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2.4 Con la musica è tutta un’altra emozione
Nei paragrafi precedenti si è parlato delle varie aree cerebrali e dei substrati neurali che
si attivano durante la percezione di una melodia; si è visto quali sono le emozioni che la
musica è in grado di generare e come essa possa essere un ottimo metodo per attivare una
scarica di dopamina e mettere in azione i nostri circuiti del piacere. Ma non si limita a
questo la musica, essa è in grado di influenzare le persone in diversi modi.
La musica ha un potere straordinario, si potrebbe dire che essa è in grado di modificare
la nostra percezione del mondo.
Il neuroscienziato e musicista Alan Harvey, durante una conferenza tenutasi a Londra in
uno dei famosi Talk di Ted il 27 giugno 2018, ha presentato un chiaro esempio di come
una melodia possa cambiare la percezione e le emozioni provate durante la visione di
un’immagine o di un filmato.
Harvey fece un semplice esperimento: presentò al pubblico, per tre volte, un breve filmato
di un fondale marino pieno di squali. Durante le varie presentazione il musicista chiedeva
alla piccola orchestra presente sul palco di accompagnare il video con un sottofondo
musicale.
La prima volta il neuroscienziato mostrò il video senza alcun accompagnamento
musicale, presentandolo come uno stimolo neutro. Un video muto, in cui Alan chiese agli
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spettatori di prestare attenzione sia a ciò che avrebbero osservato sia a come si sarebbero
sentiti, quali emozioni avrebbero provato.
La seconda volta Alan chiese alla piccola parte di orchestra presente insieme a lui sul
palco di accompagnare il filmato con un sottofondo musicale. Anche questa volta chiese
al pubblico di far caso alle loro sensazioni durante questa seconda visione. I quattro
membri dell’orchestra iniziarono a suonare le prime note di “Peer Gynt Suite No.1,
Morning Mood” del grande compositore norvegese Edvard Grieg’s. Un brano dai toni
crescenti e allegri, che diede l’impressione di vedere un video tratto da un documentario
sulla vita dei grandi pesci.
Il neuroscienziato, prima di far partire per la terza e ultima volta il breve filmato, chiese
all’orchestra di cambiare registro e di suonare un altro accompagnamento. La colonna
sonora che fece da sfondo al video fu la stessa melodia utilizzata anche nel film “Lo
squalo” di Steven Spielberg.
Le emozioni che il pubblicò provava durante la visione del filmato si modificavano in
base all’accompagnamento sonoro che veniva suonato dall’orchestra.
La prima volta si può ipotizzare che le emozioni provate fossero legate a timore e paura,
poiché si collega l’immagine dello squalo all’aggressivo predatore. Nel filmato con
l’accompagnamento della sonata di Grieg il video sembra quasi carino, come afferma lo
stesso Harvey, mentre l’ultima volta in cui venne riprodotto si provava uno stato di paura,
dovuto probabilmente all’associazione della colonna sonora all’omonimo film “Lo
squalo”.
Il pubblico presente al Talk rimase del tutto estasiato e affascinato da questo semplice ma
efficace esperimento.
L’esempio riportato mostra lo straordinario potere che la musica ha sulle persone. Spesso
non si fa caso a come anche le scene di un film vengono viste in una prospettiva differente
a seconda del sottofondo sonoro che le accompagna; come non ci si rende propriamente
conto di come la musica venga utilizzata appositamente anche nelle pubblicità televisive.
È una sorta di carta vincente aggiungere un sottofondo musicale, qualcosa che permette
di dare una leva emotiva a ciò che viene presentato.
Le primissime pellicole cinematografiche erano prive di personaggi che interagivano tra
loro, c’era la musica che parlava al posto loro. Le colonne sonore che accompagnavano
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le scene servivano a evidenziare il pathos di quello che poteva essere un momento
drammatico, piuttosto che per illanguidire la platea durante una scena d’amore.
Agli albori del cinema le musiche per i film non erano ideate per emozionare la platea,
bensì per coprire i rumori fastidiosi dei proiettori. Tuttavia, anche dopo l’invenzione di
proiettori silenziosi si decise di non abbandonare il sottofondo musicale, ma di utilizzarlo
in altro modo: ecco come fiorì l’economia legata alla musica da film.
Inizialmente, quando le pellicole erano ancora mute, vi era un pianista in sala che
sfogliava il suo spartito musicale e selezionava la melodia più consona alla scena che
scorreva sul grande schermo.
Nemmeno l’arrivo dei film col sonoro spodestò l’accompagnamento musicale dalle
pellicole, anzi, tale avvento diede un ruolo di primo piano alla musica (Bencivelli, 2012).
