INTRODUZIONE
Erano gli anni trenta quando, prima in Gran Bretagna e poi negli Stati Uniti,
iniziarono le prime trasmissioni televisive. In Italia bisognerà aspettare gli anni
cinquanta per vedere i primi televisori nelle case degli italiani. Nel corso degli anni la
televisione ha modificato la struttura della società, ha imposto mode e costumi, si è
rivelato il principale mezzo di comunicazione. Nell’ultimo decennio del secolo
scorso gli sviluppi tecnologici hanno permesso la nascita di Internet e lo sviluppo di
un nuovo modo di comunicare: dal televisore si è passati al computer. Il modo di
comunicare è profondamente cambiato. Da una comunicazione verticale (da uno a
molti) si è passati a un tipo di comunicazione orizzontale (uno a uno) in cui è
possibile il feedback tra emittente e destinatario della comunicazione.
Le potenzialità insite all'interno delle nuove tecnologie dell'informazione e
della comunicazione stanno intaccando le strutture stesse delle comunità, al punto
che si parla di una società delle reti in cui ogni nodo della rete è importante per il
nodo successivo e viceversa. Internet sembra contenere al suo interno una
componente di democraticità che fa riporre molte speranze nel suo sviluppo.
5
Speranze verso un miglioramento del sistema democratico basato sulla
rappresentanza, che risulta in crisi a causa, soprattutto, del distacco tra le istituzioni e
la cittadinanza. Democrazia, in fondo, vuol dire governo del popolo, e nel momento
in cui il popolo sembra essere sempre meno interessato alle vicende dello Stato, lo
stesso concetto di democrazia entra in crisi. Internet sembra offrire un’ancora di
salvezza alla democrazia. Potenzialmente tutti i cittadini possono accedere alla rete e
ognuno di loro con lo stesso diritto di parlare e di esprimersi. L'agorà ateniese, tanto
cara a buona parte della cultura politica democratica, è forse rintracciabile in rete?
Questa la domanda attorno cui ruota l’intera analisi di questo lavoro. È possibile
paragonare la democrazia ateniese con la democrazia prodotta da Internet, con la
cyberdemocrazia?
Il primo capitolo è dedicato ad Atene, alla nascita della democrazia diretta e
alle strutture su cui si reggeva. In che modo la polis di Atene si è trasformata nella
culla della democrazia, quali sono stati i principali protagonisti e le strutture sulle
quali poggiava questo sviluppo? Senza dimenticare che anche la mitica Atene aveva i
suoi limiti e i suoi difetti, relativi soprattutto al periodo storico all'interno del quale si
è sviluppata. Il secondo capitolo, invece, apre la strada al confronto tra i due modelli
di democrazia, partendo dall'analisi delle rete e della società trasformata da Internet
per capire fino a che punto si possa paragonare al modello ateniese di democrazia
diretta: si va dai primi esperimenti degli Stati Uniti d’America per sviluppare una
nuova tecnologia di guerra, fino ai social network moderni in cui ogni utente è
protagonista. In cosa consiste la cyberdemocrazia? In che modo sta cambiando o
6
cambierà la società? Ma soprattutto, le nuove tecnologie stanno veramente
ampliando la partecipazione democratica?
Questo lavoro nasce da una riflessione compiuta sull'argomento durante un
esame sostenuto all'Università. Paragonare una democrazia lontana nel tempo e nello
spazio, avvolta da un alone mitico, con un modello di democrazia ancora tutto da
verificare e con una società ancora in fieri costruita intorno alle nuove tecnologie
della comunicazione e dell'informazione, può sembrare azzardato. Ma riflettere su
questo argomento ha portato, nel corso del lavoro, non solo a scoprire delle
potenzialità e degli aspetti interessanti di strumenti che ormai tutti noi utilizziamo
quotidianamente, ma anche a diradare le nebbie del mito che avvolgevano l'agorà
ateniese. Il pregiudizio iniziale sul confronto tra questi due modelli, è scomparso nel
corso delle letture e della ricerca, anche grazie ad un cambiamento di prospettiva
sull'argomento. Sperare di ritrovare le strutture ateniesi oggi o pensare che fossero
riproducibili all'interno della rete, rendeva l'analisi più improbabile. Pensare di
ritrovare all'interno della rete uno spirito per certi importanti aspetti analogo a quello
“ateniese” – questo ha cambiato la prospettiva dell'analisi – dando a tutto il lavoro un
nuovo slancio e un approccio diverso.
