MASTER IN GESTIONE DEI CONFLITTI INTERCULTURALI E INTERRELIGIOSI 2009/2010
INTRODUZIONE 1
Negli ultimi trent’anni diversi cambiamenti hanno interessato l’Italia, uno in particolare l’ha
visto diventare, da paese di emigranti quale storicamente è stato, una meta di flussi migratori.
Una trasformazione che, avvenuta forse in modo troppo repentino o inaspettato, ha trovato un
paese sostanzialmente impreparato e prosegue tuttora in un clima di paura. Una diffidenza nei
confronti del diverso, dello sconosciuto, dello straniero, percepibile a tutti i livelli della società,
che spesso porta a guardare al fenomeno dell’immigrazione dietro la lente di pregiudizi diffusi
e di immagini stereotipate, a parlarne più per sentito dire che per reale conoscenza. Un simile
approccio ad un problema così complesso e dalle molte sfacettatture rischia di rappresentare
un ostacolo, quando non di compromettere, l’integrazione l’e inclusione sociale, processi che
dovrebbero essere all’ordine del giorno in una società che si fa progressivamente sempre più
multiculturale.
Le tematiche legate alla presenza straniera, nel bene o nel male, sono sulla bocca di tutti.
Con la sempre maggiore rilevanza acquisita del fenomeno migratorio, non solo figurano
all’interno dell’agenda politica tra i maggiori temi dibattuti a livello nazionale così come nel
contesto europeo e internazionale, ma sono entrate a pieno titolo anche nel gergo dell’uomo
della strada. L’incremento del numero di stranieri presenti sul territorio ha determinato una
moltiplicazione delle possibilità di contatto e la creazione di nuove relazioni in tutti i contesti del
vivere sociale, dal mondo lavorativo a quello della formazione, passando per l’associazionismo
e l’attivitismo politico.
In questo quadro, i mezzi di informazione e in generale i mezzi di comunicazione di massa
possono rivestire un ruolo fondamentale. Se si considera il peso di cui dispongono nella
formazione dell’opinione pubblica, si capisce facilmente quale sia la loro capacità di
influenza nella creazione e nella fissazione di stereotipi associati alla figura dell’immigrato.
Un’operazione di categorizzazione che può risultare tanto più dannosa in termini di
INTRODUZIONE
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condizionamento dei processi di integrazione quanto più i pregiudizi vengono formulati in
senso negativo. Ciò che possiamo constatare dando uno sguardo al panorama informativo
italiano è il ricorso quotidiano e diffuso a stereotipi in un discorso sull’immigrazione e sugli
stranieri eccessivamente schiacciato sulla cronaca e legato a doppio filo col tema della
devianza. La rappresentazione mediale del fenomeno dell’immigrazione e la sua influenza sui
processi sociali saranno l’argomento del primo capitolo.
Tra le molte attualmente presenti in Italia, abbiamo scelto di restringere il nostro campo di
indagine su una minoranza che è forse poco rappresentativa in termini di presenza numerica
ma che più di altre è emblematica di una rappresentazione costruita tramite immagini
stereotipate. Zingari, ladri, sfruttatori di bambini, accattoni, i Rom sono un popolo che da
sempre combatte contro simili etichette, vittime di una discriminazione diffusa che li relega
ai margini delle società europee. Il popolo Rom e la sua presenza nella città di Pisa saranno
oggetto di analisi nel secondo capitolo.
Numerose ricerche si sono occupate delle modalità con cui media italiani affrontano le
tematiche legate all’immigrazione e alla presenza straniera sul territorio. Il presente lavoro
vuole inserirsi in questo filone di ricerca, andando ad analizzare il caso della stampa locale
pisana. I risultati dello studio saranno esposti nel terzo capitolo.
Un ringraziamento speciale va a tutti i volontari di Africa Insieme e in particolare a Sergio
Bontempelli, per il prezioso aiuto fornito nella ricostruzione storica della presenza Rom a Pisa.
Bušibbé romanó
Šurdé vašt kalé šdiné ku them,
paní milaló ačarél u širó
sa tritimmé,
ni luk ašunép pandindó,
nikt ašunél.
Džiné bi nafél
ku mirribbé ngirdé,
nikt a dikkjá
nikt a varikiá.
Mulé ridždžiddé
andré u paní milaló,
xalé muj anlál ku kham,
u ngustó a sinnl
angiál ki kon
a kwit ačiló.
Maledizione zingara
Gelide mani nere rivolte al cielo,
la palude ricopre la testa
schiacciata,
un grido soffocato si eleva,
nessuno ascolta.
Un popolo inerme
al massacro condotto,
nessuno ha visto
nessuno ha parlato.
cadaveri risorti
dalla palude,
orribili visi mostrati al sole,
il dito puntato
verso chi ha taciuto.
Poesia di Santo Spinelli, Rom abruzzese nato a Pietrasanta di Lucca.
