PREMESSA
L’argomento prescelto per la presente tesi proviene da una mia esperienza di
colloqui effettuati con una signora di 52 anni, gli incontri, numericamente
sono stati circa venti e la motivazione che ha spinto la signora a contattarmi
per i colloqui psicologici, è una serie di eventi luttuosi che a dire della signora
avevano procurato un cambiamento sui suoi figli.
Il caso in questione non è trattato con lo psicodramma e non ho potuto
scegliere un caso di psicodramma perché nemmeno all’interno della struttura
dove ho svolto il mio tirocinio, mi è stata data la possibilità di formare o di
assistere a un gruppo di psicodramma. Quindi, in questo lavoro metterò a
confronto il caso clinico da me seguito, con altri casi simili al mio però trattati
con lo psicodramma e, trovati fra le riviste e i testi di psicodramma freudiano.
Nella tesi, partendo da un excursus storico sulla diagnosi in psichiatria, si
parla anche della diagnosi in psicoanalisi; una diagnosi che non parte dal
fenomeno, come quella psichiatrica, ma dalla struttura che mette in relazione
il soggetto, l’oggetto e l’Altro. Il lavoro è stato condotto partendo dai testi di
S. Freud e J. Lacan.
A seguito di tutta la parte teorica, è esposto il caso clinico da me seguito, e
sono state messe in rilievo le frasi dei colloqui che secondo me sono più
salienti. Come si può leggere, il caso, tratta di “nevrosi traumatica” come
intende Freud per quanto riguarda la “coazione a ripetere” e come intende
Lacan per quanto riguarda l’après-coup cioè come effetto retroattivo e
come struttura. Il capitolo successivo prova a spiegare il caso clinico da me
seguito, attraverso alcuni concetti fondamentali presenti nella parte teorica
della tesi. Nella seconda parte della tesi sono presenti: la nascita storica
dello psicodramma freudiano e in particolare dello psicodramma dei
Lemoine, e la trascrizione di alcuni “casi”di psicodramma freudiano.
Per completare il lavoro è stato scritto anche un paragrafo intitolato “il
trauma” in cui viene ampliato, il concetto stesso di trauma.
L’interrogativo portante del presente lavoro è: in che modo la
rappresentazione psicodrammatica può essere, se non proprio risolutiva,
almeno mobilizzante per un caso di nevrosi traumatica?
Qui colgo l’occasione per ringraziare i docenti della Scuola di
specializzazione Paul Lemoine, i quali mi hanno dato sia dei preziosi
suggerimenti, che del prezioso materiale.
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CAPITOLO I
LA DIAGNOSI MEDICO-PSICHIATRICA
INTRODUZIONE
Il termine diagnosi è una parola di origine greca diagnosis composta da
dia che significa “attraverso” e gnosis “conoscenza”, cioè conoscenza
attraverso i sintomi. Il termine diagnosi era già utilizzato nella medicina antica
col significato di riconoscimento ed identificazione della malattia,
responsabile dei sintomi accusati dal paziente.
Con la diagnosi si tratta di riconoscere, esaminando dei segni assunti
come indizi per la valutazione della natura di una malattia, dopo aver
accertato la presenza dei sintomi caratteristici di funzioni alterate e
riconducibili ad entità nosologiche di cui si conoscono a grandi linee il
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decorso e l’esito .
Nella clinica medica c’è dunque una semiologia che è la scienza dei
segni che rimandano ad una causa e che possiamo inquadrare in sintomi,
patologie, o sindromi. Il “segno” è certo importante per il medico, anche il
dettaglio eventualmente, infatti, non è l’attenzione per il dettaglio che
differenzia la clinica psichiatrica da quella psicoanalitica, bensì la natura di
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Galimberti U., Dizionario di Psicologia: Le Garzantine, Casa Editrice Torinese, Torino, 1992
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questo segno; il segno medico è segno appunto per il medico che deve fare la
diagnosi.
