6
necessità di produrre e commercializzare i propri prodotti; ma con l’esclusiva
amministrazione del proprio portafoglio di proprietà Intellettuale creato.
Alla fine di questa prima parte teorica, si passerà all’argomento principale di questo
lavoro di tesi, che è rappresentato dalla valorizzazione e sfruttamento della Proprietà
Intellettuale nel contesto delle piccole e medie imprese (Capitolo 3). Sarà dedicato
ampio spazio all’argomento che merita una trattazione particolare per le imprese che
non sono di grosse dimensioni, in quanto in tali ambienti le difficoltà vengono
notevolmente enfatizzate da limiti di natura intrinseca per organizzazioni di questo tipo.
Si farà un’ampia valutazione di quelli che sono i benefici derivanti da maggiore
assunzione di rischio e dallo sfruttamento di diritti di tutela dell’innovazione in seguito
all’acquisizione di PI attraverso strumenti come il brevetto, che rappresenta senza
dubbio l’elemento con maggiori alternative di business. Anche a riguardo si farà
riferimento ad alcuni casi aziendali, in particolare due organizzazioni di modeste
dimensioni che hanno saputo fare tesoro del loro processo innovativo ed hanno
valorizzato il proprio business, attraverso le opportunità offerte dalla Proprietà
Intellettuale. Tali casi aziendali saranno un importante elemento di analisi e valutazione,
in quanto la Proprietà Intellettuale ancora non è affermata nelle piccole e medie
imprese ed i successi aziendali rappresentano sempre dei modelli di riferimento.
Si raccoglieranno successivamente le idee e si estrapolerà un modello (Capitolo 4), che
fa forte riferimento alle principali variabili individuate, per la ottimale gestione della
Proprietà Intellettuale nelle piccole e medie imprese. Tale modello rappresenta il
riferimento per interpretare e comprendere le prospettive che si aprono ad una impresa
con la Proprietà Intellettuale, in relazione al contesto competitivo ed alle sue possibilità
ed ambizioni. Nel modello vengono anche indicate le variabili sulle quali operare per
seguire determinati obiettivi circa lo sfruttamento della Proprietà Intellettuale in
un’organizzazione.
Nel capitolo conclusivo (Capitolo 5) si ha l’applicazione empirica dello studio teorico
effettuato in una media impresa situata in Calabria, tale organizzazione è la Advanced
Devices S.p.A. che si trova nei pressi di Cosenza. Sarà effettuata un’ampia analisi
aziendale che prenda in considerazione anche dettagliatamente tutte le caratteristiche
dell’azienda, il profilo aziendale, la struttura organizzativa di conduzione, i prodotti
commercializzati, le modalità operative e di conduzione, i clienti i concorrenti ed i
partner con i quali l’azienda interagisce.
A conclusione di ciò si troverà quello che è probabilmente l’elemento più importante ed
interessante, ovvero l’interpretazione del caso, relativamente al tema della Proprietà
Intellettuale. Si applicherà al caso il modello ricavato e si cercherà di verificare le
migliori opportunità per l’azienda considerata, il tutto in maniera totalmente coerente
con gli studi effettuati.
Le tematiche in generale si sono dimostrate particolarmente coinvolgenti ed interessanti,
soprattutto per il valore che rivestono, in quanto l’innovazione è un elemento di estrema
importanza in quasi tutte le organizzazioni e saperla gestire è divenuto ancor più
rilevante, per evitare di vanificare tutti gli sforzi che la ricerca prevede.
7
1. Tutela dell’innovazione: la
Proprietà Intellettuale
Nell’attuale realtà economica, innovare ed in maniera continua è diventato un elemento
fondamentale nella gestione del business aziendale e dal quale non si può prescindere,
in quanto in una economia della velocità, stazionare troppo su determinate tecnologie
può condurre a rimanere fuori mercato. Questo fenomeno è ulteriormente accentuato
nelle piccole e medie realtà delle aziende che devono cercare in qualche modo di
proteggere il valore aggiunto conferito alle proprie attività dall’area di Ricerca e
Sviluppo.
1.1 L’ innovazione
Prima di entrare nello specifico e vedere perché tutelare l’innovazione introduciamo
l’innovazione e ciò che spinge verso questo costoso ed elaborato processo di creazione
del nuovo.
