7
Al mutare dei modelli di amministrazione, dell’organizzazione e dei sistemi
decisionali della pubblica amministrazione, sono mutati i sistemi e gli strumenti
contabili correlati. Infatti tra i cambiamenti che il NPM ha apportato, è di
fondamentale importanza quello che riguarda le innovazioni inerenti il sistema
contabile, tanto che è stato coniato un nuovo termine, New public financial
management (NPFM), proprio per sottolineare la centralità che le riforme contabili
hanno avuto nel complesso processo di riforma.
Il cambiamento della contabilità ha interessato tutte le realtà pubbliche tanto nel
contesto internazionale che in quello nazionale.
I sistemi contabili pubblici, avevano mostrato i loro limiti e non permettevano di
rispondere alle esigenze di cui necessitava il management pubblico. Nasceva così
l’esigenza di un nuovo sistema contabile diretto a fornire informazioni per elevare il
grado di razionalità economica del settore pubblico e per comunicare ai vari
interlocutori gli effetti e i risultati dell’azione del governo. Sullo scenario
internazionale si dibatteva sul passaggio da una contabilità cash basis a una
contabilità accrual basis. Un sistema contabile su base economica pareva la risposta
alla necessità del governo di dimostrare l’accountability per l’utilizzo delle risorse,
per la gestione di tutte le attività/passività, per valutare le performance del governo in
termini di costi dei propri sevizi, di efficienza e di risultati ottenuti.
Accanto agli Stati che da tempo stavano sperimentando il passaggio da sistemi di
cash accounting a sistemi di accrual accounting, come in Nuova Zelanda e Regno
Unito, si evidenzia la presenza di paesi che solo di recente si sono avvicinati a questo
cambiamento, sono la Francia, la Svezia, la Danimarca, la Finlandia, l'Islanda, il
Portogallo e la Germania e di altri paesi nei quali è ancora ben radicato l’utilizzo dei
tradizionali sistemi informativo-contabili.
In Italia le unità pubbliche coinvolte nel processo di innovazione contabile hanno in
alcuni casi abbandonato integralmente la contabilità finanziaria (aziende sanitarie), o
hanno affiancato a questa un sistema di rilevazioni economiche (enti locali) o di
rilevazioni di contabilità economico-analitica (Stato).
La riforma dei sistemi contabili è stata avviata a livello centrale con la legge n.
94/1997; è seguita quella sulla contabilità degli enti locali, delle aziende sanitarie,
delle Regioni, delle istituzioni scolastiche, degli enti pubblici non economici e delle
Camere di Commercio.
8
L’introduzione della contabilità su base accrual, nel contesto internazionale, oggi è
facilitata dalla presenza degli IPSAS attraverso i quali si sta attuando un tentativo di
standardizzare a livello internazionale la contabilità pubblica, consentendo una
maggiore trasparenza e la possibilità di valutare le varie realtà utilizzando metri e
misure comparabili.
Le parole d’ordine del processo di adozione dei sistemi di contabilità accrual sono:
responsabilizzazione e accountability. Oggi più che mai si fa pressante la necessità di
un sistema pubblico accountable. La qualifica accountable delle pubbliche
amministrazioni si lega intimamente al dovere di rendere conto del proprio operato in
modo affidabile e trasparente, in relazione alle esigenze informative che emergono
dalla molteplicità di stakeholders cui rivolgono la propria azione.
Al principio di accountability, la letteratura non permette l’attribuzione di un
significato univoco, ma nel contesto pubblico assume principalmente un profilo
interno ed un profilo esterno. In quest’ultima accezione, si lega al concetto di
responsabilità verso la collettività che dà mandato al corpo politico il quale,
attraverso gli strumenti di rendicontazione sociale, ad esempio: il bilancio di
mandato, il bilancio sociale, quello ambientale, di genere, rende conto dell’impatto
sociale che le politiche hanno prodotto sulla comunità e sul territorio di riferimento.
Sotto il profilo interno o manageriale fa riferimento alla responsabilizzazione dei
managers circa i risultati raggiunti in luogo ad un riconoscimento della loro
autonomia e della necessità di rendere conto delle scelte adottate e degli obiettivi
realizzati in termini di efficienza, efficacia ed economicità. In quest’ottica assume
particolare importanza non solo la riforma che ha introdotto una netta distinzione tra
ruoli e funzioni politiche da quelle gestionali, ma anche la riforma dei controlli
interni che ha rafforzato le forme di controllo manageriale. Il decreto legislativo
286/99 oltre che prevedere il controllo di gestione, diretto alla verifica dell’efficacia,
dell’efficienza e dell’economicità dell’azione amministrativa al fine di ottimizzare il
rapporto tra i costi e i risultati, anche attraverso interventi di correzione, ha introdotto
un altro strumento per incrementare l’accountability interna, vale a dire il controllo
strategico, il quale ha l’obiettivo di valutare l’adeguatezza delle scelte compiute in
sede di attuazione dei piani, programmi e altri strumenti di determinazione
dell’indirizzo politico attraverso la congruenza tra risultati conseguiti e gli obiettivi
predefiniti.
