PREMESSA
6
In questa tesi si usa la parola virtuale nel contesto dell’informatica e
della grande rete: Internet. Questa comunicazione virtuale è anche definita
C.M.C. e cioè Comunicazione Mediata da Computer, la quale è un esempio di
rimediazione, cioè di rimodellamento della comunicazione che avviene
normalmente tra persone che comunicano senza l’utilizzo di un medium. Per
esempio, gli emoticon – più comunemente “faccine” – , molto utilizzati nella
comunicazione virtuale, rappresentano l’evoluzione moderna del linguaggio
cinestetico e lo rimediano.
Una componente molto importante della C.M.C. è la chat, “salotto”
virtuale, dove due o più cybernauti si incontrano per chiacchierare in uno
slang vero e proprio: l’”informatichese”. Anche questo linguaggio non è altro
che una rimediazione di un altro linguaggio: quello verbale classico.
Gli studiosi dei problemi connessi alla sfera della comunicazione, da
McLuhan a Ong, da Innis a Havelock, per fare soltanto alcuni nomi, hanno
sottolineato unanimemente il fatto che i media, attraverso i quali gli uomini
comunicano, influenzano il loro modo di pensare e anche, quindi,
direttamente e indirettamente le società in cui essi vivono. Per questo motivo,
l’obiettivo della presente tesi è stato quello di analizzare i mezzi di
comunicazione e cercare di osservare come è cambiato il modo di comunicare
tra le persone.
PREMESSA
7
Internet, per esempio, costituisce un nuovo modo di comunicare. È
sufficiente collegarsi alla rete per poter parlare con gli amici e fare nuove
conoscenze. Le distanze vengono in tal modo annullate ed è possibile
mantenere viva un’amicizia anche se ci si trova a migliaia di chilometri di
distanza.
Per poter raggiungere l’obiettivo finale, la tesi è stata strutturata in due
parti complementari ma nello stesso tempo disgiunte.
La prima parte è finalizzata all’acquisizione di conoscenze generali
sull’evoluzione dei media e sulle loro nuove forme di sviluppo, ponendo
particolare attenzione al confronto tra queste e l’identità. Per questo motivo,
questa prima parte è stata suddivisa nei seguenti capitoli con le seguenti
motivazioni:
La storia della comunicazione: è importante conoscere come la
comunicazione si è sviluppata ed è cambiata nel corso dei secoli;
La rimediazione: le nuove forme di comunicazione attraverso i
media si sviluppano secondo la logica della rimediazione che
condiziona l’evoluzione di qualsiasi medium;
I media: un breve excursus per conoscere quali sono i media che
sviluppano la logica della rimediazione;
PREMESSA
8
L’identità e i media: per comprendere come l’identità si pone in
confronto ai media, distinguendo tra identità rimediata, virtuale e
interconnessa;
Chat, forum e MUD - luoghi di rimediazione: per mettere in
evidenza i luoghi di rimediazione che stanno mettendo in crisi
l’identità nel grande mondo di Internet.
La seconda parte del lavoro di tesi ha avuto come obiettivo quello di
realizzazione di un prodotto software che potesse essere messo a servizio, in
futuro, di indagini e studi da parte degli psicologi.
Per questo motivo, si è deciso di realizzare un’applicazione Web che
potesse avere al suo interno un forum di discussione, una chat, un luogo dove
poter esprimere i propri commenti riguardo eventuali materiali proposti.
I capitoli, componenti questa sezione, sono parte integrante dello
sviluppo del prodotto software, mettono in pratica tutti gli insegnamenti
appresi durante la frequenza del corso di laurea in Informatica e
comunicazione digitale, e sono:
Documento di pianificazione: in cui si sono presenti i termini
generali per la realizzazione del prodotto software;
Documento di progettazione: in cui sono elencati gli accordi
presi con il committente – cliente;
PREMESSA
9
Documento di Test: in cui sono presenti le valutazioni di
eventuali usufruitori dell’applicazione Web.
10
PARTE PRIMA
CAPITOLO I
11
CAPITOLO I
LA STORIA DELLA COMUNICAZIONE
CAPITOLO I
12
“Le società sono sempre state plasmate più
dalla natura dei media attraverso i quali gli
uomini comunicano che non dal contenuto
della comunicazione… E’ impossibile
capire i mutamenti sociali e culturali senza
una conoscenza del funzionamento dei
media”.
(Herbert Marshall McLuhan)
1.1 INTRODUZIONE
I media attraverso i quali gli uomini comunicano influenzano il modo
di pensare e, più o meno direttamente, anche le società in cui essi vivono.
Nel mondo della comunicazione si sono susseguite tre grandi
rivoluzioni:
- la rivoluzione chirografica seguita alla invenzione della scrittura
datata nel quarto millennio a.C.;
- la rivoluzione gutenberghiana derivata dall’invenzione della
stampa intorno alla metà del quindicesimo secolo;
- la rivoluzione elettrica ed elettronica innescata dall’invenzione
del telegrafo e, successivamente, della radio e della televisione
1
.
