 1967 presso l’Università di Galway. Suc-
cessivamente si trasferisce negli Stati Uniti dove svolge il dottorato di
ricerca in Storia presso l’Università della Pennsylvania, terminato il
quale vince due borse di studio ad Harvard e Yale.
Nel biennio 1969-70 è a Londra - presso l’Institute of Historical
Research - dove frequenta una serie di lezioni tenute dall’illustre mo-
dernista Joel Hurstfield
1
sulla storia delle relazioni tra le isole britanni-
che nell’Età dei Tudor. In pochissimi anni Canny diventa una delle
principali autorità nella Storia Moderna d’Irlanda e dal 1979 ricopre la
cattedra di Storia alla National University of Galway ed è oggi presiden-
te della Irish Royal Academy. Molti altri sono gli incarichi accademici
attualmente ricoperti dallo storico: nel 1995 viene eletto membro della
Academia Europaea, nel 2005 corrispondente Fellow of British Acade-
my, e nel 2007 membro della American Philosophy Society.
Canny annovera nella sua prolifica produzione dieci libri impor-
tanti ed oltre cinquantacinque tra testi accademici e recensioni, ma è sta-
1
Tra i principali lavori di J. Hurstfield: The Elizabethan Nation (1967);
Elizabeth I and the Unity of England (Men and Their Times) (1970); Illusion of power
in Tudor politics (1979).
- 2 -
to l’approfondito studio dell’Irlanda della seconda metà del XVI secolo
in The Elizabethan Conquest of Ireland: a Pattern Established, 1565-
76
2
a portarlo all'attenzione internazionale conferendogli l’Irish Histori-
cal Research Prize nel 1976.
Con lo sviluppo di quella corrente storiografica che va definen-
dosi come Atlantic History, lo storico irlandese, stimolato dalle influen-
ze che arrivano da oltreoceano, amplia i suoi orizzonti approfondendo
quella fitta rete di legami, relazioni, umanità che congiungono la storia
del Vecchio Continente con il resto del mondo. Collaborando con molti
altri storici, ma non solo, cura alcune tra le più importanti raccolte di
saggi: The Origins of Empire, British Overseas Enterprise to the Close
of the Seventeenth Century
3
, primo di cinque volumi che compongono
la collana sulla Storia dell'Impero Britannico e il recente lavoro The Ox-
ford Handbook of the Atlantic World 1450-1850
4
redatto con la collabo-
razione di Philip Morgan della Johns Hopkins University e pubblicato a
marzo di quest’anno.
Un posto di rilievo occupa nella sua produzione Making Ireland
British 1580-1650
5
(2001), il suo studio più approfondito e completo sui
temi della colonizzazione d’Irlanda, che lo porterà per la seconda volta a
vincere il premio per la migliore pubblicazione storica irlandese.
I. Prime pubblicazioni e New British
History
Nel 1970 Nicholas Canny pubblica sulla rivista storica Studia
Hibernica il suo primo lavoro Hugh O'Neill and the changing face of
2
N. Canny, The Elizabethan Conquest of Ireland: a Pattern Established,
1565-76, Harper and Row, New York 1976.
3
Id. (ed. a cura di), The Origins of Empire: British Overseas Enterprise to the
Close of the Seventeenth Century, Oxford University Press, Oxford 1998; vol. primo di
The Oxford History of the British Empire.
4
Id., P. Morgan (ed. a cura di), The Oxford Handbook of the Atlantic World
1450-1850, Oxford University Press, New York 2011.
5
Id, Making Ireland British 1580-1650, Oxford University Press, Oxford
2001.
- 3 -
Gaelic Ulster
6
in cui approfondisce il ruolo - da protagonista principale
senza alcun dubbio - che Hugh O’Neill, terzo conte di Tyrone, giocò
nelle vicende che accompagnarono l’Irlanda verso il XVII secolo. At-
traverso quest’ambigua ed allo stesso tempo affascinante figura, dalla
personalità carismatica e dal piglio autoritario
7
, dalla mente calcolatrice
e razionale, finanche macchiavellica, passa poi ad analizzare gli avve-
nimenti - non tralasciando i doppi giochi, i tradimenti personali, i pas-
saggi da fazione a fazione - che portarono l’Irlanda a quel conflitto, co-
nosciuto come Guerra dei Nove Anni (1596-1603), che altro non fu - e
tale viene considerato unanimemente - un banco di prova importante per
le tre grandi potenze europee (Inghilterra, Spagna e Francia), in prepa-
razione alla Guerra dei Trent’anni (1618-1648) che scoppierà una quin-
dicina di anni più tardi e dopo la quale l’Europa non sarebbe più stata la
stessa.
Nei due lavori successivi, pubblicati in The Irish Sword
8
e Irish
Historical Studies
9
, lo storico affronta rispettivamente il primo tentativo
da parte inglese di colonizzare l’Ulster nei primi anni di regno di Gia-
como I Stuart e la conclusione della Guerra dei Nove Anni con la cosid-
detta Fly of the Earls (Fuga dei Conti) evento decisamente traumatico
poiché considerato l’inizio della sottomissione dell’isola tutta al giogo
della Corona.
In questi primi tre saggi si intravedono quindi quelle che saranno
le tematiche principali in cui l’autore si cimenterà in tutta la sua carriera
da accademico, che di volta in volta, di ricerca in ricerca, si amplieranno
e si mescoleranno: la colonizzazione inglese dell’isola tra XVI e XVII
secolo, la formazione di un’identità collettiva irlandese e le ideologie
elaborate a giustificazione morale della colonizzazione stessa. Questioni
6
Id., Hugh O'Neill and the changing face of Gaelic Ulster, «Studia
Hibernica», No. 10 (1970), pp. 7-35.