7
Capitolo 1
La democrazia ateniese
1.1 Breve storia di Atene e della sua democrazia
«[...]Il nostro ordine politico non si modella sulle
costituzioni straniere. Siamo noi d'esempio ad altri,
piuttosto che imitatori. E il nome che gli conviene
è democrazia, governo nel pugno non di pochi, ma
della cerchia più ampia di cittadini [...]»1
Demos (popolo) e kratos (governo) sono le due parole di origine greca da
cui è composto il termine democrazia, governo del popolo stando alla sua etimologia
1 Pericle in Tucidide Perì tu Peloponnesiu polemu (La guerra del Peloponneso), in D. Held, Modelli
di democrazia, Il Mulino, Bologna 2007 p. 37
8
originaria. La democrazia implica dunque uno stato in cui sia presente una qualche
forma di eguaglianza politica tra i cittadini.2 Oggi tutti noi usiamo comunemente il
termine democrazia. Quasi tutti gli stati si fregiano di questo appellativo, tanto che
parlarne ci sembra normale e non diamo il giusto valore e significato al termine. In
realtà la democrazia è stata una forma alquanto rara di gestione della cosa pubblica.
Le democrazie moderne presentano una forma di democrazia indiretta
rappresentativa, in cui il popolo demanda ad alcuni suoi rappresentanti il compito di
governare. Le origini greche del termine, fanno riferimento in realtà ad un altro tipo
di democrazia, definita diretta, in cui il popolo effettivamente si autogoverna, nella
quale tutti hanno il diritto di partecipare alle decisioni collettive3. La polis greca, in
particolare la polis ateniese è stata la culla della democrazia. Per comprendere a
pieno lo sviluppo e la nascita della democrazia diretta ateniese, è necessario partire
da una breve storia dell'antica Atene, che l'ha portata da repubblica oligarchica a
città-democratica, modello in parte ammirato ancora oggi di democrazia.
1.1.1 Nascita della democrazia: da Solone a Clistene
Fin dal sesto secolo l'evoluzione della Grecia appare netta e ben delineata. La
Città (polis) era diventata forte, molti individui protetti dalla polis erano divenuti
liberi. Ma mentre in alcune città i pubblici poteri divennero appannaggio di pochi, in
2 Cfr. Ivi p. 15
3 Cfr. M.H. Hansen, La democrazia ateniese del 4 secolo a.C., LED, Milano 2003 p. 15 e s
9
altre passarono alla collettività degli individui liberati. «Affinché la Grecia potesse
adempiere al suo destino, […] occorreva che le energie individuali si sviluppassero
liberamente per il bene pubblico. Era necessario che, tra le città impegnatesi più
risolutamente nella via nuova della democrazia, una fosse pronta a mettersi a capo
delle altre e a trascinarle al proprio seguito. Fu questa la vocazione di Atene. Tutto il
suo passato la preparava all'opera democratica che doveva compiere»4.
