Natura umana e arte politica in un mondo globalizzato
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1.1.1 LA NATURA UMANA
Se analizziamo la natura umana osservando la vita degli individui attuali o
attraverso una analisi fatta in precedenza ed arrivata a noi dal passato, mettiamo
in atto un doppio pregiudizio ontologico:
• 1) riconosciamo, come natura, ciò che invece è un costrutto artificiale
fondato su parametri valoriali propri della cultura e del periodo storico
nel quale avviene l'osservazione.
• 2) l'osservatore turba il sistema osservato in quanto ne è parte attiva: per
quanto l'osservatore cerchi di essere oggettivo, la sua descrizione sarà
condizionata dal periodo e dalla cultura alla quale appartiene nonché dal
vissuto e dalle conoscenze personali.
8
Questo pone l'attenzione sul fatto che la natura umana così descritta non
corrisponde ad un concetto scientificamente dimostrabile, in quanto cambia in
relazione all'epoca, alla cultura, al luogo, nei quali viene osservata, ed alle
conoscenze dell’osservatore . Per poter definire in maniera corretta la natura
umana, dobbiamo rivolgere l'attenzione a quando la stessa non era ancora
condizionata da interventi di cultura o di epoche; per questo è stata analizzata
nella sua articolazione durante la vita intrauterina, in quanto vissuto a valenza
universale che ci permette di avere una visione oggettiva e certa.
Questo nuovo approccio analitico, depone a favore di una specificità dell'essere
umano, in netto contrasto con la precedente considerazione di genericità
scaturita dalla osservazione dell'uomo già nato. Il concetto di genericità
dell’essere umano, oggi falsificato dalla scienza, era stato, in passato,
riconosciuto come valido a causa del condizionamento da parte dei pregiudizi
ontologici sopra citati. Per comprendere l’organizzazione sociale e politica
contemporanea e le sue eventuali incongruenze è essenziale aver sempre
presente l’influenza che il condizionamento morale/culturale ha attuato nei
confronti della stessa conoscenza scientifica.
9
8 «Ogni descrizione dell’universo implica colui che descrive (che osserva)» H. V on
Foerster.
9 “Nella vampata di polemiche che si accesero pro e contro la dottrina evoluzionistica,
l’affermazione dell’origine dell’uomo dalle scimmie ebbe certamente una parte
importante, determinando, spesso per ragioni emotive, o religiose, o filosofiche,
anziché scientifiche, le opposte reazioni, sostenute con grande calore dai rispettivi
paladini.” Darwin, L’origine dell’uomo, cit., p.7.
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Una conoscenza dell’essere umano incoerente, in quanto condizionata dalla
morale, ma dichiarata e riconosciuta come reale , è evidenziabile nella stessa
articolazione di superiore/inferiore, comune, oggi, a tutte le società
contemporanee.
Il concetto, di superiorità/inferiorità, e pertanto la sua declinazione attraverso
la competizione, riconosciuto oggi a fondamento delle organizzazioni sociali a
livello globale, è stato falsificato dalle nuove conoscenze scientifiche ed è oggi
considerato fonte tanto dei conflitti sociali, quanto delle patologie biologiche.
Un valido esempio è ravvisabile nella attribuzione di inferiorità valoriale alla
donna nei confronti dell’uomo, postulata ed accettata come veritiera da tutte le
culture patriarcali e dalle religioni monoteistiche maschili, nonostante i
numerosi tentativi, di dimostrarne la validità scientifica, abbiano dato esiti
negativi.
Per liberarci dal condizionamento di parametri precostituiti, a livello
morale/culturale, intendiamo rivedere il concetto stesso di benessere.
Essendo il benessere rappresentato dall'appagamento dei bisogni, intendiamo
iniziare dallo stato in cui tutti i bisogni vengono appagati, e che per questo
chiameremo “benessere assoluto”.
Il benessere assoluto è uno stato che viene sperimentato da tutti gli esseri umani
durante la vita intrauterina, in quanto tutti i bisogni, finalizzati alla vita,
vengono appagati.