Secondo l’Oslo Manual redatto dall’OCSE
1
l’innovazione rappresenta:
“Ogni sforzo di natura scientifica, tecnologica, organizzativa, finanziaria e
commerciale per realizzare o rendere disponibili sul mercato delle versioni
caratterizzate da un miglioramento funzionale considerevole o contenute rispetto alle
versioni precedenti, o a soluzioni alternative dirette alla soluzione dei medesimi
problemi/soddisfazione dei medesimi bisogni”.
Quindi il processo di innovazione si fonda sull’avanzamento della conoscenza sia
tecnica che scientifica al fine di ottenere un nuovo prodotto o un nuovo processo di
lavoro. Vediamo ora come questi sforzi che in molti casi comportano anni ed anni di
ricerca, trovano una giustificazione concreta per legittimare gli sforzi sostenuti.
1.1.1 Il ruolo dell’innovazione
L’innovazione continua di prodotti e di servizi è la principale fonte di vantaggio
competitivo, che permette alle imprese di affrontare mercati sempre più dinamici e
1
Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico.
8
complessi, all’interno di un sistema economico sempre più fortemente basato sulla
conoscenza.
L’innovazione è spesso legata all’introduzione di nuovi prodotti, i quali sono l’obiettivo
che muove le aziende, in quanto i nuovi prodotti danno il via alla generazione di
profitti spesso elevati. Tuttavia, non bisogna vedere in ciò un esclusivo business per le
imprese, in quanto i benefici per le singole organizzazioni si riflettono anche sulla
società. Così maggiore è l’introduzione di nuovi prodotti e maggiore sarà la crescita
dell’economia, a sua volta tanto più grande è il numero di risorse da impiegare nella
ricerca e maggiori prodotti potranno emergere e più grande sarà l’impatto
dell’innovazione sull’economia. (Och Gruben, 1996).
I principali motivi per i quali è importante non arrestare il processo innovativo vengono
identificati nei seguenti punti :
¾ Rispondere positivamente al naturale ciclo di vita dei prodotti immettendone sul
mercato di nuovi;
¾ Acquisire vantaggi competitivi differenziali rispetto alla concorrenza;
l’innovatore abbassa i costi (innovazione di processo) o aumenta l’utilità
(innovazione di prodotto).
¾ Ottenimento di monopolio temporaneo, cercando di sottrarsi alla concorrenza
perfetta alla quale si va incontro soprattutto in settori maturi.
¾ Esplorare nuove possibilità di business, guardando oltre le attuali possibilità per
abbracciare le economie emergenti.
¾ Qualità del lavoro che con l’innovazione tecnologica è portata ad aumentare
sempre più.
1.1.2 I mercati dell’innovazione
L’innovazione produce un valore economico se questa ha un mercato a cui rivolgersi. In
particolare i mercati intermedi dell’innovazione indicano i mercati che emergono dopo
la creazione di una certa tecnologia e prima che essa sia stata venduta (Chesbourg,
2003).
Nei modelli d’innovazione chiusa, le aziende portavano direttamente sul mercato
l’innovazione per:
¾ Avere ritorni economici maggiori;
¾ Era una necessità dettata dal mercato per le scarse competenze nel settore di
altre aziende.
9
Nel mondo dell’innovazione aperta
2
sono molte le aziende in grado di utilizzare una
nuova tecnologia ed in vari modi facendoli entrare a far parte dei modelli di business
alla base dell’impresa. Anche la più grande delle imprese non può sperare di sfruttare
tutte le opportunità che può dare una nuova tecnologia; ecco perché la imprese che si
muovono nel mercato dell’innovazione aperta decidono di aprire i propri orizzonti e
cedere in licenza
3
le proprie tecnologie.
Così vengono a formarsi mercati “secondari”, dove è fuori dubbio che le prospettive
diventano più ampie e per le imprese i possibili utilizzi incrementano se si riesce a far
diventare l’innovazione, qualcosa di proprietario che può essere amministrato e gestito.
Bisogna inoltre sottolineare come questo ampliamento dei confini di business per
l’impresa rappresenta uno stimolo in più per l’attività innovativa.