Non è necessario credere nel destino per comprendere la democrazia ateniese
e le ragioni che l'hanno portata ad essere uno degli esempi migliori di democrazia
diretta. Bisogna guardare agli uomini e agli eventi che hanno portato una polis ad
assumere un ruolo di leader e di esempio, come diceva Pericle, per le altre poleis
greche. Nei trecento anni che vanno dall' 800 al 500 a.C, Atene è la polis che subisce
le trasformazioni più profonde. Atene era una repubblica aristocratica, governata da
una ristretta cerchia di famiglie nobili, i magistrati (archai) erano scelti dai clan
dominanti fra gli Eupatridi (etimologicamente: “i ben nati”). Questi ultimi erano la
classe dominante anche da un punto di vista economico, la maggior parte di loro era
costituita da proprietari terrieri che ricevevano contributi anche da piccoli proprietari
(hektemoroi, possessori di un sesto) che dovevano corrispondere agli eupatridi un
sesto della loro produzione ogni anno5. Al vertice della città c'erano nove magistrati,
chiamati Arconti, tra di essi, annualmente uno era designato come capo e dava il
nome all'anno. Le informazioni che abbiamo sull'Atene dell'età arcaica non sono
molto precise. Probabilmente gli ateniesi erano divisi in quattro tribù, ognuna con a
4 G. Glotz, La città greca, Einaudi , Torino 1988 pp 145-146
5 Cfr. M.H. Hansen, La democrazia ateniese del 4 secolo a.C., cit. p.53
10
capo un re, e ogni tribù era divisa in tre trittie e dodici naukrariai. Non ci sono prove
che in quel periodo ad Atene vi fosse un assemblea popolare6. Quel che è certo è che
Atene crebbe in maniera esponenziale tra il 750 e il 600 a.C, e che a differenza delle
altre città-stato greche, non sopperì all'aumento della popolazione creando nuove
colonie7. L’aristocrazia ateniese si basava sulla contrapposizione gentilizia e non
etnica, tra nobiltà e classi subalterne, non era lo stato a prevalere sulle grandi
famiglie ma sono i ghenè a prevalere sullo stato. Una costituzione debole e la
pessima distribuzione di potere tra i magistrati, contribuirono a rendere il regime
ateniese più facilmente modificabile. A modificare le cose, ci provò per primo un
giovane ateniese Cilone nel 636 o 632 a.C., ma si trattò di una “rivolta” all'interno
della stessa aristocrazia. Egli tentò di farsi tiranno (tyrannos8) della città, sfruttando
anche l'aiuto del suocero, tiranno di Megara. Il tentativo fallì e Cilone dovette fuggire
dalla polis. Pochi anni più tardi, tra il 620 e il 621 a.C., forse come conseguenza del
fallito colpo di stato aristocratico, Atene provvide alla realizzazione di un codice di
leggi scritte, affidandone la realizzazione a Draconte. Questi passò alla storia come
legislatore sanguinario, temuto per la sua potenza giudiziaria e per la durezza delle
leggi da lui redatte9, ma la realizzazione del primo codice scritto fu un duro colpo per
6 Nel suo testo Glotz pone in evidenza come le stesse strutture che ritroveremo nella democrazia,
fossero già presenti nei regimi oligarchici. In molte città greche era presente un Assemblea, anche
se ristretta ai soli cittadini attivi e priva di effettivi poteri. Talvolta le veniva lasciato il diritto di
sanzionare o le si riconosceva una funzione consultiva. Nei regimi oligarchici le decisioni erano
prese dai ricchi ed era naturale che i meno facoltosi accettassero questa situazione; cfr G. Glotz,
La città greca, cit. p. 102 e ss.
7 Cfr. M.H. Hansen, La democrazia ateniese del 4 secolo a.C., cit. p. 53
8 Tyrannos non è una parola greca, ma probabilmente fenicia. A quel tempo non aveva ancora
assunto il significato moderno e negativo di “tiranno”, ma aveva il valore neutrale di
“governante”; ivi p.54
9 Draconte si sforzò di mettere fine allo spargimento di sangue dovuto alle guerre civili tra gruppi
gentilizi. Fece appello dentro al ghenos all'individualismo, per individuare cerchie più ristrette di
individui e impedire le rivendicazioni tra ghenè numerosi. Cfr. G. Glotz, La città greca, cit. p. 147
11
gli Eupatridi. Per la prima volta persero il monopolio della conoscenza della legge,
che usavano a proprio piacimento ricordando solamente le norme che erano
all'occorrenza più favorevoli. Un primo passo verso lo smantellamento dei privilegi
gentilizi. Un progresso ancora insufficiente, visto che l'aristocrazia non sembrava
voler cedere i propri privilegi, anzi numerosi erano i tentativi di ingrandimento a
spese dei piccoli agricoltori, molti debitori insolventi venivano ridotti in schiavitù. Si
ritrovavano contrapposti due partiti, ognuno pronto a difendere i propri interessi.