In relazione agli strumenti di comunicazione di volta in volta utilizzati
possono distinguersi almeno quattro tipi di culture succedutesi nel corso degli
ultimi sei millenni:
1
Cfr. Baldini Massimo, Storia Della Comunicazione, Ed. Newton & Compton, Roma, 2003, p. 9
CAPITOLO I
13
- la cultura orale che, per trasmettere le conoscenze, fa uso solo
della parola parlata;
- la cultura manoscritta o chirografica (dal greco kheir = mano e
graphon = scritto) che adopera la tecnologia silenziosa della parola che è la
scrittura;
- la cultura tipografica che fonda la trasmissione del sapere sul
libro stampato;
- la cultura dei media elettrici ed elettronici che per veicolare le
informazioni usa i mass media
2
.
La costante di tale rivoluzioni è la crescente velocità, con una riduzione
dei costi, della circolazione di informazioni. Sono rivoluzioni succedutesi nel
tempo a ritmi sempre più serrati: se cinquemila anni intercorrono tra
l’invenzione della scrittura e quella della stampa neppure quattro secoli
separano questa invenzione dalla rivoluzione dei media elettrici
3
.
2
Anonimo, Le tre rivoluzioni, http://www.geocities.com/Paris/3146/index.htm
3
Anonimo, Comunicazione scritta e moderne tecnologie elettroniche: il ruolo dell'autore;
http://it.geocities.com/trepadri/index.htm
CAPITOLO I
14
Gli alfabetizzati riescono ad immaginare
solo con grande sforzo come sia una cultura
orale primaria, che non conosce affatto la
scrittura, né la pensa possibile. Provate ad
immaginare una cultura in cui nessuno ha
mai ‘cercato’ una parola in un dizionario
[…]. Senza la scrittura, le parole come tali
non hanno una presenza visiva, anche
quando gli oggetti che rappresentano sono
visibili; esse sono soltanto suoni che si
possono ‘richiamare’, ricordare.
4
1.2 LA CULTURA ORALE E IL POTERE DELLA
MEMORIA
Per millenni l’uomo ha trasmesso le proprie conoscenze con il solo
strumento della voce. Le informazioni passavano di bocca in bocca e
procedevano a velocità pedonale.
L’uomo che vive in una cultura orale primaria è più uditivo che visivo e
si affida, tra tutti i sensi, all’orecchio. Nella cultura orale primaria il sapere
deve essere organizzato in modo tale da potersi facilmente mandare a
memoria: le conoscenze vanno articolate in pensieri memorabili. Nelle culture
orali primarie il sapere finisce con l’essere trasmesso attraverso formule, frasi
fatte, proverbi, massime e l’uomo di queste culture ha un rapporto diverso con
4
Walter J. Ong, Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola, Il Mulino, 1986, pp. 62-63
CAPITOLO I
15
il suo contesto rispetto a quello che caratterizza invece l’uomo della parola
scritta.
In una cultura ad oralità primaria le parole sono suoni cui non
corrisponde alcun luogo: il suono esiste nel momento in cui viene emesso e
percepito per poi sparire
5
.
Walter J. Ong ha approfondito in varie opere il tema della cultura orale.
Si riportano qui di seguito quelle che l’autore ha definito le "caratteristiche
proprie" della cultura orale:
- la prima caratteristica fondamentale dell’oralità è l'interiorità del
suono: solo l'udito infatti può prendere atto dell'interno di un oggetto senza
penetrarlo
6
;
- la comunicazione orale privilegia la paratassi. Il pensiero e i processi
comunicativi delle culture orali sono caratterizzati da una costruzione del
periodo fondata essenzialmente sulla coordinazione;
- la comunicazione orale ama la ridondanza. La ripetizione serve a
mantenere saldamente sul tracciato tanto l’oratore tanto chi ascolta. La
ridondanza è funzionale all’oratore che, parlando, deve continuare ad
elaborare il pensiero, soprattutto dinanzi a un pubblico vasto
7
;
5
Di Donato Francesca, Le culture ad oralità primaria, http://bfp.sp.unipi.it/dida/invpol/index.html
6
Ibidem
7
Anonimo, Oralità e cultura orale, http://host.uniroma3.it/laboratori/LTAonline/didattica/didattica-
diario/diario98_99/tesine/ind-or.htm
CAPITOLO I
16
- lo stile orale predilige il tono agonistico
8
: in tali società si ama
scontrarsi verbalmente. Inoltre in una cultura orale la conoscenza non è mai
astratta, ma è sempre vicina all’esperienza umana e, quindi, perennemente
situata in un contesto di lotta. Il potere riconosciuto alla parola, ne fa un'arma,
poiché dall'esito dei discorsi dipende l'esito delle decisioni
9
;
- la cultura orale è conservatrice e tradizionale. Il ripetere più volte
ciò che è stato faticosamente imparato richiede molta energia nel corso dei
secoli e questa esigenza crea una mentalità altamente tradizionalista e
conservatrice che inibisce la sperimentazione intellettuale, quindi le formule
vengono ristrutturate, ma non sostituite. Ed è la necessità di una facile
memorizzazione che blocca la sperimentazione intellettuale, favorendo la
trasmissione acritica dei contenuti e con essi dei valori della società
10
;
- la cultura orale è enfatica e partecipativa. L’uomo moderno
assiste a eventi e solo al termine, nella maggioranza dei casi, esprime la
propria approvazione in vario modo. L’uomo della cultura orale non è in
grado di offrire una performance così distaccata e oggettiva: egli tende
sempre ad una partecipazione empatica, a una immedesimazione totale.
