Capitolo 1
“LA STORIA DEL COMPRENSORIO”
1. La nascita di Locri Epizephiri
Il territorio della Locride è interessato da presenze archeologiche diffuse
che si datano dalla preistoria sino all’epoca medievale. Tuttavia, l’età greca
legata a fenomeni storici di tipo coloniario sembra rappresentare per la nostra
1
regione uno dei momenti più significativi. Nel corso della colonizzazione,
infatti, tra l'VIII ed il VII sec. a.C., gruppi di greci (mercanti, contadini,
allevatori, artigiani), giunsero via mare nella parte meridionale dell'Italia (le
attuali Basilicata, Calabria, Campania e parte della Puglia) generando un flusso
migratorio dalle singole città della Madrepatria, motivato tanto dall'interesse
per lo sviluppo delle attività commerciali quanto da tensioni sociali dovute
all'incremento della popolazione a cui la scarsa produzione agricola non
2
riusciva a dare il giusto sostentamento.
L’arrivo dei greci, pone una questione ancora irrisolta in merito ai
rapporti con la componente indigena, il cui confronto, senza dubbio, contribuì
1
P. G. GUZZO, Le città scomparse della Magna Grecia, Roma 1982, passim; ID., L’archeologia delle
colonie arcaiche, in Storia della Calabria antica I, S. SETTIS (a cura di), Roma-Reggio Calabria 1987,
pp. 139 sgg.
2
G. DE SENSI SESTITO, La Calabria in età arcaica e classica, in Storia della Calabria antica I, op. cit., pp.
229 sgg.
3
3
ad elevare il livello economico e culturale di tutti i territori in cui si manifestò,
compresa la nostra regione interessata dall’esistenza di gruppi diversificati fra i
quali sono da citare gli Enotri, i Coni, gli Itali e i Siculi, quest’ultimi in
particolare posizionati proprio nel territorio di nostra pertinenza. Se,
comunque, essi vivevano secondo modelli protourbani, l’innovazione apportata
dagli Elleni fu nella definizione delle poleis come: Sybaris, Kroton, Lokroi e
Reghion, non solo a livello funzionale, ma anche e soprattutto sotto il profilo
architettonico e urbanistico. Per tradizione, la località dove stabilirsi era
individuata seguendo l'indicazione
che dava l'oracolo del santuario di
Apollo a Delfi, il quale veniva
interrogato da colui che era stato
posto a capo degli aspiranti coloni, il
cosiddetto ecista. Per i discendenti
delle civiltà greche stabilitesi nella
penisola italiana, questo fu il periodo
in cui fu raggiunta la massima
La Magna Grecia;
foto da Incorpora.
ricchezza economica, a cui
3
G. GENOVESE, I santuari rurali nella Calabria greca, Roma, passim; ID., Contributi didattici di
Metodologia della ricerca archeologica, Cosenza 2005, passim; P. GALLO, “La Calabria dalla preistoria
al medioevo”, Storia archeologica del territorio, Rende (Cs), 2004, pp. 20 sgg.
4
s'aggiunse lo splendore in campo culturale ed artistico, in letteratura, filosofia e
4
arte, con sviluppi spesso superiori alla stessa madrepatria.
Come conseguenza di questo grande splendore, le zone colonizzate nella
Penisola italiana, ci sono state tramandate col nome di Megàle Hellàs, o Magna
Grecia, un nome che volle testimoniare, in un certo senso, anche l'orgoglio per
aver dato vita, lontano dalla Grecia, ad una comunità che aveva raggiunto così
5
alti livelli in campo sociale, culturale ed economico.
Il termine Magna Grecia si riferisce, quindi, alla civiltà piuttosto che ad
un'entità territoriale e politica, di cui occorre sottolineare che Locri Epizephiri,
fu, senza dubbio, una realtà rilevantissima.
Fra il 710 a.C. e il 690 a.C., un gruppo di servi (secondo le fonti storiche,
unitisi a donne dei loro padroni), provenienti dalle regioni della Grecia
continentale e precisamente dalla Locride Opunzia e dalla Locride Ozolia,
fondarono Lokroi
Epizephyrioi (Locri
Epizefiri, dal greco
Λοκροί Επιζεφύριοι).
In merito alla
data di fondazione
essa è, ancora oggi, un
“Capo Zephirio”,l’odierno Capo Bruzzano.
4
AA.VV., I Greci in Occidente, Catalogo Mostra Venezia, G. PUGLIESE CARATELLI (a cura di),
Milano 1996, passim.
5
AA.VV., Magna Grecia. Archeologia di un sapere, S. SETTIS, M. C. PARRA (a cura di), Catalogo Mostra
Catanzaro, Milano 2005, passim.
