IV
le decisioni capaci di determinare l’ambiente degli altri e di dire loro
ciò che debbono fare.
Un centro svolge un ruolo decisivo nell’elaborazione e nella
comunicazione a lunga distanza delle informazioni e delle istituzioni.
La Francia costituisce un esempio significativo di accentramento
estremo, in quanto le risorse sono concentrate a Parigi e nell’Ile de
France.
Tuttavia la centralità e il grado di centralizzazione possono variare
secondo molte combinazioni di localizzazione geografica, sviluppo
economico e decisioni politiche. Questi elementi sono essenziali per la
costruzione stessa delle istituzioni sono essi che determinano il modo
in cui il retaggio del passato possa influire sui criteri di formazione del
centro e sulle strategie per la conquista del potere politico.
Per quanto riguarda la periferia, va detto che essa, nel migliore dei
casi, detiene il controllo delle proprie risorse, tende ad essere isolata
da altre aree e contribuisce ben poco al flusso globale delle
comunicazioni all’interno del territorio; dipende da uno o più centri ed
esercita uno scarso controllo sul proprio destino; in genere presenta
una particolarità culturale, differente da quella del centro, che riflette
una malcelata consapevolezza della propria identità, di solito espressa
attraverso una lingua e/o una religione differente.
Essa, tuttavia, non dispone di risorse adeguate per difendere la propria
specificità. Una periferia è spesso una zona conquistata o annessa,
amministrata da funzionari il cui ruolo li rende meno sensibili alle sue
istanze piuttosto che alle direttive impartite dal centro, che sia più o
meno lontano.
Le transazioni economiche tra periferia e centro risultano sfavorevoli
alla prima in termini di costi e benefici. Di solito la periferia ha una
economia scarsamente sviluppata o dipendente da una singola merce,
V
il che la rende facile vittima delle fluttuazioni della domanda e del
livello dei prezzi, su cui essa può esercitare poco o nessun controllo.
Quelle appena elencate sono caratteristiche ideali che non possono
essere applicate in tutti i casi.
Affermerei, però, che quasi tutte queste caratteristiche possono essere
applicate al caso in questione e cioè il territorio francese della Corsica.
Ritengo, quindi, che le caratteristiche idealtipiche che riguardano le
teorie delle relazioni centro periferia siano le più calzanti per spiegare
la distanza politica, economica e culturale della Corsica rispetto al
territorio metropolitano francese. Ho cercato di completare il mio
lavoro analizzando le politiche attuate dal governo francese dai primi
anni Ottanta per integrare il territorio in seguito ai gravi episodi di
terrorismo scatenati da frange del nazionalismo estremo còrso per
attirare l’attenzione su un problema fino ad allora sostanzialmente
ignorato dalla Francia stessa e dalla Comunità Europea.
Un sistema centrale consiste di tre sottosistemi distinti: quello politico,
quello culturale e quello economico. Ciascun sottosistema possiede
una propria base di infrastrutture e propri metodi di penetrazione
territoriale. Nell’ambito di ciascun sottosistema, a un tentativo di
centralizzazione, la periferia può reagire con una manovra opposta e
corrispondente per conservare la propria specificità. In breve, non
esiste una semplice relazione unilaterale: le iniziative del centro e le
relative reazioni della periferia possono corrispondere a svariate
configurazioni. Ciascun caso deve essere studiato in un più vasto
contesto politico, economico e culturale. Solo in questo modo si può
tentare di individuare diversi tipi di periferie e le loro politiche. La
difesa della specificità può portare la periferia ad esprimere
politicamente la sua protesta.
VI
Viceversa, non si può comprendere il successo o il fallimento della
protesta se non si considerano sia le strategie centrali che portano alla
fondazione di uno Stato o di una Nazione, sia la reazione delle autorità
e delle organizzazioni centrali alle sfide della periferia.
La periferia di cui ci occuperemo noi, prende il nome di periferia
esterna. Questa è, in genere, lontana dal centro ed esposta solo alla sua
influenza.
In Europa periferie di questo tipo si trovano ai margini del continente
e tendono ad essere politicamente arretrate, meno vitali e poco
sviluppate economicamente. Comunque, anche se la protesta politica
può essere innescata da problemi di natura squisitamente economica,
la rilevanza politica delle periferie che si distinguono dal centro
soltanto per il profilo economico è più limitata di quella delle periferie
esterne, che presentano anche una certa specificità culturale ereditata
dalla propria storia dal proprio retaggio.
