La presentazione del sistema Universal Networking Language � stata resa possibile grazie al
supporto fornito dall�Istituto di Linguistica Computazionale del CNR di Pisa, presso il quale
ho avuto l�occasione di trascorrere un periodo di tempo prolungato.
Durante la mia permanenza ho potuto usufruire di tutti gli spazi dell�area, dei mezzi
informatici, della biblioteca e della completa disponibilit� dei ricercatori dell�Istituto.
Preziosissmo � stato il supporto datomi dalla Dott.ssa Irina Prodanof, responsabile dello
sviluppo del progetto UNL in Italia, che con competenza, pazienza e costanza mi ha seguito
in ogni fase della stesura di questa tesi, consigliandomi materiale bibliografico, tenendomi
sempre aggiornata sulle evoluzioni che interessavano il progetto, aiutandomi inoltre a
comprendere gli aspetti pi� tecnici che si accompagnano al trattamento del linguaggio
naturale.
1. LA TRADUZIONE
1.1 INTRODUZIONE
Quando si pensa alla traduzione, si ha l�immagine di un processo quasi meccanico per cui un
testo scritto in una determinata lingua viene trasformato in un testo equivalente, ma in una
lingua differente. Portare avanti una convinzione del genere � riduttivo ed estremamente
superficiale, sia per quanto riguarda la �filosofia� della traduzione, sia perch� i processi
concreti di traduzione si configurano come un elaborato insieme di conoscenze linguistiche
che devono essere apprese nella loro totalit� e combinate a seconda delle esigenze (mi
riferisco alla sintassi, semantica, morfologia e fonetica delle lingue del mondo).
Quando parlo di �filosofia della traduzione� mi riferisco a tutte quelle riflessioni di carattere
filologico-culturale necessarie per capire che cosa sia esattamente una traduzione, come si
inserisca in un contesto mondiale multilingue e in che modo si configuri come elemento di
trasmissione culturale.
La traduzione deve essere considerata come un mezzo privilegiato per venire in contatto con
culture diverse, che si manifestano attraverso sistemi linguistici differenti che sono
un�espressione della propria esperienza, una particolare visione del mondo.
Tale idea � stata proposta dal linguista tedesco Wilhelm von Humboldt che, nel suo trattato
del 1836 �La variabilità linguistica e lo sviluppo intellettuale�, presenta la prima
affermazione sistematica relativa alla lingua come visione del mondo:
�ogni lingua traccia intorno al popolo cui appartiene un cerchio da cui � possibile
uscire solo passando, nel medesimo istante, nel cerchio di un�altra lingua.
L�apprendimento di una lingua straniera dovrebbe essere pertanto l�acquisizione di
una nuova prospettiva nella visione del mondo fino allora vigente e lo � in effetti in
un certo grado, dato che ogni lingua contiene l�intera trama dei concetti e la
maniera di rappresentazione di una parte dell�umanit�. Solo perch� in una lingua
straniera si trasporta sempre, in misura maggiore o minore, la propria visione del
mondo, anzi la visione della propria lingua, si ha la sensazione di non aver
raggiunto un risultato pieno e assoluto�.
1
1
Citazione tratta da A. Duranti, Antropologia del linguaggio, Maltemi, Roma, 2000, pg. 65
La traduzione � una strategia comunicativa, che propone un�analisi intelligente di un testo
2
per portarlo in una nuova dimensione culturale senza la presunzione di sostituirsi ad esso.
Infatti, quando si parla di traduzione di un testo, non dobbiamo pensare ad una sola
traduzione, ma a pi� possibili traduzioni: un processo traduttivo non � solo linguistico, ma
anche mentale che aiuta al rinnovamento della lingua, che la fa evolvere.
Il fine ultimo che deve essere rintracciato nella riproduzione di un messaggio non � solo
quello di rispettare una certa correttezza dal punto di vista formale, ma anche saper trasporre
elementi culturali e pragmatici caratteristici della comunit� che parla una determinata lingua
e che trasmette attraverso il suo proprio sistema linguistico.
