2
Si possono definire, così, le variabili del problema proposto, ossia capire quali siano i
fattori che determinano la gestione ottimale della liquidità nel breve periodo,
coerentemente con gli obiettivi di compensazione delle entrate monetarie con le
uscite e di ricerca di profitto. Diversi sono i modelli proposti dalla produzione
letteraria di vari studiosi, ciascuno capace di sfruttare uno o più strumenti della
gestione di tesoreria, che possono mettere in luce alcuni particolari fattori di
successo. In questo lavoro è proposto uno studio su due strategie di gestione: la
prima consiste nella ricerca degli strumenti d’impiego e/o di provvista più
convenienti; la seconda, consiste in un’opportuna distribuzione delle risorse
monetarie tra più giornate operative. Tale analisi è condotta confrontando i risultati
di gestione di quattro modelli, all’uopo costruiti. Sulla base delle evidenze numeriche
prodotte e delle ipotesi premesse, si conclude che, al fine di ridurre il costo di
gestione della liquidità in un dato, breve, periodo, è più rilevante lo sviluppo di
un’opportuna strategia di distribuzione della liquidità, rispetto ad una strategia di
scelta degli strumenti di gestione più convenienti.
3
1.LA FUNZIONE DI TESORERIA
1.1 Definizione del profilo di liquidità
Il decreto legislativo 1° settembre 1993 n. 385, Testo unico delle leggi in materia
bancaria e creditizia, ha dato nell’articolo 10 una definizione dell’attività bancaria; vi
si legge: “ La raccolta di risparmio tra il pubblico e l’esercizio del credito
costituiscono l’attività bancaria ” e successivamente, all’articolo 11, “ è raccolta di
risparmio l’acquisizione di fondi con obbligo di rimborso, sia sotto forma di
deposito, sia sotto altra forma ”. Il presente decreto fa propria una definizione di
attività bancaria che si è evoluta nel tempo, di pari passo con l’evoluzione di
quell’intermediario finanziario particolare che è la banca
1
. In sintesi, l’attività
bancaria si concretizza nell’espletamento di due funzioni: quella monetaria,
esercitata attraverso la detenzione di passività a vista, i conti di deposito, create
raccogliendo moneta ed emettendo proprie passività; quella creditizia, che consiste
nel trasferire risorse all’interno del sistema economico dalle unità che si trovano in
situazione di surplus finanziario a quelle che si trovano nella situazione opposta, di
deficit finanziario. La funzione creditizia trova realizzazione nell’attività di
trasformazione delle scadenze e di trasferimento dei rischi, laddove la capacità
dell’intermediario di trasformare le scadenze deriva dalla sua attitudine a mantenere
un equilibrio stabile fra le dinamiche di rigenerazione delle attività e delle passività,
nel contemporaneo governo dei rischi a ciò connessi.
In tale prospettiva, il principale rischio cui è soggetta la gestione di un’azienda di
credito è quello di liquidità, derivante da due fattori: il primo consiste nel fatto che
la banca finanzia la propria attività utilizzando soprattutto i fondi di terzi ( costituiti
dai depositi ) ed in misura minore i mezzi propri ( capitale sociale e riserve ), con ciò
esponendosi al pericolo di richieste di rimborso impossibili da soddisfare; il secondo,
deriva dalla concessione di credito a soggetti che non necessariamente utilizzano tali
risorse nello stesso orizzonte temporale dei soggetti che hanno depositato, anzi,
1
G. B. Pittaluga, Economia Monetaria, 1996, capitolo tre.
4
storicamente si è osservata una situazione strutturale di scadenza media nominale
dell’attivo superiore a quella del passivo
2
. Il problema risulta ancor più accentuato se
si considera che la scadenza nominale dei crediti talvolta può non coincidere con
quella effettiva e che sul livello della liquidità ha non poca influenza la forma tecnica
dei crediti concessi
3
.
Nell’analisi del rischio di liquidità si fa riferimento a due concetti di equilibrio:
• Equilibrio monetario, indicante la capacità di conseguire puntualmente un
ordinato bilanciamento dei flussi monetari in entrata e in uscita;
• Equilibrio finanziario, indicante la capacità di realizzare, in un orizzonte
temporale più esteso, un’armonica corrispondenza tra poste patrimoniali
attive e passive, omologhe per gradi di liquidità ed esigibilità.
