1 INTRODUZIONE
La Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una malattia dell’apparato
respiratorio caratterizzata da un’ostruzione irreversibile delle vie aeree, di entità
variabile, a seconda della gravità. La malattia è solitamente progressiva ed è
associata a uno stato di infiammazione cronica delle vie aeree la cui conseguenza a
lungo termine è un vero e proprio rimodellamento dei bronchi, che provoca una
riduzione consistente della capacità respiratoria.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la BPCO è la quarta causa di
morte al mondo. Attualmente, i dati relativi all’Italia, si basano sulle Schede di
Dimissione Ospedaliera (SDO) e fra i disturbi dell’apparato respiratorio, la BPCO è
la patologia che presenta sia il maggior numero di casi, sia il maggior numero di
giornate di degenza. Studi sempre più recenti hanno dato la dimostrazione che,
l’esigenza di prevenire le acuzie respiratorie e l’importanza di ridurre le spese
relative alla gestione delle riacutizzazioni e quindi alle ospedalizzazioni sempre più
lunghe, sono i concetti fondamentali su cui elaborare nuove metodiche di assistenza
tecnologicamente più avanzate, che possano dare risultati positivi in termini di
miglioramento degli outcome clinici e, al contempo, di spesa sanitaria.
Come tutti sappiamo, l’esplosione informatica applicata nell’industria conduce a
una automatizzazione crescente delle operazioni, e in termini di comunicazione c’è
stata un evoluzione massimale al fine di trasmettere informazioni sempre più
importanti, attraverso processori e reti internet, interconnessi tra loro e sempre più
elaborati.
Quindi i numerosi medici di medicina generale e pneumologi, in Europa e nel
mondo, hanno rivolto un’ attenzione particolare a questa patologia pensando di poter
combinare la cronicità della stessa con la tecnologia.
Prima di far fronte a questo problema di assistenza dei malati di BPCO, questi
ultimi venivano seguiti in visita di controllo ambulatoriale nei casi di peggioramento
e trattati, nei casi più gravi, con l’ospedalizzazione. Questo tipo di gestione ha
5
permesso di mettere in evidenza la difficoltà delle aziende ospedaliere di sostenere la
spesa per la gestione e le cure a lungo termine di questi pazienti, oltrepassando quelli
che sono i limiti temporali e quindi anche economici definiti dal D.R.G.
È proprio in quest’ottica che si rende necessaria la ricerca di strategie alternative
che possano fare fronte sia alle esigenze di salute degli assistiti, che a quelle
organizzative ed economiche delle Aziende Ospedaliere.
Nello specifico, in questo lavoro, si è preso in considerazione e sperimentato un
sistema di monitoraggio a distanza, che ha permesso di supervisionare anche a
domicilio le caratteristiche multiparametriche dei pazienti studiati.
L’obiettivo principale di questo lavoro è stato quello di evidenziare il grado di
soddisfazione del paziente affetto da broncopneumopatia cronica ostruttiva,
attraverso un progetto denominato “SWEET-AGE 1”.
Il progetto SWEET-AGE 1, nasce come studio dedicato a questa tipologia di
pazienti per i quali si sperimenta un sistema di monitoraggio domiciliare
multiparametrico, al fine di valutare e riconoscere precocemente una eventuale
riacutizzazione della malattia.
L’operatività di questo progetto si è posta subito nella sfera applicativa del Piano
Sanitario Nazionale futuro che, tra le grandi sfide assistenziali mondiali, prevede il
contenimento dei problemi di assistenza socio-sanitaria connessi ai numerosi ricoveri
e ai costi eccessivi che questa patologia trascina con sé, ed ha infine come obiettivo
primario, la gestione delle riacutizzazioni di tale patologia che, se mal gestita, può
comportare l’alterazione del fisiologico funzionamento del sistema cardiovascolare,
nonché numerose altre comorbidità.