1.1.1 UNA BUONA TRADUZIONE
A questo punto � per� necessario chiedersi che cosa voglia dire tradurre e quali siano i
parametri che consentono di stabilire il grado di esattezza di una traduzione (quando cio� il
significato del testo nella lingua di partenza � uguale a quello della lingua di arrivo).
Per capire questo possiamo costruire una similitudine con il sistema fonologico, per cui si
dice che due foni sono equivalenti se hanno in comune gli stessi tratti minimi che li
costituiscono; allo stesso modo possiamo dire che due espressioni linguistiche � della stessa
lingua
3
o di lingue diverse � sono equivalenti se hanno lo stesso significato, quando � cio�
possibile ricondurle ad una stessa unit� di senso.
4
A questo proposito Saumjan
5
parla di lingua semantica o genotipica: � una lingua formata da
minime unit� di senso che compongono le strutture pi� complesse; in questo modo, se in una
lingua non esiste il corrispondente di un�espressione complessa, sar� comunque possibile
tradurla componendola in unit� semantiche pi� piccole.
2
U. Rapallo, La ricerca in linguistica, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1994, pg.221
3
cfr, il pensiero di Jakobson p. 7
4
Ibid.
5
Cfr. E. Rigotti, La traduzione nelle teorie linguistiche contemporanee, in �Processo traduttivi: teorie ed
applicazioni�, Atti del seminario su �La traduzione�, Brescia, 19/20 novembre 1981, Editrice La Scuola,
Brescia, 1982, p. 93
Inoltre lo stesso Saumjan cerca di delineare una correlazione esistente tra lingua e cultura per
cui il sistema semantico di una determinata lingua, nel momento in cui si trova a contatto
con altri sistemi, assume il ruolo di identificare il legame che esiste tra il parlante e la sua
cultura.
Figura 1: Schematizzazione del processo traduttivo.
6
Concretamente, quando un parlante utilizza la propria lingua, fa un�operazione di scelta
all�interno delle numerose possibilit� di materiali espressivi che ha a disposizione e questi
differiscono per la funzione che andranno a ricoprire all�interno del testo; queste scelte
vengono effettuate in base al patrimonio culturale del parlante. Risulta chiaro quindi come al
momento della traduzione, nonostante possano essere state utilizzate meticolose perifrasi, il
testo della lingua di arrivo (L2) non possa ritenersi esattamente equivalente a quello di
partenza (L1) in quanto esisteranno diverse funzioni testuali (cio� il rapporto che si crea tra il
significato di ci� che il parlante vuole comunicare e il significato stesso del linguaggio).
Rappresentazione
intensionale ed estensionale
Proiezione
dell�autore
Proiezione
del traduttore
Testo in L1
Decodificazione
del traduttore
Testo in L2
Decodificazione
del nuovo destinatario
6
E. Rigotti, op.cit, pg. 95
Inoltre, risulta importante anche l�apporto del traduttore e del nuovo destinatario del
messaggio (testo) in quanto a loro volta interpreteranno il testo secondo un diverso
patrimonio culturale. Il nodo cruciale resta la base di conoscenza condivisa: l�emittente pu�
dare per scontato che il ricevente possa facilmente ricostruire le parti non esplicite
dell�enunciato.
In questo senso possiamo dire la traduzione si identifica come un vero e proprio atto
linguistico, nel senso che ogni testo va a modificare in qualche modo il sistema linguistico
introducendo innovazioni all�interno del sistema stesso, come dimostrano i fenomeni del
prestito e del calco.
7
L�estensione di una parola indica l�insieme degli oggetti ai quali si pu� riferire una
determinata parola; ad esempio gli oggetti che hanno una copertina e hanno pagine scritte,
saranno l�estensione della parola � libro � (potrebbero infatti essere cataloghi o brochure
informative).
L�intensione di una parola � l�insieme delle propriet� che definiscono un oggetto in modo da
categorizzarli in una specifica estensione; ed esempio il fatto di essere femmina e essere
genitore di un essere animato, � l�intensione della parola � madre �.
Vedremo poi che l�estensione e l�intensione della parola saranno concetti ripresi ed adattati
alle esigenze della traduzione automatica, in modo particolare per quanto riguarda la
costruzione dell�ontologia.
