II
Si è giunti così alla realizzazione di DC brushless e AC brushless.
I primi conservano i pregi dei motori a corrente continua ma
sostituiscono il collettore elettromeccanico con un collettore elettronico che
consente, durante la commutazione, l’assenza di archi, di surriscaldamenti
localizzati, usura delle spazzole, radiodisturbi difficilmente riducibili ecc.
Gli AC brushless hanno una struttura elettromeccanica di un motore
sincrono mentre il comportamento d’insieme e le caratteristiche esterne
risultano molto simili a quelle del motore a corrente continua.
Grazie allo sviluppo dei sensori di posizione è possibile avere a
disposizione, per comandare le sequenze di commutazione tra le fasi, un
segnale di posizione molto preciso che segue la posizione del rotore e
quindi dell’asse del campo magnetico di eccitazione del motore brushless,
si può perciò pensare di realizzare un motore brushless, con fem indotte
sinusoidali, imponendo correnti sinusoidali nelle tre fasi, tali da formare
una terna simmetrica e dare luogo ad un campo rotante fondamentale al
traferro sempre sincrono con il rotore ed in quadratura con l’asse
dell’eccitazione.Il funzionamento di tali macchine si allontana quindi da
quello di una macchina a corrente continua e si avvicina a quello di un
sincrono.
I recenti risultati delle attività di ricerca e sviluppo nell’elettronica di
potenza, hanno consentito la disponibilità sul mercato a costi contenuti di
III
microprocessori e di componenti elettronici (IGBT, MOSFET, BJT, SIT,
SMI, MCT) utilizzati nei convertitori di potenza, ciò ha favorito la
diffusione di azionamenti con motore a corrente alternata ed un
miglioramento delle loro prestazioni.
Forte impulso nell’evoluzione degli AC brushless è stato dato anche
dalla commercializzazione, a prezzi contenuti, di magneti permanenti
(PM), a terre rare, capaci di fornire elevata densità di energia magnetica
(anche decine volte superiore rispetto a quella ottenibile dai PM a base di
ferriti).
I PM costituiscono infatti l’eccitazione di questi motori sincroni, e
possono ritenersi elementi che non introducono perdite nella conversione
elettromeccanica.
Proprio i passi avanti in questi due campi (elettronica di segnale e di
potenza, e dei magneti), hanno sviluppato la ricerca anche verso nuove
tipologie di motori sincroni brushless, che si allontanano da quelle
convenzionali cui si è accennato.
Il motore brushless a magneti permanenti a flusso trasverso (TFM-
PM) rientra nella classe di queste nuove tipologie.
Il principio del flusso trasverso (transversal flux principle) non è
una scoperta recente ma era già noto da ben 100 anni[20], il suo utilizzo
pratico fu però inibito dai limiti dell’elettronica conosciuta allora.
IV
A partire dal 1986, grazie al Prof.Ing. Herbert Weh, tale principio è
stato ripreso ed è stato applicato a ralizzazioni di macchine che sono poi
state dallo stesso H.Weh brevettate[5]. Attualmente il TFM-PM è oggetto
di studio e di realizzazioni prototipiche da parte di molte università in
Germania ed in Inghilterra.
Il principio del flusso traverso consiste nel guidare il flusso
magnetico in piani che sono ortogonali rispetto alla direzione del moto.
Questa disposizione ha il pregio, che verrà meglio spegato nel seguito, di
consentire la riduzione del passo polare senza per questo dover limitare lo
spazio in cui è allocato l’avvolgimento.
Poiché la densità di forza è inversamente proporzionale al passo
polare, è consentito, a parità di densità di corrente, aumentare le coppie
polari ottenendo coppie specifiche maggiori (cfr. “Principio di
funzionamento”)
[2][8]Densità di coppia pari a 3-5 volte quelle delle macchine
tradizionali a flusso radiale, schiudono nuovi orizzonti nel campo degli
azionamenti elettrici dove ridotto ingombro, assenza di organi di
trasmissione, dinamica ed affidabilità sono requisiti fondamentali.
Il presente lavoro, che si occupa dei TFM (transverse flux motor), si
sviluppa in quattro capitoli.
Il primo opera una classificazione dei motori elettrici conosciuti.
V
Il secondo esamina diversi aspetti del TFM:
In primis il funzionamento, spiegando l’evoluzione dal motore
sincorno PM classico a flusso longitudinale al motore sincrono PM flusso
trasversale.