Il benessere assoluto, pur essendo una condizione biologica, diventa di
interesse sociale in quanto rappresenta una realtà, sia universale che trans-
culturale, alla quale la politica può fare riferimento nella strutturazione dei suoi
processi organizzativi finalizzati al benessere della comunità.
Gli studi svolti, in relazione alla vita durante il periodo intrauterino, a livello
medico-chirurgico, hanno prodotto una espansione delle conoscenze vasta al
punto che, in caso di anomalie , si può intervenire direttamente sul feto
all'interno del grembo materno, sia in campo medico che chirurgico.
Per quanto riguarda il benessere, invece, sono state fatte diverse ed
interessanti ipotesi, per ovvi motivi giustificate a livello scientifico solo in
campo biochimico, ma poco conosciute e poco attuate.
Al fine di avere una visione oggettiva cercheremo di attenerci alle evidenze
scientifiche.
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All'interno dell'utero materno, se pur non cosciente, poiché mancando altre
realtà non è possibile fare confronti e riferimenti , ogni essere umano sperimenta
empiricamente lo stato di benessere assoluto.
10
I bisogni primari, finalizzati alla vita, vengono appagati attraverso il cordone
ombelicale il quale provvede al nutrimento ed alla eliminazione delle scorie
metaboliche, in un ambiente “confortevole” fornito dal liquido amniotico.
E' importante non cedere all'impulso di definire il benessere secondo il “metro
di misura” di chi osserva, ossia un essere umano, già nato, e appartenente ad una
società con canoni di benessere propri e definiti.
11
Alla luce delle nuove conoscenze, relative alle interazioni tra psiche e corpo,
(P.N.E.I.), siamo oggi in grado di riconoscere che lo stato di benessere non
viene conosciuto solo a livello di appagamento dei bisogni materiali, ma
attraverso il “ sistema neuro-biochimico del piacere viene percepito anche come
sensazione “qualitativa” rappresentando per questo un benessere sia fisico che
psichico”.
12
Il piacere, attribuito in passato a contesti decisamente diversi, e non ritenuto
necessario allo stato di salute, è riconosciuto, oggi, come parte integrante del
corpo biologico.
13
10 “la madre per il bambino non rappresenta una alterità, ma un ambiente. E in quanto
ambiente tende ad escludere ogni confronto e soprattutto consente di affermare una
continuità interna alla vita mente corpo”. P. Stauder, La scoperta della solitudine,
QuattroVenti, Urbino 2009, p.31.
11 Stanley-Hall, in seguito ad un esperimento fatto sulle convinzioni e conoscenze dei
bambini, affermò che l'adulto quando osserva un bambino lo ritiene simile a sé nel suo
modo di ragionare/pensare e per tale ragione non riesce a vedere le incoerenze e le
contraddizioni.
12 “la psico-neuro-modulazione, modula la neurotrasmissione sulla base non di criteri
quantitativi, ma qualitativi [...] Nell’encefalo, ma estesi a tutto il SNC e periferico, si
possono identificare due fondamentali sistemi di psico-neuro-modulazione,
rappresentati dal sistema cerebrale cannabinergico e gaba-ergico in rapporto al
piacere. P. Lissoni, F. Rovelli, Psiconeuroendocrinoimmunologia Clinica, A.N.I.T.,
Monza 1999, p. 17.
13 “Una ragione sta indubbiamente nel fatto che, nell'uomo, il principio di piacere è
una guida poco sicura per l'autoconservazione” (H. Hartmann, Saggi sulla psicologia
dell'io, cit., p.265). P. Stauder, Autonomia dell'io e complessità sociale, QLUEB
Bologna 1985, p. 111.
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Diversi studi in campo medico hanno dimostrato la presenza di sistemi
biochimici deputati alla trasmissione e ricezione della sensazione di piacere,
evidenziandone in particolare due: quello oppioide e quello cannabinoide, dei
quali osserveremo le similitudini e le diversità, degli effetti, successivamente.
La presenza di queste sostanze, psicotrope, all'interno dell'organismo umano,
ma soprattutto la loro importante interazione con il sistema immunitario, hanno
dimostrato l’importanza del piacere nella promozione e mantenimento dello
stato di salute psico-fisica.