In relazione alla situazione di liquidità dell’azienda è lo stato di solvibilità, misurato
dal rapporto tra valore dell’attivo e valore del passivo; l’analisi di solvibilità non
considera la dimensione temporale degli elementi attivi e passivi del patrimonio: dato
che non tutte le attività sono prontamente liquidabili, ecco allora che una banca può
essere contemporaneamente solvibile e non liquida, a causa della presenza nell’attivo
di elementi che generano contante in momenti diversi da quelli richiesti per il
pagamento di determinate passività.
Il processo diretto a garantire la solvibilità della banca, ovvero la sua capacità di
adempiere gli impegni di pagamento, è suddiviso in due fasi, che realizzano
rispettivamente le condizioni di equilibrio finanziario e monetario.
La prima fase si concreta nella gestione della liquidità, vale a dire nell’insieme di
quelle politiche attuate dalla banca per garantirsi, nel lungo periodo, la capacità di far
fronte tempestivamente ed economicamente agli impegni di pagamento.
Le tecniche di gestione cui hanno fatto ricorso le banche per garantirsi l’equilibrio
finanziario rispondono ai principi di diverse teorie che si sono succedute nel tempo.
Adottando la teoria dell’autoliquidabilità la banca concedeva crediti preferibilmente
nella forma dello sconto di cambiali commerciali, confidando che la transazione
mercantile all’origine della cambiale garantisse il recupero del credito concesso; tale
2
Cfr. Ferrari, Gestione finanziaria e liquidità nelle banche, Giuffrè 1988.
3
I prestiti sono caratterizzati da un certo grado di governabilità dei flussi in entrata ed uscita da parte
della banca, che varia secondo la forma tecnica: in tal senso si parla di “rigidità” per il mutuo, di
“flessibilità” per i pronti contro termine, di “ingovernabilità” per le aperture di credito in conto
corrente. Cfr. Ferrari 1988.
5
tecnica è nel tempo divenuta di difficile attuazione, principalmente a causa del
maggiore utilizzo di strumenti documentali del credito mercantile diversi dalla
cambiale (ad esempio, ricevute bancarie e fatture). Inoltre, bisogna considerare che
parte dei prestiti concessi dalle banche non sono autoliquidabili, dipendendo la loro
estinzione dalla concessione di credito da parte di altri operatori del sistema bancario.
Con l’evoluzione dei mercati finanziari e degli strumenti messi a disposizione degli
investitori e dei prenditori di fondi, si è sviluppata una seconda teoria della liquidità
fondata sul concetto della trasferibilità: l’equilibrio finanziario è perseguito facendo
affidamento su attività finanziarie trasferibili a terzi prima della scadenza; gli
impieghi sono orientati a quelle attività idonee ad essere negoziate o cedute a
garanzia di prestiti.
Una terza teoria, quella dei flussi di rimborso previsti, lavora in un’ottica di medio e
lungo periodo ricorrendo, ai fini del mantenimento di un equilibrio finanziario, alla
concessione di crediti in forme tecniche che sincronizzano i flussi di reddito del
debitore con il piano di servizio del debito.
Accanto alle precedenti teorie, in sostanza riconducibili a politiche di asset
management, si è recentemente aggiunta quella dell’asset and liability management,
che prevede il ricorso al mercato monetario per la banca in condizione di deficit di
liquidità, attraverso il collocamento di proprie passività. La banca gestisce, così, in
modo coordinato la dinamica delle fonti e degli utilizzi dei fondi per ricomporre i
propri flussi finanziari.
La seconda fase del processo in esame si identifica con la gestione della tesoreria,
cioè l’insieme delle operazioni attuate nel breve e brevissimo periodo, dirette a
reperire attività liquide addizionali o ad impiegare attività liquide temporaneamente
in eccesso. In concreto, queste operazioni sono dirette a movimentare l’entità della
propria posizione debitoria o creditoria nei rapporti di corrispondenza con le altre
banche e con la Banca Centrale, al fine di conseguire le condizioni di equilibrio
monetario precedentemente definite.
Quest’ultima fase è l’oggetto delle attività della funzione di Tesoreria della banca e
costituisce l’oggetto d’analisi del presente lavoro.
