Nascita e sviluppo della Anglo-Persian Oil Company (1901-1946)
1. LA VENTURE PERSIANA
(1901-1910)
1.1 LA SITUAZIONE PERSIANA TRA XIX E XX
E IL “GRANDE GIOCO”
La dinastia Qajar regnò sulla Persia dal 1781 al 1925. Il periodo Qajar, come i
precedenti, continuò ad essere caratterizzato dall'essenziale divisione tra uno strato
sociale composto da cortigiani, funzionari statali, leader tribali, notabili religiosi,
proprietari terrieri e grandi mercanti, rappresentante l'alto rango della società, che
inevitabilmente andava opponendosi alla stragrande maggioranza dei contadini, delle
genti tribali, dei lavoratori in agricoltura, in industria tradizionale e servizi: persisteva
la divisione tra Ølite e masse, ricchi e poveri, potenti e umili
[1].
In termini di struttura economica di base, la Persia mostrava tutti i sintomi di
un'economia arretrata: la predominanza delle attività agricole e legate alla terra nel
sostentamento del Paese, reti stradali ed infrastrutture antiquate e limitate, un basso
grado di urbanizzazione, ed un commercio interno ed esterno limitato, sebbene in
aumento
[2]
.
L'Ølite centrale era esente dalla tassazione, e spesso soggetto di benefici
concessi dal potere centrale: tali compensi prendevano la forma di stipendi, pensioni
e sussidi
[3]
. Così, ad esempio, il bilancio imperiale del 1888-1889, calcolabile in
qerans 39,6 milioni, era così suddiviso: il 27% era destinato alla corte e all'harem
dello Shah, e ai principi della famiglia reale; il 46% alle forze militari; il restante 27%
ai funzionari burocrati e agli Olama
[4]
. Possiamo constatare come la percentuale
destinata alla corte e allo Shah fosse estremamente alta e come i proventi derivanti
dall'economia reale del Paese servissero, per la maggior parte, al benessere della
Corte Centrale.
1: Ahmad Ashraf, The Qajar Class structure,
<http://web.archive.org/web/19970121040839/http://www.iranian.com/Dec96/Iranica/Qajar/Qajar.html/>, 1996.
2: Charles Issawi, An Economic History of the Middle East and North Africa, 2005, pp. 26-27.
3: Ashraf, <http://web.archive.org/web/19970121040839/http://www.iranian.com/Dec96/Iranica/Qajar/Qajar.html/>,
1996.
4: Ibidem.
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Durante il regno di Naser o-Din Shah, sovrano di Persia dal 1848 al 1896, i
metodi educativi, scientifici e tecnologici europei furono introdotti in Persia, e una
sorta di programma di modernizzazione venne messo in atto. Questo programma
entrò ben presto in contrasto con lo stile pomposo della Corte e con il sentimento
tradizionalista degli alti ranghi della società, e così lo Shah fu costretto a riprendere
la via tradizionalista e conservatrice, cui l'Ølite era abituata. In politica estera, lo Shah
tentò di approfittare della rivalità tra Impero Russo e Impero Britannico, ma le
ingerenze politiche e le occupazioni di territori tradizionalmente sotto il controllo
persiano aumentarono. Alla fine del suo regno, all'alba del XX secolo, era ormai
opinione diffusa che i sovrani persiani fossero asserviti agli interessi stranieri. In
effetti, al fine di mantenere lo sfarzo della nobiltà e della Corte, vennero accordate
diverse concessioni agli stranieri, attraverso un sistema di rilascio dei diritti esclusivi
di sfruttamento delle risorse del Paese dietro compenso economico, grazie alle quali
essi cominciarono a poter sfruttare ed amministrare molte delle risorse esistenti nel
Paese
[5]
.
La crisi fiscale del Paese fu determinata quindi da un'amministrazione fiscale
inadeguata, inefficace ed inefficiente, dai costi astronomici per il mantenimento della
burocrazia statale, dell'esercito e della corte reale, dalla corruzione e dal
decadimento profondamente radicato nel governo centrale, e in quelli periferici
[6]
.
