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INTRODUZIONE
Già dal suo esordio il trasporto aereo è stato basato su principi rigidi
basati sul protezionismo, e in particolare sul potere statale esercitato attraverso il
possesso delle compagnie.
In Europa la politica protezionistica era stata perseguita attraverso accordi
bilaterali che dovevano essere di volta in volta stipulati dalle compagnie di
bandiera che collegavano gli stati.
Questi accordi bilaterali furono molto criticati, soprattutto dopo l’avvento
della deregulation negli Stati Uniti nel 1978. Gli accordi bilaterali avevano
attirato l’attenzione negativa non solo di politici e di economisti, ma anche dalla
popolazione che sosteneva che era colpa del rigido sistema protezionistico se le
tariffe erano così elevate.
La liberalizzazione in Europa prende infatti piede da quella americana, che
aveva permesso agli stati di aprire i propri celi alle compagnie private e di
abbattere le tariffe. Sotto questo esempio di successo, nonostante anch’esso abbia
avuto alcune conseguenze negative, l’Europa aveva iniziato a spingere sempre
più verso una deregolamentazione del settore aereo.
Negli Stati Uniti il trasporto aereo fu uno dei primi settori di interesse
pubblico ad essere liberalizzato. I principi che sostengono che attraverso la
liberalizzazione di un settore sia possibile avere una diminuzione dei prezzi, si
azionano automaticamente all’interno del mercato. La deregulation avrebbe
portato alla nascita di nuove compagnie che generalmente manifestano una
tendenza a praticare bassi prezzi dopo l’entrata nel mercato, questi bassi prezzi
avrebbero provocato una guerra al ribasso tra nuove e vecchie imprese,
causando un netto miglioramento per gli utenti del servizio di trasporto aereo.
In ogni caso il settore del trasporto aereo non è un settore che può essere
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lasciato a se stesso, ma deve in essere parzialmente disciplinato da dei
regolamenti generali, comunque non restrittivi in ambiti di scelte strategiche.
Gli effetti della deregolamentazione nonostante siano stati evidenti da
subito, possono essere solo ora considerati accuratamente e nel loro complesso,
in quanto i primi decenni sono stati caratterizzati da una naturale instabilità,
specialmente negli Stati Uniti.
Infatti in Europa c’è stata una gestione più attenta e graduale della
deregolamentazione, per cercare di lasciare il tempo alle compagnie presenti di
abituarsi ad un forte mutamento del mercato.
Come abbiamo già detto, la liberalizzazione in Europa avvenne
gradualmente, attraverso una successione di tre pacchetti emanati dall’Unione
Europea.
L’emanazione dei provvedimenti in tema di deregolamentazione ebbe come
effetto immediato una forte crescita del scenario competitivo all’interno del
settore, favorendo l’ingresso di nuove compagnie e ottenendo una rapida
diminuzione delle tariffe.
È proprio in questo nuovo contesto che nascono le prime compagnie low
cost, che fanno la loro comparsa sia in America che in Europa dopo la
liberalizzazione del settore. Queste compagnie sono state rapide e veloci
nell’intuire le possibilità presenti nel mercato e l’incapacità di quasi tutte le
compagnie di bandiera di adattarsi ai cambiamenti.
È così che le compagnie a basso costo iniziano ad ottenere i primi
importanti successi, visti con una generale benevolenza da parte dei passeggeri e
con indifferenza da parte delle grandi compagnie, che commisero l’errore di
sottovalutarle..
L’insediamento dei vettori low cost fu molto veloce e divenne ben presto
sempre più aggressivo, attraverso veloci aperture di nuove rotte e feroci
contrattazioni con gli aeroporti a cui erano interessate.
Con l’avvento delle compagnie low cost i prezzi scendono incredibilmente,
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la gente risponde in maniera entusiastica reagendo positivamente alle campagne
pubblicitarie e iniziando a percepire il trasporto aereo come un mezzo a tutti
accessibile.
La clamorosa novità che i vettori low cost riuscirono ad introdurre nel
mercato del trasporto aereo è stata la fattibilità di tariffe molto basse, grazie a
rigidi criteri operativi diretti al raggiungimento della massima produttività di
tutte le risorse umane, tecniche e finanziarie. Le ragioni dell’enorme successo
sono da ricercare nell’attenta creazione di un modello e di una gestione che
mirava ad un incredibilmente bassa base di costi, che avrebbe permesso di
attirare tutta quella fascia di mercato attenta ai prezzi.