1.2 Come appropriarsi dell’innovazione
Dati gli sforzi e gli ingenti investimenti che comporta la ricerca per produrre
innovazione, il problema sta nel poter garantire l’appropriazione del valore
dell’innovazione, assicurando all’innovatore la possibilità di ottenere una giusta
remunerazione dell’attività innovativa. Il valore economico dell’innovazione viene fuori
da un buon management di ciò che è stato creato e tale valore può variare in base al tipo
di innovazione o al settore di riferimento; pertanto ogni innovazione necessita di una
suo studio per pianificare al meglio il suo sfruttamento.
In particolare nel caso in cui consideriamo il valore dell’ innovazione, coincidente con
la pura informazione, se l’innovatore non si tutelasse, la remunerazione sarebbe difficile
da ottenere una volta divulgata l’informazione
4
, e sii andrebbe incontro al free ride, per
cui gli agenti economici tendono a sotto investire in un bene nella consapevolezza che
essi potranno sfruttare gli investimenti fatti da altri. Molte imprese, incentivate anche da
finanziamenti nazionali e comunitari dedicano molte delle risorse a loro disposizione
nelle attività di Ricerca & Svilluppo e basano il loro business proprio sul carattere di
novità del loro output. In quest’ottica ha assunto un ruolo di primo piano la certezza di
far si che questa ricchezza creata fosse gestita in maniera doverosa, in modo tale che
aumentasse ed in maniera accentuata il valore dell’organizzazione aziendale.
La protezione del patrimonio tecnologico e commerciale d’impresa è la sfida che
attende il management odierno. Le imprese che generano innovazione sono oggi
chiamate a sfruttare in modo adeguato meccanismi per tutelare e valorizzare i propri
investimenti. L’ appropriabilità dipende in prima istanza, da una serie di contingenze
2
Open innovation è un termine promosso da Henry Chesbrough, l'idea centrale del concetto è che la
conoscenza viene largamente diffusa e distribuita, le aziende non possono pensare di basarsi solo sui
propri centri ricerca interni, ma dovrebbero invece comprare o concedere in licenza le innovazioni e in
alcuni casi cedere in via definitiva le proprie innovazioni.
3
Tema che sarà dettagliato nei capitoli successivi.
4
Paradosso di Arrow : una informazione pura può tradursi in valore economico solo quando essa venga
rivelata; ma nel momento stesso in cui viene pubblicamente rivelata, essa vede immediatamente azzerarsi
il proprio valore perché tutti possono appropriarsene.
10
strutturali esterne, legate alle specificità settoriali ovvero alle caratteristiche della
tecnologia.
Fattori da considerare :
¾ Alcune nuove tecnologie si prestano naturalmente alla protezione attraverso lo
strumento brevettuale, ad esempio alcuni ritrovati del chimico-farmaceutico o
alcuni apparecchi elettromeccanici, oppure da un segreto industriale, come nel
settore alimentare.
¾ Occorre poi distinguere tra innovazioni di processo ed innovazioni di prodotto :
è noto che le innovazioni tecnologiche nel processo produttivo sono meno
visibili dall’esterno e dunque più appropriabili delle innovazioni delle
funzionalità di prodotto.
¾ Sono maggiormente difendibili da tentativi di imitazione le innovazioni
tecnologiche sviluppate a partire da competenze e know-how taciti
5
,mentre
sono ovviamente più facilmente imitabili innovazioni basate su conoscenze e
principi tecnologici codificati e pubblicamente disponibili.
Detto ciò l’appropriabilità può essere risolta mediante tre soluzioni :
1. Meccanismi di appropriazione strategici.
2. Intervento pubblico per la produzione di beni pubblici.
3. Gli strumenti di protezione della proprietà intellettuale, che sono il tema di
maggior interesse in questo lavoro di tesi.
Quest’ ultima soluzione rappresenta un attacco diretto al problema dell’ appropriabilità
e l’obiettivo di questi strumenti di tutela giuridica è quello di evitare i fallimenti del
mercato a causa del carattere di bene pubblico di talune forme di conoscenza
tecnologica.
1.2.1 Meccanismi di appropriazione strategici
Tale forma di tutela può risultare idonea solo in particolari settori ed in particolari
circostanze in quanto non prevede una vera e propria tutela dalla legge; ma si parla di
diritti cosiddetti “non titolati”.