9
Questa tesi intitolata: “Modelli contabili a supporto dell’accountability nel settore
pubblico”, ha lo scopo di mettere in luce quale siano le esigenze di accountability nel
settore pubblico alla luce dei processi di riforma avviati anche nel contesto
internazionale e capire quali siano gli strumenti implementati concretamente per
rispondere alle nuove esigenze informative.
La trattazione si sviluppa in quattro capitoli.
Il primo, l’ammodernamento del settore pubblico tra teorie e riforme, illustra in
quale ambito hanno preso avvio le riforme, quali sono state le ideologie che le hanno
guidate, quali azioni amministrative sono state attuate con una particolare attenzione
alle direttrici lungo le quali si è sviluppato il NPFM.
Il secondo, il nuovo modello contabile nel settore pubblico: l’accrual accounting,
pone l’accento sulla necessità di riformare i sistemi contabili pubblici legati
sostanzialmente a una logica autorizzativa su base cash, ad una volta alla
implementazione su base accrual; argomenta sull’introduzione di questo sistema
sullo scenario internazionale, nella Comunità Europea e in Italia.
Il terzo capitolo, l’accountability nel settore pubblico. Logiche e strumenti, cerca di
spiegare, con riferimenti alla letteratura, il significato del termine accountability, la
sua importanza nei processi di rinnovamento e di modernizzazione della pubblica
amministrazione alla luce sia del New public management che della Public
governance, evidenziando gli strumenti di contabilità e rendicontazione che possano
soddisfare il fabbisogno di accountability delle P.A.
Il quarto, le esperienze nelle Regioni: il caso della Sardegna e dell’Umbria, è
dedicato all’analisi della modificazione dei sistemi contabili in due Regioni alla luce
delle nuove esigenze di accountability.
Le interviste semistrutturate, utilizzate per affrontare lo studio dei casi, sono state
costruite sulle risposte fornite nel questionario somministrato dall’Unità di ricerca di
Sassari, in luogo del progetto di ricerca PRIN 2005/2007 intitolato “cambiamenti
contabili nelle amministrazioni pubbliche per una nuova accountability nello Stato e
nella Regione alla luce degli International Accounting Standard per il settore
pubblico”. La ricerca è stata coordinata a livello locale dalla Prof. Lucia Giovanelli, e
a livello nazionale dal Prof. Luca Anselmi.
10
I.
L’AMMODERNAMENTO DEL
SETTORE PUBBLICO TRA TEORIE
E RIFORME.
SOMMARIO:
1. La filosofia del New Public Management
1.1 Le spinte al cambiamento nel settore pubblico
1.2 Le radici teoriche e le teorizzazioni del New Public
Management
1.3 Le critiche al paradigma
2. L’implementazione del New Public Management: due
casi a confronto
2.1 L’azione amministrativa nei paesi Europei
2.2 La stagione di riforme in Italia
3. Dal New Public Management alla Public Governance
3.1 La Public Governance: significati e definizioni
3.2 I principi della Governance
3.3 Oltre la Public Governance
4. Il New Public Financial Management
11
1. LA FILOSOFIA DEL NEW PUBLIC MANAGEMENT
La managerializzazione dell’amministrazione pubblica ha assunto dimensioni
talmente rilevanti da non essere più considerata solo “un trend”, ma un vero e proprio
mezzo di legittimazione dell’esistenza e della sopravvivenza stessa delle
amministrazioni
1
. La nuova gestione pubblica, meglio conosciuta come New public
management, è divenuta in pochi anni il modello concettuale dominante per le
riforme del settore pubblico, tanto da prefigurare il paradigma per
l’aziendalizzazione
2
delle amministrazioni.
Le prospettive di modernizzazione sono state l’orientamento dominante della riforma
amministrativa dei diversi paesi, ma filtrate dalla storia e dalle istituzioni nazionali.
Il processo di rinnovamento si è ispirato ad approcci di tipo “manageriale”, ponendo
in primo piano:
¾ l’esigenza di recupero dell’efficienza, di responsabilizzazione, di
orientamento ai risultati;
¾ le teorie del mercato che:
a) pongono in discussione gli ambiti e le modalità di intervento
pubblico,
b) suggeriscono l’introduzione di logiche competitive, la
deregolamentazione, la rivisitazione del rapporto con il cittadino
come cliente.