8
Una buona traduzione deve essere in grado di rispettare determinati criteri, quali la
corrispondenza, la stabilit�, l�equivalenza e la fedelt�.
9
• Corrispondenza di elementi che si trovano nell�uno e nell�altro sistema, creare cio� una
corrispondenza di strutture;
7
Con prestito si intende il fenomeno per cui una lingua trae da un�altra un elemento linguistico, generalmente
lessicale, assumendolo nella sua forma originaria (es. bar, film, club, etc.) o adattandolo al proprio sistema
fonomorfologico (es. �bistecca� dall�inglese �beafsteak�; il calco � invece quel fenomeno per cui un vocabolo,
una locuzione o un costrutto di una lingua, vengono riprodotti nei loro elementi costitutivi con le corrispondenti
forme in un�altra lingua (es. order of the day = ordine del giorno).
8
Cfr. p. 50
9
R. Titone, Problemi psicologici e psicolinguistici del traduzttore, in �Processi traduttivi: teorie ed
applicazioni�, Atti del seminario su �La traduzione�, Brescia, 19/20 novembre 1981, Editrice La Scuola,
Brecia, 1982
• Stabilità : seguire cio� lo stesso metodo traduttivo quando si devono trasformare le stesse
strutture:
• Fedeltà : rappresenta la validit� dell�equazione che il traduttore stabilisce tra L1 e L2 (�
qui implicito il rapporto significato / significante per cui cambiando i significanti si
mantiene il significato). E� comunque da rilevare come non esista una equivalenza
perfetta tra due sistemi linguistici diversi � si veda ad esempio il caso in cui � necessario
ricorrere a perifrasi per tradurre parole lessicalizzate (es. francese haranguier, che
corrisponde all�italiano � barca per la pesca delle aringhe);
• Equivalenza : per stabilire quanto una traduzione sia fedele si pu� utilizzare il metodo
della retroversione; in questo modo vengono ripercorse le tappe del processo traduttivo
cambiando per� le procedure; nei due processi, quindi, non sar� possibile ottenere delle
perfette equivalenze, quanto meno dal punto di vista lessicale, soprattutto a causa della
frequenza d�uso di termini parzialmente equivalenti (es. italiano scatola = inglese box,
case, tin…).
1.2 ALCUNI PRESUPPOSTI LINGUISTICI PER LA TRADUZIONE
La ricerca linguistica ha trascurato di considerare la traduzione come oggetto di studio per
quasi tutto il secolo passato; la ragione di questo atteggiamento � da rintracciare nella
difficolt�, dal punto di vista teoretico, di inquadrare debitamente il processo traduttivo
all�interno delle concezioni dello strutturalismo classico.
Uno dei concetti fondanti dello strutturalismo, � quello di “ langue “, proposto da Ferdinand
de Saussure secondo cui la langue � la parte sociale che esiste nel linguaggio, cio� un codice,
un insieme di convenzioni essenziali che permettono ad una determinata comunit�
linguistica di avere un�efficiente comunicazione.
In quest�ottica la lingua viene rappresentata come un sistema linguistico chiuso e strutturato
in se stesso.
10
10
M. Negri (a cura di), Navadhyayi, Ed. Il Calamo, Roma, 1999, pp. 3-4.
Sense 2
Partendo da questo presupposto, la traduzione si configura come un procedimento illecito in
quanto, volendo utilizzare una similitudine con il linguaggio matematico, tenta di stabilire
un�equivalenza tra grandezze appartenenti a due sistemi linguistici diversi.
11
La posizione di Saussure sembra essere troppo radicale per non sollevare alcune perplessit�
di carattere filologico (ad esempio sarebbe impossibile spiegare il fenomeno dei prestiti
linguistici per cui oggi la parola inglese �computer� � entrata a far parte a pieno titolo nei
lemmi dei dizionari di italiano), ma offre comunque, a mio avviso, un ottimo spunto di
riflessione: possiamo immaginare una lingua come la rappresentazione del mondo fatta dai
parlanti di quella determinata lingua, come un sistema complesso di articolare l�esperienza;
in questo senso quindi non si pu� pensare di trasferire intatto il significato da una lingua ad
un�altra. Si pu� semmai parlare di traduzione come il procedimento che trasferisce ci� che �
significativo in una lingua in quello che di significativo esiste nella lingua di arrivo.
