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INTRODUZIONE
Quando ho iniziato la mia carriera universitaria, ormai più di 5 anni
fa, avevo già ben chiaro il mio obiettivo futuro: diventare africanista.
Tutto il mio percorso è stato lineare, d’altronde il mio interesse verso
il continente africano è ben radicato nelle mie origini. Da qui la decisione di
proseguire i miei studi, dopo aver conseguito la laurea triennale in Scienze
politiche e delle Relazioni Internazionali. Ho scelto quindi l’Università per gli
Stranieri di Perugia, poiché dava, e dà tuttora, la possibilità di partecipare
ad un Double Degree Program. Il programma di doppio titolo fa sì che si
possa conseguire un master in African Studies presso l’Università di Dalarna
a Falun, in Svezia, opportunità di cui ho approfittato riuscendo ad essere
selezionata per questo programma.
La tappa successiva è stata partecipare e risultare vincitrice del
bando di per il programma di tirocini MAECI-Università italiane della
Fondazione CRUI. Sono stata quindi selezionata per svolgere il mio tirocinio
curriculare della durata di tre mesi presso l’Ambasciata d’Italia ad Addis
Abeba in Etiopia.
Durante il corso di quell’esperienza, nella quale sono stata assegnata
al Settore Politico dell’Ambasciata, ho maturato la decisione di affrontare
nella mia tesi di laurea magistrale la guerra civile che affligge il Sud Sudan
dall’indomani della sua indipendenza. Questa decisione è dovuta al fatto che
ho avuto la possibilità di partecipare a diverse riunioni presiedute da
molteplici organizzazioni internazionali che si occupano del Corno d’Africa,
come l’Intergovernamental Authority on Development (IGAD), in quanto
l’Ambasciata italiana ad Addis Abeba ha competenze anche nel territorio sud
sudanese. In questo modo ho avuto la possibilità di ricevere notizie ufficiali
e accurate sulla reale situazione presente in Sud Sudan.
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Ciò mi ha fatto riflettere su alcune questioni:
• Che ruolo hanno avuto l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e
l’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo (IGAD) nelle operazioni di
Peacekeeping in Sud Sudan?
• Quali sono stati i limiti operativi e attuativi degli accordi di pace del
Sud Sudan?
Da queste due domande è iniziata la ricerca che mi ha portato a studiare
un Paese e un conflitto estremamente complessi. L’obiettivo finale della tesi
è quello di comprendere quale sia stato il ruolo dell’IGAD nella vicenda sud
sudanese.
Le dinamiche odierne, le cui radici sono ben radicate all’interno
dell'esperienza coloniale, sono frutto di una incapacità di gestire e risolvere
le complesse contraddizioni emerse all’indomani dell’indipendenza, dove,
all’interno del paese, convivevano più culture in conflitto tra di loro. Un
quadro che non è proprio solo dell’esperienza sud sudanese, ma che ha
punti di contatto con molte esperienze di paesi che hanno intrapreso il
cammino dell’indipendenza, in Africa così come in America Latina e in Asia.
Il Sud Sudan è l’ultimo paese al mondo ad essersi costituito come Stato
il 9 luglio 2011 a seguito di un referendum che ne ha sancito la
nascita. Dopo aver ottenuto l’indipendenza dal Sudan a seguito di una più
che decennale guerra civile, il neo-nato Paese è ricaduto in una spirale di
violenza basata su profonde divisioni etniche. A ferite del passato mai
guarite se ne sono aggiunte di nuove.
Nel primo capitolo l’attenzione è focalizzata sulla storia degli odierni
Sudan e del Sud Sudan. Verranno ripercorse le tappe che hanno portato
all’emersione dei conflitti politici, su mobilitazioni a base etno-culturale, che
hanno visto contrapporsi Nord-Sud all’interno del Sudan. Successivamente
il conflitto ha avuto base nel Sudan del Sud quando lo stesso Movimento di
Liberazione si è frantumato in diverse milizie, facendo emergere le divisioni
storiche tra i differenti gruppi etno-culturali anche se le tensioni erano
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maggiori tra Dinka e Nuer. A seguito di propaganda e misure volte ad acuire
le tensioni preesistenti, le stesse divisioni hanno condotto alla spirale di
violenza che ha sconvolto il Sud Sudan praticamente dal momento in cui ha
ottenuto l’indipendenza.
Nel capitolo successivo si analizzeranno le differenze tra le tipologie
differenti di missioni internazionali previste dalla Carta delle Nazioni Unite.
Successivamente verranno considerate le missioni internazionali che hanno
interessato l’area, ossia la Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan
(UNMISS) e l’operato dell’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo (IGAD).
Infine, nell’ultimo capitolo, verranno analizzati i negoziati di pace, volti a
trovare una pace duratura per il Sud Sudan, che si sono susseguiti fino a
febbraio 2020. Più specificatamente, verrà analizzato il ruolo della comunità
internazionale durante gli accordi di pace, con un particolare focus sul ruolo
assunto dall’IGAD nelle trattative.
