6
CAPITOLO 1 – INTRODUZIONE
Il lavoro di questa tesi di laurea è volto a porre l’attenzione sulle conseguenze
geomorfologiche degli incendi boschivi sul nostro territorio, focalizzando la mia
attenzione sull’analisi dell’area in cui ricade la porzione meridionale della
“Riserva Naturale Orientata dello Zingaro” e l’abitato di Scopello, frazione di
Castellammare del Golfo (Tp). Sulla zona predetta e stato realizzato un lavoro di
rilevamento geologico e geomorfologico nel mese di Luglio 2007, finalizzato alla
definizione dell’assetto attuale dell’area. Successivamente si sono analizzate
ortofoto del 2000 e foto aeree del 1977, grazie alle quali è stata infine elaborata
una carta geomorfologia, utilizzando come base cartografica la sezione CTR
1:10000 n. 593100.
Scopi del lavoro
Gli obiettivi del presente studio possono pertanto essere sintetizzati nei
seguenti punti:
o riconoscimento delle forme del rilievo presenti nell’area indagata,
attraverso le quali risalire ai processi morfogenetici attualmente in atto
in tale area;
o valutazione dell’influenza del ruolo degli incendi boschivi nello
sviluppo di questi processi morfogenetici.
Metodologie di studio e tecniche analitiche utilizzate
Gli obiettivi sopra citati sono stati raggiunti integrando diverse fasi e
metodologie di studio che possono essere così brevemente riassunte:
o ricerche bibliografiche volte all’acquisizione di dati geologici e
geomorfologici riguardanti l’area oggetto di studio, presenti in letteratura;
7
o rilevamento geologico e geomorfologico di campagna su base topografica in
scala 1:10000;
o analisi interpretative dei processi presenti nell’area mediante l’osservazione
di ortofoto e foto aeree.
Sintesi dei risultati del lavoro
Il lavoro, così articolato, ha permesso la realizzazione di una carta geomorfologia
dell’area in scala 1:10000 e una descrizione analitica delle forme del rilievo
presenti nella stessa.
8
CAPITOLO 2 - IL FENOMENO INCENDI BOSCHIVI
Il problema degli incendi boschivi in Italia suscita ormai da qualche anno un
interesse non più limitato ai soli addetti ai lavori. La crescita della sensibilità
collettiva ai problemi della tutela naturalistica, l’attenzione dei mezzi di
informazione, la portata dei danni economici arrecati dal fenomeno, hanno
contribuito sensibilmente ad aumentare le forze impegnate, soprattutto d’estate, e
a ridurre la frequenza e l’estensione degli incendi boschivi. Se fino a pochi anni fa
il compito di tamponare l’emergenza era affidato esclusivamente alle esigue forze
del C.F.S. (Corpo Forestale dello Stato) e dei VV.FF. (Vigili del Fuoco) costretti
ad operare in condizioni di estremo disagio e con mezzi insufficienti, oggi
esistono strutture operative che dirigono gli interventi su scala nazionale,
coordinando tra loro, oltre ai corpi già citati, i mezzi della Protezione Civile,
dell’Esercito, degli Enti Locali e del volontariato. I dati offerti dall’esperienza
tecnico-scientifica, mostrano con estrema determinazione come il danno arrecato
dagli incendi boschivi sia proporzionale al tempo intercorso tra l’inizio del
focolaio e gli interventi di spegnimento. Si dimostra, perciò, efficace una
presenza, diffusa sui territori a rischio, di presidi antincendio. Nella maggior parte
delle regioni italiane il periodo di rischio varia dai 2 ai 3 mesi, quindi sarebbe