Fanno parte di questi:
¾ segreto industriale
È uno strumento di tutela delle attività intellettuali (creative ed inventive)
relative allo sviluppo di prodotti industriali. Tale forma di tutela è piuttosto
evanescente, poiché una volta commercializzato il prodotto potrà essere studiato
e copiato dai concorrenti presenti sul mercato. Quello che si tutela è una serie di
5
Le Conoscenze Tacite sono quelle incorporate nel personale tecnico e accumulati nel tempo
dall’organizzazione.
11
informazioni aziendali, dove per informazioni aziendali ed esperienze tecnico-
industriali si intende informazioni brevettabili ma non brevettate per scelta, e
quelle non brevettabili. Il legislatore non garantisce all'imprenditore che sceglie
la strada del segreto aziendale, una valida tutela nel caso in cui questo venga
violato; è possibile, al massimo, far valere nei confronti di alcuni soggetti una
responsabilità contrattuale o extracontrattuale. La tutela del segreto industriale è
prevista in relazione alla concorrenza sleale e vengono sanzionati a livello penale
i comportamenti che ledono il segreto professionale e del segreto industriale. È
previsto il diritto dell'autore dell'invenzione di agire contro chi compie atti di
concorrenza sleale, consistenti nella rivelazione a terzi di informazioni aziendali
segrete.
Se utilizzato con le giuste precauzioni può risultare efficece in alcuni settori ed in
particolari circostanze. Merita una citazione sicuramente il caso Coca-Cola, la
grossa azienda produttrice della omonima bevanda analcolica che ha sempre
custodito con successo il segreto della formula della sua bevanda. Anni fa, il
governo dell’ India cercò di costringere l’ azienda a divulgare il segreto,
imponendola come condizione per continuare il proprio business nel territorio
indiano, ma Coca-Cola si ritirò dall’India piuttosto di divulgare il proprio segreto
industriale.
¾ La riduzione del lead time
È un fattore strategico basato in qualche modo sull’abilità e sulla buona
organizzazione aziendale. Si tratta di uno sfruttamento del vantaggio temporale,
conseguito in seguito ad una riduzione del tempo di risposta delle richieste della
clientela, con forti investimenti addizionali nello sviluppo tecnologico, nella
produzione e nel marketing. Se la posizione di mercato è rapidamente acquisita,
si ha un apprendimento migliore, per abbassare la curva di esperienza, con una
riduzione dei costi che permetta una adeguata riduzione dei prezzi, in questo
modo si riesce anche a fare pressione sugli imitatori. Naturalmente la sua
applicabilità è fortemente limitata dal settore considerato.
¾ Il presidio degli assets complementari
Riguarda l’ottimale gestione delle risorse e capacità per finanziare, produrre e
commercializzare l’innovazione compresa la rete di vendita. Se queste risorse
sono tutte nell’impresa presenti nell’azienda, queste rappresentano una vera e
propria barriera all’imitazione. Se sono controllate da altri attori, i rendimenti
dell’innovazione si suddividono con questi in funzione del potere contrattuale
relativo; bisogna valutare le risorse messe a disposizione da questi attori esterni e
vedere se si tratta di risorse/competenze generiche o specialistiche. Anche questo
meccanismo non è applicabile in molte circostanze in quanto bisogna possedere
una rilevante posizione competitiva, per tale ragione si riserva alle sole imprese
che hanno un notevole potere di mercato.
12
1.2.2 Intervento pubblico per la produzione di beni
pubblici
Vi sono circostanze in cui è lo stato che sbroglia le situazioni di blocco della ricerca,
fornendo le risorse necessarie ad incentivare lo sviluppo di nuova tecnologia e la
commercializzazione. Rientrano le agevolazioni dello stato, spesso sottoforma di
esborsi monetari a fondo perduto per sopperire ai fallimenti del mercato e quindi ad
inefficienze che si creano.
¾ I progetti di ricerca finanziata : Coinvolgimento delle imprese in grandi progetti di
ricerca, finanziati dallo Stato. Lo stato cerca di coinvolgere le imprese nella
speranza che il know-how delle risorse umane e l’esperienza cumulata, abbinati alle
risorse monetarie messe a disposizione portino risultati rilevanti dalla ricerca.
¾ La ricerca pubblica : Ricerche effettuate da organismi statali quali Cnr, Enea o le
università. È una soluzione molto considerata in quanto si lavora per il bene della
collettività e non per scopi personali finalizzati ad ottenere ricchezza monetaria.