Un’altra misura del successo e della portata del fenomeno low cost è
evidente dai significanti ordini di nuovi aeromobili da queste effettuati nel tempo.
L’aumento del numero di rotte disponibili, dei vettori acquistati, dei
passeggeri trasportati e dell’assunzione di nuovo personale, conferma che le
compagnie a basso costo hanno raggiunto una posizione di vantaggio all’interno
di un nuovo mercato che sembra ottimizzato per il business low cost.
Gli operatori low cost stanno dimostrando di non essere un fenomeno
temporaneo ma un nuovo remunerativo segmento all’interno del mercato del
trasporto aereo, se non uno dei segmenti più proficui.
Adottare la filosofia low cost non è così semplice come può apparire in un
primo momento. Gestire una compagnia a basso costo implica la capacità di
raggiungere e mantenere uno straordinario equilibrio tra tutta quella serie di
elementi che fanno si che sia possibile conseguire una base di costo bassa e un
servizio di qualità.
La chiave del successo nasce dal raggiungimento di un compromesso tra
economicità delle tariffe e qualità del servizio. Le compagnie low cost non sono
molto attente all’offerta del servizio, o per meglio dire offrono molto meno delle
compagnie tradizionali, ma garantiscono i servizi essenziali a cui i passeggeri
rivolgono la loro attenzione. Per la clientela target di questo tipo di compagnie
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l’obiettivo principale è pagare il minor prezzo possibile piuttosto che avere la
possibilità di gustare un delizioso pasto a bordo e pagare un prezzo maggiore.
Per questo le compagnie low cost eliminano tutti quei servizi che non risultano
necessari per i passeggeri, che sono disposti a rinunciarci pur di volare a prezzi
economici.
Il percorso che segue questo lavoro intende iniziare dal principio,
spiegando le dinamiche che hanno causato la necessità di deregolamentare il
settore aereo, sia per quanto riguarda i cieli americani che quelli europei. Si
tenterà quindi di costruire un breve quadro sul generale processo di
privatizzazione americano ed europeo, cercando di presentare gli effetti e le
conseguenze che questi cambiamenti hanno portato nel settore del trasporto
aereo.
Il lavoro consiste in sette differenti capitoli, i primi due cercano di far luce
sulle motivazioni di natura economica e normativa che hanno permesso la nascita
delle low cost airlines.
Il capitolo primo intende fissare quei principi generali necessari per
comprendere le ragioni che stanno al di sotto di una privatizzazione nei diversi
settori economici.
Il capitolo secondo cerca invece di riassumere nel modo più appropriato i
vari passi che hanno portato all’attuale mercato aereo, sia in America che in
Europa, cercando di far comprendere quali siano state le diversità tra le esigenze
e le diversità delle due deregolamentazioni. Si cercherà di analizzare come sia
stato possibile un cambiamento così radicale e veloce all’interno del settore, e
quali sono stati i motivi che hanno reso così difficile il cambiamento per le
compagnie già esistenti.
Il capitolo terzo vuole essere un’introduzione al mondo del low cost,
cercando di fornire quegli elementi che sono i pilastri e la filosofia di qualsiasi
compagnia che opera a bassi costi.
Dopo aver esposto i principi fondamentali della filosofia low cost, il
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capitolo quarto cercherà di soffermarsi sul primo vero protagonista e inventore
della filosofia low cost, attraverso l’analisi di Southwest airlines.
Protagonista del capitolo quinto sarà invece Ryanair, leader nel mercato
europeo dei voli a basso costo e protagonista di una crescita tale da essere
considerata il modello europeo di riferimento e più grande seguace della filosofia
nata con Southwest.
Sarà dato sufficiente spazio anche alla temibile rivale EasyJet, nel capitolo
sesto, considerata a pieno titolo la più forte concorrente di Ryanair, capace di
realizzare risultati incredibili attraverso una particolare interpretazione del
modello low cost.
Il lavoro in ultimo tenterà di compiere una breve analisi, nel capitolo
settimo, del mercato del trasporto aereo italiano. Si cercherà di trattare
velocemente qual è la situazione attuale del mercato italiano, discutendo della
presenza delle compagnie low cost straniere nel nostro stato e analizzando la
crescita che hanno rappresentato.
All’interno del panorama italiano mi è sembrato opportuno trattare, anche
se brevemente, la storia della compagnia di bandiera Alitalia fino a giungere per
concludere, all’analisi dei vettori a basso costo italiani.
PARTE PRIMA
LIBERALIZZAZIONE DEL TRASPORTO AEREO
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CAPITOLO 1
LA PRIVATIZZAZIONE
1.1. GENERALITA’
La privatizzazione è quel processo economico che sposta la proprietà di
un’impresa dal controllo statale a quello privato. Questo processo è stato
necessario e fondamentale per garantire una piena libertà all’iniziativa economica
privata e per giungere a situazioni di migliore efficienza.
In Europa c’è sempre stata una condizione di predominio dell’intervento
pubblico in imprese di pubblica utilità, soprattutto in quelle situazioni di
monopolio naturale in cui per determinate produzioni il costo unitario
raggiungibile da un’unica impresa era minore di quello conseguibile da due o più
imprese, a causa di rendimenti di scala crescenti nella produzione. La presenza del
settore pubblico e delle nazionalizzazioni in queste situazioni e particolari
produzioni aveva l’obiettivo di raggiungere una condizione di uguaglianza tra
utenti e utilizzatori dei beni o servizi.
L’intervento statale in vasti settori di pubblica utilità ha però troppe volte
rappresentato una forma di aiuto e di salvataggio di imprese (di interesse
nazionale) che si trovavano in difficoltà finanziarie e di inefficienza, causando
uno sperpero di denaro oltre che a distorsioni nell’allocazione delle risorse.
Questi comportamenti e interferenze del settore pubblico per il salvataggio
di imprese causavano un malcontento generale per la situazione politico-
economica, giustificata oltretutto da una bassa qualità a fronte di un elevato costo
che gli utilizzatori dovevano pagare per questi beni erogati pubblicamente.
Questo clima generale e gli accordi stringenti del Patto di stabilità diedero
un forte stimolo alle privatizzazioni. Il patto di stabilità sanciva la necessità per gli
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stati membri dell’unione europea di una maggiore solidità dei bilanci e una
riduzione dei deficit pubblici. Proprio per far fronte a questi nuovi vincoli per
molti stati privatizzare è stata una soluzione e un’opportunità per risanare le casse
pubbliche.
I settori che sono stati i primi e più importanti protagonisti della
privatizzazione sono quelli della siderurgia, dell’aeronautica e dei trasporti, del
settore bancario, assicurativo, chimico ed energetico. Le principali cause che
hanno portato alla privatizzazione in Italia sono:
La normativa comunitaria che spingeva gli stati membri ad attuare
procedure di liberalizzazione dei mercati;
La necessità dello stato di ridimensionare il debito pubblico e quindi di
incassare attraverso le privatizzazioni;
Il desiderio di un azionariato più diffuso nella popolazione;
Le privatizzazioni in Italia iniziarono a partire dal 1992 proprio a seguito
della necessità di risanare il debito pubblico. Grazie alla vendita di quote di
imprese pubbliche lo stato ha ceduto quote di capitale pubblico per 90 miliardi di
euro, dal 1994 al 31 dicembre 2003. L’Italia nel 2003 rappresentava il 34% delle
privatizzazioni mondiali.
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Le maggiori paure e dubbi sulla privatizzazione riguardavano il rischio
percepito, soprattutto dagli utilizzatori, che l’impresa pubblica (operante in
monopolio naturale) una volta privatizzata si sarebbe trasformata in un’impresa
che operava in regime di monopolio privato causando una perdita di efficienza
soprattutto per i consumatori. Il modo migliore per evitare questo pericolo era di
procedere gradualmente alla liberalizzazione di questi determinati mercati,
cercando di agevolare l’ingresso di nuove imprese per creare un clima
concorrenziale in modo da arrivare automaticamente, attraverso i processi di
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“la relazione sulle privatizzazioni” del ministero dell’economia e delle finanze, luglio 2004
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mercato, ad una situazione di efficienza.
Per concludere, l’intero processo di privatizzazione è stato necessario per il
risanamento delle casse dello Stato e doveva essere lo strumento per migliorare
l’efficienza dell’intero sistema economico oltre che apportare vantaggi in termini
di risparmi di costo per gli utenti, di efficienza e di migliore competitività
imprenditoriale.