troppo costoso mantenere un organico specializzato tutto l’anno per utilizzarlo a
pieno in un periodo così limitato. Inoltre è estremamente difficile controllare e
dirigere piccole unità isolate, soprattutto in zone di difficile accesso, senza un
contatto continuativo con le popolazioni locali. Il fenomeno degli incendi
boschivi in Sicilia condiziona da tempo tutta l’attività forestale. Esso non solo ha
limitato l’azione di ampliamento e di miglioramento del già esiguo patrimonio
boschivo, ma ha finito anche per determinarne la struttura, lo stato vegetativo e a
9
volte perfino la sopravvivenza. Nel periodo compreso tra il 1978 e il 2002 (lasso
di tempo per il quale è disponibile la serie statistica completa) la superficie
complessiva percorsa dal fuoco nelle aree forestali ammonta ad oltre 250.000
ettari, di cui 130.984 boscati, con una media annua, dunque, di circa 5.239 ettari
di bosco bruciato o gravemente danneggiato. Preoccupante è il fatto che,
nonostante il grande impegno profuso sul piano tecnico, finanziario ed umano, il
fenomeno è in continua espansione tendenziale, sia pure subendo qualche
oscillazione e con il passare degli anni è possibile vedere una tendenza ad un
aumento del numero degli incendi, della superficie totale e della superficie
boscata, ed una riduzione della superficie media percorsa dal fuoco per incendio,
grazie alla migliore organizzazione dei servizi sia in fase preventiva che
repressiva, e grazie anche all’impiego di mezzi e tecniche più avanzate. Il
fenomeno incendi boschivi è determinato da fattori predisponenti e scatenanti di
varia natura che possono anche mutare nello spazio e nel tempo. Tra i primi si
ricorda il regime termo-pluviometrico che impronta il clima siciliano nel periodo
primaverile-estivo e la composizione specifica che caratterizza la vegetazione
dell’isola dal piano basale fino agli 800-1000 metri di quota. Accanto ai fattori
naturali anche quelli legati ai mutamenti che la società ha subito negli ultimi
decenni. Tra questa serie di fattori trovano fertile terreno le cause scatenanti, tutte
legate ai comportamenti dell’uomo: ai suoi interessi immediati, alle sue
aspirazioni più o meno legittime, alle sue abitudini vecchie e nuove, al suo
egoismo, ai suoi rancori; ma anche alla sua scarsa educazione ambientale,
all’ignoranza, alla superficialità, all’imprevidenza. Quello degli incendi boschivi
deve essere un fenomeno che deve coinvolgere tutta la società: la famiglia, la
scuola, gli enti sociali, le associazioni di volontariato, gli organi di informazione
10
che devono agire sul piano della propaganda, attraverso spot pubblicitari,
convegni, incontri con le scolaresche. Solo così sarà possibile ridurne il rischio
nelle aree storicamente più soggette.
Il fuoco è un fenomeno termico e luminoso dovuto alla combustione di varie
sostanze, rapidissima reazione di ossidazione, con liberazione di energia e
consumo di ossigeno. Affinché il fuoco abbia vita sono necessari tre elementi: il
combustibile, il comburente (l’ossigeno) ed il calore sufficiente a innescare il
processo di combustione. Eliminando o riducendo drasticamente uno di questi
elementi del “triangolo del fuoco” si può ottenere l’estinzione del fuoco.
Figura 2.1-2.2 Triangolo del fuoco; Fasi della combustione.