6
1.2 La funzione di Tesoreria
La gestione della liquidità di breve periodo è stata considerata, fino a qualche anno
fa, un’attività residuale rispetto alle tradizionali attività di profitto della banca.
La Tesoreria si limitava a gestire i flussi monetari di breve periodo, finanziando ed
impiegando i saldi liquidi provenienti dalle operazioni dei settori operativi
tradizionali (principalmente di raccolta e di credito).
L’evoluzione di alcuni fattori del mercato nei primi anni novanta ha però trasformato
la Tesoreria in un potenziale centro di profitto. Si fa riferimento, in particolare, ai
seguenti cambiamenti:
1) l’abbattimento delle barriere normative e la conseguente maggiore integrazione
tra il mercato domestico e quello internazionale nell’area europea ( Trattato
istitutivo della Comunità europea così come modificato dal Titolo II, art. G, del
Trattato di Maastricht, 7 febbraio 1992 );
2) l’evoluzione dei sistemi di pagamento e la prevalenza del regolamento in base
monetaria ( progetti di riforma del sistema di compensazione nazionale, circuito
dei pagamenti interbancari ed integrazione tra circuito bancario e postale,
realizzati nel biennio 1989-1990 );
3) la nascita del mercato telematico dei depositi interbancari ( costituito il 16
febbraio 1990 ) e del mercato secondario dei titoli di Stato ( istituito con decreto
del Ministro del Tesoro dell’8 febbraio 1988 ) come mercati regolamentati;
4) la mobilizzazione della riserva obbligatoria ( a partire dall’ottobre del 1990 per la
quota del 3%, poi in percentuali crescenti e con modalità differenti );
5) lo sviluppo e la distribuzione di nuovi strumenti finanziari, in particolare quelli di
copertura e di traslazione del rischio ( ad esempio l’Overnight indexed swap,
negoziato per la prima volta il 16 maggio 1995 ).
La moderna Tesoreria ha così assunto sempre più una posizione centrale nella
direzione finanziaria, diventando promotrice, quando non responsabile, di una
gestione efficiente e integrata delle posizioni su un’ampia gamma di strumenti:
dall’interbancario ai titoli, dalle divise estere ai finanziamenti della Banca Centrale.
7
Parallelamente al mercato, anche la struttura patrimoniale delle aziende di credito ha
conosciuto una significativa trasformazione
4
: anzitutto nell’evoluzione della struttura
“a vista” iniziale verso una struttura maggiormente articolata per scadenze dell’attivo
e del passivo bancario. Inoltre, si è conosciuta una crescente incidenza degli impieghi
e della raccolta in valuta in seguito all’attuazione di normative a favore della libera
circolazione dei capitali
5
. Infine, sulla struttura patrimoniale hanno avuto effetto gli
interventi regolatori della Banca d’Italia, volti a garantire una crescita sostenibile del
sistema bancario, con l’introduzione dell’obbligo del rispetto di determinati
coefficienti patrimoniali
6
.
L’ultimo importante fattore di evoluzione della funzione di Tesoreria è stato, nel
1997, l’avvio del sistema di regolamento lordo in tempo reale dei pagamenti
interbancari (Bi-Rel).
L’introduzione di tale sistema ha profondamente modificato il profilo di liquidità
oggetto dell’attività di tesoreria. Si è passati, infatti, dalla necessità di recuperare
risorse in funzione di un unico saldo delle posizioni a fine di giornata, alla necessità
di monitorare costantemente nel corso della giornata le risorse disponibili, per
garantire la liquidità a livello infragiornaliero e poter quindi consentire il corretto
smaltimento delle operazioni di pagamento disposte dalla banca per conto proprio o
di terzi. Ciò ha comportato una serie di interventi di adeguamento alle nuove
modalità operative sul sistema informativo, sui processi aziendali e sulle risorse
umane
7
.
In particolare, l’aggiornamento del sistema informativo ha comportato per la
funzione di Tesoreria non solo l’introduzione delle nuove funzionalità, ma anche
l’integrazione con le applicazioni che gestiscono le tipologie di pagamento Bir, Boe,
Gec, Mid e gli ulteriori flussi di liquidità previsionale, in modo da consentire il
tempestivo aggiornamento della situazione di tesoreria, espressa dai movimenti in
scadenza nella giornata o generati nella giornata stessa.
4
Cfr. Natale-Feller, La tesoreria bancaria negli anni novanta, IL SOLE24ORE LIBRI, 1992.
