1
INT RODUZ IONE
Questo lavoro si pone l’obiettivo di analizzare la O.O.O. (in russo
obščestvo s ograničennoj otvetstvennost’ju , lett. società a responsabilità
limitata) e di evidenziare differenze e analogie con la S .R.L., suo corrispettivo
nell’ordinamento italiano. In particolare, il confronto si è concentrato su due dei
suoi istituti: la costituzione e l’organizzazione interna.
Indispensabile per l’avvio del lavoro è stato procedere alla traduzione
integrale della Legge federale sulle O.O.O. e della parte relativa a questo tipo
societario nel Codice civile della F ederazione Russa, disponibili solo in lingua
originale, in modo da avere un quadro completo delle fonti legislative principali.
A questo proposito, si sottolinea la difficoltà di trovare traduttivi italiani adeguati
che rispecchiassero il più possibile la terminologia russa, soprattutto in quei
casi in cui ci si è scontrati con elementi non previsti dalla legislazione italiana;
di conseguenza, non è stato sempre possibile utilizzare categorie giuridiche
familiari all’ordinamento italiano.
A lla traduzione delle fonti è seguita una ricerca in loco , all’Università
S tatale di Novosibirsk, in S iberia, con la raccolta di materiale esplicativo e
manuali di diritto societario, che sono stati utili per inserire la O.O.O. in una
cornice sistematica di riferimento e per comprendere la ratio delle norme poste
in essere dal legislatore russo. In questa fase, la difficoltà maggiore è stata
trovare manuali e trattati che approfondissero questa fattispecie societaria e
fossero al tempo stesso di recente pubblicazione, in modo da includere anche i
numerosi emendamenti che hanno interessato la Legge federale a partire dal
1998, anno della sua promulgazione.
Il confronto tra i modelli societari nei due ordinamenti, che costituisce il
corpo centrale di questo lavoro, è stato possibile attraverso l’utilizzo del
materiale tradotto dal russo e dell’apparato bibliografico e giurisprudenziale,
che tratta la S .R.L. come istituto emerso dalla riforma delle società di capitali
del 2003.
T ra le varie fattispecie societarie esistenti, la scelta di analizzare la
O.O.O. è dovuta al suo grande successo nell’economia russa. Dati aggiornati
2
1
Su 3.575.615 organizzazioni commerciali, 3.457.092 sono O.O.O. (dati disponibili al sito
governativo http://www.vestnik-gosreg.ru/info_ul/).
2
Secondo la classificazione Infocamere, a marzo 2013 il numero totale delle società esistenti
(sia di persone, sia di capitali) ammontava a 2.668.571, di cui 1.357.936 S.R.L.; vale a dire,
circa il 51 % del totale (S ABINO F ORTUNATO , La società a responsabilità limitata, lezioni sul
modello societario più diffuso , G. Giappichelli Editore, Torino 2017, p. 13).
a settembre 2018
1
mostrano che quasi il 97% del totale delle organizzazioni
commerciali (classificazione che comprende sia le società di persone, sia le
società di capitali) è costituito da O.O.O.. La capillare diffusione di questo tipo
societario dipende dal suo carattere flessibile, dotato di minore rigidità rispetto
al modello della società per azioni, che si concretizza in un’autonomia
statutaria ampiamente riconosciuta: infatti, sia il Codice civile, sia la Legge
federale introducono poche regole inderogabili, rimandando molto spesso alle
disposizioni specifiche contenute nello statuto della società, suo fondamentale
documento costitutivo. A ltro aspetto che ha decretato la fortuna della O.O.O. è
la rilevanza centrale assegnata alla persona del socio, pur restando essa una
società di capitali e fondandosi su una netta separazione fra il patrimonio
personale dei singoli soci e il patrimonio della società. La disciplina dedicata
alla O.O.O. parte, infatti, dal presupposto che la compagine societaria non sia
formata da più di cinquanta soci e che questi siano interessati anche a
partecipare attivamente all’attività gestoria e non unicamente al possesso
della quota a fini di investimento.