Le periferie possiedono due dimensioni spaziali interrelate: lo spazio
di appartenenza, costituito da un gruppo di persone con alcune
caratteristiche culturali comuni e lo spazio geografico, costituito dal
territorio. Queste due categorie non coincidono necessariamente, ma il
territorio costituisce una condicio sine qua non. D’altro canto
l’importanza e la consapevolezza dell’appartenenza ad un gruppo,
variano nel tempo, visto che gli elementi differiscono da gruppo a
gruppo. In questo contesto la lingua svolge un ruolo di importanza
vitale.
Se ancora oggi in Corsica si parla il còrso, diventa più facile per la
minoranza mantenere la propria identità e rendere più difficili i
tentativi di assimilazione alla cultura francese.
L’identità si forma per stratificazione: gli strati base accentuano
l’appartenenza alla comunità locale, mentre gli strati superiori
VII
indicano l’appartenenza a reti territoriali più ampie. All’interno di un
unico sistema territoriale, possono coesistere più strati; le relazioni che
intercorrono tra questi strati, in qualsiasi momento, dipendono dagli
eventi, dalle tendenze e dalle politiche che emergono all’interno di
quel sistema. I processi di consolidamento perseguiti nel tempo dalle
élites del centro hanno spinto la grande maggioranza della comunità di
Corsica verso una sorta di doppia identità: una identità statale
accettata passivamente sopra una più ampia identità storica e culturale.
La popolazione locale accetta le politiche governative volte allo
sviluppo economico dell’isola e le pensioni erogate dallo stato
francese ma non riconosce l’istituzione Stato ostentando una fierezza
che deriva dalla propria cultura e dalla consapevolezza che un tempo
essa prosperava senza sussidi o interventi esterni.
Sta dunque qui il dilemma tra centro e periferia: da una parte il diritto
al rispetto per la comunità di origine, dall’altra il diritto all’accesso ad
opportunità che consentano la piena realizzazione delle capacità
individuali. Il primo diritto riguarda le radici, che costituiscono
l’essenza dell’identità. Il secondo riguarda le opzioni, il diritto della
gente di coltivare i propri talenti e le proprie capacità nell’ambito di
una comunità territoriale e di una struttura di opportunità più ampie.
Tale conflitto ha maggiori probabilità di svilupparsi nello stato
moderno, perché le popolazioni delle periferie, più articolate, esigenti
e coscienti politicamente sono diventate più riluttanti ad accettare
restrizioni del loro diritto sia alle radici sia alle opzioni.
Ogni stato o centro persegue due obbiettivi primari: preservare
l’integrità del territorio di cui rivendica il controllo e vedere sancita la
propria legittimità territoriale tramite l’appoggio popolare e il
riconoscimento della propria autorità politica.
VIII
Per un centro è innaturale rinunciare volontariamente ad una parte del
territorio. I governi manifestano una tendenza naturale ad integrare le
società che governano. La protezione delle minoranze non è naturale
per essi.
Malgrado ciò, una resistenza assoluta alle richieste di maggiore
autonomia avanzate dalle periferie può costituire una operazione
costosa oltre che controproducente. I governi dell’Europa occidentale
oggi non sono propensi a resistere in modo assoluto: in genere
rispondono alle richieste delle periferie cercando di pervenire ad un
accordo o di mantenere la questione nell’ambito dei confini esistenti.
Dato che le richieste della periferia nascono spesso da un misto di
scontento economico e culturale, il centro può optare per una risposta
economica o per una politica.
Una risposta economica può essere costosa in termini finanziari, ma
nel lungo periodo comporta meno rischi per l’integrità territoriale, che
è poi ciò che più interessa al centro. Il ragionamento che sta alla base
di una risposta economica è il seguente: migliorare l’economia
periferica per migliorare lo stato nel suo insieme. Ma questo non è ciò
che interessa la periferia: le sue aspirazioni hanno sempre ruotato
attorno ad un più vasto concetto di giustizia, volto a preservare il
diritto alle radici insieme ad un crescente diritto alle opzioni.
Là dove un centro deve fare i conti con l’aspetto politico, nel caso in
cui sia inconcepibile la secessione o la resistenza ad oltranza, le
opzioni restano due: addivenire ad accordi territoriali o di gruppo.