5
Prima fra tutte quella del Trattato istitutivo della Comunità europea così come modificato dal Titolo
II (art. G ) del Trattato di Maastricht.
6
Si pensi al risk asset ratio ed al gearing ratio, introdotti nel marzo 1987, ai quali le banche erano
tenute a correlare i crediti concessi.
7
Si veda F. Iorio, Bi-rel: ultima opportunità per l’integrazione della tesoreria, Bancaria n.1, 1997.
8
In merito ai processi aziendali, gli interventi più rilevanti sono stati volti alla
compressione dei tempi d’esecuzione ed alla certezza delle informazioni riguardanti
le operazioni da regolare.
In fine, sono state promosse azioni mirate all’aggiornamento del personale circa
l’utilizzo dei nuovi strumenti e il rispetto delle nuove procedure: il passaggio da una
gestione giornaliera ad una infragiornaliera rende necessario il controllo continuo sia
della situazione interna alla banca (formazione delle code interne, splafonamento dei
massimali operativi, ecc.), sia di quella esterna relativa al conto di gestione detenuto
presso la Banca d’Italia.
Nella situazione attuale, dunque, accogliendo la definizione data da P.L. Fabrizi
8
:
“ la gestione della tesoreria viene configurata come il complesso delle scelte di
investimento e di finanziamento volte ad assicurare il sistematico equilibrio tra
entrate ed uscite in condizioni di economicità, su orizzonti temporali brevi e
brevissimi; […] essa si occupa non solo dell’aggiustamento degli scompensi
contingenti, bensì anche della sistematica ottimizzazione della dimensione e della
composizione delle riserve di liquidità, in funzione delle opportunità offerte
dall’andamento atteso dei tassi d’interesse.”
Per mezzo dei nuovi strumenti a disposizione della Tesoreria, quali la mobilizzazione
integrale della riserva obbligatoria ed un efficiente mercato interbancario, l’attitudine
a capire l’andamento dei tassi gioca un ruolo importante nella determinazione della
funzione di Tesoreria quale centro di profitto; è pur vero che diversi sono gli
strumenti di gestione e che il loro ragionato utilizzo concorre alla creazione di
profitti, attraverso la ricerca delle “condizioni di economicità” precedentemente
ricordate.
8
P.L. Fabrizi, Nuovi modelli di gestione dei flussi finanziari nelle banche, (a cura di) Giuffrè 1995.
9
ATTIVITA' BANCARIA
ATTIVITA' DI RACCOLTA
ATTIVITA' DI INVESTIMENTO
Gestione della liquidità
Gestione della tesoreria
POLITICA DELLA LIQUIDITA'
ATTIVITA' SULL'ESTERO
FUNZIONI PRIMARIE
PIANIFICAZIONE E CONTROLLO
GESTIONE DELLE RISORSE
PROMOZIONE E SVILUPPO
CONTROLLO ISPETTIVO
ALTRE...
FUNZIONI SECONDARIE
10
1.3 Gli strumenti della gestione di tesoreria
Nella gestione della tesoreria gli orientamenti seguiti nell’allocazione e
nell’acquisizione della liquidità “ supplementare ” riflettono la situazione contingente
relativa ai mercati e alla tipologia della fonte di tale liquidità. E’ pur vero che la
selezione degli interventi giornalieri risponde a schemi operativi di più ampio
respiro, che disegnano il quadro di riferimento per l’azione della Tesoreria sulla base
della valutazione della dinamica dei mercati, della connessione tra questa e dinamica
interna all’azienda, dei flussi monetari interni.
Tali schemi operativi sono stabiliti dalla politica della liquidità, che definisce la
strategia di medio e lungo periodo volta ad assicurare l’equilibrio finanziario della
banca ed il controllo del rischio di liquidità; l’obiettivo è creare armonia nella
struttura per scadenze del bilancio della banca, ponendo le premesse per cui i flussi
finanziari in entrata e in uscita non manifestino, nell’arco temporale di riferimento,
disallineamenti tali da rendere difficoltoso il governo del deflusso di risorse liquide,
tanto in condizioni di normale operatività, tanto in situazioni di shock esogeni.