P roprio come la O.O.O., anche la S .R.L. è uno dei tipi societari più
diffusi nella pratica
2
, grazie a una disciplina legale in cui il legislatore spesso
attribuisce il potere di disposizione all’atto costitutivo, garantendo di fatto molta
libertà alla compagine societaria in sede di costituzione; inoltre, il modello della
S .R.L., pur pensato per le piccole imprese, si adatta anche a realtà medio-
grandi, dal momento che la stessa normativa non prevede parametri che ne
delimitino l’area di applicazione, a differenza del modello della O.O.O., in cui è
previsto un numero massimo di cinquanta soci.
La prima parte del primo capitolo mira a fornire un’idea del complesso e
contradditorio quadro sociale, politico ed economico che ha trasformato
l’Unione S ovietica in F ederazione Russa, con un passaggio repentino da
un’economia pianificata a un’economia di mercato, a cui si è dovuto adeguare
3
anche l’apparato legislativo. La seconda parte del primo capitolo si concentra
sulle fonti del diritto commerciale russo, promulgate in quei difficili anni di
transizione e per questo sottoposte tutt’oggi a un continuo perfezionamento.
Nella prima parte del secondo capitolo, oltre ad inserire la O.O.O. nella
cornice classificatoria delle persone giuridiche prevista dal Codice civile,
vengono analizzati e confrontati i caratteri generali di questo tipo societario
nell’ordinamento italiano e in quello russo. Nella seconda parte, invece, è
proposta una trattazione dettagliata della procedura di costituzione della
O.O.O. e della S .R.L., che si articola nell’analisi dei documenti costitutivi,
nell’iscrizione nei pubblici registri e nella sottoscrizione del capitale sociale.
Infine, il terzo capitolo descrive il modello legale dell’organizzazione
interna della O.O.O. e della S .R.L., tripartito in assemblea dei soci,
amministrazione e controllo. In particolare, ad ogni organo che caratterizza la
struttura interna della O.O.O. è confrontato, se possibile, il suo correspettivo
nella S .R.L..
In appendice, è presente la traduzione integrale della Legge federale
sulle O.O.O. e degli articoli dedicati alla O.O.O. nel Codice civile della
F ederazione Russa. La traduzione serve come riferimento agli articoli citati di
volta in volta nella trattazione e come approfondimento della disciplina; in
essa, infatti, sono presenti anche articoli dedicati a quegli istituti che non sono
stati analizzati in questo lavoro, come ad esempio i diritti dei soci, le operazioni
sul capitale sociale e la riorganizzazione.
4
1
M. N UTI , The Former Soviet Union After Dis-integration and Transition , TIGER Working Paper
Series, Warsaw 2010, p. 6.
CA P IT OLO 1
DA LL’URS S A LLA F E DE RA Z IONE RUS S A : LA T RA NS IZ IONE A L
CA P IT A LIS MO
L’attuale configurazione della Russia è il risultato di un quarto di secolo
denso di sconvolgimenti, che ha portato ad una transazione economica,
politica ed istituzionale senza precedenti. P ossiamo affermare soltanto a
posteriori, con un’impostazione teleologica del giorno dopo, che esistevano
tutti i presupposti per il crollo dell’URS S , per un passaggio repentino da
un’economia pianificata a un’economia di mercato
1
.
Con la consapevolezza che sia riduttivo affrontare decenni di storia in
poche pagine, è importante conoscere il contesto sociale, politico ed
economico in cui sono state poste le basi dell’attuale legislazione russa e in cui
è stata redatta la Legge federale sulle O.O.O., al centro di questo lavoro.
Nella prima parte di questo capitolo ci si concentrerà sul contesto
sociale, politico ed economico dal 1985 ai primi anni del 2000, mentre nella
seconda parte si farà riferimento alle fonti del diritto commerciale russo,
redatte proprio in quegli anni.