¾ Le commesse statali : rappresentano un incentivo alla ricerca ed al lavoro in quanto
vi è un impegno dello stato all’acquisto del prodotto realizzato. In tal modo esiste
già (è intrinseco)l’incentivo all’attività inventiva.
¾ I sussidi a R&S delle imprese : Riguardano i sostegni monetari forniti soprattutto
dalla stato e dalla Comunità Europea e che vanno privilegiare le piccole e medie
imprese per la loro crescita. La promozione dell’ attuale sfruttamento dei risultati
della ricerca è un obiettivo che è stato molto tenuto in considerazione nella stesura
del nuovo programma quadro per la ricerca della comunità europea.
L acquisizione pubblica dei brevetti rappresenta un altro esempio di intervento
pubblico. Tale sistema combina le caratteristiche del regime di proprietà intellettuale e
dei sistemi che prevedono l attribuzione di premi agli innovatori.
Nel secolo XIX sono avvenuti due importanti casi di acquisto di diritti di brevetto da
parte delle autorità governative per favorire l uso delle nuove scoperte. Il primo
riguarda l acquisto da parte del governo francese dei diritti sul processo fotografico
denominato dagherrotipo. Lo scopritore Louis Daguerre ed il suo socio ricevettero
pensioni vitalizie, estendibili dopo la loro morte alle proprie vedove. Il secondo caso
risale ai primi anni del secolo XIX e riguarda la sgranatrice di cotone, inventata da Eli
Whitney.
Il sostegno all innovazione fondato sui finanziamenti pubblici è stato esaminato da
Maurer e Scotchmer (2002), che hanno definito un modello in cui l inventiva degli
innovatori è rappresentata dalla frequenza con cui essi hanno nuove idee. Il dilemma del
promotore è che gli innovatori potrebbero non riuscire a portare a buon fine le attività di
ricerca. Il problema è caratterizzato dai seguenti parametri:
¾ λ: tasso d innovazione annuo ovvero numero di nuove idee all anno, supposto
costante nel tempo
¾ ρ: finanziamento ricevuto per una singola idea
¾ r: tasso di sconto, di valore compreso tra 0 e 1
¾ c: costo di sviluppo dell idea
Il valore attuale che il potenziale innovatore trarrebbe dalle proprie idee future,
grazie ai finanziamenti pubblici, è il seguente:
1.3 La proprietà intellettuale
Con la rivoluzione industriale di inizio ottocento, l'innovazione tecnologica è diventata
strategica per l'attività economica e ha dato vita all'attuale diritto di proprietà
intellettuale, che costituisce la proprietà privata sulle invenzioni tecnologiche o
artistiche (Laser Feltrinelli, 2005).
Facciamo di seguito chiarezza sui concetti fondamentali alla base della Proprietà
Intellettuale.
Negli anni soprattutto nelle grandi imprese è divenuto strategica la tutela dell’
innovazione attraverso la Proprietà Intellettuale, che rappresenta :
“The legal rights which result from intellectual activity in the industrial, scientific,
literary and artistic fields”.
La definizione sintetica stabilita per convenzione dalla OMPI
6
, l’organizzazione
mondiale della proprietà intellettuale, da una buona idea del concetto di Proprietà
Intellettuale, sul quale spesso vi sono delle cattive interpretazioni.
1.3.1 La proprietà intellettuale : Un ruolo primario
tra le attività intangibili
La proprietà intellettuale (da qui in seguito PI) genericamente descrive quei diritti di
proprietà intangibile che non sono visibili all’occhio umano ma sono frutto di uno
sforzo intellettuale e che in maniera semplice possiamo definire come i prodotti della
6
OMPI è l’acronimo italiano, spagnolo e francese della più conosciuta WIPO World Intellectual Property
Organizzation che è la più importante organizzazione della PI e anche una delle sedici agenzie
specializzate delle nazioni unite. È operativa dal 1970.
13
creatività della mente umana che sono protetti dalla legge. Questo sforzo intellettuale
può riferirsi a:
¾ Lavori artistici o letterari;
¾ Invenzioni (di vario tipo, dalle innovazioni tecnologiche alle nuove varietà
vegetali);
¾ Simboli;
¾ Nomi;
¾ Immagini e disegni usati nel commercio.