Con questo fine viene valutata la posizione della banca rispetto a diversi fattori, tra i
quali:
1) la trasformazione delle scadenze, con particolare riguardo alla presenza di
adempimenti ricorrenti, scadenze tecniche ed eccedenze strutturali di liquidità tra
gli elementi all’origine dei flussi;
2) il grado di chiusura del circuito monetario, valutabile su due fronti:
nell’erogazione di credito e nella raccolta di depositi su catene di transazioni
che legano tra loro prenditori di fondi e clientela depositante ( ad esempio
un’impresa ed i suoi dipendenti );
nell’erogazione di credito e nella raccolta di depositi su catene di transazioni
diverse, relative a soggetti i cui comportamenti finanziari sono correlati
negativamente;
3) la dimensione della raccolta, in quanto per la parte destinata a riserva obbligatoria
è mobilizzabile e dunque funge da fonte secondaria di liquidità.
11
Da quanto detto, appare chiaro che la funzione di Tesoreria lavora in un’ottica
diversa da quella propria di chi definisce la politica della liquidità.
In effetti, gli strumenti attivati dalla Tesoreria sono diretti a compensare soprattutto
gli squilibri dovuti a movimenti ‘ non prevedibili ’ oppure ‘non previsti ’, ovvero
‘non corretti ’ e ‘ non regolati ’ a livello della politica della liquidità
9
.
Tali strumenti possono essere così schematizzati:
• Fonti primarie di liquidità: sono costituite dal contante e dai valori
assimilabili nonché dai saldi liquidi dei conti correnti di corrispondenza nei
rapporti con altre banche;
• Fonti secondarie di liquidità o di liquidità supplementare, sono costituite da:
a. Operazioni nel mercato interbancario;
b. Attività liquidabili;
c. Le riserve bancarie di liquidità;
d. Operazioni in contropartita con la Banca centrale, su iniziativa propria o
della Bcn;
e. Liste dei pagamenti nei meccanismi di regolamento in tempo reale (fonte
indiretta o impropria).
Nel presente capitolo viene approfondita l’analisi di alcuni strumenti di liquidità
supplementare, rinviando ai capitoli seguenti gli approfondimenti relativi ai rapporti
con la BCN e alle liste dei pagamenti.
1.3.a Il mercato interbancario
Nei sistemi finanziari evoluti, il mercato interbancario è alimentato dall’insieme delle
negoziazioni di base monetaria con le quali i tesorieri delle banche gestiscono giorno
per giorno gli sbilanci fra entrate e uscite monetarie.
L’importanza del mercato interbancario nasce dal ruolo di canale di trasmissione
degli impulsi di politica monetaria che esso ricopre: in linea teorica, i tassi che si
formano sull’interbancario riflettono le decisioni della banca centrale in merito alla
domanda di liquidità ad essa rivolta da parte delle banche; se la base monetaria
9
Ferrari, 1988.
12
offerta non corrisponde al quantitativo richiesto da queste, le negoziazioni di eccessi
di liquidità (carenze) porteranno ad una caduta (aumento) del livello dei tassi
interbancari, nella misura dello squilibrio tra le riserve desiderate e le riserve da
riassorbire.
Nel caso italiano questo ruolo si è evidenziato solo con l’inizio degli anni novanta. Il
mercato interbancario italiano, infatti, ha avuto fino allora come elemento
caratteristico l’unidirezionalità dei flussi, scambiati tra banche che avevano bisogno
di supportare il proprio maggiore giro d’affari finanziandosi dal sistema e gli istituti
di credito, di piccole e medie dimensioni, che si rivolgevano al mercato come datori
di liquidità. La Banca d’Italia, in una pubblicazione del 1988
10
, illustrava le
conseguenze di questa situazione:
“ La funzionalità del mercato interbancario è ostacolata dalla dicotomia tra aziende
datrici di fondi interbancari e un ristretto gruppo composto da una decina di istituti
costantemente prenditori netti: le permanenti relazioni di finanziamento e gli
elementi di segmentazione che questa dicotomia comporta tendono ad accentuare il
carattere bilaterale delle negoziazioni. L’esistenza di rapporti consolidati è una delle
cause principali della lentezza con la quale il volume degli scambi e i tassi praticati
sull’interbancario si adeguano all’evolversi delle condizioni di liquidità ”.