1.1 Il contesto sociale, politico ed economico
Niccolò Machiavelli, nel sesto capitolo della sua opera più famosa, Il
P rincipe, afferma “come non è cosa più difficile a trattare, né più dubbia a
riuscire, né più pericolosa a maneggiare, che farsi capo a introdurre nuovi
ordini. P erché l’introduttore ha per nemici tutti coloro che degli ordini vecchi
fanno bene ed ha tepidi difensori tutti quelli che degli ordini nuovi farebbero
bene”. E gli, già nel 1513, descrive le difficoltà che incontra chi si fa capo del
passaggio da un paradigma all’altro; agli stessi problemi sono andati incontro
5
2
Tra le misure volute da Lenin: la “denazionalizzazione”, cioè la restituzione di alcuni beni
nazionalizzati ai vecchi proprietari; il ritorno a un’economia mista, in cui le piccole attività e
l’agricoltura venivano affidate a una gestione privata, benché allo Stato spettasse ancora il
monopolio delle banche, del commercio estero e dei grandi complessi industriali; la ripresa
della circolazione della moneta, del pagamento delle imposte e di un commercio più libero (per
una più completa trattazione si veda P AUL B USHKOVITCH , Breve storia della Russia, dalle origini
a Putin , trad. it. di Luigi Giacone, Giulio Einaudi editore S.p.A., Torino 2013, pp. 369 e
seguenti).
3
Lo stato sovietico non solo regolamentava il settore industriale, ma lo dirigeva in prima
persona, direttamente e a tutti i livelli. Le unità direttive di portata regionale per ogni ramo
dell’industria siderurgica, metalmeccanica e del carbone erano soggette a un unico piano
generale, elaborato dal Gosudarstvennyj komitet po planirovaniju , (lett. Commissione statale
per la pianificazione), abbreviato Gosplan , istituito nel 1921, col compito di elaborare i piani
quinquennali di sviluppo economico e controllarne l'applicazione. Il Gosplan divenne di fatto il
maggiore centro direttivo della politica economica, dopo essere stato più volte riorganizzato ed
anche i capi che si sono trovati a dover guidare l’URS S (poi F ederazione
Russa) in una transizione epocale.
1.1.1 Da economia sovietica a capitalistica: una pesante eredità
La Russia, o meglio, la Repubblica S ocialista F ederativa S ovietica
Russa (RS F S R), fu, dal 1917 fino al 1985, la principale componente
dell’Unione S ovietica, il motore di un’economia pianificata dal centro. Il
processo di transizione distrusse quasi completamente l’apparato
istituzionale, amministrativo e legislativo, rendendo necessaria la costruzione
di una nuova struttura statuale, adatta ad un sistema politico democratico e ad
un’economia capitalistica.
L’economia sovietica nacque dalla presa del potere bolscevica nella
Rivoluzione d’ottobre del 1917. Dal 1921 al 1928, Lenin istituì la cosiddetta
Novaja E konomičeskaja P olitika (lett. Nuova P olitica E conomica), abbreviata
NE P , in cui fu introdotto un sistema di riforme economiche, in parte orientate al
libero mercato
2
, al fine di riparare un’economia devastata da anni di
Rivoluzione e guerra. Con il lancio del primo piano quinquennale da parte di
S talin nel 1928, l’economia sovietica acquisì poi una configurazione
istituzionale che sarebbe rimasta praticamente immutata per i successivi
cinquanta anni. S i trattava di un assetto basato sul ruolo politico ed economico
del P CUS (P artito Comunista dell' Unione S ovietica), attraverso la
pianificazione centralizzata rappresentata dal Gosplan
3
, dalla proprietà
6
aver assunto nuove e più ampie funzioni ( Ibid., p. 376).
4
N ICOLAS W ERTH , Storia della Russia nel Novecento, dall’Impero russo alla Comunità degli
Stati Indipendenti 1900-1999 , trad. it. di Maria Rosa Baldi, il Mulino, Bologna 2000, p. 595.
pubblica dei mezzi di produzione e dalla collettivizzazione delle terre. Nel
corso di circa venti anni, dalla fine degli A nni V enti agli anni Quaranta, questo
assetto istituzionale trasformò un paese agrario arretrato in un paese
industriale, passando, peraltro, attraverso una guerra mondiale in cui l’Unione
S ovietica perse venticinque milioni di persone, distruggendo lo spazio
economico bielorusso, ucraino e della Russia europea, colpito da lunghi e
feroci combattimenti.