Negli ultimi decenni, diversi studiosi, sia nel settore medico che in quello
psicologico finanche in quello culturale, hanno compreso l’importanza di
questo stato psichico per il corpo biologico e si stanno attivando per
approfondirne la conoscenza.
Nonostante le nuove scoperte scientifiche, relative ai Neuroni Specchio e
all'Ossitocina, riconoscano al corpo biologico, le disposizioni empatiche,
affettive e di fiducia nei confronti di alter, trattandosi di interazioni sociali
verranno considerate dal momento della nascita.
Similmente, sebbene le nuove conoscenze, in “campo quantistico”, giustifichino
l'interazione dell'individuo con il resto dell'universo, riteniamo prematuro voler
cercare un significato, di questa realtà, nella vita all’interno dell’utero materno.
17
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1.1.2 LA VITA INTRAUTERINA
Durante la vita intrauterina il benessere assoluto, come appagamento di tutti i
bisogni incluso la dimensione qualitativa di piacere, è sperimentato
empiricamente.
Qualsiasi essere umano, di qualsiasi epoca, etnia, territorio o religione, civiltà o
barbarie, stato di potere o di schiavitù all'interno dell'utero materno sperimenta
lo stesso vissuto, in appagamento di tutti i bisogni, in stato di benessere assoluto,
e di piacere percepito non razionalmente, ma a livello neuro-cerebrale e
biochimico.
Indipendentemente dal bisogno di identificare questo stato secondo il metodo
delle diverse dottrine, questa sperimentazione empirica di ogni individuo,
attraverso il vissuto, è scientificamente una realtà, e come tale va solo accettata.
Considerando il benessere assoluto e piacere percepito come “informazione”,
e il vissuto, durante la vita intrauterina, come il “momento della percezione”
dello stimolo, possiamo collocare questa esperienza empirica nella “Memoria
Sensoriale” di ogni essere vivente.
14
L'esperienza di “benessere assoluto”, sperimentata all'interno dell’utero
materno, resta nella memoria “sensoriale” individuale, ma essendo comune a
tutti gli esseri umani, può essere riconosciuta come “memoria collettiva”.
Nessuna definizione sarebbe più appropriata di quella di “memoria collettiva”
ma questo termine, in uso nelle scienze sociali, definisce una memoria
sperimentata dalla comunità e poi fatta propria dall’individuo, mentre la
14 “Non si tratta strettamente di una funzione mnemonica nè di una funzione della
percezione, ma di un processo di selezione e registrazione con il quale le percezioni
fanno il loro ingresso nel sistema mnemonico. La registrazione è come una valvola che
determina quali ricordi vengono immagazzinati. Le componenti affettive e attentive
hanno un ruolo determinante nel processo di registrazione. La memoria sensoriale è la
nostra abilità di trattenere l’imput di un’informazione sensoriale nel momento in cui
questa stimola uno dei nostri sensi. Corrisponde approssimativamente al momento in
cui si viene a contatto con un item, è il momento della percezione dello stimolo.” A.
Campanelli, Anatomia della Memoria, Università la Sapienza, Roma 2009, p.1.
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percezione di benessere sperimentata a livello intrauterino viene memorizzata
individualmente, ma diventa collettiva in quanto comune a tutti gli esseri
umani, di conseguenza il processo “collettivizzante” segue un orientamento
opposto: dall'individuo alla società.
15
Il fatto di possedere una qualità comune a tutti gli esseri umani, ne definisce la
sua specificità:
“L'uomo ha qualità proprie che non provengono dall'esterno, possiede
espressioni umane del tutto naturali costitutive di un essere specifico”.
