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1) NEURO-FENOMENOLOGIA, I TERMINI FONDAMENTALI
1.1) La risposta di H. Maturana e F. Varela al «problema difficile»
Quando gli strumenti per conoscere un dato argomento non sono sufficienti o sono mal
interpretati, oppure, nel caso più fortunato, quando non vi sono più ragioni logiche in
grado di sostenere un dato argomento, ecco che ci si imbatte in un paradosso. Entrare in
paradosso cioè, oltre a significare l‟entrare in contraddizione („andare in contro senso‟),
oppure ritorcere un significato contro se stesso, può rappresentare la scoperta di un
limite, un confine non ancora considerato in cui la funzione che si riteneva in grado di
sostenere ciò che si era creduto diviene critica. Per lo più una funzione che da x va in y
sembra rivoltarsi in un frattale di concatenazioni in cui non è più possibile specificare se
è x→y oppure y→x. In altri termini, nel paradosso la ragione può trovare l'occasione
ideale per „studiarsi‟ e vivere consapevolmente le certezze e le convinzioni aprioristiche
che sostengono il suo operare. La sua ineludibile ragionevolezza è il suo valore, poiché
una conclusione apparentemente inaccettabile sorge da un procedere rigoroso e logico,
ossia da un‟inferenza affidabile (esemplificativi a riguardo i paradossi logici, matematici
e fisici)
2
.
Nell' „epistemologia applicata‟ descritta dagli autori diviene indispensabile, quindi,
notare la caratteristica paradossale di un soggetto intento nell'osservare l'agire di se
stesso, in uno scambio equivoco tra soggetto e oggetto che si perde in perfide sfumature.
Nella conoscenza del conoscere il paradosso attiene al fatto stesso di generare un
argomento qualsiasi, nell‟intento di analisi del proprio stesso analizzare e quindi
indipendentemente dal contenuto dell'argomento. In discussione risulta essere lo stesso
addurre argomenti, lo stesso argomentare, la stessa attribuzione di significato.
Tuttavia, la natura auto-coscienziale del conoscere non può essere sostenuta: auto-
coscienza infatti pre-suppone l‟esistenza di un soggetto che invece, in un esame accorto
del fare conoscenza, si dissolve nella propria natura auto-ricorsiva. Più precisamente, il
termine «auto-coscienza» reintroduce l‟elemento critico -il soggetto- facendolo sfuggire
all‟atto di analisi. Per quanto sia vero che più un soggetto, negandosi nel tentativo di
riduzione, si stia affermando, in quest‟operazione non è plausibile riconoscere la natura
2
In appendice, punto 1), sono disponibili alcuni esempi -opere pittoriche e scultoree- di paradossi
consapevoli.
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fondata, indipendente, autosufficiente, essenziale di colui che nega. Proprio per il suo
imporsi a scapito di ogni volere soggettivo, la natura del soggetto si sfuma in una „non-
natura‟, poiché insostenibile nella propria essenza. È perciò difendibile che, nel
conoscere-il-conoscere non valga l‟espressione <soggetto →(allora) oggetto> e
nemmeno il suo contrario (<oggetto → soggetto>), bensì <soggetto↔oggetto>, in un
rapporto che non stabilisce quale sia l‟uno e l‟altro. Emerge, in proposito, l‟unità
imprescindibile del fare esperienza del conoscere.
«Neurofenomenologia» significa, quindi, riprendendo le parole di Kant, andare a
costituire quel tribunale tramite cui la ragione giudica se stessa, attraverso la
formulazione di un metodo. Tale metodo è definito in modo chiaro e preciso da diversi
autori, a partire dal fondatore della fenomenologia Edmund Husserl
3
sino alle diverse
reinterpretazioni e approcci fenomenologici odierni, ma in Humberto Maturana
4
e
Francisisco Varela
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trova un sapore diverso, poiché proveniente dalla controparte
criticata dallo stesso Husserl: la scienza (in opposizione alla filosofia, ambiente di
nascita della fenomenologia), con una nuova, fondamentale domanda: che cosa è
comune a tutti i sistemi viventi, per cui noi li qualifichiamo come tali? Come si può
capire l'organizzazione dei sistemi viventi in relazione al loro carattere unitario?