Il sistema sovietico funzionò, in termini di tassi di crescita, fino alla fine
degli A nni Cinquanta, quando tale tasso di crescita cominciò a diminuire fino a
raggiungere lo zero nel 1989 e il -10% nel primo semestre del 1991
4
. Le
strutture dirigenziali sovietiche, già negli A nni S ettanta, erano consapevoli dei
seri problemi di crescita dell’economia dell’Unione, ma va comunque
sottolineato che tutta la discussione in merito al risanamento dell’economia,
allora come all’inizio dell’era Gorbačёv, si collocava all’interno di una
prospettiva di miglioramento dell’economia esistente: la fuoriuscita dal sistema
socialista e l’abbandono dell’economia pianificata non erano in alcun modo
previsti. Nel cercare soluzioni nuove ai problemi sovietici e nel rifiutare
categoricamente un ritorno alla repressione violenta, Gorbačёv si dimostrò più
radicale di molti dei suoi sostenitori, anche se nessuno nel 1985 pensava al
collasso dell’Unione S ovietica, che era invece ai suoi albori.
Dopo quasi settant’anni di Gosplan , di attività industriale pianificata, di
collettivizzazione delle terre, si dovette quindi creare dal nulla una nuova
classe capitalistica, poiché in Russia non esisteva neppure il ricordo di un
diverso modo di organizzare la vita economica e sociale (l’ultimo, breve
periodo di sviluppo capitalistico risaliva agli ultimi decenni del 1800, durante
l’epoca zarista). A lle difficoltà di adattamento della politica economica e delle
istituzioni, va aggiunto “il tremendo shock psicologico patito dai cittadini russi
che hanno dovuto in pochissimo tempo adottare routine di comportamento
7
5
G IAN P AOLO C ASELLI , La Russia nuova, economia e storia da Gorbačёv a Putin , Mimesis
edizioni, Milano – Udine 2013, p. 10.
6
Abbreviazione di Politi č eskoe bjuro (lett. ufficio politico), la cui istituzione nel 1919 rese il
PCUS più centralizzato. Si tratta dell'organismo dirigente del Partito Comunista dell'Unione
Sovietica, di cui facevano parte i più influenti membri del Comitato Centrale, che
determinavano la politica del partito e il suo indirizzo (P AUL B USHKOVITCH , op. cit. , p. 360).
7
R OBERTO S INIGAGLIA , Dalla dissoluzione dell’Urss alla Russia di Putin , pubblicato il 11/3/2013
[ h t t p : / / w w w . n u v o l e . i t / w p / 8 - d a l l a - d i s s o l u z i o n e - d e l l u r s s - a l l a - r u s s i a - d i - p u t i n - m a r c o - s i n i g a g l i a /
(ultima consultazione 2/10/2018)].
adatte al nuovo ambiente economico”
5
, affrontando, negli A nni Novanta, una
vera e propria de-civilizzazione della vita russa.
1.1.2 La rivoluzione di Gorbačёv
A lla morte di B režnev nel 1982, né A ndropov (novembre 1982 –
febbraio 1984), intellettualmente vivace ma minato da un tumore, né Černenko
(febbraio 1984 – marzo 1985), ultima espressione della vecchia burocrazia
sovietica, che gli succedettero, furono capaci di far fronte alla ormai endemica
crisi agricola e industriale e a una politica degli armamenti sempre più
dispendiosa, in continua competizione con gli S tati Uniti.
L’11 marzo 1985, giorno della morte di Černenko, l’uomo scelto dal
partito, in una sola giornata di riunione del P olitbjuro
6
( P oliti č eskoe bjuro ), con il
compito di riformare l’Unione S ovietica, fu il suo più giovane membro: Michail
S ergeevič Gorbačёv.
E spressione di una nuova generazione di politici, dopo che per anni il
partito era stato guidato da una “dominante e onnipresente gerontocrazia
7
”,
appena giunto al potere, Gorbačëv portò con sé una nuova squadra di stretti
collaboratori (tra cui B oris E l’cin, a capo dell’organizzazione del partito di
Mosca). E gli intraprese un rinnovamento radicale all’interno del partito: nel
P olitbjuro , due terzi dei segretari provinciali furono sostituiti ed entrarono
uomini più giovani.
S ul fronte della politica estera, fin dall’inizio del suo mandato, partecipò
a una serie di summit con il presidente americano Ronald Reagan, che
portarono ad accordi sulla riduzione degli armamenti, arrivando a porre fine,
nel 1988, al coinvolgimento sovietico in A fghanistan.
8
8
«Перестройка – многозначное, чрезвычайно емкое слово. Но если из многих его
возможных синонимов выбрать ключевой, ближе всего выражающий саму его суть, то
можно сказать так: перестройка – это революция. Решительное ускорение социально-
экономического и духовного развития советского общества предпoлaгает радикальные
перемены на пути к качественно новому состоянию. И это, безусловно, революционная
задача» M ICHAIL G ORBAČËV , Perestrojka i novoe myšlenie dlja našej strany i dlja vsego mira ,
Politizdat, Moskva 1988. p. 48.
9
G IAN P AOLO C ASELLI , op. cit. , p. 18.
Nel 1987, Gorbačëv indicò come obiettivo principale la perestrojka ,
termine dai molteplici traduttivi (“ristrutturazione”, “ricostruzione”,
“riorganizzazione”), il cui vero significato politico-sociale si può cogliere
direttamente dalle parole di Gorbačëv: “Il termine perestrojka è una parola
polisemantica, straordinariamente densa di significati. Ma se dai molti suoi
possibili sinonimi si scegliesse il principale, quello che esprime meglio la sua
stessa sostanza, allora si potrebbe dire che la perestrojka è una rivoluzione. La
forte accelerazione nello sviluppo economico-sociale e spirituale della società
sovietica presuppone cambiamenti radicali nella via verso una condizione
qualitativamente nuova. E questo è senza dubbio un obiettivo rivoluzionario”
8
.
Questa riforma globale dell’ordinamento sovietico, pur nel rispetto
formale dell’eredità di Lenin, puntava all’inserimento di sostanziali elementi di
mercato e alla modernizzazione tecnologica. I prezzi sarebbero diventati
fluttuanti, rispecchiando così i costi di produzione reali ed era concessa la
possibilità di dar vita a cooperative, mentre i contadini avevano l’opportunità di
prendere in affitto appezzamenti delle fattorie collettive. F u introdotto il
concetto di competitività tra le aziende e furono pretesi bilanci in ordine. I
risultati furono, però, deludenti fin dall’inizio: si generò una forte inflazione e, in
assenza degli obblighi che la politica di piano prevedeva, ci fu un calo nella
produzione e disordini nella distribuzione. La scarsa consapevolezza di quali
sarebbero stati nel concreto gli effetti dei provvedimenti adottati appare oggi
stupefacente e fu peggiorata “dalla fretta che Gorbačёv dimostrò nell’aprire
sempre nuovi fronti di riforma, con il risultato che alla fine nulla si verificò come
previsto”
9
.
A lla perestrojka si accompagna un’altra parola d’ordine, glasnost’ ,
“trasparenza”, che potrebbe essere definita come il fatto di rendere pubblico
ciò che fino ad allora era nascosto, puntando di fatto alla trasparenza nella vita
9
10
P AUL B USHKOVITCH , op. cit. , p. 376.
11
R OGER B ARTLETT , Storia della Russia, dalle origini agli anni di Putin , trad. it. di Marco
Federici, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A, Milano 2007, p. 281.
del partito mediante l’abolizione della censura. Il partito non era più il detentore
della verità e per la prima volta venivano messi in discussione la Rivoluzione
d’ottobre e la sua legittimità storica, l’opera di Lenin, l’essenza del socialismo, il
ruolo di S talin nei piani quinquennali e nella S econda Guerra Mondiale.
A ssieme alla glasnost’ , il nuovo gruppo dirigente lancia la parola d’ordine
uskorenie , “accelerazione”. Il significato economico di accelerazione era molto
chiaro: accelerazione nell’introduzione del progresso tecnico nella struttura
produttiva sovietica, in modo da aumentare la produttività dell’intero sistema
economico. In quest’ottica, Gorbačёv rimandò tre volte al Gosplan il progetto
del piano quinquennale 1985-1990, perché considerava troppo basso
l’obiettivo di crescita dell’intera economia, senza però voler diminuire gli
enormi sforzi economici sostenuti per la difesa.