Il regista sovietico Sergej Eizenstein fu il primo a comprendere l’importanza della musica
nei film. Come afferma Cohen (citata in Bencivelli, 2012) se si ritiene che il pubblico sia
al contempo ascoltatore e osservatore che incorpora insieme immagini e suono, unendoli
in una sola sensazione, l’autore di La corazzata Potemkin decise che, come si esegue un
montaggio delle immagini di una pellicola, in tal modo dovevano essere montati anche i
suoni.
Bencivelli (2012) afferma che fu così che ebbero origine le prime colonne sonore: un
nuovo genere musicale, differente dalle tradizionali composizioni musicali. I compositori
delle colonne sonore hanno dei vincoli precisi, che vanno dalle tempistiche della
produzione cinematografica alla coerenza che la melodia deve avere con la trama. La
colonna sonora deve essere un sostegno alle immagini, motivo per cui può capitare che,
se una persona non ha visto il film in cui viene utilizzata quella precisa melodia, la trovi
totalmente priva di senso. Un’opera cinematografica priva di accompagnamento musicale
perde gran parte della sua parte emotiva: gli spettatori non si identificano a pieno nel
racconto cinematografico, nella sala in cui è inscenato il film calano attenzione e capacità
nell’imprimere nella memoria le indicazioni comunicate dalle immagini.
Si pensi ad una ragazza mentre fa una rilassante doccia. Dietro alla tenda della doccia
compare improvvisamente un’ombra: lo spettatore, così come la fanciulla, ignorano
l’identità della persona che si cela dietro l’ombra. Potrebbe essere il marito che le passa
l’asciugamano, come un qualunque altro individuo; se a questa scena si aggiunge un
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elemento sonoro come una serie di insistenti colpi di violino, allora l’ignoto “diviene”
Norman Bates e si è consapevoli della tragica fine a cui è destinata la ragazza. Le persone
che conoscono Psycho di Hitchock, indubbiamente non dimenticano questa famosissima
scena. Ma se si sottopone lo stesso spezzone di film, privo dell’elemento sonoro che lo
accompagna, a qualcuno che non ha mai visto Psycho, sicuramente non proverà alcuna
emozione di paura.
Bullerjahn, Guldenring e Hildeshem (citati in Bencivelli, 2012) sostengono che la musica
sia una fondamentale leva emotiva nell’ambito cinematografico. Essa è uno strumento
che riesce ad amplificare le sensazioni e le emozioni provate dagli spettatori e dà uno
distinto senso alle scene delle pellicole. La medesima scena di un film cambia totalmente
significato in base alla colonna sonora con cui viene accompagnata, gli spettatori possono
prepararsi ad un lieto fine o ad una conclusione catastrofica, a seconda di quello che viene
suggerito loro dalla melodia che accompagna lo spezzone.
Un ulteriore “potere” che la musica gioca nei film è quello di modificare la
rappresentazione che si ha un di personaggio. Ad esempio, un personaggio all’apparenza
neutro può essere percepito in maniera positiva se si associa una colonna sonora adeguata.
Boltz e altri (2001) indagarono gli effetti della musica di sottofondo sul giudizio dei
personaggi delle pellicole cinematografiche, mostrando come una musica struggente,
presentata insieme ad una specifica scena di un film, delinei i personaggi come più
romantici o armoniosi. Se invece si presentava la stessa scena, ma con un sottofondo
musicale aggressivo e negativo, la rappresentazione del personaggio da parte dei soggetti
in esame era di una figura minacciosa, un possibile antagonista che avrebbe arrecato danni
agli altri.
La rappresentazione morale e inconsapevole di un personaggio o un’entità mediante
l’accompagnamento di una colonna sonora musicale è una tecnica molto usata nelle
pubblicità. Molti brand e marchi utilizzano questa tecnica per far colpo sull’ignaro
pubblico. Lo spettatore, grazie ad un ottimo jingle di accompagnamento, trae
un’impressione di “moralmente buono” in ciò che osserva, accrescendo la sua fiducia nel
marchio (Proverbio, 2019).
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La musica esercita dunque una grande influenza su di noi in modo del tutto inconsapevole.
Ci si può sì rendere conto che le colonne sonore di alcuni film presentano notevoli
analogie, soprattutto se si pensa ad un film dell’orrore: è ovvio che appena partono le note
di una canzone dai toni crescenti e irregolari, sta per accadere qualcosa di terribile al
personaggio in scena.
I produttori cinematografici giocano molto sulle nostre emozioni per poter creare la
perfetta combinazione tra scena e personaggio, in modo tale che il film rimanga impresso
nella nostra mente e spesso ci si ritrovi ad intonare quella specifica colonna sonora.
Spesso ci si ritrova a canticchiare anche qualche motivetto pubblicitario, proprio perché
le pubblicità cercano di catturare l’attenzione di possibili clienti influenzando il nostro
stato emotivo, ricercando le canzoni del momento o pezzi allegri, piuttosto che adattati
ad hoc per il prodotto.
La musica ha dunque una grande influenza su tutti noi.