3
La tendenza ad applicare i principi del settore privato alla pubblica amministrazione,
ha assunto i connotati di una “pandemia” e i valori del NPM sono stati propagati
dalle più influenti organizzazioni transnazionali (Ocse, Fondo monetario
internazionale e Banca Mondiale
4
) come il metodo brevettato per costruire governi e
1
L. Anselmi, Il processo di razionalizzazione della pubblica amministrazione, Giappichelli, Torino,
1995.
2
Caperchione E, Pezzani F, Responsabilità e trasparenza nella gestione dell’Ente locale”, Egea,
Milano, 1999. Aziendalizzare significa ottimizzare il costo dei servizi erogati, i relativi benefici,
introducendo modelli organizzativi: flessibili: atti a rispondere prontamente alle nuove e mutevoli
richieste di servizi per il cittadino; professionali: in grado di relazionarsi coerentemente con
l’evoluzione della tecnica e della cultura gestionale; accountable verso utenti e amministratori per le
scelte e i risultati raggiunti.
3
Ileana Steccolini, Accountability e sistemi informativi negli enti locali” Giappichelli, Torino, 2004.
4
“Una buona amministrazione pubblica non è un lusso ma una condizione essenziale per lo sviluppo
economico” dal rapporto della World Bank intitolato “The state in a changing World” del 1997.
Rebuilding the State è la parola d’ordine del rapporto e significa: operare una transizione ad uno Stato
12
amministrazioni moderni.
5
Per questo motivo il NPM è caratterizzato da una
rivendicazione di universalità, ma ciò non significa che abbia trovato una completa
uniformità d'applicazione.
Non si è inteso, dunque, affermare l’ammissibilità di un modello unico applicabile in
modo indistinto a sistemi politici e culturali differenti, ma si è proposta
l’individuazione dei tratti distintivi e dei principi cardine che contraddistinguono il
nuovo paradigma e gli conferiscono un carattere di adattabilità anche a contesti
disomogenei. A tal proposito è possibile evidenziare differenze implementative da
un paese all'altro, poiché i profili di modernizzazione spaziano da una completa
apertura alle forze di mercato e alla privatizzazione (Gran Bretagna), ad una radicale
reimpostazione del settore pubblico secondo il modello del settore privato (Nuova
Zelanda), alla realizzazione di più prudenti e limitate iniziative di modernizzazione
interna (Norvegia); da casi di rapidi avanzamenti verso una gestione manageriale, a
casi di coesistenza di legami persistenti con le più tradizionali forme di governo
burocratico secondo regole predefinite (Giappone, Germania, Austria). E' stato
rilevato un maggior impatto delle idee di tipo NPM nei contesti anglosassoni (anche
se con differenze interne), rispetto ai contesti delle aree occidentali del continente
europeo. Questo è ragionevolmente imputabile ad una lunga tradizione basata sulla
predominanza, nella maggioranza dei paesi europei, di una scuola di pensiero della
pubblica amministrazione di tipo giuridico
6
che si contrappone ad una cultura di
“public interest
7
”, molto diffusa nei paesi anglosassoni.
che migliori il suo funzionamento e il rapporto con i cittadini e agisca come regolatore per
promuovere lo sviluppo sociale e ed economico.
5
Luigi Cominelli, Rapporto di ricerca sull’Internazionalizzazione della Pubblica Amministrazione,
Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione.
6
G.Marcon, La modernizzazione della Pubblica Amministrazione in Italia e all’estero, 1999 in
www.giuseppemarcon.it
7
De Magistris V., Onagro E., Valotti G. (a cura di), La Governance in Europa. Regno Unito.,
Quaderni FORMEZ, n.30, 2004, pagg. 24-25. Gli autori scrivono: “E’ possibile infatti individuare due
principali paradigmi culturali nella concezione del sistema pubblico (nell’ambito dei Paesi di cultura
occidentale): il modello del Rechtsstaat, caratterizzante molti Stati dell’Europa continentale e il
modello del public interest, caratterizzante buona parte degli Stati del mondo anglosassone. Il modello
di public interest si caratterizza per i seguenti caratteri: A) lo Stato ha un ruolo meno dominante nella
società (si preferisce il termine “governo” a quello di “Stato”). I funzionari sono percepiti come
semplici cittadini che prestano il proprio lavoro per le organizzazioni pubbliche, non come un gruppo
sociale distinto. La legge è una componente essenziale dell’azione di governo, ma la
regolamentazione e proceduralizzazione non è così estesa. Il cittadino è concepito come cliente. B)
Per quanto attiene alla cultura gestionale prevalente all’interno della P.A, i termini ricorrenti sono
trial&error (procedere per tentativi ed errori) e l’approccio del muddling through (“cavarsela alla
meno peggio”), a sottolineare una propensione alla sperimentazione critica e pragmatica di nuove
formule istituzionali e gestionali nell’erogazione dei servizi pubblici. C) l’azione delle istituzioni
pubbliche viene attentamente controllata (nell’accezione anglosassone di monitorare un fenomeno per
essere in grado di intervenire tempestivamente nella correzione di eventuali carenze o storture) e le
proposte delle diverse parti politiche discusse criticamente negli effetti e nelle implicazioni.”