Poi, viene fatta una classificazione delle diverse tipologie che la
letteratura inerente il TFM offre. Ne vengono sottolineati gli svantaggi e se
ne determinano le aree di applicazione.
Il capitolo terzo si occupa di sottolineare le difficoltà inerenti la
formulazione di un modello matematico per tali motori in cui il flusso ha
un andamento fortemente tridimensionale. Viene comunque proposto un
modello matematico che riesce a garantire risultati che possiedono un buon
grado di approssimazione con le misure sperimentali.
Sulla base di tale modello si opera, nel quarto capitolo, la
progettazione di TFM-PM per la “motoruota” di un filobus.
Capitolo I
1
CAPITOLO I
Classificazione dei motori elettrici
[21][23]Attualmente il mercato offre molti tipi di motori, ognuno
dei quali è in grado di far fronte alle diverse esigenze industriali e
domestiche.
Tutte queste macchine, pur derivando direttamente da una delle tre
classi principali (sincrona, asincrona, corrente continua), hanno subito delle
modifiche sostanziali soprattutto grazie ad un impiego massiccio
dell'elettronica di potenza che con opportuni algoritmi di alimentazione può
aggiustarne le caratteristiche di coppia, le velocità di regime, il rendimento,
la densità di potenza e così via. Il collettore meccanico della macchina a
corrente continua è oggi sempre più spesso sostituito da un collettore
elettronico che aumenta l'affidabilità e la durata media del motore. Il
miglioramento, inoltre, delle prestazioni dei magneti permanenti e la loro
disponibilità a costi accessibili ha consentito di sviluppare tutta una serie di
macchine brushless capaci di soddisfare esigenze di alta dinamica, di
Capitolo I
2
elevata precisione a regime e di elevata velocità.
Da quanto appena esposto segue che può risultare utile disporre di
una classificazione dei motori secondo diversi criteri distintivi, alla quale si
può far riferimento nella scelta di un motore elettrico come elemento
strutturale di un azionamento destinato a prefissate applicazioni.
Nei paragrafi che seguono, se ne riportano alcune in funzione dei
parametri più significativi.
1.1 Classificazíone in funzione del tipo di alimentazione
In figura 1.1 è riportata una possibile classificazione dei motori
elettrici distinguendo tra alimentazione sinusoidale diretta e con
commutazione della corrente.
Questi ultimi sono stati ulteriormente distinti in motori elettrici, che
nel loro funzionamento sono interessati da una commutazione elettronica
della corrente di alimentazione, e motori a collettore che, per loro
costituzione, sono interessati da una commutazione meccanica.
Capitolo I
3
A
COMMUTAZIONE
MECCANICA
ELETTRONICA
CORRENTE
CONTINUA
PRINCIPIO
DI
FUNZIONAMENTO
TIPO DI
STRUTTURA
ASINCRONO
SINCRONO
MOTORI
ELETTRICI
SINUSOIDALE
MODALITA'
DI
ALIMENTAZIONE
CORRENTE
SINUSOIDALE
IBRIDO
ROTORE A
MAGNETI
PERMANENTI
RILUTTANZA
VARIABILE
A
RILUTTANZA
ECC. CON
MAGNETI
PERMANENTI
ECCITAZIONE
CORR. CONT.
ADDENSAMENTO
DI CORRENTE
ROTORE A
GABBIA
ROTORE
AVVOLTO
Fig. 1.1: Classificazione dei motori elettrici in funzione del tipo di alimentazione.
1.2 Classificazione dei motori elettrici in funzione del tipo di moto
Capitolo I
4
MOTORI
ELETTRICI
ROTATORIO
LINEARE
PLANARE
SFERICO
TUBOLARE
PIANA
DISCOID.
CILINDRICA
TIPO DI
MOTO
TIPO DI
STRUTTURA
Fig. 1.2: Classificazione dei motori elettrici in funzione del tipo di moto.
In fig.1.2 la suddivisione è effettuata a partire dal tipo di moto
sviluppato e trasmesso al carico meccanico. Si possono individuare quattro
differenti tipi di moto:
- rotatorio, a sua volta distinto in cilindrico e discoidale.
- lineare, ulteriormente diviso in piano e tubolare quest’ultimo
derivato dai motori lineari con un solo lato attivo ruotandone
lo statore intorno all'asse longitudinale.