Innanzitutto è bene considerare che non tutti hanno interesse ad appropriarsi dell’
innovazione ed in particolare ci sono alcune innovazioni verso le quali si ha interesse ad
ottenere una protezione mentre verso altre questo interesse potrebbe non esserci come
nel caso di un’invenzione valida tecnicamente ma non industrialmente
7
. Inoltre non
bisogna sottovalutare i limiti posti all’appropriabilità.
Infatti del patrimonio che si crea in azienda costituito da conoscenza ed idee varie,
bisogna considerare che solo una parte potrà essere proteggibile ed inoltre non tutte
quelle proteggibili, saranno poi effettivamente protette. Di seguito lo schema di fig. 1
sintetizza il concetto (Henry Chesbrough, 2005).
Figura 1 : Idee e conoscenza.
Il problema della tutela attraverso la proprietà intellettuale quindi è limitato a quei beni
intangibili che, per caratteristiche intrinseche, sono assimilabili all’informazione pura
ovvero alla conoscenza codificata ed esplicita.
14
7
Una invenzione è valida industrialmente se vi è un’azienda nella quale vi disponibilità all’utilizzo
dell’invenzione.
15
I beni intangibili costituiscono quel patrimonio aziendale che gli economisti definiscono
Capitale Intellettuale, ossia l’insieme dei beni immateriali dell’organizzazione che non
figurano nei bilanci aziendali ma che negli anni sono diventati il patrimonio aziendale di
maggior valore, di cui di seguito riportiamo le voci per far luce sulla posizione della PI
all’interno di questo capitale. Il capitale intellettuale deve essere inteso come capitale
quale forma di ricchezza da impiegare per la creazione di altra ricchezza ed intellettuale
come ciò che riguarda (è pertinente a, richiede l'uso di) l'intelletto (IFA - Funk, Wagnal,
1998).
DIMENSIONI DEL CI
1.
Capitale
Relazionale
1.1 CLIENTE
ξ pubblicità,Canali distribuzione
ξ relazioni con clienti
ξ Riunioni, Team di lavoro
1.2 VARI STAKEHOLDERS
ξ Fornitori
ξ Finanziatori
ξ Istituzioni
ξ Centri di ricerca,
Università
2.
Capitale
Strutturale
2.1 STRUTTURA
ξ Struttura organizzativa
ξ Strutture innovative (e
ξ Gruppi organizzativi
ξ Team di progetto
ξ Circoli di qualità
ξ Strumenti di tutela della PI: Marchi,
brevetti, licenze, disegni etc..
2.2 SISTEMI OPERATIVI
ξ Livello di sviluppo IT
ξ N. ore formazione in IT
Organizzazione del lavoro
ξ Supporto tecnico
ξ Modulistica utilizzata
ξ Job rotation, enrichment,
enlargement
3.
Capitale
Umano
ξ Titolo di studio (durata corso di studi)
ξ Esperienza professionale
ξ N. ore formazione, addestramento, affiancamento
ξ Sistemi di incentivazione
ξ Piani di carriera
ξ Benefit
Tabella 1 Le dimensioni del capitale intellettuale
Tra le voci relative al capitale strutturale compaiono gli elementi costitutivi della
Proprietà intellettuale. Infatti oggetto della Proprietà intellettuale sono tutte le creazioni
intellettuali e che si dividono in quelle a contenuto tecnologico e quelle a contenuto
estetico. Per ogni genere di creazione si ricorre alla più idonea tipologia di protezione
(Fig. 2).
CREAZIONI
IMMATERIALI
CREAZIONI
INTELLETTUALI
A CONTENUTO
TECNOLOGICO
CREAZIONI
INTELLETTUALI
A
ESTETICO
INVENZIONI
MODELLI DI
UTILITA’
MODELLI E
DISEGNI
ORNAMENTALI
DIRITTO
D’AUTORE
BREVETTI
INVENZIONE
BREVETTI
MODELLI DI
UTILITA’
BREVETTI
MODELLI E
DISEGNI
ORNAMENTALI
Figura 2
Il concetto fondamentale è che le attività intellettuali (frutto della creatività della mente
umana) diventano proprietà intellettuale nel momento in cui sono protetti sotto
l’applicazione della legge. Quindi se volessimo schematizzare il tutto possiamo vedere
la PI come un sottoinsieme dell’attività intellettuale che a sua volta rientra nella
categoria dei beni immateriali (Fig. 3).
16