Le fonti utilizzate nella stesura di questo elaborato sono state scelte
per approfondire le radici del conflitto sud sudanese per poi poter proseguire
analizzando quello che è oggi il Sud Sudan, ossia un Paese condizionato
dalla comunità internazionale a causa dei diversi interessi nella regione.
L’approccio maggiormente utilizzato, nel primo capitolo, è di tipo storico il
quale esamina anche le questioni identitarie del Sudan del Sud. Nei successi
capitoli, invece, mi sono servita principalmente di documenti ufficiali quali
risoluzioni dell’ONU sul Sud Sudan, comunicati ufficiali dell’IGAD e report
dell’International Crisis Group. Le fonti adoperate sono sia documenti
ufficiali come relazioni annuali, valutazioni che documenti politici divulgati
da autorità e organizzazioni internazionali. Inoltre, ho anche potuto
usufruire dell'osservazione personale e informale come metodo di ricerca
per le fonti poiché ho partecipato personalmente al 13° summit ordinario
dei Capi di Stato e di Governo dell’IGAD il 29 novembre 2020 ad Addis Abeba
in Etiopia con la delegazione italiana, la quale rappresentava l’IGAD
Partners’ Forum. Ciò mi ha quindi permesso di avere informazioni ulteriori
ed aggiornate rispetto alla letteratura specialistica edita e precedentemente
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citata. Data l'importanza dei fattori contestuali, credo che l'osservazione sia
stata uno strumento cruciale per me per comprendere più in profondità la
situazione a Juba e l'ambiente dei negoziati di pace stessi.
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1 DAL SUDAN MERIDIONALE AL SUD SUDAN
Prima di iniziare la narrazione storica del Sudan e del Sud Sudan è
opportuno fare un chiarimento sulla nozione di “etnia” poiché è un termine
chiave per comprendere le dinamiche che hanno portato prima
all’indipendenza del Sud Sudan e, successivamente, alla guerra civile
all’interno del neo-nato Stato.
Al di là delle discussioni sulla legittimità nell’uso del termine, appare
utile per capire meglio il case study a partire dalla definizione di etnia
weberiana, che definisce "etnici" quei gruppi umani che condividono «la
credenza soggettiva di una comune origine», a prescindere dalla sussistenza
o meno di reali affinità parentali. Max Weber accostò, quindi, il concetto di
gruppo etnico a quello di nazione; o meglio, il gruppo etnico, secondo la
tradizione weberiana, sarebbe una “nazione senza stato”.
Possiamo quindi parlare di gruppo etnico quando:
● i membri di un gruppo definiscono sé stessi, e sono definiti da altri,
mediante un nome;
● si è prodotto il mito di una comune origine o discendenza;
● si è creata una comunità che condivide certe memorie comuni
(tradizioni) e c’è chi si preoccupa di trasmetterle alle generazioni
future;
● vi è una cultura condivisa che presenta caratteri distintivi rispetto alle
popolazioni geograficamente vicine;
● vi è un territorio che i membri del gruppo considerano “proprio” per
diritto storico anche quando vivono dispersi o separati;
● si sviluppa un sentimento di solidarietà particolaristico tra i membri
del gruppo, che non si estende ai membri di altri gruppi.
1
1
Enciclopedia Treccani, Etnia, http://www.treccani.it/enciclopedia/etnia/, consultato il 23 gennaio
2020.
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Il concetto di etnia, oggi, è sicuramente più complesso e profondo di
quello del pensatore tedesco. Gli sviluppi storici e un progressivo
spostamento da un pensiero eurocentrico verso le aree non, o solo
parzialmente, occidentalizzate è dovuto alla necessità di comprendere al
meglio le dinamiche identitarie nel contesto della globalizzazione.
Importanti distinzioni contemporanee sono lingua, religione e colore.
Quando questi indicatori cessano di essere semplici mezzi di distinzione
sociale e diventano la base dell'identità politica e rivendicano un ruolo
specifico nel processo o potere politico, le distinzioni etniche si trasformano
in etnia.
2
L'esperienza coloniale in Africa fornisce molti esempi di come la
formazione delle identità sia stata facilitata dal modo in cui il governo ha
tracciato confini amministrativi o classificato persone, ad esempio ai fini del
censimento.
Sovente, per porre rimedio a odierni conflitti che si accendono nei
paesi africani per l’accesso al potere e/o alle risorse economiche e che
vengono spiegati con una mobilitazione su basi etniche, l’etnicità si usa
come strumento per invocare la concessione dell’autonomia. Questa si può
considerare più un espediente provvisorio che la soluzione al conflitto
stesso, il premio concesso alla parte che pretende di autogovernarsi,
cercando di mantenere una parvenza di unità.