Tentativi di ovviare a questa visione limitata di sistema linguistico, ma soprattutto limitativa
se pensiamo ai processi di traduzione, sono stati condotti dagli studi linguistici di Roman
Jakobson, Noam Chomsky, cos� come dalle proposte della semantica generativa.
Roman Jakobson viene ricordato soprattutto per la sua teoria universalista di descrizione
fonologica attraverso dodici opposizioni binarie (compatto~diffuso; sonoro~non sonoro�)
Tale universalismo � rintracciabile anche nella sua analisi del processo di traduzione: la
traduzione non solo viene riconosciuta e giustificata a livello teorico, ma diventa un
momento estremamente significativo del processo semiotico.
Riprendendo i postulati saussuriani dei due assi associativi della similarit� e della contiguit�,
in una lingua Roman Jakobson distingueva un asse della selezione, o paradigma, da un asse
della combinazione, o sintagma. Il primo, verticale, permette di selezionare fra le indefinite
possibilit� di scelta di un oggetto linguistico, il secondo consente di scegliere la sequenza o
sintassi di combinazione degli elementi. Quando si articola o si scrive la frase: �Il cavallo
corre sul prato� attuo le due possibilit�: combino sintatticamente gli elementi che fanno parte
del mio bagaglio linguistico e li metto in un preciso rapporto fra loro in base al loro ordine
reciproco. Sono libero sul piano sintagmatico e paradigmatico: potrei infatti dire ugualmente
�il cane corre sul prato�, ma anche �il personal computer corre sul prato�, �il cavallo
formatta sul floppy�, o persino �sul il cavallo prato corre�. In entrambi i casi, sia che mi
11
E. Rigotti, op.cit.
muova verticalmente, sia che mi muova orizzontalmente cambier� radicalmente il senso del
mio enunciato fino a raggiungere risultati imprevedibili, il cui contenuto di informazione
varier� da zero a infinito (valori semiologicamente omologhi).
12
In questa prospettiva � importante chiarire cosa il linguista intendesse per interpretazione
dell�enunciato, dato che � come abbiamo visto � � possibile costruire frasi
grammaticalmente corrette, ma comunque incomprensibili; per Jakobson interpretare è
tradurre : dare il significato ad un�espressione vuol dire trasportarlo in un altro segno
sostituibile a quell�espressione.
13
Per quanto riguarda Noam Chomsky, � difficile proporre una definizione precisa del suo
lavoro in quanto si interess� di problemi di diversa natura, non sempre seguendo un
percorso lineare; certo � che l�avvento della grammatica generativa, con la pubblicazione di
Syntactic Structure nel 1957, fu una vera rivoluzione scientifica; Chomsky infatti propose di
considerare la lingua dall�interno, come fa la psicologia cognitiva. Lo scopo del linguista
americano era quello di individuare gli elementi che concorrono alla conoscenza del
linguaggio e come tale conoscenza viene appresa.
Uno dei temi centrali della teoria chomskiana � l�ipotesi dell�innatismo sull�origine e il
funzionamento del linguaggio.
Con questa teoria, Chomsky cerca di spiegare il fenomeno per cui il parlante di una qualsiasi
lingua riesce a comprendere e a produrre un numero illimitato di enunciati usando un
numero limitato di regole grammaticali che permettono di formulare gli enunciati stessi: in
ogni persona esisterebbe un meccanismo innato di acquisizione del linguaggio, chiamato
LAD (dall�inglese Language Acquisition Device); questo stesso meccanismo si adatterebbe
poi con il tempo alla lingua parlata nell�ambiente in cui il soggetto si trova a vivere.