16
15 Secondo la definizione dello storico Pierre Nora (1931- Parigi) la memoria
collettiva è "il ricordo , o l'insieme dei ricordi, più o meno consci, di un'esperienza
vissuta collettivamente o mitizzata da una collettività vivente della cui identità fa parte
integrante il sentimento del passato”. Il termine «memoria collettiva» fu coniato da
Halbwach (1877-1945) nel 1926 in estensione e contrapposizione al concetto di
memoria individuale. La memoria collettiva è sia esterna sia interna all'individuo in
quanto condivisa, trasmessa e anche costruita dal gruppo o dalla società. “Maurice
Halbwachs si ispira al concetto di “rappresentazione collettiva” (Durkheim) per
definire il suo concetto di “memoria collettiva”: il ricordo non è mai solo individuale,
perché si forma all’interno della società e viene rievocato grazie all’interazione sociale
[...]Halbwachs, come ho già accennato, critica la concezione della memoria come
funzione psicologica, come attività unicamente spirituale o mentale del singolo
individuo; così come, più alla radice, si oppone all’idea di individuo come ente isolato
dalla società. […] Proprio il concetto di memoria collettiva esplicita la sua prospettiva
socio-centrica, in cui la memoria individuale non è affatto “pura”, ma è già da sempre
debitrice nei confronti di quella collettiva”.Per Halbwach, il termine collettivo,
rappresenta l'introiezione di uno stesso “significato sociale” in tutti gli individui
appartenenti a “quella” società, che diventa pertanto “collettivo”, con un
orientamento, dell' oggetto stesso, “memoria”, dal gruppo- società all'individuo.
Pierre Nora si riferisce alla memoria collettiva come una esperienza vissuta, ma
collettivamente di cui resta ricordo, , o come ricordo “mitizzato” proveniente dalla
società; pertanto con eguale orientamento e meccanismo. Riassumendo per i due
Autori la “collettività” si evidenzia come un insieme di “recettori di memoria”
relativi ad un evento non esperito dall'individuo ma appreso dalla società stessa.
16 P. Stauder, Inconscio e Capitale, Quattro Venti, Urbino 2013, p.10.
19
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L'essere umano considerato in passato un animale generalizzato ed aspecifico,
assume oggi una nuova luce che ci porta a definire la sua specificità nel
patrimonio psico-fisico del quale è correlato e di conseguenza nella vita stessa.
“Passare da una forma di generalizzazione, ad una condizione di specificità
significa vedere in quell'uomo e in quella donna espressioni di vita già
realizzate”.
17
La definizione di specie-specificità dell’essere umano è stata oggetto di dibattiti
recenti e passati sia in relazione all'evoluzione del sapiens che alla sua stessa
natura.
18
Già nel mondo greco, a livello filosofico, l'animale uomo si era evidenziato tra
gli altri animali in relazione alle sue attitudini razionali e cognitive.
Attitudini che lo portavano a distinguersi anche per le sue capacità,
diversamente dagli altri animali, di progettare organizzare e realizzare, agendo
sulla natura, il mondo artificiale nel quale vive, finanche di definire una
cultura ed una società.
19
17 Idem p.71.
18 “Spesso, infatti, specie-specifico è stato impiegato, in linea con la tradizione
predarwiniana (linneana) caratteristico di una specie (sulla base delle caratteristiche
morfologiche). Più di recente, in ambiti di indagine più vicini agli studi sul linguaggio,
specie-specifico è stato impiegato con l’accezione di “speciale” “unico”. Si pensi alla
famosa definizione chomskiana di linguaggio (Linguaggio=capacità specie
specifica=tipo unico di organizzazione intellettuale)”. A. Falzone “Specie-specificità,
linguaggio, rappresentazione: la tecnologia uditivo-vocale nel sapiens” Reti, Saperi,
Linguaggi | anno 4 | n. 2 | 2012 | ISSN 2279-7777, Corisco Editori, Messina 2012, p.1.