L'uomo abituato a muoversi in una cultura orale è sicuramente più impulsivo
8
Cfr. Baldini Massimo, Storia Della Comunicazione, Ed. Newton & Compton, Roma, 2003, p. 17
9
Di Donato Francesca, Le culture ad oralità primaria, http://bfp.sp.unipi.it/dida/invpol/index.html
10
Ibidem
CAPITOLO I
17
di un uomo abituato alla lettura e al ragionamento prodotto dalla conoscenza
scritta
11
;
- la cultura orale è una cultura omeostatica. Per l'impossibilità di
ricordare tutte le informazioni, in una cultura orale si tende a privilegiare tutto
ciò che è inerente alla quotidianeità, tralasciando le informazioni relative al
passato, o quelle che più si allontanano dalle esigenze quotidiane. L’uomo
della cultura orale vive sotto la tirannia del presente, ricorda solo ciò che è
utile per la sua esperienza quotidiana
12
;
- l’uomo dell’oralità pensa in modo situazionale più che in modo
astratto e analitico. “Una cultura orale non riesce a pensare in termini di
figure geometriche, categorie astratte, logica formale, definizioni o anche
descrizioni inclusive o auto-analisi articolate che derivano tutte non
semplicemente dal pensiero in sé ma dal pensiero condizionato dalla
scrittura”
13
.
La comunicazione orale è quella più immediata, diretta, personale, che
necessita della presenza fisica contestuale dei comunicanti, che coinvolge
diverse modalità percettive, in quanto richiede una totale immedesimazione
della persona in ciò che viene ascoltato: si verifica in realtà l'immersione nel
11
Anonimo, Oralità e cultura orale, http://host.uniroma3.it/laboratori/LTAonline/didattica/didattica-
diario/diario98_99/tesine/ind-or.htm
12
Ibidem
13
Walter J. Ong, Oralità e scrittura, op. cit., p.86
CAPITOLO I
18
mondo evocato dal "narratore". Attraverso l’orecchio e l’udito, il corpo stesso
diventa organo comunicativo.
L’interazione tra i comunicanti, inoltre, favorisce il continuo
cambiamento dei contenuti della conversazione, alimentando un processo
creativo della "cultura" proprio attraverso forze in essa presenti. La cultura
orale, quindi, si conserva, si tramanda ma anche si trasforma
14
.
14
Anonimo, La cultura orale, http://arci01.bo.cnr.it/documenti/tesi_fos/parte1.html
CAPITOLO I
19
1.3. LA CULTURA MANOSCRITTA E
CHIROGRAFICA
Uno dei passaggi cruciali nella storia della civiltà è quello in cui le
tradizioni orali vengono fissate in forma scritta
15
.
Il primo esempio documentato di scrittura dell’Homo sapiens fa la sua
comparsa intorno alla metà del quarto millennio a.C. Il merito dell’invenzione
della scrittura va ai Sumeri, insediati nella Mesopotamia
16
; successivamente
gli Egizi inventano la loro scrittura intorno al 3000 a.C. , i Cinesi nel 1500
a.C. , i Maya nel 50 d.C. e gli Aztechi nel 1400 d.C.
17
.
Il sistema di scrittura inventato dai Sumeri venne chiamato cuneiforme,
perché i suoi segni erano composti da cunei disposti nelle forme più varie
18
.
Inizialmente usata per funzioni amministrative e contabili, la scrittura
cuneiforme viene gradualmente utilizzata per raccontare eventi storici e
religiosi e per composizioni letterarie fino a divenire la scrittura della
corrispondenza internazionale (nel racconto epico del conflitto tra il regno di
Uruk, città dell’Iraq meridionale, e la città dell’altopiano iranico di Aratta c’è
il primo riferimento alla scrittura come mezzo di comunicazione
15
Alberto Castelvecchi, Il progetto editoriale, a cura degli studenti del corso Lavorare in una casa editrice,
Bibliopoli, 2002, da http://www.bibliopoli.it/quaderni.htm
16
Cfr. Baldini Massimo, Storia Della Comunicazione, Ed. Newton & Compton, Roma, 2003, p. 26
17
Anonimo, Le tre rivoluzioni, http://www.geocities.com/Paris/3146/index.htm
18
Anonimo, Le tre rivoluzioni, http://www.geocities.com/Paris/3146/index.htm