La formula che combina innatismo e adattamento, sottintende processi universali che si
attivano nel momento in cui si viene a contatto con una lingua specifica. Tali meccanismi
universali sono rintracciabili riducendo le varie strutture profonde (cio� le regole, le
categorie e le funzioni universali necessarie per l�interpretazione semantica) in strutture
superficiali(cio� le specifiche realizzazioni nelle diverse lingue)
12
tratto dal sito http://www.brocku.ca/commstudies/courses/2F50/jackobson
13
R. Jackobson, Aspetti linguistici della traduzione, in L. Heilman (a cura di), �Saggi di linguistica generale�,
Feltrinelli, Milano, 1966, p. 57
In altre parole, ogni parlante ha una naturale conoscenza della lingua � tratto che Chomsky
definisce come competenza � che si manifesta in modi diversi (l�esecuzione) .
Il problema di fondo che si manifesta a questo punto, � quello di stabilire come riconoscere
frasi corrette e non all�interno di una determinata lingua. Chomsky cerca di dare una
dimostrazione pratica presentando un modello per la struttura dell�enunciato; opera una
distinzione tra frasi nucleari e frasi non nucleari, intendendo con le prime frasi semplici,
assertive e attive; le non nucleari sono le frasi pi� complesse (negative, passive,
interrogative) derivanti dalla trasformazione delle frasi nucleari.
14
Per l�argomento che qui stiamo trattando, dobbiamo rilevare che Chomsky non parla mai
esplicitamente di traduzione, ma alcuni punti della sua teoria possono esser utili per una
riflessione sui processi che creano la traduzione.
In modo particolare, voglio prendere in esame due aspetti : da un lato l�idea dell�esistenza di
strutture superficiali e profonde e, dall�altro, l�analisi della struttura interna dell�enunciato.
Per quanto riguarda la distinzione superficiale, bisogna rilevare come in quest�ottica la
traduzione si verrebbe a configurare come un semplice strumento meccanico di passaggio fra
le due strutture; si svilirebbe insomma uno degli scopi principali della traduzione, cio�
quello di essere una nuova strategia comunicativa in grado di inserirsi in un altro contesto
culturale (si pensi soprattutto all�immagine di lingua come visione del mondo, come
rappresentazione di esperienza).
Decisamente pi� significativa � la costruzione del modello di analisi interna dell�enunciato :
in questo modo il traduttore � in grado di ricostruire la struttura della frase tradotta
verificandone l�esattezza, almeno dal punto di vista sintattico, confrontandola con le regole
grammaticali e le relative combinazioni della lingua nella quale si sta traducendo.
15
Diamo qui di seguito un esempio dello schema chomskiano di rappresentazione interna
dell�enunciato : �la bambina mangia la mela che ha comprato�:
14
F. Antinucci nella traduzione a Noam Chomsky, Syntactic Structure, Editori Laterza, Bari, 1970, p. xxiii.
15
Cfr. Noam Chomsky, Le strutture della sintassi, Editori Laterza, Bari, 1970, p.74
16
16
S = frase; SV = sintagma verbale; SN = sintagma nominale; SP = sintagma preposizionale; V = verbo
S
SN
SV
La bambina
V
SN
SP
che
mangia
la mela
S
SN
La bambina
Partendo dalle osservazioni di Chomsky in merito alla sintassi, sul finire degli anni �60 si
svilupp� la teoria linguistica della �semantica generativa�; lo stesso linguista americano in
Syntactic Structure sostiene che uno dei risultati dello studio formale della grammatica, sia
quello di evidenziare uno schema che sostenga l�analisi semantica.
17
Il problema di fondo � quello di spiegare come vengano comprese le frasi nucleari,
considerate come � elementi di contenuto� fondamentali.
18
Il legame tra sintassi e semantica viene rintracciato nell�analisi dell�enunciato per cui la
prima ne studia la struttura interna e l�altra ne d� un�interpretazione.
In particolare due aspetti possono considerarsi lontani dai procedimenti traduttivi :
innanzitutto il fatto di limitarsi ad analizzare strutture enunciative, senza prendere in esame
l�intera struttura testuale ; in secondo luogo, manca la contestualizzazione � uno dei punti
cardine della traduzione.