19 “La “razionalità”, pertanto, sarebbe ciò che caratterizza peculiarmente l’uomo, ciò
che identifica la sua natura o essenza; e i filosofi nelle varie epoche hanno cercato di
esplicitare e chiarire cosa si debba intendere per “razionale”, declinandone i diversi
aspetti e sottolineandone ora l’uno ora l’altro” […] La razionalità, tuttavia, non è stata
definita solo in base alla capacità di creare artefatti, sistemi culturali e sociali, non è
stata connotata solamente in relazione al Mondo 3; ma è stata considerata anche una
funzione, un processo psichico, ossia – secondo la tripartizione popperiana del reale –
è stata identificata con il Mondo 2 degli stati mentali . Essere “razionale” per l’uomo
significa anche disporre e utilizzare quei particolari fenomeni solitamente denominati
mentali o psichici, che comprendono non solo la ragione o pensiero in senso stretto,
ma pure la percezione, la volizione, la memoria, l’immaginazione, il linguaggio, le
20
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A queste attitudini, definite stati mentali-psichici, che oggi sappiamo essere
anche biologici, possiamo collegare la percezione di piacere e di benessere
recepito all'interno dell'utero materno e la memoria dello stesso, presente in tutti
gli esseri umani al momento della nascita, la empatia fisiologica nei confronti di
alter propria dei neuroni Specchio, e la reciprocità affettiva scandita dalla
Ossitocina cerebrale.
Possiamo ipotizzare che queste “attitudini” biologiche e pertanto specie-
specifiche rappresentino la fonte istintiva di stimolo alla collaborazione.
Il principio di piacere, immanente al corpo biologico, è presente, a livello di
inconscio, nella memoria di tutti gli esseri umani al momento della nascita.
Come dichiara N.O. Brown:
“l'essenza del nostro essere giace inconscio e solo nell'inconscio il principio del
piacere regna sovrano”
20
.
L’inconscio riconosciuto, oggi, come realtà, viene così definita da Gindro :
“è una verità che l'uomo non ha scoperto, ma della quale ha semplicemente
preso coscienza”.
21
Se consideriamo, a questo punto, l’inconscio in rapporto al suo contenuto,
possiamo ragionevolmente definirlo un ambiente.
“L'inconscio diventa l'ambiente devoto per eccellenza capace di conservare e
proteggere la vita da ingerenze esterne”
22
.
Possiamo inoltre riconoscere, nello stesso, diversi punti evidenziati nelle
osservazioni descritte precedentemente.
“E, come vedremo , l'inconscio è l'insieme di ambiente e specificità , è, allo
stesso tempo ciò che è comune a tutti gli uomini (vita) e singolarità (espressione
di un vissuto unico e irripetibile presente in ogni essere umano)”
23
.
passioni o emozioni, ecc., e che sono in qualche modo collegati al sistema nervoso”G.
Cimino, La specificità dell' umano nella storia delle neuroscienze”, Romatre-press,
Roma 2008, p.175.
20 P.Stauder, idem, p. 23.
21 S. Gindro, Inconscio sociale e diversità, Psicoanalisi Contro, Roma 2001,
Internet.
22 P.Stauder, Inconscio e Capitale, cit., p. 75.
23 Idem, p. 57.
21
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Se da un lato dobbiamo riconoscere che le conoscenze acquisite durante la
vita intrauterina restano, in quanto sperimentate empiricamente, nella memoria
sensoriale a livello di inconscio, dall’altro in riferimento alla memoria secondo
il “Modello dissipativo del cervello” (Vitiello 2010) dobbiamo prendere atto che
ciò che è stato “immagazzinato” dalla memoria a livello di inconscio, non può
più essere da questo cancellato:
“Non è assolutamente possibile trascurare il fatto che il cervello è un sistema
aperto, in permanente interazione con l'ambiente. L'attività della memoria è
intrinsecamente irreversibile. Infatti, "il fatto stesso" di ricevere una
informazione (memorizzare) comporta che “non si può tornare indietro” [Paci
1965]:
"Ora lo sai!" è l'avvertimento (-minaccia!) che si fa a chi viene a conoscenza di
una certa informazione ed il suo chiaro significato è "ora non sei più lo stesso di
quando non sapevi”[..] Registrare un'informazione individua dunque "di per sè"
un verso del tempo, una "freccia del tempo", non più invertibile: la simmetria
sotto inversione temporale è rotta, il "prima" della registrazione è
"definitivamente distinto" dal "dopo". D'altra parte, molto banalmente, "solo il
passato si può ricordare".