- planare
- sferico.
Capitolo I
5
1.3 Classificazione in funzione della modalità di moto
In figura 1.3 è riportata la classificazione dei motori elettrici in
funzione delle modalità del moto distinguendo in: moto nullo, continuo,
incrementale ed alternato. Nella prima rientrano quei motori elettrici
capaci di tenere posizionato il carico esercitando da fermo un'azione di
presa; essi sono comunemente definiti motori di coppia. Nella seconda
modalità si è distinto tra motori a velocità costante (motori sincroni
tradizionali e motori sincroni a commutazione elettronica) e a velocità
variabile con il carico (motori asincroni, a corrente continua). Alla terza
appartengono tutti i motori caratterizzati da movimenti non continui ma che
si ripetono con fissata frequenza dipendente dalle loro modalità costruttive
(anisotropia o presenza di magneti permanenti) e di alimentazione; questi
sono comunemente definiti motori a passo. Nella quarta infine rientrano
quei motori capaci di invertire il verso di marcia in senso alternato.
Capitolo I
6
MOTORI
ELETTRICI
MOTO
NULLO
A VELOCITA'
VARIABILE
A VELOCITA'
COSTANTE
MODALITA'
DI MOTO
MOTO
CONTINUO
MOTO
INCREMENTALE
MOTO
ALTERNATO
Fig 1.3: Classificazione dei motori elettrici in funzione della modalità di moto.
1.4 Classificazione dei motori elettrici in funzione dell'andamento delle
linee di campo.
È possibile classificare i motori elettrici anche in funzione della
correlazione esistente tra le superfici di giacitura delle linee di forza del
campo magnetico e la direzione del moto.
Capitolo I
7
MOTORI
ELETTRICI
A FLUSSO
LONGITUDINALE
A FLUSSO
TRSVERSO
A FLUSSO
ASSIALE
Fig 1.4: Classificazione dei motori elettrici in funzione dell’andamento delle linee di campo
A tal proposito, in figura 1.4 è riportata una distinzione in motori a
flusso longitudinale, motori a flusso trasverso e motori a flusso assiale.
Nella prima tipologia ricadono quei motori che sono caratterizzati da linee
di forza del campo magnetico che si sviluppano su piani contenenti la
direzione del moto e pertanto sono stati definiti a flusso longitudinale. Alla
seconda famiglia appartengono tutti i motori che presentano linee di forza
giacenti su superfici piane o quasi piane ortogonali alla direzione del moto.
Pertanto nei motori rotanti i piani in questione sono quelli che contengono
Capitolo I
8
l'asse di rotazione mentre nei motori lineari sono piani ortogonali alla
direzione del moto. Nella terza famiglia ricadono quei motori (motori a
disco) in cui le linee di forza del campo magnetico attraversano il traferro
in senso assiale. In particolare il traferro è delimitato da piani paralleli tra
loro ed ortogonali all'asse di rotazione.
1.5 Classificazione dei motori elettrici in funzione della variabilità con
cui si presenta la polarità del campo magnetico
I motori possono distinguersi anche con riferimento alla polarità
con cui, in un fissato istante, si presenta il campo magnetico al traferro ad
un osservatore che si sposta nel traferro lungo lo sviluppo del moto (fig.
1.5). Si possono distinguere motori omopolari ed eteropolari
rispettivamente, come quelli per i quali spostandosi lungo la coordinata del
moto (arco di circonferenza nel motori rotanti e direzione del moto nel
motori lineari) l'osservatore incontra sempre poli omonimi oppure poli
eteronomi alternati.
Capitolo I
9
MOTORI
ELETTRICI
ETEROPOLARE
OMOPOLARE
Fig. 1.5: Classificazione dei motori elettrici in funzione della variabilità della polarità del
campo magnetico
1.6 Classficazione in funzione dell'andamento nel tempo del campo
magnetico
Infine, in fig.1.6 è riportata una possibile classificazione dei motori elettrici
in funzione dell’andamento nel tempo del campo magnetico. Quest’ultimo
può essere costante oppure variabile con legge assegnata (modulato
Capitolo I
10
sinusoidale e intermittente).
MOTORI
ELETTRICI
VARIABILE
COSTANTE
SINUSOIDALE
INTERMITTENTE
MODULATO
fig: 1.6: Classificazione in funzione dell’andamento temporale del campo magnetico.