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CAPITOLO 1 - IMMIGRAZIONE E MEDIA 3
1.1 L’IMMIGRAZIONE IN ITALIA
L’immigrazione in Italia ha una storia relativamente recente. Paese a prevalente emigrazione,
solamente agli inizi degli anni settanta vede un’inversione di tendenza nell’andamento dei
flussi migratori che lo attraversano. Nel 1973, l’anno del primo shock petrolifero, evento che
simbolicamente sancisce la fine del c.d. miracolo economico, per la prima volta si registra in
Italia un leggero saldo migratorio positivo. In questa fase, gli ingressi sono rappresentati
principalmente da rientri di lavoratori italiani. Emigrati all’estero in cerca di occupazione, in
molti sono costretti infatti a ritornare in patria dopo aver subito un licenziamento, per effetto
della crisi econimica internazionale.
Bisogna attendere la fine degli anni 70 perché il numero di stranieri presenti in Italia raggiunga
cifre consistenti. Due sono le cause principali di questo nuovo interesse per il Bel Paese come
meta di migrazione. Da una parte, vi è la crescente richiesta di manodopera da parte del
comparto industriale settentrionale, in particolare del nord-est, solo parzialmente soddisfatta
dai movimenti interni di lavoratori che giungono dal Mezzogiorno. Dall’altra, la legislazione
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Immigrazione in Italia 2002 - 2009
Immigrati regolari
- Dati ISTAT
Immigrati regolari
- Stima dossier
Caritas/Migrantes
Popolazione
residente
61.000.000
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Figura 1 - Dati sulla presenza straniera in Italia dal 2002 al 2009
Capitolo 1
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vigente in quegli anni sostanzialmente ignora l’esistenza del fenomeno migratorio, lasciandolo
di fatto senza alcuna regolamentazione e rendendo di conseguenza l’Italia una meta preferita
rispetto ad altri paesi europei che attuano politiche restrittive.
Nei decenni successivi il numero di immigrati soggiornanti in Italia cresce in maniera costante,
sia in termini assoluti, sia in termini percentuali rispetto al totale dei residenti. Rispetto al
dato iniziale che, secondo il primo censimento ISTAT del 1981, si attesta sulle 321.000 unità,
la presenza straniera duplica nei 10 successivi anni, raggiungendo quota 625.000 nel 1991,
triplica nel 2001 con 1.334.889 unità e diventa di ben 15 volte superiore nel 2009
1
, arrivando
a rappresentare l’8% della popolazione residente. Inoltre, dal 1993, anno in cui per la prima
volta, il saldo naturale, ossia la differenza tra nascite e morti, diventa negativo, l’immigrazione
rappresenta il maggior contributo, quando non l’unico, alla crescita demografica del Paese.
La rilevanza assunta dal fenomeno dell’immigrazione ha reso necessario un suo inquadramento
all’interno dell’assetto istituzionale. Il quadro normativo si è sviluppato con una forte
caratterizzazione, che dipinge la figura dell’immigrato sostanzialmente come lavoratore.
La prima legge in materia è la n. 943 del 30-12-1986, con la quale il legislatore si propone di
regolarizzare i lavoratori stranieri già presenti sul territorio e di equipararli sul piano dei diritti
a quelli italiani. La successiva legge, la c.d. Legge Martelli
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, del 1990, non attua solamente
una sanatoria ma si propone anche di regolamentare i nuovi flussi in ingresso, limitandoli
numericamente in funzione dell’andamento dell’economia nazionale, ossia della richiesta
di manodopera da parte dei settori produttivi. Lo stigma dello straniero lavoratore, quindi
benvenuto perché utile, contrapposto a quello inutile e sgradito, si manifesta in maniera più
esplicita nelle successive leggi, la Turco-Napolitano
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del 1998 e la “Bossi-Fini”
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del 2002. La prima
ha tra i suoi obiettivi quello di scoraggiare l’immigrazione clandestina, che diviene sanzionabile
con l’allontanamento dal territorio italiano, e allo scopo istituisce i Centri di Permanenza
Temporanea (poi Centri di Identificazione ed Espulsione), atti a ospitare gli stranieri sottoposti
a provvedimento di espulsione o di respingimento alla frontiera. La seconda regolamenta e
rafforza questo impianto attribuendo alla forza pubblica il potere di esecuzione immediata
dell’espulsione e prolungando il periodo di detenzione all’interno dei CIE.
Ancor più radicale in questo senso è la connotazione data allo straniero irregolare dalle
1 Fonte: Dossier Statistico Immigrazione 2010 Caritas/Migrantes
2 Legge n. 39 del 28-12-1990 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 1989,
n. 416, recante norme urgenti in materia di asilo politico, di ingresso e soggiorno dei cittadini extracomunitari e
di regolarizzazione dei cittadini extracomunitari ed apolidi già presenti nel territorio dello Stato. Disposizioni in
materia di asilo.
3 Legge n. 40 del 6-3-1998, Disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero
4 Legge n. 189 del 30-7-2002, Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo