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e di produrre del buon latte; e alle pecore “ testarossa” si sono unite delle
belle pecore sarde, che mio suocero sostiene di aver comprato in mio
onore; i terreni sono sempre quelli, ma è stata av v i ata la produz i o ne
biologica del grano e dei foraggi.
Questa è una f ami g l i a do ve si fa so lo una co sa: lavorare! Non esistono
le vacanze, perché gli animali devono mangiare e a l o ro non importa se è
Pasqua, Natale o Ferragosto. E si è sempre lavorato: a cominciare dal
capostipite, quel personaggio molto caratteristico che in prov incia di
Enna è ricordato come ‘u zé S ant o’, nel bene e nel male. Secondo di tre
figli, rimasto orfano molto presto, si fece carico della f amiglia a 17 anni ,
dando così la possibi l i tà al suo fratello maggiore di potersi laureare in
medicina. Lui era del 1907 e la sua f o rtuna la f ece nel periodo dell’assalto
al latifondo quando, grazie a Musso l i ni , ebbe la po ssi bilità di acquistare
molti terreni. Tutt’ora, in az ienda, si conservano bene gli edifici che
componevano il piccolo borgo rurale: la chieset ta, che fungeva anche da
scuola rural e, e le case coloniche, dove stavano i braccianti agricoli che
lavoravano là, in l inea con le indicazioni del duce che voleva un nuovo
assetto nelle campagne meridionali.
Quella del fondatore è stata una v i ta trasco rsa in campagna, dunque,
andando da un’ az i enda all’altra, lasciando la gio vane moglie in una di
queste mentre lui andava a l av o rare. Da questo matrimonio sono nati tre
figli: al primo (mio suocero) mise il nome di suo padre, e lo mandò a
studiare dai salesiani dalle medie f ino all’università. Università che decise
lui per suo figlio: perché, se è vero che mio suocero voleva studiare
veterinaria, è anche vero che il padre ritenne più o ppo rtuno fargli
studiare agraria. Lungimirante, potrebbe dire qualcuno. Padre padrone,
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potrebbe commentare qualcun al tro .
Naturalmente, l’ impegno dello studio non po teva essere subordinato
al lavoro in az ienda, così mio suocero si laureò molto presto, senza
contare che le vacanze le passava in campagna ad aiutare suo padre.
Conseguita la laurea, fece per un anno l’assistente universitario, ma il
richiamo paterno lo fece ricatapultare ad Enna per curare gli interessi
dell’azienda di famiglia. Intanto lui aveva conosciuto una ragaz za a
Catania, e si erano sposati. Vivevano ad Enna, mentre la f amig l i a di mio
suocero continuava a v i v ere in campagna, ma lui , alle quattro di mattina,
veniva i rrimediabi lmente svegliato da suo padre che lo richiamava
all’ordine.
Poi è nato mio marito, a cui è stato dato il nome di suo nonno, il quale
era mo l to orgoglioso perché si trattava del primo nipote (e per giunta
maschio!) e, a g iusta rag i one, gli poteva di re: “Di Santo i n G aetano ci ‘nnè
unu sul u, e sì tu!”, rif erendosi al fatto che i nomi dei maschi della f amig l i a
si trasferiscono da una generaz io ne all’altra per portare avanti il nome,
appunto, e la pro pri età.
Mio marito è cresciuto in ci ttà, ma la domenica e durante le vacanze
scolastiche si trasferiva in campagna dai nonni paterni, dove suo nonno e
suo padre gli hanno insegnato i primi rudimenti di agricoltura. Dopo la
maturità ha scelto di non continuare a studiare, preferendo restare al
fianco di suo padre. La scel ta è stata dettata dal fatto che se ci volevamo
sposare doveva pur darsi da f are; in più i n campagna c’ è sempre da
lavorare e suo padre avrebbe avuto bisogno di aiuto; inf ine, non meno
importante, non sapeva pensare ad un altro lavoro in cui sarebbe stato
libero di prendere le sue decisioni.
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Questa, a grandi linee, è la sto ria di mio marito e della sua f amiglia, e
me ne servo per spiegare i motivi che mi hanno indotto ad intraprendere
l’indagine di cui tratta l a mia tesi di laurea.
Leggendo l’articolo di Mariann V il la sul cambiamento nei percorsi di
vita degli agricoltori norvegesi, ho riscontrato nei racconti di alcuni di
loro delle situazioni molto simili a quel l e che ho potuto toccare con
mano nella mia f amig l i a acqui si ta, e ho rivissuto alcuni passaggi della v i ta
di mio suocero con suo padre, e di lui con mio marito. Mi sono
domandata se fosse possibile trasporre il lavoro di Villa in prov incia di
Enna, per verif icare se le costrizioni subite e le scelte operate dai membri
della mia f amig l i a f o ssero simili, nel loro evolversi, a quel l e di altri
agricoltori della zona. Per vedere, cioè, se si può parlare di una
omogeneità del l e famiglie agricole, o se emergono delle peculiarità l egate
al territorio.
Sotto un pro f i lo sociologico, l’azienda agr i co l a ennese resta
eminentemente familiare: all’ interno della f amiglia az ienda compie il suo
percorso di vita l ’ uomo imprenditore agricolo, giacché le donne, per lo
più, hanno subito quel ‘complesso del maggiorascato’ per cui la
successione in campo agricolo, dalla generaz i o ne precedente a quel l a
susseguente, favorisce gli uomini e penalizza le donne, relegandole ad
altre iniziative.
In un contesto provinciale in cui l’attività agri co l a sembra essere quella
principale, se non al tro per il numero di addetti, ci si è chiesti che cos’è
che spinge ancora o ggi le persone a dedi carsi ad una pro f essi one in cui la
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produttività è di gran lunga inf er i o re al lavoro impiegato, ed in cui la
certezza del guadagno è legata ai fenomeni atmosferici, essendo
l’agricoltura si c i l i ana in genere strettamente dipendente dalle condizioni
del tempo.
La risposta a questa domanda è andata emergendo , a po co a po co ,
lungo il corso di questo lavoro.
Nel primo capitolo abbiamo effettuato una rapida rassegna di quello
che è stato il panorama dell’economia agraria in I tal ia a part i re dagli anni
’60: dallo studio delle strutture agrarie a livello macro e micro
economico, al dualismo tra az i ende capitalistiche e aziende contadine, al
nuovo dualismo tra agri co l tura a tempo pieno e agricoltura a tempo
parziale, f ino all’affermazione della pluriattività come modello funzionale
alle esigenze di occupazione e di reddito delle famiglie agricole.
Negli anni ’90 la f ondaz i one Arkleton T rust ha co invo l to la
Commissi one Europea in un’ indagine che proponeva l ’ espl o raz io ne del
tema dell’integrazione tra agri co l tura ed attività extra agri co l e. La ri cerca
ha co inv o l to anche alcuni economisti agrari italiani e, nel nostro paese,
ha preso il nome di “Agricoltura f amiliare in transiz ione” . I l taglio
analitico della ri cerca i tal i ana è stato indirizzato allo studio di un
campione di contesti socio-economici molto eterogenei in cui analizzare
l’influenza del l a v ari abile contesto sulle decisioni aziendali e familiari, il
ciclo di vita del l ’ az i enda f ami g l i a e i comportamenti aziendali connessi
all’accesso alle politiche agrarie.
Lo studio dei risultati della ri cerca Arkleton T rust ha ev idenz iato la
connotazione tipicamente familiare dell’ agricoltura i tal i ana e l’ importanza
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rivestita dal l a f amig l i a ne l l ’ allocazione delle risorse familiari ed aziendali.
L’importanza del ruolo dell’azienda f amiglia è stata ev idenz iata anche nel
presente lavoro facendo ricorso alle tipologie di unità az i enda f amig l i a
costruite da Ebo l i (Eboli, 1995) .
Nel secondo capitolo, partendo dall’esperienza di Villa in N orvegia,
abbiamo illustrato come i racconti di vita possano essere usati come uno
strumento per osservare le esperienze dell’individuo all’interno della
famiglia e del suo tempo storico. Lo studio del mondo sociale degli
agricoltori è avvenuto con gl i strumenti dell’etnometodologia suggeriti da
Bertaux (Bertaux, 1999) cercando nelle esperienze degli agricoltori
esposte in f o rma narrat i v a tutte le ricorrenze e le dif f erenzialità che
potessero permetterci di rilevare le pratiche multiple della stessa real tà.
Per individuare i 17 pro tagonisti di questi racconti siamo partiti col
contattare degli agricoltori, su suggerimento di mio suocero e di mio
marito, per poi continuare col passaparola attuato dagli agricoltori stessi
che ci ha permesso di costruire un campione stratif icato sulla base degli
obiettivi che ci interessava persegui re: alla f ine abbiamo ottenuto un
campione statisticamente non rappresentativo che includeva indiv idui di
tre fasce d’età ( f i no a quarant ’ anni , tra quaranta e sessanta, oltre i
sessant’anni) appartenenti ai cinque sub sistemi territoriali in cui è stata
divisa la pro v incia di Enna. I loro racconti sono stati raccolti per mezzo
di un questionario semi strutturato costruito per cogliere le informazioni
relative ai punti nodali della r i cerca, registrati su nast ro e poi trascritti per
essere analizzati.
Il terzo capitolo ci ha permesso di introdurci nella real tà sto ri ca so ci al e
ed economica della pro v incia. Abbiamo raccontato come il latifondo
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abbia segnato la sto ria e l’ economia di una reg i o ne e di come l’agricoltura
in genere e gli ordinamenti colturali in Sicilia siano attualmente
condizionati da quest ’ esper i enz a. Di come l’assalto al latifondo, i decreti
Gullo e la r i f o rma agraria abbiano , anch’essi, lasciato il segno, nel bene e
nel male. Di come l’ intervento della po litica agri co l a comunitaria abbia
cercato di raddrizzare le storture, lasciando però l’eredità di una
“stampella” di cui gli agricoltori non riescono più a f are a meno . Siamo
passati poi ad illustrare il contesto fisico della pro v incia e come sia stato
possibile individuare i 5 sistemi territoriali a cui appartengono gli
intervistati. I dati definitivi del V Censimento generale dell’agricoltura ci
hanno permesso di descrivere lo stato complessivo dell’agricoltura
ennese, le strutture produttive, la si tuaz i o ne occupazionale
prevalentemente a carattere familiare e i segmenti produttivi. Inf ine,
abbiamo analizzato le prospettive del comparto e abbiamo visto quali
sono le iniziative del sistema po litico locale per incentivare e tutelare
l’agricoltura pro v inci al e .
Nel quarto capitolo abbiamo sviluppato i principali argomenti che
sono emersi nelle interviste: come avviene la so cial i zzazione in
agricoltura, perché si decide di rimanere in campagna e quali sono le
prospettive che spingono a rimanerci . Abbiamo evidenziato l’emergere
del dualismo che divide gli intervistati: quelli che decidono liberamente di
restare in campagna, per la passio ne che li lega al l a terra e agli animali o
perché, allontanatisi, decidono di propria ini z i at i v a di riavvicinarsi alla
attività di famiglia, e quelli che sono obbligati a rimanere per portare
avanti la f amig l i a o la t radi z i o ne, o perché, altrimenti, non troverebbero
nessun altro sbocco occupazionale. Abbiamo poi esaminato le
caratteristiche delle aziende, per vedere se potevamo rintracciare delle
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diversità ri spet to a quanto riportato dalle statistiche: gli intervistati ci
hanno raccontato della quant i tà e della qualità del l e loro risorse
produttive, dei problemi economici che incontrano, del problema che
hanno nel reperire la manodopera e di come considerano la l o ro azienda.
Abbiamo successivamente applicato la tipo lo g ia delle unità az i enda
famiglia di Eboli ai nostri intervistati, e abbiamo considerato la
funzionalità del l e strategie da lo ro usate rispetto alla produz ione del
reddito. L’uso delle categorie di Eboli ci ha consent i to anche di
soffermarci sull’importanza del l ’ i st ruz io ne in campo agricolo, sul
problema del l a mancanza di tempo libero segnalato dagli agricoltori e
sull’uso che delle politiche agricole si fa generalmente in prov incia.