6
CAPITOLO I
LA BPCO
1 DEFINIZIONE, EPIDEMIOLOGIA E FISIOPATOLOGIA
DELLA BPCO
La Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una patologia prevenibile,
trattabile, caratterizzata da un’ostruzione al flusso aereo non completamente
reversibile. (1)
La limitazione di flusso è progressiva e si accompagna ad una abnorme risposta
infiammatoria da parte dei polmoni all’esposizione a particelle nocive o gas, in
particolare causata dal fumo di sigaretta. (2)
La BPCO, sebbene colpisca primariamente i polmoni, produce importanti
conseguenze sistemiche.
Insorge tipicamente nella IV-V decade di vita con un picco di prevalenza nella VI
decade. Come la maggior parte delle patologie croniche, diventa sintomatica per lo
più in età geriatrica.
La BPCO rappresenta una delle patologie più diffuse nel mondo ed è la quarta
causa di morte negli Stati Uniti (dopo cardiopatie, neoplasie e malattie
cerebrovascolari). (3)
7
Nel 1990, tra le malattie più frequenti, la BPCO era al dodicesimo posto; nel 2020
sarà al terzo posto. (4) (Figura A).
Figura A. Variazione della percentuale di mortalità aggiustata per l’età negli Stati
Uniti d’America
La BPCO, come altre condizioni morbose ad eziologia multifattoriale, deriva
dall’interazione tra fattori di rischio endogeni (razza, sesso, deficit di alfa-1-
antitripsina, basso peso alla nascita, atopia [alti livelli di IgE], iper-reattività
bronchiale) ed esogeni (il più importante dei quali costituito dall’esposizione al fumo
di sigaretta) che, singolarmente o in sinergia, determinano il grado di suscettibilità
del soggetto allo sviluppo della malattia. (5,6)
8
0
0.5
1.5
1
2
2.5
3
1965-1998 1965-1998 1965-1998 1965-1998 1965-1998
-59% -64% -35% +163% -7%
Coronaropati
e
Infarto
Altre
Malattie
CV
BPCO
Tutte le
altre cause
Nella Tabella A sono elencati i principali fattori esogeni ed endogeni responsabili
della patogenesi della BPCO.
Tabella A
FATTORI ENDOGENI FATTORI ESOGENI
Razza Fumo di tabacco
Sesso Esposizione lavorativa
Anamnesi familiare positiva per BPCO Inquinamento outdoor
Predisposizione genetica Inquinamento indoor
Deficit di alfa-1-antitripsina Esposizione a fumo di tabacco
ambientale (ETS)
Basso peso alla nascita Basso livello di stato socio-economico
Malattie respiratorie durante l’infanzia Abuso di alcool
Atopia (elevati livelli di IgE) Dieta povera di frutta
Iper-reattività bronchiale
Suscettibilità individuale ai fattori di
rischio esogeni
Il processo di fisiologica senescenza del polmone comporta profonde
modificazioni anatomiche, biologiche e funzionali. Con l’avanzare dell’età infatti,
nel polmone si modifica il rapporto aria/parenchima riducendosi la quantità di
parenchima, ed aumentando la quota aerea. A fronte di una riduzione di superficie
alveolare e delle pareti alveolari, l’aria presente nei dotti alveolari e nei bronchioli
respiratori aumenta. (7)
Nell’arco di tempo compreso tra i 20 e gli 80 anni, la quota di polmone costituita
da parenchima si riduce di circa il 30%: il risultato dell’invecchiamento è pertanto
una riduzione del rapporto superficie/volume. Tali variazioni sono dovute al fatto
che, col progredire dell’età, si determina una progressiva rottura delle fibre elastiche,
che comporta una tendenza al collasso delle piccole vie aeree. Inoltre, insorgono
anche modificazioni a carico della gabbia toracica, risultato di decalcificazioni (delle
coste) e di calcificazioni (delle cartilagini e dei corpi vertebrali).
9
Le modificazioni strutturali della gabbia toracica, influenzano negativamente la
sua capacità di generare forza. La perdita del potere di ritorno elastico è la principale
determinante della riduzione dei flussi espiratori con l’età. (8)
Le conseguenze di tali modifiche sono una non uniforme distribuzione della
ventilazione alveolare (che riduce l’efficienza degli scambi gassosi), e
l’intrappolamento di aria a livello delle vie aeree periferiche.