5
6
argomento dibattuto tra gli esperti.
Il primo insediamento venne fondato nel luogo indicato dall’Oracolo di
Delfi, presso Capo Zefirio (l’attuale Capo Bruzzano), luogo utilizzato sia da
mercanti che da navigatori greci. Dopo alcuni anni, tuttavia, i coloni,
insoddisfatti delle terre poco fertili, si spostarono verso nord, a circa 20 km,
dove fondarono una nuova città alla quale diedero lo stesso nome del primo
7
insediamento.
La loro attenzione si rivolse alla zona costiera che si trovava ai piedi
dell’abitato indigeno di Janchina, molto più fertile e ricco di acque delle colline
intorno a capo Zefirio. I Locresi si trasferirono, infatti, sul colle Esopis, oggi
inesistente, dove si trovavano insediate le popolazioni indigene di Siculi
scacciandole in virtù di uno stratagemma: “(I Locresi) che occupavano il territorio
(indigeno), erano stati accolti dagli indigeni a patto che promettessero di occupare
insieme la regione finché avessero camminato su quella terra e avessero portato la testa
sulle spalle. Ma, a quanto si racconta, i Locresi pronunciarono il giuramento dopo aver
cosparso di terra la suola interna dei loro calzari ed aver posto sulle spalle, ben nascoste,
delle teste d'aglio. Poco dopo essi tolsero la terra dalle scarpe, gettarono le teste d'aglio
8
ed attaccarono gli indigeni”.
L’abitato indigeno venne annientato e i Locresi iniziarono a costruire la
9
propria città; il nome rimase uguale a quello dell’approdo.
6
C. SABBIONE, L. COSTAMAGNA, Una città in Magna Grecia: Locri Epizephiri, Giuda archeologica,
Reggio Calabria 1990, pp. 31 sgg.
7
E. GRECO, Archeologia della Magna Grecia, Bari 2004, pp. 54 sgg.
8
POLIB., XII, 6.
9
E. GRECO, Archeologia della Magna Grecia, op. cit., pp. 54 sgg.
6
La polis di Locri Epizefiri era organizzata secondo un modello tipico della
madrepatria. Locri fu tra le prime città della Magna Grecia ad avere un codice
di leggi scritto grazie a Zaleuco, il primo legislatore occidentale, risalente al VII
10
sec. a.C.
Era una legislazione estremamente conservatrice, chiusa ad ogni
possibile mutamento degli equilibri esistenti, che permise alla polis, per un
lungo periodo, di prosperare in pace con pochi problemi interni da risolvere.
Nella società locrese molto importante era il ruolo ed il prestigio sociale della
donna. Prestigio che le derivava non solo dal ruolo rivestito nei culti cittadini,
ma anche dai notevoli diritti sul piano giuridico di cui era in possesso, come il
diritto a perpetuare nel tempo l’eredità e quindi il nome della famiglia anche in
11
caso di scomparsa degli uomini. Tra il VII ed il VI sec. a.C. lo sviluppo della
polis era ormai ben avviato; la città si era sviluppata con un impianto
urbanistico razionale ed ordinato ed i suoi santuari con i loro culti
cominciavano ad essere conosciuti ovunque nel mondo greco. La situazione
interna era più che ottimale e si poté pianificare un’espansione del territorio
attraverso la fondazione di sub-colonie. Ciò venne dettato, oltre che da un
desiderio di maggiore controllo della zona minacciata dall’espansione di Kroton,
anche dal notevole sviluppo demografico della città che rischiava di far
vacillare i fragili equilibri esistenti; sicché i Locresi fondarono tra il 650 e il 600
a.C. le due colonie: Medma (nei pressi di Rosarno) e Hipponion (oggi Vibo
10
C. SABBIONE, L. COSTAMAGNA, Una città in Magna Grecia: Locri Epizephiri, op. cit., pp. 35 sgg.
11
AA.VV.., Locri, “ACISMGr”, XVI, (1976), passim.
7
12
Valentia). Probabilmente su un preesistente centro abitato, infine, realizzarono
Metauros (oggi Gioia Tauro), già fondato da Zancle (Messina) o Rhegion (Reggio
13
Calabria).
Fu, però, nel VI sec. a.C. che i grandi scontri tre le colonie della Magna
Grecia stabilirono nuovi equilibri ed i nuovi rapporti di forza culminati con la
distruzione di Sybaris nel 510 a.C. Nonostante un lungo scontro con Kroton,
peraltro vincente, Locri fu, così, in grado di gestirsi lo spazio che era stata in
14
grado di crearsi e nel V secolo a.C. strinse un alleanza con Siracusa.