13
Alla luce del XX secolo le amministrazioni centrali europee hanno preso le distanze
dal modello burocratico
8
e dalle logiche proprie di una cultura giuridico-formale,
caratterizzata dalla centralità della norma (tanto che obiettivo dell’azione
amministrativa era il corretto adempimento degli atti da cui derivava la neutralità nel
perseguimento degli obiettivi della P.A), cercando di far proprie la razionalità, le
tecniche di gestione, i valori del settore privato riassunti nella dottrina delle tre “E”:
economicità, efficienza ed efficacia
9
. Il nuovo contesto di funzionamento della
pubblica amministrazione, ha quale elemento base il passaggio da una gestione “per
norme e per procedure” ad una gestione “per obiettivi” propria del modello
manageriale.
10
La grande rivoluzione insita nel cambiamento è data sia dal trasferimento al settore
pubblico del modello aziendale, sia dall’orientamento ai risultati e dalla
legittimazione dello stato derivante non dal potere politico, ma dalla capacità di
produrre risultati, dalla qualità e quantità degli outcomes.
11
Al linguaggio del NPM
appartengono espressioni come: “value for money”, “doing more withless” e
“consumer as customer”.
8
Riccardo Mussari, Il management pubblico, profili teorici, Cedam, Padova, 1994.
Nella costruzione del modello burocratico, Max Weber compie una distinzione tra potere: inteso come
qualsiasi possibilità di far valere, entro una relazione sociale, anche di fronte ad una opposizione, la
propria volontà ; e autorità che consiste nella possibilità di specifici comandi di trovare obbedienza da
parte di un determinato gruppo di uomini. Ciò che differenzia il potere dall’autorità è la
legittimazione, ovvero il riconoscimento del diritto di comandare e del dovere di obbedire. Le basi di
questa legittimazione possono essere: l’autorità carismatica, l’autorità tradizionale o l’autorità legale.
La burocrazia rappresenta l’apparato amministrativo per l’esercizio della autorità legale.
9
Lucia Giovanelli, Modelli contabili e di bilancio in uno stato che cambia, Giuffrè, Milano, 2000,
pagg 51-52: “ Il concetto di efficienza può essere ricondotto alla capacità di una unità aziendale di
combinare i fattori produttivi nel modo più razionale per il raggiungimento di risultati in linea con le
finalità istituzionali da perseguire. Si fa riferimento ad un concetto di efficienza tecnica o rendimento
fisico-tecnico o produttività quando ci si vuol soffermare sui volumi delle prestazioni, cioè dell’output
produttivo in rapporto al volume dei fattori per individuare le quantità fisico-tecniche di prestazioni
ottenute per ogni unità di fattore produttivo impiegato. La considerazione delle quantità monetarie con
riferimento ai fattori produttivi impiegati (costi di produzione) consente di determinare i costi unitari
di produzione delle prestazioni per fattore e totali, conducendo al concetto di efficienza economica.
L’ efficacia ha una dimensione qualitativa ed una quantitativa, e può essere considerata in tre
accezioni: efficacia interna o gestionale, ovvero come capacità di conseguire gli obiettivi, di breve e
lungo termine, programmati; come efficacia esterna o sociale, ossia come la capacità di soddisfare le
attese dei cittadini-contribuenti e degli utenti; come efficacia politico-istituzionale, cioè come capacità
del soggetto economico derivato di interpretare i valori dominanti dell’ambiente politico-istituzionale
di riferimento e orientare, in concreto, il sistema istituzionale verso il disegno strategico desiderato da
coloro che hanno delegato il potere deliberante, secondo meccanismi democratici.”
10
Mussari R. , Il controllo di gestione nelle amministrazioni centrali. Esperienze Italiane e
Internazionali a confronto, Rubbettino Editore, Catanzaro, 2002.
11
Con il termine “outcome”, si identifica l’effetto o l’impatto e quindi il risultato positivo o negativo
che una data attività, provvedimento, azione pubblica ha ottenuto sulla società commisurato
all’obiettivo che si voleva ottenere.