La situazione iniziò a migliorare, nella direzione voluta dall’Autorità monetaria, con
la promozione di alcune innovazioni verso la fine degli anni ottanta: la riforma del
sistema dei pagamenti interbancari, la mobilizzazione della riserva obbligatoria e la
creazione di un circuito telematico per gli scambi.
Il mercato telematico dei depositi interbancari (MID) viene costituito il 16
febbraio 1990 per mezzo della “Convenzione regolante le modalità di funzionamento
del sistema telematico di negoziazione dei depositi interbancari” firmata il 13
dicembre 1988. Il mercato si svolge sul circuito gestito dalla SIA (Società
Interbancaria per l’Automazione) ed è aperto a tutte le istituzioni creditizie,
comprese le filiali di banche estere. In ogni azienda di credito è stata installata, a cura
della SIA, una postazione base, composta terminali video, o multipli della stessa. I
terminali consentono la visione globale dell’evoluzione dei singoli tassi, per tipologia
di deposito e relative quantità, esposti dagli istituti che si offrono in contropartita e
10
Banca d’Italia, La mobilizzazione della riserva obbligatoria: motivazioni e implicazioni, ottobre
1988.
13
ordinati automaticamente per importo e per tempo d’immissione dal sistema, che
fornisce inoltre i tassi medi di applicazione ed i volumi scambiati su scansioni
temporali di 15 minuti ciascuna. E’ così possibile per gli operatori del sistema
visualizzare i tassi migliori in un momento preciso delle contrattazioni e seguirne
l’evoluzione precedente.
Il sistema si articola in moduli corrispondenti a distinte “pagine”: la “pagina indice”
individua l’elenco delle tipologie di depositi trattati; la pagina “proposte aderente”,
intestata a ciascuno di questi, contiene le proposte effettuate ed è visibile a tutti gli
aderenti al MID; la pagina “elenco quotazioni” evidenzia, per ciascuna di queste, le
proposte inserite nelle pagine per operatore e viene da esse progressivamente
alimentata; la pagina “migliori” visualizza per tipologia di deposito le migliori
condizioni in denaro e in lettera, sulla base delle variazioni apportate dalle pagine per
operatore; infine, la pagina “best” visualizza le migliori condizioni in denaro e in
lettera, scelte tra tutte le tipologie di deposito trattate, sulla base delle variazioni
apportate dalle pagine per operatore.
Le negoziazioni sono effettuate a contrattazione continua: l’operatore che ha esposto
la proposta, se “applicato”, deve espressamente accettare o rifiutare nei confronti
della controparte la chiusura dell’operazione entro il tempo massimo di novanta
secondi dal momento del ricevimento della richiesta nel proprio terminale. Trascorso
inutilmente tale termine la richiesta si considera automaticamente rifiutata.
Tutti gli operatori del MID operano da dealer, senza l’intervento di operatori
specializzati, e possono immettere nel circuito proposte di negoziazione per
quantitativi minimi pari a € 1.500.000 in denaro o lettera. Le applicazioni, invece,
partono da quantitativi minimi di € 50.000 Le tipologie di contratto hanno le seguenti
forme tecniche:
Overnight: prevede lo scambio dei fondi nella giornata di negoziazione con
rientro nella giornata lavorativa successiva e contestuale computo e liquidazione
degli interessi;
Tomorrow-next (o tom-next): prevede lo scambio dei fondi nel giorno
successivo alla giornata di negoziazione, con rientro nella giornata lavorativa
successiva e contestuale computo e liquidazione degli interessi;
14
Spot-next: prevede lo scambio dei fondi nel secondo giorno successivo alla
giornata di negoziazione con rientro nella giornata lavorativa successiva e
contestuale computo e liquidazione degli interessi;
Deposito vincolato a giorni: prevede lo scambio dei fondi nella stessa
giornata di negoziazione, con rientro in una giornata lavorativa prefissata nel
tempo massimo di 10 giorni con contestuale computo e liquidazione degli
interessi;
Deposito a tempo: prevede lo scambio dei fondi nel secondo giorno
lavorativo successivo alla giornata di negoziazione con rientro a scadenze fisse, 1
e 2 settimane, 1-2-3-4-5-6-7-8-9-10-11-12 mesi. Il computo e la liquidazione
degli interessi sono contestuali al rientro dei fondi.