L’opzione territoriale è più adatta dove la minoranza è omogenea;
l’opzione di gruppo potrebbe essere più appropriata nel caso in cui
due o più gruppi culturali occupano e rivendicano un medesimo
territorio periferico.
IX
Fino a che punto un centro scelga di perseguire l’una o l’altra opzione
è questione legata allo stile storico ed istituzionale della sua politica.
Alla fin fine, tutto si riduce ad un costo. Il centro pagherà un prezzo
alto per mantenere la propria integrità territoriale ed il controllo su
tutto il territorio, specialmente se la periferia dissidente ha un alto
valore strategico o economico o entrambi
CAPITOLO I.
CENTRO E PERIFERIA.
1 – Il centro.
Esistono diversi termini per indicare le regioni più importanti di una
nazione: regione centrale, core area, regione motrice, heartland, polo
di sviluppo, quindi, in una parola il centro.
Una frase di una commedia italiana del XVIII secolo riassume meglio
il contenuto e il significato di centro: "Là dove le cose succedono".
1
Questa tendenza alla concentrazione delle attività in un piccolo
numero andrebbe analizzata più da vicino.
La prima caratteristica del centro è la massa di popolazione che
raggruppa. In certi Paesi la città capitale raggruppa il 20% della
popolazione nazionale o anche di più. Dunque una densità elevata
caratterizza sempre l'area centrale: ciò vale anche per le grandi città, i
cui centri perdono la popolazione residente a scapito degli uffici, dei
commerci e dei luoghi di divertimento. In quest'ottica è lampante
l'esempio della City a Londra.
Il centro spesso è caratterizzato anche da un livello di vita elevato e da
uno sviluppo economico che viene da lontano. Ma esso ha soprattutto
una elevata capacità di produzione e raggruppa frequentemente le
attività di punta, in particolare nell'ambito dell'industria. La nozione di
"attività di punta" è relativa al grado della scala spaziale e allo stadio
di sviluppo dell'economia: la siderurgia è considerata una attività di
punta in un Paese sottosviluppato e un'industria obsoleta nella
1
Alain Reynaud, Disuguaglianze regionali e giustizia socio – spaziale, UNICOPLI, Milano, 1991,
pag. 41.
2
maggior parte dei Paesi sviluppati. In generale un'attività di punta
presuppone capitali più abbondanti, una tecnologia più avanzata ed un
personale più qualificato rispetto alla media.
Un'altra caratteristica del centro è il fatto di essere una società
concorrenziale. L'espressione appartiene a Raymond Courbis
2
e indica
l'esistenza di una maggioranza di imprese capaci non solo di
assicurarsi il mercato centrale, ma anche di fare efficacemente
concorrenza alle imprese situate in periferia.
Il quarto elemento da considerare è il fatto che il centro sia dotato di
una capacità di autosviluppo, cioè è capace non solo di innescare il
proprio sviluppo utilizzando le proprie risorse, umane e finanziarie,
ma anche di conservare ed accelerare il ritmo del suo stesso sviluppo.
A questo punto non si può prescindere da un'analisi economica e
considerarla come il quinto elemento caratteristico del centro. Per
comprendere il rafforzamento di un qualsiasi centro bisogna essere
sensibili a tutto ciò che favorisce ed accelera la circolazione degli
uomini, delle merci, dei capitali e delle informazioni: le reti dei
trasporti, le reti di diffusione delle notizie e le reti finanziarie giocano
un ruolo di primaria importanza; un centro costituisce sempre un nodo
in cui si intrecciano, si completano e si rafforzano reciprocamente le
diverse reti.
Inoltre la nozione di centro è strettamente collegata a quella di potere.
Potere finanziario con le sedi sociali delle banche: queste controllano
la rete delle agenzie che raccolgono il risparmio a favore del centro,
potere economico con le sedi delle grandi società che controllano la
produzione di tutta la regione, nazione o pianeta, secondo la loro
2
R. Courbis, Competitivité et croissance en économie concurrencée, Dunod, Parigi, 1975,
pagg.210 e 323.
3
importanza. Parigi è nell'insieme il centro decisionale per la Francia
tutta.
Ma il centro possiede anche un altro tipo di vantaggio, più discreto e
più sottile, ma non per questo meno efficace: la creatività e la capacità
di organizzazione.