Mozaffar al-Din Shah Qajar (Teheran, 1853-1907) salì sul trono nel 1896, all'età
di quarantatre anni, e vi regnò fino al 1907; il suo regno viene ancora oggi ricordato
come un periodo di malgoverno, di inquietante inefficienza e di costante crisi
finanziaria. Il Paese era già da molti anni stretto dalla morsa espansionistica
dell'Impero Russo, da una parte, e di quello Britannico, dall'altra, e l'autorità di
Teheran era limitata alle zone centrali del Paese; molte delle funzioni dello Stato
moderno erano delegate alla nobiltà terriera o al clero sciita, e l'amministrazione
risultava così frammentata ed imperfetta: nelle province le tribø nomadi, mal
informate e scarsamente controllate riuscivano a mantenere un potere indipendente
da quello centrale
[7]
. I debiti economici contratti verso le potenze straniere, Russia su
tutte, aumentarono significativamente, e le entrate non riuscirono piø a coprire tutte
5: Stefano Beltrame, Mossadeq. L'Iran, il petrolio, gli Stati Uniti e le radici della Rivoluzione Islamica, Catanzaro,
Rubbettino Editore, 2009, pp. 38.
6: Shaul Bakhash, Iran: Monarchy, Bureaucracy and Reform Under the Qajars: 1858-1896, 1978; pp. 264.
7: Beltrame, Mossadeq, 2009, pp. 37.
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le spese necessarie a mantenere gli sfarzi del nuovo sovrano. Il peso ed il numero
delle concessioni aumentò, fornendo agli stranieri il controllo monopolistico di vari
settori e mercati persiani
[8]
.
Durante tutto il XIX il paese si trovò ad essere oggetto di pressioni straniere, e
della competizione diplomatica e commerciale tra l'Impero Russo e quello Inglese. La
rivalità tra Russia e Gran Bretagna gettò la Persia all'interno di un gioco di potere tra
le Grandi Potenze, sconosciuto ai regnanti e al popolo persiano. Lord Curzon, vicerØ
dell'India, descrisse la Persia come uno dei <pezzi sulla scacchiera, sulla quale si
gioca il dominio presente e futuro di tutto il globo>
[9]
. Agli inizi degli anni '60 del XIX la
Russia aveva intrapreso una campagna di espansione e di annessione di molti
territori dell'Asia Centrale; gli inglesi la percepirono come un volontario attacco al
dominio coloniale di Sua Maestà, sentendo minacciata l'integrità territoriale delle
colonie, e dell'India. Le due potenze si scontrarono, per l'influenza sulla Persia, sul
campo diplomatico, attraverso concessioni e prestiti
[10]
.
Alla fine del XIX l'economia persiana subì importanti trasformazioni economiche
e sociali. Uno degli impulsi piø importante venne dalla crescente integrazione del
paese nella politica e nell'economia mondiali, in particolare con le potenze imperiali
russa e britannica. Nonostante i loro interessi fossero volti ad assicurarsi il dominio e
l'influenza sul paese, ciò bastò ad essere sufficiente per fungere da catalizzatore,
determinando cambiamenti e trasformazioni nel paese
[11]
.
All'inizio del nuovo secolo, la posizione inglese si andava frammentando, e il
rischio che la Persia si ritrovasse sotto il dominio russo era sempre piø concreto,
anche alla luce del tentativo russo di stabilire la propria presenza militare navale nel
Golfo Persico, e grazie alla continua integrazione della Persia nel sistema economico
zarista.
Come ebbe a sostenere Sir Arthur Hardinge, diplomatico inglese, <la
monarchia Persiana si presentava come un eredità molto pesante da sostenere, mal
gestita per anni, e pronta a cadere sotto qualsiasi tipo di pressione straniera,
constatando l'impossibilità di difendersi da parte dello Stato Maggiore persiano,
8: Ibidem.