Fino al 23 gennaio 1998 il regolamento delle transazioni avveniva attraverso la
procedura Memorandum elettronico o per mezzo del conto accentrato di
anticipazione e deposito presso la Banca d’Italia. Dal 26 gennaio 1998 le
negoziazioni sono regolate in Bi-Rel, il segmento italiano del sistema europeo
TARGET per il regolamento lordo in tempo reale dei pagamenti.
Con il progredire dell’efficienza del mercato interbancario, i tassi in questo
determinati hanno finito con l’assumere un ruolo primario nella trasmissione della
politica monetaria, per le ragioni accennate in precedenza. Il principale tasso del
mercato interbancario italiano era il Ribor (Rome interbank offered rate), calcolato
come media semplice delle 10 migliori quotazioni lettera, di importo superiore a 5
miliardi, rilevate alle 11.00 dall’ATIC (Associazione dei Tesorieri degli Istituti di
Credito). L’adozione dell’euro ha però portato, tra gli altri cambiamenti, la
sostituzione dei tassi interbancari nazionali (Ribor, Pibor, Mibor ecc.) con un unico
tasso: l’Euribor (Euro interbank offered rate). Esso viene calcolato come media dei
tassi lettera (cioè di offerta di fondi) quotati da un panel di 57 banche qualificate
11
nel mercato interbancario dell’euro. Il calcolo è effettuato separatamente con
riferimento ad operazioni di diversa scadenza: a 1 settimana, a 1 mese sino a quelle
ad 1 anno. In particolare, i tassi Euribor a tre mesi ed a sei mesi sono seguiti con
11
Il codice che racchiude tutte le regole riguardanti il calcolo, le banche selezionate e il Comitato di
Gestione dell’Euribor e dell’Eonia è stato approvato il 15 dicembre 1997 da tutte le associazioni che
hanno partecipato alla stesura (la FBE – Federazione bancaria europea, l’ACI – Financial market
association, l’European saving bank group e l’European association of cooperative bank). Cfr. G.
Baronchelli, Nasce l’Euribor, in Banche e Banchieri n.2/1999.
15
attenzione dall’Eurosistema, che a questi, quali tassi di riferimento, affianca l’Eonia
(Euro overnight index average), ossia la media ponderata dei tassi interbancari
overnight relativi a contratti effettivamente negoziati dallo stesso gruppo di banche
che quotano l’Euribor.
Sul MID la media giornaliera degli scambi nel 1999 è stata di circa 27 mila miliardi
di lire (14.100 milioni di euro), mentre nei primi tre mesi del 2000 ammontavano a
32 mila miliardi di lire (16.500 milioni di euro). Il volume medio giornaliero sulla
scadenza overnight è cresciuto da 18.600 miliardi di lire (9.600 milioni di euro) del
1999 a 21.300 (11.000) del primo trimestre del 2000, mentre sul contratto tom-next i
volumi medi giornalieri sono passati da 4.300 miliardi di lire (2.200 milioni di euro)
a 3.500 (1.800). Si è quindi registrata una crescita della concentrazione delle
contrattazioni sull’overnight dal 68% al 76%. Il numero degli operatori è passato tra
il 1998 ed il 1999 da 217 a 214 per poi ridursi a 192 nel marzo del 2000, anche in
seguito alle concentrazioni bancarie e all’uscita di alcune filiali di banche estere
12
.
E’ da segnalare la costituzione, nel 1999, di e-MID Spa, una società italiana che
mira, dopo aver acquistato il MID, ad allargare la base azionaria dando maggiore
rappresentanza alle banche estere e a proporsi come piattaforma di contrattazione
elettronica su scala europea, consentendo l’operatività sul circuito telematico
direttamente dall’estero, anche nella modalità di accesso remoto (ad ottobre 2000
erano dieci le istituzioni estere che accedevano al mercato in forma remota
13
; da
febbraio 2001 sono diciassette).
1.3.b Le attività liquidabili
Quali fonti secondarie di liquidità, le attività liquidabili possono essere considerate
come appartenenti a due classi di titoli. La prima classe comprende i titoli
smobilizzabili e si riconduce alla gestione del portafoglio titoli della banca nei suoi
rapporti con la clientela (portafoglio di negoziazione).
12
Dati pubblicati da Banca d’Italia nella Relazione annuale, maggio 2000
13
Dato pubblicato da Banca d’Italia, Bollettino economico n.35, ottobre 2000.