Foucault ne “La nascita della clinica” (1963) sottolinea che la clinica
medica è la clinica dello sguardo: il medico guarda i visceri del paziente,
esamina i suoi prodotti, osserva il suo decorso e cerca i “segni” che gli diano
le indicazioni per collocare quel singolo individuo in un quadro patologico
determinato. Il medico cerca i fenomeni o l’insieme dei fenomeni che gli
consentono di arrivare a determinare la diagnosi, cioè fa diagnosi a partire da
ciò che appare. All'interno della clinica medica, è sempre Foucault che ce ne
parla nel suo "La nascita della clinica", viene a prendere corpo il moderno
metodo anatomo-clinico che si viene a legare con la nascita stessa della
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psichiatria e in questo ambito hanno potuto così saldarsi clinico e mentale .
La diagnosi psichiatrica è differente da quella medica in quanto in
quest’ultima la causa delle forme cliniche è di tipo sindromico, dove per
sindrome non s’intende una malattia ma, un’insieme caratteristico di sintomi
che solo raramente possono essere ricondotti ad una causa unica, nota ed
identificabile. I limiti della diagnosi psichiatrica dipendono dal fatto che, in
questo ambito, le cause della malattia non sono conosciute ma solo
ragionevolmente supposte.
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Foucault M., (1963), La nascita della Clinica, Einaudi, Torino, 1998
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Nella supposizione intervengono fattori culturali, decisioni su cos’è
norma e devianza, tendenza dell’esaminatore a privilegiare certi tratti rispetto
ad altri, con conseguenti discrepanze spesso anche spiccate nelle diverse
diagnosi emesse sullo stesso paziente. A tutto ciò si deve inoltre aggiungere
sia la differenza dei quadri nosologici di riferimento che le relative
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denominazioni che differiscono da scuola a scuola .
Possiamo dire che il padre della psichiatria della fine del ‘700 è Philip
Pinel (1745 - 1826). Pinel cercò di delineare la follia come un genere
omogeneo, all'interno del quale, le sindromi si raccolgono intorno alla
manifestazione più centrale e più apparente dello stato morboso; si combinano
quindi delle forme: depressione, stati deliranti, di incoerenza, impulsivi etc.
La loro etiologia è pensata più come a reazioni psicocerebrali che come
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malattie anatomo-cliniche così come inaugurate da Bichat .
P. Pinel pensava che le malattie mentali avessero una causa morale e
quindi il trattamento possibile doveva essere dello stesso ordine cioè morale.
Nell'ambito del trattamento morale Pinel promosse l'idea di rispettare la
dignità umana nel malato mentale e secondo questa prospettiva ha costruito
attorno al folle "un sistema di catene morali, che avrebbero trasformato il
manicomio in una sorta di perpetua istanza di giudizio". In altri termini si
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Galimberti U., Dizionario di Psicologia: Le Garzantine, Casa Editrice Torinese, Torino, 1992
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Razzanelli L., “La diagnosi psichiatrica”, Dispensa del Seminario tenuto presso il Centro Paul
Lemoine, Palermo; nell'AnnoAccademico 2008/2009 ;
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cercò di ridurre il folle all’adattamento sociale costringendolo ad adattarsi alle
coordinate di produttività e ricchezza attraverso la camicia di forza chimica
(psicofarmaco), ma non gli fu data la parola.
Il primo a rendersi conto dell'importanza di possedere concetti
psicopatologici rigorosi, operando così un rinnovamento delle categorie
psicopatologiche attraverso quelli che chiamò “Quadri clinici” fu Esquirol
(1772- 1840). Di fatto, la psichiatria si concentrerà da un lato, nel tentativo
della classificazione delle malattie mentali e dall'altro, nel tentativo di trovare
un aggancio col corpo attraverso il cervello per stabilirne la natura e la causa
organica e fare delle malattie mentali malattie come le altre; Esquirol è il
fondatore della clinica psichiatrica moderna.