Simili quesiti filosofici faticano a trovare risposte nelle scienze naturali, e perciò
l'incedere degli autori è un continuo passaggio da un ambito all'altro, in un intreccio
epistemologico ben definito, equilibrato e tagliente. Si tratta, in sostanza, di un incedere
meccanicistico, ossia sempre riconducibile al mondo fisico. Perciò le suddette domande,
in termini meccanicistici divengono: “che cosa è l'organizzazione dei sistemi viventi,
3
Edmund Gustav Albrecht Husserl (Prostějov, 8 aprile 1859 – Friburgo in Brisgovia, 26 aprile 1938) è stato
un filosofo e matematico austriaco naturalizzato tedesco, fondatore della fenomenologia e membro della
Scuola di Brentano.
La corrente filosofica della fenomenologia ha influenzato gran parte della cultura del Novecento europeo
e non solo. Oltre a Max Scheler ebbe un profondo influsso sull'esistenzialismo e Martin Heidegger, ma
indirettamente il suo pensiero ha influito anche sulle Scienze cognitive e sulla filosofia della mente
odierne (secondo Hubert Dreyfus, Husserl è da considerarsi il "padre delle ricerche contemporanee nella
psicologia cognitiva e intelligenza artificiale"). (http://it.wikipedia.org/wiki/Husserl); per un
approfondimento sulla fenomenologia husserliana si veda l'Appendice 2.
4
Humberto Maturana (Santiago del Cile, 14 settembre 1928) è un biologo e filosofo cileno. Uno dei più
importanti scienziati e ricercatori che studiano il pensiero e il comportamento individuale e sociale
nell'integrazione tra corpo e mente. (http://it.wikipedia.org/wiki/Humberto_Maturana). Vd. Appendice
3).
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Francisco Javier Varela García (Santiago, 7 settembre 1946 – Parigi, 28 maggio 2001) è stato un biologo,
filosofo, neuroscienziato ed epistemologo cileno. Vd. Appendice 4).
(http://it.wikipedia.org/wiki/Francisco_Varela).
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che tipo di macchine sono e come è determinata la loro fenomenologia
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-compresa la
riproduzione e l'evoluzione- dalla loro organizzazione unitaria?”
7
L'uomo e l'essere vivente in generale, può ben essere visto quale macchina definita dai
precipui meccanismi e, viceversa, una macchina avente i medesimi meccanismi potrà
essere definita “vivente”. Tuttavia, sorge una sensazione sgradevole a percepire noi
stessi quali macchine, oppure quali possibili produttori di altri „esseri viventi artificiali‟ -
basti ricordare uno dei tanti film, il più esplicito nonché conosciuto è Matrix- poiché il
rimando è immediatamente metafisico: una macchina infatti ha un costruttore per il
quale essa assume un preciso scopo
8
. L‟uomo inteso come macchina priva di scopo può
apparire come una forma di cinismo anti-teologico (proprio perché anti-teleonomico!),
eppure, per coloro che non si affidano ad alcun atto di fede verso qualsivoglia credo ed
intendono perseguire solo ciò che appare ragionevole certezza -in altri termini, per la
filosofia- può assumere sfumature interessanti. Se l'essere vivente funziona come una
macchina qualsiasi, cosa lo distingue da una macchina qualsiasi?
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Operata una
distinzione tra macchina autopoietica (vivente) ed allopoietica (artificiale), quale scopo –
o teleonomia
10
- può esistere per la prima?
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La fenomenologia meccanicistica “ è costituita da relazioni tra processi generati dalle proprietà dei
componenti” (H. Maturana F. Varela, Autopoiesi e cognizione, La realizzazione del vivente, Marsilio Editori,
Venezia, 1985, glossario).
7
Ibidem, p.128.
8
“Si dice comunemente che il tratto più caratteristico dei sistemi viventi è quello di possedere
un‟organizzazione orientata verso una finalità, oppure, il che è equivalente, dotata di un progetto o piano
interno che si riflette e concretizza nella struttura del sistema”, mentre in una macchina “l‟uso che l‟uomo
ne fa è un elemento che non appartiene all‟organizzazione della macchina. Tutte le macchine fabbricate
dall‟uomo sono costruite con una determinata finalità, pratica o no -sia pure solo quella di divertire”
(Ibidem, glossario).
9
Il problema si esplicita con fulgida chiarezza in alcune erudizioni teoriche del buddhismo indiano.
Nāgārjuna (II d.C., vd. Appendice, punto 1), monaco buddhista indiano, scrive: “Il fuoco è diverso dal
combustibile? Ma allora esso dovrebbe esistere anche senza il combustibile, ed allora esso sarebbe
permanentemente acceso, non sarebbe più causato da un‟accensione né ci sarebbe bisogno di dargli mai
nuovamente principio. […]. Il fuoco non esiste in dipendenza dal combustibile. Il fuoco non esiste
indipendentemente dal combustibile. Il combustibile non esiste in dipendenza dal fuoco. Il combustibile
non esiste indipendentemente dal fuoco. […]. Il fuoco non è il combustibile, il fuoco non è diverso dal
combustibile, il fuoco non è in possesso del combustibile, il combustibile non sta nel fuoco, il fuoco non sta
nel combustibile”(in La mistica delle grandi religioni, M. Vannini, Mondadori 2004, Milano, p.139); posto un
parallelo tra fuoco e coscienza, combustibile e sostanza (il cervello), il problema del rapporto tra le due
cose rimane così descrivibile: “Se l‟esistenza del fuoco è dipendente da quella del combustibile e quella del
combustibile da quella del fuoco, quale vien prima, dalla quale dipende il fuoco o il combustibile?”(
Vannini, Ibidem, p.139).
10
Si dice comunemente che il tratto più caratteristico dei sistemi viventi è quello di possedere
un‟organizzazione orientata verso una finalità; questo apparente proposito o esistenza di un progetto o
programma –determinato dalla specie negli esseri viventi- è stato denominato teleonomia” (H. Maturana
F. Varela, Autopoiesi e cognizione, op. cit., glossario).
8
Elemento critico dell'intero problema appare immediatamente essere la coscienza,
ritenuta, a buone ragioni, l‟ «hard problem»
11
. Ma di cosa si tratta? Esiste un accordo
comune a riguardo? Coincide con una profonda consapevolezza oppure può essere
scomposta in tanti piccoli vissuti esperienziali- detti «qualia»- definibili in base alla
natura fisica di un evento rapportata a quella fisiologica dell'organismo che li
percepisce? Quali inferenze sarebbe lecito trarre in un caso e nell'altro? Le risposte a
queste domande esistono, e sono tra le più disparate. Alcuni autori sostengono che il
problema sia, appunto, „difficile‟, altri irrisolvibile (i così detti misteriani), per altri già
risolto da tempo (secondo i quali tutto è materia, e perciò ogni stato mentale troverebbe
il proprio fondamento naturale in un evento fisico), per altri ancora risolvibile solo
attraverso sincretiche rivoluzioni scientifiche e gnoseologiche, sopratutto simbiotiche
alla fisica quantistica. Le posizioni difese nel vastissimo ambito della coscienza sono
tutte riconducibili al problema mente/corpo, ossia al rapporto in cui queste „controparti‟
si trovano, nella misura in cui un supposto livello dipende dall'altro. Il problema della
«riduzione» consiste nel tentativo di riassorbire il mondo mentale in quello fisico oppure
il contrario, riportando il problema ai suoi minimi termini. A prevalere è il riduzionismo
materialista poiché coerente con la scienza tutta, e capace di far corrispondere il
fenomeno della coscienza all'universo fisico
12
. Come altro interpretare il vissuto
mentale, se non direttamente dipendente dalla materia, ossia il cervello? Questa è la
domanda che produce le maggiori discrepanze in rapporto alla misura in cui mente e
materia entrerebbero in una relazione nomologica, in particolare circa la forza di questa
11
L‟espressione deriva da David C. Chalmers, nel suo articolo Toward a Science of Consciousness; David
John Chalmers (Australia, 20 aprile 1966) è un filosofo australiano, appartenente all'area analitica,
particolarmente attivo nell'ambito della filosofia della mente. Il suo lavoro è incentrato soprattutto sul
problema della coscienza. Laureatosi in matematica all'Università di Adelaide in Australia, prosegue i
suoi studi in varie università degli Stati Uniti d'America, sino ad assumere il ruolo di Direttore del Center
for Consciousness dell'Università dell'Arizona. Dal 2004 dirige il Centre For Consciousness presso l'Australian
National University (http://it.wikipedia.org/wiki/David_Chalmers ). Per un approfondimento sulle idee
centrali in Chalmers si veda l'Appendice, punto 5).
12
Un fenomeno biologico è caratterizzato da una fenomenologia biologica, ossia “la fenomenologia dei
sistemi autopoietici: un fenomeno sarà biologico soltanto nella misura in cui dipenda, in un modo o
nell‟altro, dal‟autopoiesi di una o più unità autopoietiche. Una qualsiasi spiegazione biologica di un
fenomeno deve consistere in una sua riformulazione in termini di processi subordinati all‟autopoiesi
degli organismi che vi partecipano, vale a dire una riformulazione nel dominio fenomenologico della
biologia” (H. Maturana F. Varela, op.cit., 1985, glossario). Vd. Appendice 6); la fenomenologia biologica
non è altro che la fenomenologia dei sistemi autopoietici nello spazio fisico.
9
relazione che trova nella nozione di «causa» la sua massima efficacia
13
. Per il monismo
materialista -forma estrema di riduzionismo per cui tutto è materia- è il fisico a causare
il mentale, e perciò il fisico è antecedente logico del mentale, che quindi può venire per
intero riassorbito («eliminato») nel funzionamento cerebrale. L'estremo opposto è
rappresentato da ogni idealismo o soggettivismo assoluto -vitalismo, animismo,
esoterismo- secondo cui il fisico dipenderebbe da forze di altra natura. Forme
intermedie -e quindi più prudenti- ritengono che il mentale vari insieme («co-vari») al
fisico, oppure che emerga da esso, o che sopravvenga ad esso, o che dipenda da diversi
livelli di vincolo. Senza addentrarmi in un ambito troppo vasto, esporrò con quali basi è
possibile escludere ogni risposta teorica consistente nel trovare un livello definitivo da
cui dipendano gli altri livelli (un qualsivoglia approccio che si qualifichi come
causalmente fondante), ossia come sia possibile sostenere l'infondatezza causale della
co-emergenza
14
proposta dall'approccio neurofenomenologico, in cui la battaglia tra
corpo e mente non trova né vincitore né vinto
15
.
1.2) Conoscere il conoscere, ossia il paradosso circolare:
“L‟accoppiamento
16
strutturale non è peculiare dei sistemi viventi […] Perciò, tutto ciò
che è unico rispetto all‟adattamento nei sistemi viventi è che in essi l‟organizzazione
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autopoietica costituisce la configurazione invariante di relazioni intorno alla quale ha
13
L'argomento dell'esclusione causale è la ragione del conflitto dualistico tra le cause dell'universo mentale
e fisico: un evento infatti non può avere due cause concomitanti senza che una preceda l'altra, altrimenti si
produrrebbe una <<sovra-determinazione causale>>. Come può una proprietà mentale M1 produrre una
seconda proprietà mentale M2, se a M2 a sua volta è associato lo stato cerebrale P2, che dovrebbe quindi
essere anch'esso causato da M1? Qui sta il tutto sommato semplice paradosso della causalità mentale, per
cui è impossibile che al contempo 1) gli stati mentali siano cosa distinta da quelli fisici, 2) gli stati mentali
causino quelli fisici, 3)solo gli stati fisici possono causare alcunché (per un approfondimento si veda A.
Paternoster, Introduzione alla filosofia della mente , Editori Laterza, 2002, “Cause mentali”, p. 48).
14
“L‟emergentismo è quella prospettiva secondo cui un gran numero di agenti elementari dotati di
proprietà semplici può essere messo insieme, anche in modo casuale, per dar luogo a ciò che appare a un
osservatore come un tutto integrato e significativo, senza la necessità di una supervisione centrale”
(M.Cappuccio, Neurofenomenologia,le scienze della mente e la sfida dell’esperienza cosciente, Bruno Mondadori
2006, Introduzione, p.28).
15
“Non c‟è bisogno di cercare di semplificare la dimensione di una di queste due realtà appiattendola su
quella dell‟altra. La mente non è „solo‟ attività cerebrale; il flusso di energia e informazioni ha luogo in un
cervello collocato in un corpo e nel contesto delle relazioni […] non stiamo suggerendo un qualche tipo di
direzione causale. Gli eventi neurali sono “correlati” o “associati” alle attività mentali, e ognuno di questi
due elementi influenza l‟altro” (D. Siegel, Mindfulness e Cervello, Cortina Editore, Milano, 2009, p. 53).
16
In Husserl, «Paarung».
17
In generale, per organizzazione, si intendono “le relazioni che definiscono un sistema come unità, e
determinano la dinamica di interazione e di trasformazioni che può subire come unità” (H. Maturana F.
Varela, op. cit.,1985, p. 201, glossario).