Nell’ultima parte del capitolo abbiamo visto come le prospettive di
successione degli agricoltori intervistati servano, in parte, a chiudere il
cerchio aperto dalla domanda di partenza e cioè come e perché un
individuo decida i l proprio ingresso in agrico l tura.
Infine, abbiamo tirato le somme tentando, dai racconti dei nostri 17
intervistati, di arrivare ad una generalizzazione che potesse essere non
assoluta, ma indi cat i v a di alcuni fenomeni che hanno luogo nel contesto
agricolo della pro v incia di Enna.
Il settore è in crisi perenne, la di si llusione comincia a co lpi re più di
qualcuno, le aziende spingono per la soprav v i v enz a e i correttivi
comunitari non sembrano essere la medic ina più adatta. La si tuaz i o ne
non è rosea, né per gli agricoltori, né per le loro famiglie, eppure essi
continuano ad andare avanti, segno che in agrico l tura non è solo
l’interesse economico che anima la mano invisibile. Perché, se così fosse,
molti si sarebbero già f ermat i .
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Dedico questa ricerca a mio marito e a mio suocero, perché la
passione per il loro lavoro si è rif lessa in me nel corso di questo studio, e
mi ha f at to capire che non è solo il rendimento economico che ripaga
una v i ta di sacrifici..
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CAPITOLO PRIMO
1.1 IL PUNTO DI PARTENZA
Il primo passo è stato quello dell’analisi del percorso e delle
acquisizioni della l etteratura.
Negli ultimi quarant’anni il ruolo dell’agricoltura si è notevolmente
modificato, sia per il ridimensionamento del settore nel processo di
sviluppo economico, sia per i fenomeni di integrazione che hanno
interessato l’economia a livello locale e globale.
Inoltre oggi le priorità del mondo agricolo sono passate dal
soddisfacimento dei bisogni alimentari primari alla ri cerca di soluzioni
produttive sostenibili dall’ambiente f isico e naturale.
Fino agli anni ’60 il tema principe degli economisti agrari è stato quello
della struttura produttiva, associata da Bandini alla mo rf o l o g ia del la
giraffa po i ché come la g i raf f a non ha bi so gno di essere def inita, così della
struttura agrari a “ … tutti sanno cosa essa sia, e come sia f atta” . I l tema
della st ruttura agraria di v entò di così facile utilizzo che fu anche oggetto
di una def ini z i o ne esaustiva da parte di esperti CEE1: “ (…) è l’ insieme
delle condizioni di produzione e di vita esi stenti nell’agricoltura di una
determinata regi one. La struttura agraria è la co rni ce che delimita le
1 Un esauriente panoramica l etteraria è stata f atta da Ebo li M.G. “ L’eterogeneità
dell’agricoltura: chiavi classi f i cato rie e interpretative nella l etteratura economico-agraria”, in De
Benedictis ( a cura di ) “Agricoltura f amiliare in transiz ione” INEA 1995, p. 173
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possibilità di combinazione dei fattori di produzione e l’ organizzazione
aziendale, e determina l e condizioni di vita del l a popo laz i one (…)” .
Questo filone congiungeva in maniera egregia l ’ anal i si
macroeconomica ( il territorio) con quel la mi cro economica ( i tipi di
azienda), ed ha prodo t to diverse analisi sulla dimensi one f isica ed
economica del le aziende, sul lavoro familiare e il contesto esterno, sui
rapporti tra impresa e proprietà, sugli ordinamenti produttivi.
Gli anni ’70 hanno visto lo sviluppo del dualismo letterario che
imponeva la classi f i caz io ne tra az iende capitalistiche ed aziende
contadine, e quindi un’analisi di tipo microeconomico.
In base a queste teorie, l’azienda contadina impi egherebbe più l av o ro
ed otterrebbe più pro duz i o ne in v irtù del lavoro familiare, non
collocabile sul mercato del lavoro; viceversa, l’azienda capi talistica, a
causa del costo del lavoro salariato, tende a ridurre l’ impiego di tale
fattore, con conseguente riduzione del valore aggiunto del prodotto, e
con una perdi ta per il benessere sociale.