Un’altra misura per dare impulso all’economia che portò, in un secondo
momento, a dalle conseguenze inaspettate fu l’incoraggiamento alla creazione
di gruppi giovanili tecnico-scientifici all’interno del K omsomol (Unione
comunista della gioventù), che “era diventato un’organizzazione
essenzialmente burocratica, un completamento al partito privo di vita
propria”
10
; questi gruppi giovanili erano autorizzati a intraprendere attività
imprenditoriali esentasse e fu proprio in questi gruppi che i futuri oligarchi
mossero i primi passi.
Da un punto di vista prettamente politico, “di fronte alle resistenze a
democratizzare il partito dall’interno (si era tentato di introdurre, con scarso
successo, elezioni con diversi candidati per le cariche pubbliche e del partito),
Gorbačёv allargò la politica al di là del partito: a metà del 1988, fu approvato un
nuovo parlamento, il Congresso dei deputati del popolo dell’Unione
S ovietica”
11
, che si sostituiva al vecchio S oviet S upremo. Le elezioni del nuovo
organismo, reali e aperte per la prima volta dal 1917 e con più candidati per
ogni seggio, non diedero i risultati sperati, portando nel nuovo parlamento solo
una minoranza di deputati riformisti (tra questi E l’cin, che non esitava ad
utilizzare questa piattaforma per criticare sia il ritmo, sia la portata delle riforme
10
della perestrojka ). Nel 1990, Gorbačёv, modificando la Costituzione, eliminò
definitivamente il monopolio politico del partito, diminuendo il suo potere
centralizzato, che cessò di essere la guida che teneva insieme le strutture
economiche e politiche dell’Unione.
Lo stato intanto cominciava a perdere il controllo della periferia, con le
repubbliche sovietiche che chiedevano sempre più insistentemente autonomia
da Mosca, spinte maggiormente a rivendicare l’autonomia in seguito alla
caduta del Muro di B erlino (da sempre considerato baluardo per la salvezza di
tutto il mondo comunista) e dal fatto che lo stesso Gorbačёv esercitasse un
controllo meno pressante su di loro, rispetto al passato. Nel 1988 E stonia,
Lettonia e Lituania proclamarono la loro sovranità all’interno dell’unione; ciò
porto i capi di altre repubbliche, e la stessa leadership della RS F S R a
riconoscere la propria posizione all’interno dell’Unione. Unica,
paradossalmente, a non aver avuto fino ad allora una struttura di governo
separata per i propri affari, la RS F S R si dotò di un Congresso dei deputati del
popolo russo (di cui divenne presidente E l’cin); il Congresso nel 1990,
andando contro al volere di Gorbačёv, proclamò la RS F S R stato sovrano,
affermando il primato della legislazione russa su quella dell’Unione. Gli stati
baltici, seguendo l’esempio russo e spingendosi anche oltre, promulgarono
provvisorie dichiarazioni d’indipendenza, fino a che, nel 1991, truppe speciali
sovietiche occuparono gli edifici del governo di V ilnius e Riga, uccidendo un
gran numero di civili negli scontri con la folla.
Le sole spinte secessionistiche probabilmente non avrebbero portato
alla fine dell’Unione se non fosse montata una forte politica nazionalista
proprio nella principale fra tutte le repubbliche, quella russa, e se a capo di
questa non ci fosse stato B oris E l’cin, uomo di fortissima ambizione, che nel
giugno del 1991 ottenne una vittoria schiacciante alle elezioni dirette per la
nuova presidenza della RS F S R.
È questo il quadro in cui venne a maturarsi il tentato (e fallito) colpo di
stato del 19 agosto 1991, tra i molti eventi che hanno portato alla fine
dell’Unione S ovietica e alla nascita della Russia come la conosciamo adesso.
Mentre Gorbačëv trascorreva un breve periodo di vacanza in Crimea, il