7
Si veda il sito internet www.bbc.co.uk in cui Canny così descrive Hugh
O’Neill: «There’s no doubt about it that O’Neill certainly was very oppressive and ty-
rannical over his immediate subordinates and family members».
8
N. Canny, The treaty of Mellifont and the re-organization of Ulster, «The
Irish Sword», Vol. 9, No. 37 (1970), pp. 249-262.
9
Id., The Flight of the Earls, 1607, «Irish Historical Studies», Vol. 17, No. 67
(Mar., 1971), pp. 380-399.
- 4 -
che troveranno nel recente Making Ireland British 1580-1650 la loro più
approfondita e completa analisi.
Proprio su questo argomento ai primi studi sopracitati seguono,
rispettivamente nel 1975 e 1982 The formation of the Old-English élite
in Ireland
10
- innovativa analisi di quella comunità - e The Formation of
the Irish Mind: Religion, Politics and Gaelic Irish Literature, 1580-
1750
11
saggio sulla costruzione e definizione di un’identità comune ir-
landese.
Allo stesso tempo è il tema dell’insediamento inglese in Irlanda
con i suoi aspetti positivi e negativi ad impegnare lo storico nei
trent’anni successivi. Analizza così l’impegno della Corona - dalla mo-
narchia di Enrico VIII alla Gloriosa Rivoluzione del 1688, passando per
il regno di Giacomo I, la New Model Army cromwelliana e la Restaura-
zione di Carlo II – a sottomettere i nativi gaelici, considerati alla stregua
di barbari e selvaggi, in tutti i modi possibili, dall’esproprio delle terre
all’insediamento di plantations, dall’imposizione della common law in-
glese alla sottomissione, previa esecuzione su pubblica piazza, alla reli-
gione protestante.
Per comprendere maggiormente le ragioni ideologiche della co-
lonizzazione Canny esamina la figura di Edmund Spenser ritenuto
all’unanimità l’ideologo della colonizzazione utilizzando un approccio
interdisciplinare e varcando i confini propri della storia avvalendosi di
opere letterarie quali The Faerie Queen (1590) e The View of Present
State of Ireland (1596). Così facendo lo storico compie una “rivoluzione
di prospettiva” nell’indagare le motivazioni che gli stessi planters die-
dero alla loro impresa.
12
Ciò che ne consegue non è più una narrazione a senso unico - e
per unico si intenda irlandese e cattolico - bensì un tentativo di inserire
10
Id., The formation of the Old-English élite in Ireland, in occasione della
O'Donnell lecture tenutasi presso la University College Galway, 6 settembre 1974,
pubblicato in pamphlet, National University of Ireland, Dublin 1975.
11
Id., The Formation of the Irish Mind: Religion, Politics and Gaelic Irish
Literature, 1580-1750, «Past & Present», No. 95 (May, 1982), pp. 91-116; successi-
vamente pubblicato in C.H.E. Philpin (ed. a cura di), Nationalism and Popular Protest
in Ireland, Cambridge University Press, Cambridge 1987, pp. 50-79.
12
Id., MIB cit., pp. 1-58.
- 5 -
queste vicende all’interno di un contesto politico ed intellettuale britan-
nico più ampio. Il suo studio si può così ascrivere alla New British Hi-
story, la corrente storiografica che va delineandosi sempre più compiu-
tamente dal 1975 anno di pubblicazione di British History: a Plea for a
New Subject
13
dello storico neozelandese John G. A. Pocock.
Si può considerare l’approccio metodologico dell’autore
nell’ambito di questa giovane corrente storiografica in quanto essa per-
segue l’obiettivo - aspetto questo decisamente e radicalmente innovativo
rispetto alla tradizione precedente - di «connettere e collegare gli svi-
luppi in Irlanda con i contemporanei accadimenti in Inghilterra e Sco-
zia»
14
in modo da collocare in un’unica nuova storia britannica le mol-
teplici ed eterogenee esperienze storiche analizzate da diverse angola-
zioni e da differenti punti di vista.
Esemplificativo di questo cambio di prospettiva nel presentare e
interpretare i fatti sarà l’utilizzo delle testimonianze, mai indagate fino a
quel momento, della Rivolta Cattolica dell’ottobre-novembre 1641 regi-
strate tra i coloni protestanti ed ora raccolte nella Manuscript Library
del Trinity College di Dublino.
15
Non cercando di mettere a tacere le ra-
gioni degli insorti, egli propone un’ulteriore chiave di lettura che possa
spiegare - questa volta con le voci dei Protestanti - le vicende del 1641.
Per comprendere maggiormente la tematica affrontata, alla tradizionale
narrazione di una lunga e continua vessazione subìta dagli abitanti ir-
landesi di fede cattolica suggerisce e propone, a completamento della
precedente, la versione dei settlers di fede protestante.
Si tratta dunque di affiancare due tipologie di storie che in realtà
non possono essere separate, ma che non sono nemmeno identiche: una
nazionale (irlandese) e l’altra sovranazionale (britannica). Lo scopo del
progetto è di concentrarsi sulle relazioni che congiungono le differenti
13
J.G.A. Pocock, British History: a Plea for a New Subject, «The Journal of
Modern History», Vol. 47, No. 4 (Dec., 1975), pp. 601-621.
14
Canny, MIB cit., p. VII.
15
Id., 1641 Depositions: a Source for Social and Cultural History, «History
Ireland», Vol. 1, No. 4 (Winter, 1993), pp. 52-55; si veda inoltre Id., The 1641 Deposi-
tions as a Source for the Writing of Social History: County Cork as a Case Study, in
Patrick O'Flanagan e Neil Buttimer (ed. a cura di), Cork: History and Society, Geogra-
phy Publications, Dublin 1993, pp. 249-308.