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La sua natura ambigua non si limita a ciò. L'autonomia può anche
essere usata per emarginare le comunità, come nel caso dei Bantustan
4
durante l'Apartheid in Sudafrica. Il governo sudafricano ha cercato di
frazionare la maggioranza della popolazione nera in diverse comunità
2
Yash Ghai, Autonomy and Ethnicity, Negotiating Completing Claims in Multi-Ethnic States,
Cambridge University Press, 2000, pag. 4
3
Lo stesso caso del Sudan rispecchia questa affermazione.
4
I Bantustan sono territori in Sud Africa assegnati alle etnie nere dal governo sudafricano nell’epoca
dell’Apartheid. La parola deriva da bantu che, nelle lingue bantu, significa “popolo” e -stan che
significa “terra” in persiano. Questa parola veniva generalmente utilizzata dal governo bianco in
senso dispregiativo.
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attraverso i Bantustan e dividendo anche altri gruppi particolarizzando la
rappresentanza e la partecipazione secondo categorie di “razza”. Un classico
esempio di come l'esperienza di governo coloniale, attraverso la
classificazione dei sudditi e il tracciamento dei confini amministrativi, abbia
influito sulla formazione delle identità.
5
L’etnia stessa risulta essere quindi il risultato di una manipolazione,
oltre ad essere fluida e in continua evoluzione. La stessa risposta statale
alle esigenze etniche potrebbe mitigarle o intensificarle. La Costituzione
etiopica del 1994, in questo senso, è sicuramente un esperimento
importante: dà il diritto all'autodeterminazione a tutte le "nazioni,
nazionalità e popoli", che sono definiti come un "gruppo di persone che
hanno o condividono una grande parte di una cultura comune o usanze
simili, reciproca intelligibilità del linguaggio, credenza in una identità
comune o correlata, una composizione psicologica comune e che vivono in
un territorio identificabile, prevalentemente contiguo (art. 39, n. 5)”.
6
In particolare, nel caso del Sudan parliamo di un paese con circa 42
milioni di persone, in cui i musulmani di lingua araba sono considerati il più
grande gruppo etno-culturale, rappresentando circa il 70% della
popolazione totale, mentre le altre etnie, come Nubiani, Copti e Beja
costituiscono il restante 30% e sono parzialmente arabizzati.
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Per quanto
riguarda il Sud Sudan, a fronte di una popolazione di circa 8 milioni di
persone, si contano circa 60 di gruppi etnici - e più di 80 lingue e dialetti -
tra cui i: Dinka, Nuer, Azande, Bari, Shilluk, Anyuak e molte altre.
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In questo contesto verranno analizzati i legami tra il gruppo arabo
sudanese e i gruppi etnici del Sud Sudan (soprattutto Dinka e Nuer) per
quanto riguarda la fase della guerra civile e l’indipendenza dal Sudan e la
5
Ghai, 2000, pag.5.
6
Costituzione della Repubblica Federale Democratica dell’Etiopia, 1994.
7
John A. Shoup II, Ethnic Groups of Africa and the Middle East: An Encyclopedia: An
Encyclopedia, ABC Clio, 2011, pagg. 49-51, 75-77, 227-229.
8
Daniel Ness e Chia-Ling Lin, International Education: An Encyclopedia of Contemporary Issues
and Systems, Routledge, 2013, pag. 373.
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successiva lotta intestina tra la leadership Dinka e Nuer per il controllo del
potere in Sud Sudan. Gli appartenenti a questi ultimi due gruppi sono di
fede cristiana o animista, ma divergono per lingua e costumi.
Le origini dell’attuale problema politico sud sudanese si rifanno al
passato coloniale del Sudan. Per poter affrontare la questione del Sud Sudan
bisogna però ripercorrere le tappe maggiormente importanti della storia del
paese precedenti all’indipendenza ottenuta solo nel 2011; quindi indagare
sui grandi eventi storici che ne hanno determinato il cammino
indipendente.
Questo excursus storico è cruciale per ottenere una comprensione
completa del Sud Sudan di oggi. Infatti, questo capitolo cerca di mettere in
luce la situazione nel Sudan meridionale attraverso una panoramica storica
generale e un esame più specifico di alcune questioni connesse al problema
identitario presente nel paese.
1.1 L’indipendenza dal Condominio Anglo-Egiziano
La storia del paese passa da essere clan-based a regni nubiani
precoloniali, attraverso quasi sei decenni di dominio coloniale sotto
l’egemonia anglo-egiziana. Successivamente il territorio corrispondente
all’odierno Sudan affronta due prolungate guerre civili nel corso del XX
secolo e ciò porta ad una forte divisione nord-sud, quindi a spostamenti
indotti dai vari conflitti.
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Storicamente, una miscela di stati e regni hanno definito le relazioni
economiche, politiche e sociali all'interno della vasta terra del Sudan.
Spesso, le radici delle guerre sudanesi si rimandano ai tempi coloniali,
9
Zanichelli, Storia del Sudan, Marzo 2013,
https://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/percorso/368/storia-del-sudan, consultato il 3
febbraio 2020.