9: Daniel Yergin, The Prize: The Epic Quest for Oil, Money, and Power, New York, Simon & Schuster, 1991, pp. 136;
Firuz Kazemzadeh, Russia and Britain in Persia, 1864-1914: A Study in Imperialism, ”Yale Russian and East European
studies”, volume 6, Yale University Press, 1968, pp. 3.
10: Yergin, 1991, pp. 136; Kazemzadeh, 1968, pp. 8, 22.
11: Bakhash, 1978, pp. 264.
6
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immobile e stagnante>
[12]
. Lo stesso Hardinge rivelò la sua preoccupazione circa
l'estensione dell'influenza russa, in quanto <lo Shah e la corte tutta si mantenevano
in un regime di totale vassallaggio verso la Russia, a causa della loro stravaganza e
follia>
[13]
. Per Hardinge, uno degli obiettivi immediati del governo inglese sarebbe
dovuto essere quello di resistere all'incursione sovietica, al fine di preservare la
propria influenza in un territorio così importante
[14]
.
Queste furono le circostanze che gettarono le basi dell'economia persiana
futura.
1.2 LA “D'ARCY CONCESSION”
William Knox D'Arcy (Newton Abbot, Devonshire, Inghilterra, 11 ottobre 1849-
Stanmore, Middlesex, Inghilterra, 1 maggio 1917)
[1]
, unico figlio di un avvocato di
origini irlandesi, ricevette la sua prima educazione alla Westminster School di
Londra. La famiglia si trasferì in Australia, nel Queensland, nel 1866, dove, dopo
essersi qualificato come avvocato nel 1872, William dette inizio alla sua professione
di avvocatura, prima unendosi alla pratica di suo padre e successivamente
inaugurandone la propria
[2]
. Nel 1882 divenne partner, con Walter Russell Hall e
Thomas Skaratt Hall, di un'associazione con lo stesso Thomas Hall, e con Federico
ed Edwin Morgan, che aveva come obiettivo quello di aprire una miniera ad
Ironstone Mountain (in seguito ribattezzata Mount Morgan), 39 km a sud di
Rockhampton. Nell'ottobre del 1886 l'unione prese il nome di “Mount Morgan Gold
Mining Company”, che vide D'Arcy come maggior azionista; da quella data in poi il
suo patrimonio personale salì vertiginosamente. In quello stesso anno vendette la
sua pratica legale per stabilirsi definitivamente in Inghilterra, dove entrò a far parte
dell'alto rango della società, e dove cominciò ad intrattenere uno stile di vita
decisamente stravagante e dispendioso. Nel 1897 morì la sua prima moglie, Elena
Birkbeck, e due anni piø tardi, nel 1899, sposò Nina Boucicault (prima cugina di
12: Yergin, 1991, pp. 136; Arthur H. Hardinge, A Diplomatist in the East, London, Jonathan Cape, 1928, pp. 280.
13: Yergin, 1991, pp. 136; Hardinge, 1928, pp. 268.
14: Yergin, 1991, pp. 136; Hardinge, 1928, pp. 328.
1: Fuad Rouhani, D'Arcy William Knox, in Encyclopaedia Iranica, 15 dicembre 1994,
<http://www.iranicaonline.org/articles/darcy-william-knox>; David Carment, D’Arcy, William Knox, in “B. Nairn & G. Serle
(Eds.)”, Australian Dictionary of Biography: Volume 8 1891-1939, Melbourne: Melbourne University Press, 1980, pp. 207-
209; R. W. Ferrier, “D’Arcy, William Knox,” in D. Jeremy, ed., Dictionary of Business Biography, London, 1984, pp. 12-14.
2: Rouhani, <http://www.iranicaonline.org/articles/darcy-william-knox>; Carment, 1980, pp. 207-209; Ferrier, 1984,
pp. 12-14.
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