In real tà quest ’ impi anto teorico si rivela t ro ppo vincolante, soprattutto
per l’ emergere negli anni ’80 di molteplici studi empirici a l i v ello locale
che evidenziavano una seri e di posizioni intermedie, piuttosto che la
stringente dicotomia da cui si era part i t i . Questi nuovi studi hanno
segnato il passaggio dal dualismo azienda capi tal i st i ca - azienda contadina
a quel lo del full time - part time.
Lo sviluppo di un tipo di agricoltura a tempo parziale costringe ad una
maggiore attenzione verso un contesto in cui si manifestano distinzioni
tra conduttori a tempo pieno e part time, tra az i ende professionali e
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accessorie, tra f ami g l i e agricole e pluriattive, tra redditi agricoli e redditi
misti. Inoltre, la predominanza del mercato e i processi di
globalizzazione e di internazionalizzazione hanno imposto un’inversione
di marcia, con uno spostamento dagli studi a livello macro ad un’ ottica
settoriale in cui emergono le problematiche territoriali.
Il dibattito internazionale che è sorto per la necessità di un passaggio
dal macro al micro contesto, ha generato una seri e di studi diversificati
(sui modi di produzione, sulla pluri at t i v i tà, sulle f iliere, sugli ambiti
territoriali, istituzionali e politici) ed un ampl iamento delle metodologie
di studio (ricerche descrittive o interpretative con un’ o ttica lo cale o
nazionale che analizzano una si tuaz i one statica o dinamica di breve o
lungo periodo).
Ad ogni modo, la do ttrina i tal i ana, negli anni ’80, è giunta ad un
nucleo di acquisizioni consolidate.
Primo fra tutti, il superamento della contrappo si z i one contadino-
capitalista, inadeguata a spi egare i rapidi cambiamenti in atto nelle diverse
realtà agri co l e. Poi, l’ abbandono dell’idea che la pluri attività sia
l’anticamera del l a f uo riusci ta dal l ’ agri co l tura ( D e Benedictis, 1995) , e che,
invece, sia f unz i onale alle esigenze di occupazione e reddito della
famiglia, e che serva ad avvicinare l’agricoltura ad altre attività. Inf ine, la
necessità di spiegare i processi di trasformazione delle strutture aziendali,
anche attraverso il ricorso a metodo l o g ie che esaltino le caratteristiche
della f ami g l i a ( dimensi one, composizione, ciclo di vita, scolarizzazione) ,
in f unz ione dell’influenza che possono esercitare sugli obiettivi da
perseguire e sulle strategie da applicare nell’azienda f amig l i a.
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Tuttavia, non si è mai tentato di costruire un model lo teorico capace
di cogliere lo scambio di relazioni tra l ’ az i enda f amig l i a e il contesto.
Questo nonostante il substrato analitico costruito da t re f iloni di studio
che hanno interessato molteplici ipotesi.
Ci si riferisce, in partico lare, nel campo della ri cerca economica, al
filone dei modelli locali di sviluppo e, nel campo della r i cerca sociologica,
alle teorie sul tema del lo sviluppo endogeno; ma anche, in ambito
economico-agrario, agli studi sull’ importanza del contesto territoriale
nell’analisi dell’agricoltura.
Oggi si tende a pri v ilegiare di più lo studio delle modalità di
integrazione territoriale dell’agricoltura con le altre attività economiche, e
a vagl i are le teorie sul distretto agroindustriale e sulla sua art i co laz i one
territoriale (Fabiani, 2000; Favia, 2000; Iacoponi, 2001) .
1.2 LA RICERCA ARKLETON TRUST
Nel 1985 la f ondaz i o ne inglese Arkleton T rust propose alla
Commissi one CEE un progetto di ricerca che poi prese il titolo di
“Trasformazioni agrarie in Europa: strutture agrarie e pluriattività” 2.
La Commissione f inanziò il progetto, a patto che anche le istituzioni
dei paesi membri aderenti al progetto dessero il loro contributo. Così,
l’allora Mini stero delle Risorse agricole e l’ INEA fornirono il
finanziamento aggiuntivo ad un team di ricercatori che dopo un decennio
ha pubblicato i risultati della ri cerca i tal i ana, che ha preso il titolo di
2 De Benedictis, 1995 ( op. cit)