3
Queste due caratteristiche hanno ripercussioni di
lunga durata. In questi campi l'elemento distintivo del centro è
duplice: da un lato vi si concentrano le grandi università, i laboratori e
gli istituti di ricerca, in una parola il terziario avanzato; dall'altro le
piccole e medie imprese giocano un ruolo essenziale perché hanno un
ruolo di sostegno alle grandi imprese, agli istituti di ricerca e alle
università. Il gigantismo industriale è ben lungi dall'avere
automaticamente effetti positivi. Questi non sarebbero possibili senza
la rete di piccole e medie imprese di cui sopra. Esiste quindi una
necessità di aggiungere sempre attività nuove che servano per lo
sviluppo di quelle già esistenti.
4
Dunque, riassumendo, il centro beneficia dell'accumulazione dei
capitali, grazie al risparmio dei singoli facilitati da redditi medi
elevati, grazie alla capacità di autofinanziamento delle grandi società e
grazie alle riserve finanziarie delle banche. Questa accumulazione di
capitali è rafforzata dalla centralizzazione, che accentua la ricchezza
del centro se non esiste un intervento governativo atto alla
ridistribuzione del reddito verso la periferia. Ma il centro possiede
pienamente i mezzi per valorizzare i capitali di cui dispone, ossia
l'innovazione, l'invenzione e lo spirito d'iniziativa.
3
A. Reynaud, op. cit., pag. 45.
4
A. Reynaud, op. cit., pag. 46.
4
2 – La periferia.
La periferia si definisce negativamente rispetto al centro. Le sue
caratteristiche sono spesso opposte rispetto a quelle del centro.
5
La periferia ha una popolazione se non inferiore a quella del centro,
almeno più diffusa nello spazio. Esistono tuttavia dei nuclei con una
densità notevole. Basti pensare ad alcune aree dei Paesi
sottosviluppati, dove la popolazione vive accalcata ai margini delle
grandi città favorendo il fenomeno delle baraccopoli e infine del
pauperismo diffuso.
Il livello di vita medio è più debole che nel centro: questo vale per i
grandi complessi periferici rispetto ai quartieri del centro, per le
campagne rispetto alle città, per le regioni periferiche rispetto alle
regioni centrali, come la Corsica rispetto alla Francia continentale.
Vale anche per i Paesi sottosviluppati rispetto ai Paesi evoluti.
Le produzioni dell’area marginale sono semplici e poco redditizie,
come si può notare dal ruolo dell’agricoltura, spesso arretrata e
ostacolata da infrastrutture non adeguate o peggio da installazioni
industriali obsolete. L’agricoltura non è supportata dalla zootecnia e
da una adeguata industria agro – alimentare.
La periferia costituisce una società sottoposta a concorrenza. Questo
significa che la periferia non può imporre nulla. Se si ragiona in
termini di Stati si nota come la concorrenza dei Paesi industrializzati
pesi effettivamente sui produttori delle periferie imponendo i loro
prezzi. Un tale vincolo pesa sulla costituzione degli utili e di
conseguenza sulle possibilità di crescita di un settore esposto una forte
concorrenza straniera. Il ragionamento appena spiegato può essere
benissimo applicato alle regioni periferiche di una nazione. In
5
A. Reynaud, op. cit., pag. 46.
5
entrambi i casi i processi sono inversi rispetto a quelli dell’area
centrale e di conseguenza contribuiscono ad accentuare lo scarto fra
centro e periferia. Inoltre la periferia non dispone di autonomia in
materia decisionale. Anzi, non è raro il caso in cui essa sia privata
progressivamente, da parte del centro, del potere decisionale di cui
disponeva in precedenza. Basti ricordare la chiusura della Banca di
Corsica che ha ridotto ulteriormente la già scarsa autonomia dell’isola.
La cosa importante da sottolineare è il fatto che comunque la periferia
è vissuta in modo drammatico da parte dei suoi stessi abitanti perché
vi è una sorta di complesso di inferiorità che scaturisce dall’identità
collettiva.
6
Tuttavia a volte la periferia è il risultato della pressione
esercitata dal centro e al tempo stesso delle decisioni prese dai suoi
stessi abitanti, che sono sensibili ai vantaggi del centro e che vogliono
trarne profitto. In Francia sono molti a chiedere con forza il
decentramento; tuttavia questi non sognano affatto di vivere e lavorare
nel proprio paese di origine, ma a Parigi. Quando infine realizzano il
loro sogno, essi hanno contribuito a rafforzare quella centralizzazione
di cui denunciano i misfatti.
6
A. Reynaud, op. cit., pag. 47.