Quale era il futuro di Atene e dell'Attica intera? Da un lato poteva diventare il regno
dell'aristocrazia e del privilegio, dominata dai ricchi proprietari terrieri legati alla
tradizione, dall'altro poteva superare i diritti acquisiti e arrivare all'abolizione dei
debiti e ad una nuova spartizione delle terre10. Il problema più grosso che Atene
aveva davanti a sé riguardava le differenze socio-economiche all'interno della
popolazione. Il divario tra ricchi e poveri era enorme e sembrava insormontabile.
Solo nel 594 a.C. i ricchi si coalizzarono per attribuire all'arconte Solone il potere di
imporre un compromesso alle due parti11. Per prima cosa egli stabilì lo sgravio dei
pesi degli ektemoroi, che comportò l'abolizione della servitù personale e delle
ipoteche per debiti, restituendo la libertà a coloro che erano stati resi schiavi per
questa ragione, impose l'habeas corpus per tutti i cittadini ateniesi12. Solone aveva
10 Ibidem
11 Cfr. M.H. Hansen, La democrazia ateniese del 4 secolo a.C., cit. p.55 Una versione diversa
dell'ascesa di Solone è presente in Glotz. Egli nel suo La città greca sostiene che Solone si “levò
come un cippo di confine tra i due partiti, insensibile agli attacchi di entrambi, compì quella che si
potrebbe chiamare una rivoluzione moderata”(Cfr G. Glotz, La città greca, cit. p.148)
12 L'habeas corpus è il diritto che meglio di ogni altro salvaguardia la libertà personale dell'individuo
dall'arbitrio dello stato. Introducendolo nel sistema ateniese, Solone, voleva impedire che i
cittadini ateniesi venissero fatti prigionieri in maniera arbitraria. Glotz qui inserisce in ambito
ateniese uno strumento introdotto per la prima volta nella Magna Charta inglese del 1215, e
ribadito nel 1679 sempre in ambito anglosassone, per rafforzare il concetto di difesa della libertà
12
ben chiaro che la sola agricoltura non poteva bastare all'economia di una polis con
una popolazione così numerosa, quindi si sforzò di dare impulso al commercio e
all'industria13. La sua opera riformatrice si rivolse anche all'amministrazione della
giustizia. Secondo una tradizione successiva egli istituì l'Eliea, un tribunale popolare
costituito da giurati e diede la facoltà ad ogni parte in ogni processo di appellarsi al
tribunale dell'Eliea contro le decisioni di un magistrato. Inoltre questo tribunale
poteva giudicare anche nuovi casi. Realizzò inoltre un nuovo codice di leggi, che
sostituirono le famigerate leggi draconiane e che per centinaia di anni costituirono il
fondamento giuridico della società ateniese. Si trattava di una raccolta di leggi
suddivise in sezioni non in base al contenuto ma a seconda dei magistrati che
dovevano applicarle14. Accanto alla giustizia e alla situazione socio-economica,
Solone cambiò profondamente la struttura politica di Atene. Dopo la sua opera,
Atene non era più la repubblica aristocratica fondata sul ghenos ma un regime
timocratico basato sulla ricchezza. Di fronte allo stato dovevano esserci solo liberi
cittadini, quindi le distinzioni per nascita non potevano più sussistere.
Il censo divenne il nuovo metro per dividere la popolazione, i cittadini
vennero divisi in quattro classi. Al vertice c'erano i pentacosiomedimmi, coloro che
raccoglievano sulle loro terre almeno cinquecento medimni15 di cereali, o
personale del cittadino introdotto dalle leggi soloniane.
13 Cfr. G. Glotz, La città greca, cit., p.148
14 Probabilmente al suo interno erano contenute norme che rientravano in quello che noi oggi
chiamiamo diritto privato, penale e processuale, mentre furono introdotte solo successivamente
alla reintroduzione delle democrazia nel 403 a.C., disposizioni sui poteri degli organi statuali e
regolamenti dettagliati in materia di amministrazione; M.H. Hansen, La democrazia ateniese del 4
secolo a.C., cit., p. 57
15 Il medimno era una misura di capacità equivalente a circa 52 litri.
13
cinquecento metreti16 di olio e vino, seguiti dai cavalieri, che dovevano raccoglierne
almeno trecento, gli zeugiti, con duecento e infine i teti che non possedevano terre o
producevano meno di duecento misure. È importante sottolineare che i Teti, per il
solo fatto di essere cittadini potevano far parte del tribunale o sedere in assemblea,
ma avevano ovviamente obblighi e doveri diversi rispetto ai membri delle altre
classi17. La situazione nella polis non si conservò a lungo tranquilla, l'opera di Solone
aveva cercato di ridurre i privilegi dell'aristocrazia e di ridurre il potere delle
famiglie, che nella prassi continuavano ancora ad esercitare la propria influenza.