Il primo a collegare la patologia mentale con le funzioni cerebrali fu
Greisinger (1817 - 1868). Greisinger sostiene che le malattie mentali sono
propriamente malattie del cervello. Questo aspetto può essere chiamato
"concezione organicistica" delle malattie mentali e perdura a tutt'oggi. In
generale, in questo modello si sostiene che è il corpo e in particolare il SNC
ad essere ammalato nella malattia mentale; la causalità è quindi di natura
fisiologica. A partire da ciò, nella descrizione di un sintomo bisognerà
delimitarne i fenomeni e caratterizzarlo attraverso proprietà oggettive. In tal
senso, si punta sulla ricerca quantitativa, che formalizza e spersonalizza il
sintomo, lì dove la descrizione tenta di essere quanto più possibile fatta dal
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punto di vista anatomo-clinico. Questo aspetto della psichiatria deve fondarsi,
necessariamente, su un solido quadro nosografico.
Se Greisinger è il primo a porre con chiarezza la causalità organica
delle malattie mentali, fu Emil Kraepelin (1856 - 1916) colui che gettò le basi
per una rigorosa classificazione delle malattie mentali. Kraepelin si rese conto
che le conoscenze dell'anatomia e della fisiologia cerebrale dell'epoca erano
insufficienti per una solida teoria causale delle malattie mentali. Egli allora si
concentrò sullo studio sistematico della sintomatologia, e il completo
disinteresse verso l'esistenza e la soggettività del paziente, diventa semplice
oggetto di studio e si esclude ogni attenzione per la sua storia e la sua vita in
generale.
Accanto al modello organicistico si sviluppò, a partire da Pinel, un altro
modello che legava la causalità non a un processo di natura organica, bensì di
natura morale, in cui si riteneva che i sintomi scaturissero da un processo
psichico. In questo modello, la descrizione sintomatica cerca di andare al di là
degli aspetti fenomenici per ricercare, invece, la dinamica nascosta del
sintomo. L'attenzione quindi viene posta sul singolo e non può prescindere
dalla sua soggettività; la malattia mentale è legata necessariamente alla storia,
alla vita del singolo soggetto. Le ricerche sui processi psichici continuano
sulla strada dell’ipnosi con Mesmer (1734 - 1815) che fu il primo a dare una
spiegazione ai fenomeni ipnotici, che per altro usava con scopo terapeutico,
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formulando la famosa teoria del magnetismo animale; Liebeault (1823-1904)
il quale studiò le questioni relative all'ipnosi, legò il concetto di suggestione a
quello di stato ipnotico, attraverso il quale il paziente può essere liberato dai
sintomi; Bernheim (1840 -1919) affermò e fece passare con forza lo studio
dell'ipnosi come studio scientifico formulando in termini più rigorosi la teoria
della suggestione, come modello di spiegazione del funzionamento dell'ipnosi;
Charcot (1825 - 1893) affermava, non condividendo appieno la teoria della
suggestione di Bernheim , che lo stato ipnotico è uno stato non generalizzabile
a tutti ma proprio dell'isteria, come parte integrante del quadro clinico non
togliendo il fatto che possa essere usato anche a scopo terapeutico.
Da Charcot si passa a Freud con un salto di ordine epistemologico da un
lato ed etico dall'altro, per meglio dire, il salto epistemologico è dovuto alla
posizione etica che Freud assume nel suo lavoro. Sappiamo che Freud inizia
con l'ipnosi seguendo Bernheim e Charcot ed è da questo momento che
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comincia a interessarsi all'isteria insieme a Breuer .
Ma, quando nasce la psicoanalisi? Nasce proprio nel momento in cui
Freud abbandona il procedimento catartico e la tecnica ipnotica. Freud aveva
constatato che non tutti gli isterici potevano essere ipnotizzati, e introduce
quindi le libere associazioni, assumendo un punto di vista meno scientifico;
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Razzanelli L., “La diagnosi psichiatrica”, Dispensa del Seminario tenuto presso il Centro Paul
Lemoine, Palermo; nell'AnnoAccademico 2008/2009 ;
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