Il cervello è un sistema dotato di "storia" [Vitiello 1998; 2001])”.
24
E anche se ci illudiamo di poter “dimenticare” , come scrive Ricoeur a
proposito del “oblio di riserva”: “volta a volta affiora questo o quel ricordo.
L'oblio è reversibile.”
Questa realtà diventa importante al fine di comprendere come l'essere umano,
disponendo di una conoscenza “fisiologica” nei confronti del benessere, che
“non può più” essere dimenticata, il ricordo della quale “può riaffiorare o si
può recuperare”, si rapporti, oggi, all'immagine di benessere “costruito”,
all'interno della cultura di cui fa parte, che si fonda su valori, desideri e bisogni
definiti artificialmente a declinazione eterologa dalla società e radicato
nell’immaginario collettivo attraverso la socializzazione.
24 Giuseppe Vitiello, “Strutture di Mondo – Il pensiero sistemico come specchio di
una realtà complessa”, a cura di Lucia Urbani Ulivi, Il Mulino, Bologna 2010, pp.
105-126 . In appendice p.193.
22
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Non essendoci a livello intrauterino rapporti con “alter”, manca nella “non-
interazione” il concetto di gerarchia, forza esterna, “potere” legittimazione, e
causalità, che sono invece “sostituiti” dai concetti di “potenza” , energia e forza
implicita, immanenti alla vita stessa.
Questa mancanza evidenzia, a livello di natura, il concetto di libertà e
considerando inoltre che ogni essere vivente ha sperimentato lo stesso tipo di
benessere assoluto, si definiscono anche i concetti di uguaglianza e di equità.
L’uguaglianza è ravvisabile nella similitudine del vissuto percepito, ma poiché il
termine si definisce attraverso un giudizio e confronto, (uguale a chi?) che non
sono presenti a livello biologico, il termine più coerente, come sottolinea
G.Berti, è “equivalenza”, equivalenza nel valore delle vite.
I concetti di libertà, equivalenza ed equità, che emergono dalla semplice
osservazione della vita biologica degli esseri umani tutti, rappresentano i punti
focali e cruciali ai quali l’organizzazione socio-politica di tutte le epoche
storiche, finora conosciute, ha rivolto l’interesse e che dovrà essere il focus di
riferimento per quelle presenti e future nel mondo globalizzato.
L'etica di vita, immanente all'essere umano al momento della nascita, è
rappresentata pertanto dalla libertà di ogni essere umano e dalla equità.
25
L'essere umano durante la vita intrauterina “basta a se stesso” e vive in uno
stato di benessere totale:
• fisico, dove lo stato di salute è rappresentato dalla vita stessa,
indipendentemente dalla presenza o meno di patologie.
• psichico rappresentato dai “sistemi del piacere” ( peribili, questi, di mal
funzionamenti bio-fisiologici).
25 “Ecco perciò il teorema di Kropotkin: dare la giustificazione dell'etica attraverso la
spiegazione della natura. Ma come risolvere la natura nella cultura, la scienza nei
valori? Come formulare cioè una spiegazione che stia a fondamento della
giustificazione quale espressione logica dell'equazione etica uguale autenticità
naturale?” Giampietro Berti, Un idea esagerata di libertà, Elèuthera, Milano 1994,
p. 118.
23
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Ciò che è emerso dalla analisi della vita intrauterina, valido a livello universale
per gli esseri umani “tutti”, passati, presenti e futuri, è così riassumibile:
• Il benessere assoluto, come appagamento di tutti i bisogni , è immanente
alla vita stessa e procurato dall'ambiente naturale: utero materno.
• Il piacere è interagente e necessitante allo stato di salute psico-fisica.
• La memoria di benessere (assoluto) è presente al momento della nascita in
ogni essere umano.
26
• Il vissuto in questo periodo, uguale per tutti gli esseri umani, evidenzia
l’equità del processo naturale che definisce una equivalenza nel valore
delle vite .
• Durante questo periodo di vita non esistono gerarchie, dominio,
interazione, confronto o legittimazione, pertanto l'etica di vita è
rappresentata dalla libertà .