L’alleanza con Siracusa risultò molto proficua, in quanto, Lokroi riuscì ad
avere il controllo di Kaulon e Skylletion, che delimitavano i confini al nord con
Kroton, mentre a sud delimitò i confini con Reghion presso il fiume Halex
(presso Palazzi).
Nella prima metà del IV sec. a.C. Dionisio II instaurò a Lokroi un
governo tirannico, soppiantando l’aristocrazia che da sempre la governava.
Dopo alcuni anni, la popolazione esasperata dalle razzie massacrò tutta la
famiglia di Dionisio II instaurando un governo democratico.
La seconda metà del IV sec. a.C. fu per Locri Epizefiri un periodo di
grande splendore artistico, economico e, soprattutto, culturale. In questo
periodo emersero figure importanti per i locresi tra cui la poetessa Nosside ed i
filosofi Echecrate, Timeo ed Arione, fondatori di una fiorente scuola di
12
G. LACQUANITI, Medma. Colonia di Locri Epizefiri. Storia, arte, culti e costumi di una pòlis
magnogreca sul tirreno, Gioiosa Jonica 2003, passim; M. T. IANNELLI, (a cura di), I volti di
Hipponion. Vibo Valentia. Museo ArcheologicoVito Capialbi, Soveria Mannelli 2000, passim.
13
G. INCORPORA, Locri antica e Gerace, Bologna 1980 (II Edizione), passim.
14
C. SABBIONE, L. COSTAMAGNA, Una città in Magna Grecia: Locri Epizephiri, op. cit., passim.
8
Pitagorismo alla quale si interessò lo stesso Platone che, stando a quanto attesta
Cicerone (De Finibus Bonorum et Malorum, V - 29, 87), si recò di persona a
15
Lokroi per apprenderne i fondamenti. Nel III sec. a.C. Lokroi si alleò con Pirro,
re dell’Epiro, per cercare di ostacolare l’avanzata romana verso sud. Dopo
qualche anno, però, decisero di passare dalla parte di Roma e ciò spinse Pirro
alla vendetta. Nel 266 a.C., infatti, egli devastò la città e saccheggiò il famoso e
ricco tempio di Persephone.
I primi vent'anni del III sec. a.C. coincidono con l'ultimo periodo di
16
indipendenza e di prosperità per la polis di Locri Epizefiri. I Locresi si
trovarono, del resto, impreparati ad affrontare la minaccia rappresentata dai
Bruzii e le altre popolazioni indigene, quali i Sanniti ed i Lucani e lo stesso
accadde per le città greche della Sicilia le quali, ormai senza la protezione di
Siracusa, furono facili prede per i Cartaginesi. Non potendo difendersi e,
temendo per la loro stessa sopravvivenza, si rivolsero, dunque, a Roma.
Gli esiti della guerra annibalica, infine, causarono anche a Locri una crisi
gravissima da cui la città non si riprese mai più completamente. Molte parti
dell'abitato nel II sec. a.C. vennero abbandonate e cominciarono le migrazioni
17
dei coloni verso l’entroterra.
15
G. INCORPORA, Locri Antica e Gerace, Bologna 1980 (II Edizione), passim.
16
C. SABBIONE, L. COSTAMAGNA, Una città in Magna Grecia: Locri Epizephiri, op. cit., pp. 37 sgg.
17
P. GALLO, La Calabria dalla preistoria al medioevo, op. cit., pp. 18 sgg; www.magnagrecia.it
9
2. Storia dell’insediamento di Gerace
Il territorio locrese fu caratterizzato in età imperiale dalla diffusione di
numerosi insediamenti agricoli del tipo delle villae al centro di proprietà terriere
di notevole floridezza. Un nuovo impulso si ebbe con i Bizantini che fondarono
la città Nepezia, oggi Amantea, e vescovadi di rito greco Tropea, Gerace,
Rossano, Nicastro. Sotto la dominazione dell'Impero Bizantino fiorì
particolarmente l'eremitismo: cenobi eremitici sono la famosissima Cattolica di
Stilo e molti altri meno noti sparsi nella Locride e nella valle del fiume Stilaro, a
Rossano e sull'Aspromonte reggino.
A partire dal VII sec. d.C., la Calabria settentrionale entrò nella sfera
d’influenza dei Longobardi del ducato di Benevento, che controllavano i passi e
i valichi più importanti tramite postazioni militari strategiche.
I Bizantini dovettero, affrontare, inoltre, le incursioni arabe e la presa di
Vista panoramica di Gerace;
alcune città, sicché molte
foto di Elena Fabiano
delle popolazioni iniziarono
a rifugiarsi nell’entroterra
creando numerose fortezze.
Il sito sorgeva quasi
sempre su un altura difesa
su tre lati e il quarto
10