Tra i 20 ed i 70 anni la forza e la resistenza dei muscoli respiratori si riduce al
punto da divenire clinicamente rilevante nei soggetti anziani, producendo una
riduzione della capacità di tolleranza all’esercizio ed una più bassa soglia
respiratoria.
1.1 Causa principale della BPCO: il fumo di tabacco
La maggior parte dei casi di BPCO è collegata all’esposizione al fumo, anche se
in molti paesi l’inquinamento ambientale è riconosciuto come fattore di rischio. (9)
Che il fumo di tabacco sia il principale fattore di rischio per lo sviluppo della
BPCO è da molto tempo una certezza incontrovertibile. Ogni aspetto, nell’abitudine
tabagica, assume un proprio peso nel determinare la malattia: l’età d’inizio, il tipo di
sigarette fumate e la quantità media di fumo al giorno.
Recenti indagini epidemiologiche mostrano che i segni o sintomi di BPCO sono
presenti nel 40-50% dei fumatori. Il fumo di tabacco rende più precoce ed accentua il
decadimento fisiologico della funzione respiratoria, portando ad un rimodellamento
delle vie aeree periferiche determinato da un’abnorme risposta infiammatoria. (10,
11, 12)
L’abitudine al fumo è stata associata ad un più rapido decremento annuale del
volume espirato nel primo secondo di espirazione massimale (FEV1) che occorre
fisiologicamente con l’aumentare dell’età. Tale eccesso varia tra 7 a 33 ml/anno, fino
ad arrivare a valori di 200 ml/anno in soggetti particolarmente suscettibili. (13, 14,
15)
10
La potenzialità lesiva delle numerosissime componenti tossiche volatili e
particolate presenti nel fumo, si esercita attraverso alcuni principali meccanismi, i cui
ruoli si incrociano, spesso potenziando reciprocamente gli effetti.
Stimolazione all’ipersecrezione della mucosa
L’irritazione cronica indotta dal fumo determina un’iperplasia delle ghiandole
presenti nella sottomucosa delle vie aeree di maggior calibro, nonché un aumento di
numero ed estensione della distribuzione delle cellule caliciformi, frammiste agli
elementi dell’epitelio cilindrico. A tali fenomeni consegue l’aumento della
produzione di secrezioni che caratterizza l’evoluzione della malattia sin dalle sue
prime fasi.
Induzione di flogosi
Il fumo richiama i macrofagi dagli alveoli nelle vie aeree periferiche. Questi, a
causa della prolungata esposizione al fumo, mostrano caratteri funzionali anormali,
rappresentati da un’accentuata tendenza al rilascio di enzimi proteolitici, di radicali
ossidanti e di fattore chemiotattico per i neutrofili (NCF). Quest’ultimo, così come la
nicotina presente nel fumo o l’elastasi stessa, ha l’effetto di richiamare i neutrofili dal
torrente ematico. Giunte a livello parenchimale, tali cellule vengono danneggiate dal
fumo stesso o persino dalla propria attività fagocitaria. Le cellule attivate dal fumo,
rilasciano ulteriori quantità di radicali ossidanti e di proteasi. Questi fenomeni si
accentuano in occasione delle infezioni, la cui insorgenza è facilitata dalla riduzione
delle difese immunitarie e, in tali casi, aumenta ulteriormente la chemiotassi dei
neutrofili ed il rilascio dei mediatori lesivi.
Inattivazione delle antiproteasi polmonari
Qualsiasi alterazione dell’equilibrio proteasi-antiproteasi che faccia prevalere le
prime, conduce ad una digestione delle strutture proteiche del parenchima da parte
degli enzimi proteolitici. Tra queste un’importanza fondamentale riveste l’elastasi
neutrofila, la cui azione si esercita non soltanto sull’elastina, ma anche sui vari tipi di
11