Pensiamo infatti alle primissime fasi del processo traduttivo: due regole universalmente
riconosciute sono quella di compiere inizialmente una lettura generale del testo per avere
un�idea del contenuto complessivo, dell�argomento; quindi cercare di evitare la cosiddetta
traduzione parola per parola per cui si avrebbe una mera trascrizione lessicale senza
precisazioni o trasformazioni di carattere grammaticale o sintattico.
Sempre per quanto riguarda la contestualizzazione, dobbiamo ricordare che, in fase di
traduzione, per poter assegnare un certo significato ad una parola si devono rispettare
determinate regole che agiscono a tutti i livelli linguistici, vengono cio� analizzate tutte le
possibili alternative restringendo via via il campo.
Prendiamo come esempio l�ausiliare inglese “ will” che, all�interno di una frase, pu�
assumere diverse valenze :
1. corrisponde all�italiano futuro semplice :
• � Tomorrow she will be in Rome� = � domani sar� a Roma�
2. si usa quando si vuole esprimere una decisione presa nell�immediatezza del momento,
per esprimere offerte, richieste, minacce e promesse:
• I know what I�ll do: I�ll write her a letter = so cosa fare: le scriver� una lettera
17
Ibid. p. 159
18
Ibid. p. 138
• Will you turn on the light, please? = puoi accendere la luce per favore?
• I�ll break every bone of your body if you don�t shut up! = ti rompo tutte le ossa se
non stai zitto!
• I�ll give it back to you, I promise = prometto di restituirtelo
3. si usa per indicare un comportamento abituale; in questo caso pu� essere utilizzato anche
il presente semplice, ma �will� vuole porre pi� enfasi alla frase:
• Every time we go there she�ll offer us coffee though she knows we don�t like it =
tutte le volte che andiamo da lei ci offre del caff� anche se sa che non ci piace.
4. Se l�enfasi viene posta sull�ausiliare sta ad indicare una forte determinazione :
• If you will sit in a draught, you�re bound to catch a cold = se insisti a stare seduto in
mezzo alla corrente, sei sicuro di prenderti un raffreddore.
19
Esistono principalmente due modalit� di contestualizzazione :
1. esiste ambiguit� a livello semantico e quindi la contestualizzazione serve per rendere
univoco il rapporto tra lessema e significato;
2. l�unit� linguistica � generica e la contestualizzazione serve per la una specificazione
o determinazione del contenuto.
Questi due processi sono ben distinti dal punto di vista semantico in quanto dal rapporto
univoco � possibile passare alla specificazione mentre non � possibile il contrario; quindi,
per esempio, se dico di avere una casa grande ed una piccola posso dire di avere due case, se
dico di avere incontrato un pastore sardo, un pastore protestante ed un pastore bergamasco,
non posso dire di avere incontrato tre pastori.
20
19
Esempi tratti da G. Dowling, A study of the English Verb for Italians, Supernova, Venezia, 1993, pp. 22-28
20
Esempi tratti da E. Rigotti, op. cit., p. 88
Segno nella lingua Segno nel testo
................. a
����. b
����. i
����. n
A
Figura 2: schematizzazione di processi di disambiguazione e specificazione
21
Le lettere maiuscole rappresentano i significanti (aspetto fonico del segno linguistico),
mentre le minuscole i significati (contenuto semantico del segno linguistico); all�interno
della classe dei significati, l�uguaglianza di lettera vuole indicare l�appartenenza ad uno
stesso genere. Con il processo di disambiguazione si vuole indicare l�esatto significato da
attribuire ad un determinato significante; la specificazione permette invece di ridurre
l�estensione del significante.
In questa breve panoramica ho cercato di mettere in evidenza come l�analisi delle dinamiche
del linguaggio, le problematiche legate alla sua interpretazione e riflessioni legate ai processi
di traduzione siano da molti decenni oggetti di studio della linguistica.
Nei prossimi capitoli vedremo come tutti questi temi siano stati affrontati con l�ausilio dei
calcolatori e quali siano stati i passaggi che hanno portato a pensare alla traduzione
automatica come possibile strumento ideale di comunicazione in un contesto sempre pi�
multilingue.
21
Tratto da E. Rigotti, op. cit., p.87
A
∫
Processo di
disambiguazione
A i
a1
a2
a3
a4
Processo di
specificazione
A a3