• Lo scopo, fine, senso della vita è rappresentato dalla vita stessa.
27
• Il “bios” si evidenzia e definisce dalla collaborazione delle sue parti,
libere da spinte morali, volontarie o solidali ma finalizzate ognuna alla
propria sopravvivenza che, nella collaborazione, sanciscono anche la
sopravvivenza delle altre parti appartenenti al sistema.
È suggestivo osservare che, al momento della nascita, l'essere umano non solo
sia dotato di mezzi bio-fisiologici teleologicamente rivolti alla vita ed al
mantenimento dello stato di salute psico-fisica, ma, come vedremo, sia correlato
di un patrimonio genetico, che gli permette di interagire con alter secondo
canoni di empatia e affetto, coerenti al rispetto delle “regole” etiche, di libertà
ed equità, proprie della vita stessa.
Forse si potrebbe individuare nel lungo periodo di dipendenza (fisiologica)
dell'essere umano, dopo la nascita, confronto agli altri animali, non tanto una
mancanza quanto una necessità data dalla complessità di “sistemi” presenti
nell'essere umano stesso.
26 “Nei sogni, e nel comportamento quotidiano - cosa comune a tutti gli uomini - io
vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io
ero esistente. P.Pasolini, Scritti corsari, Garzanti Ed., Milano 1975, p.50.
27 “Quella realtà che protegge e alimenta la continuità, che lega la vita a se stessa,
condizione costitutiva di ogni essere vivente.” P. Stauder, Prima della creazione,
QuattroVenti, Urbino 2011, p. 18.
24
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1.2 NUOVE CONFERME SCIENTIFICHE
In relazione alle nuove scoperte scientifiche illustrerò a grandi linee i concetti
base della P.N.E.I., dei neuroni Specchio, dell'Ossitocina, della fisica quantistica
nonché le evidenze, confermate dalle analisi dei reperti con radiocarbonio, di
società, evolute ed emancipate, del passato, strutturate secondo principi di
mutualità che , oggi, riconosciamo essere state la fonte primaria di sviluppo per
gli esseri umani
28
.
Interazione psiche-sistema immunitario P.N.E.I.
La psico-neuro-endocrino-immunologia, concerne lo studio delle relazioni ed
interazioni tra i sistemi psichico, neuro-endocrino e immunitario, e la loro
importanza nella promozione, e conservazione dello stato di salute psico-
fisica.
Le scoperte dell'ultimo secolo nel campo della psico-neuro-endocrino-
immunologia hanno illustrato lo stretto rapporto tra psiche e corpo, dove per
corpo si identifica, in ultima analisi, il sistema immunitario, in quanto
rappresenta il sistema “sovrano” in grado di sancire la vita o la morte del corpo
stesso.
29
Per maggior chiarezza illustriamo il sistema immunitario attraverso le parole di
G.J.Maestroni:
“ La base della immunità è infatti costituita dalla capacità del sistema immune di
riconoscere molecole estranee all'organismo (antigeni) e di reagire contro di esse
e di non reagire allo stesso tempo contro le molecole dell'organismo che sono
“tollerate” perché riconosciute come proprie”.
30
Di questa nuova scienza metteremo particolarmente in luce l’azione dei sistemi
del piacere e quella dello stress cronico nei confronti del sistema immunitario.
28 “L’idea del Kessler era che, a fianco alla legge della lotta reciproca, vi è nella
natura la legge dell’aiuto reciproco, che è molto più importante per il successo della
lotta per la vita, e soprattutto per l’evoluzione progressiva della specie” P.Kropotkin,
Il mutuo appoggio, cit., p. 5.
29 “Il sistema immunitario risponde in termini di Vita o di Morte nelle due condizioni
estreme della reazione mancante o di quella esagerata, in rapporto rispettivamente alle
malattie tumorali o a quelle auto-immuni, sancendo di fatto la guarigione o la morte”
P.Lissoni, P.n.e.i. Clinica, p.1.
30 G. Maestroni, Pineale psichiatria e immunità, A.N.I.M.A., Erba-Como 1995, p.14.
In appendice p.155.
25