La combustione dei materiali vegetali (cellulosa, lignina, resine, oli, ecc.) può
essere divisa in tre fasi: preriscaldamento, combustione gassosa e combustione
solida. Nel preriscaldamento, il calore viene assorbito dal combustibile che si
essicca espellendo acqua sotto forma di vapore. La combustione gassosa si ha
quando si sono superati i 200 °C (la temperatura di innesco del fuoco può essere
anche più bassa) e dal materiale vegetale cominciano a liberarsi gas combustibili
(ossido di carbonio, metano, metanolo, idrogeno, formaldeide, acido formico,
acido acetico, ecc.) che, a contatto con l’ossigeno, bruciano producendo fiamme
con una reazione che cede calore. Durante questa fase, il processo di combustione
11
produce CO
2
, CO, H
2
O
(v)
, ossidi di azoto, gas o sostanze volatili incombuste. Il
calore emesso può innalzare la temperatura fino ai 400 °C. La combustione solida
si ha quando si è esaurita l’emissione e la combustione dei gas, brucia il carbone
rimasto e le braci incandescenti raggiungono temperature superiori agli 800 °C,
senza più fiamme. Quando per lo spegnimento dell’incendio si usa l’acqua si
interviene soprattutto sull’elemento calore, attraverso il raffreddamento del
combustibile fino all’interruzione della combustione. L’acqua ha una grandissima
capacità di assorbire calore e per farla evaporare servono ben 539 cal/g, più 70 –
80 cal/g per innalzarne la temperatura da quella ambientale a quella di
ebollizione. L’acqua assorbe meglio il calore se viene nebulizzata, inoltre agisce
anche sul comburente (ossigeno) sostituendolo con il vapore acqueo
(soffocamento: effetto secondario dell’acqua). Quando si getta sabbia o terra sul
fuoco si agisce sul comburente, sottraendolo alla combustione. Quando si batte
sulle fiamme con un flabello o quando si usa il potente getto d’aria di un
soffiatore a zaino, si agisce sul combustibile gassoso allontanandolo
violentemente dal punto di origine, interrompendo la combustione, mentre si
rivela pericolosamente controproducente sulla terza fase (sulle braci o faville).
Anche un violento getto d’acqua ha questa azione sul combustibile gassoso; è
questo uno dei motivi per cui nello spegnimento degli incendi boschivi si
preferiscono pompe capaci di elevate pressioni e basse portate. Sul combustibile
solido si può agire preventivamente asportandolo prima che bruci, con
decespugliatori, motoseghe, roncole, ecc. Le caratteristiche principali che
facilitano l’accensione e la combustione dei materiali vegetali sono: basso
contenuto di acqua, contenuto in oli e resine, alto rapporto superficie/volume,
porosità, elevata disponibilità di ossigeno (posizione ventilata) elevate
12
temperature, posizioni che favoriscono il preriscaldamento per convenzione. In
base al tipo di combustibile interessato dal fuoco si distinguono quattro tipi di
incendio:
incendi sotterranei: bruciano lentamente le sostanze vegetali sotto il livello
del suolo: il muschio, la torba, l’humus incomposto; la combustione è lenta,
ma si spegne con difficoltà;
incendi di superficie: sono i più frequenti, bruciano la vegetazione al livello
del suolo. Quasi tutti gli incendi cominciano in questo modo. Sono gli incendi
più comuni nei nostri boschi, bruciano la lettiera, l’erba, le foglie e i rami
morti (vegetazione di superficie). Il fuoco è rapido ma non intenso;
incendi di chioma (o di corona): sono preoccupanti per il forte sviluppo di
calore e la possibilità del salto di faville a distanza. Sono gli incendi più
pericolosi perché le fiamme si estendono alle chiome degli alberi. Interessano
in particolare i rimboschimenti di conifere ad elevata densità. L’unico mezzo
di difesa è la soppressione del combustibile effettuando una barriera naturale o
artificiale o mettendo in pratica la tecnica del controfuoco.;
incendio di barriera quando l’incendio di chioma è accompagnato da un
incendio di superficie. É estremamente intenso e distruttivo.
I combustibili possono essere distinti in leggeri (erba, foglie secche, rami di
piccole dimensioni, rami morti di diametro inferiore a 5 cm), molto infiammabili
e bruciano rapidamente; e pesanti (tronchi, rami di grosse dimensioni, ceppaie
secche) che bruciano a lungo e ad alte temperature. Fattore importante per i
combustibili è il contenuto di acqua, infatti quando essa è superiore al 25%
l’accensione è possibile solo con un elevato apporto esterno di calorie.