Durante gli anni successivi venne concesso agli artigiani e ai commercianti di entrare
nelle prime tre classi favoriti anche dal riconoscimento dell'equivalenza tra medimmi
o metrete e le dracme, la moneta usata per il commercio.
Nel 560 Pisistrato divenne tiranno attraverso un colpo di stato18. Formalmente
la situazione non cambiò, Pisistrato si preoccupò di far nominare i suoi uomini come
arconti. In compenso si preoccupò di regolare la questione agraria dividendo le terre
incolte e i domini confiscati ai nobili, il che portò alla costituzione di un consistente
numero di piccoli proprietari. Pisistrato non solo si preoccupò di nobilitare la
tradizione rurale attraverso la realizzazione di numerose feste dedicate a Dioniso, ma
16 Il metreto corrispondeva a circa 39 litri.
17 Ad ogni classe erano attribuiti diritti e obblighi in proporzione al proprio censo. Gli Zeugiti ad
esempio dovevano effettuare il servizio militare come opliti con armi proprie, mentre i Teti
potevano essere solamente dei rematori e i Cavalieri dovevano provvedere in proprio al cavallo,
così come i Pentacosiomedimmi. Le più alte magistrature e le liturgie più costose erano compito
dei membri della prima classe. Cfr G. Glotz, La città greca, cit. p.149
18 Solone si era allontanato volontariamente da Atene e la situazione precipitò in maniera vorticosa. I
cittadini si divisero in tre fazioni concorrenti, ciascuna rappresentante una classe sociale e guidata
da una grande famiglia. “Gli uomini della pianura” facevano riferimento ai Filaidi e
rappresentavano gli eupatridi; gli “uomini delle montagne” legati ai piccoli proprietari erano
guidati da Pisistrato; infine gli “uomini della costa”, che rappresentavano i commercianti, erano
legati agli Aclemeonidi; cfr M.H. Hansen, La democrazia ateniese del 4 secolo a.C., cit. p.58 e G.
Glotz, La città greca, cit. p. 150
14
avendo mantenuto la costituzione di Solone, fece in modo che i cittadini compiessero
la propria educazione nei tribunali e nell'Assemblea19. La lenta evoluzione
democratica non si arrestò con l'avvento della tirannide e arrivò a suo compimento
grazie all'arcontato di Clistene20. La grande intuizione di Clistene fu quella di far
entrare il demos all'interno della sua fazione, si era infatti convinto che con il solo
aiuto dell'aristocrazia non poteva avere speranze di successo contro il rivale Isagora.
Nel 507 a.C., con la vittoria di Clistene su Isagora grazie all'aiuto del popolo21, il
governo degli aristocratici fu abolito e si instaurò una nuova forma di governo
chiamata “democrazia”. Il primo obiettivo di Clistene era diminuire il peso delle
grandi famiglie e impedire il ritorno della dittatura. Per farlo preparò una nuova
riforma sociale che ristrutturò la società ateniese. Istituì un nuovo organo dello stato,
il Consiglio dei Cinquecento (Bulè) basato su una divisione dell'Attica in dieci tribù
a sua volta suddivise in demi, piccoli comuni aventi ciascuno la propria assemblea.
Per evitare l'insorgere di rivalità territoriali e regionali egli creò una circoscrizione
intermedia tra demi e tribù. Divise il paese in tre zone (la costa, l'interno e la città)22,
a sua volta divise in dieci distretti e assegnò tramite sorteggio ad ogni tribù un
distretto in ciascuna delle tre zone. In questo modo ogni tribù era costituita da tre
19 Cfr. G. Glotz, La città greca, cit. p.150.
20 Grazie all'alleanza fra gli uomini della pianura e gli uomini della costa, Pisistato fu costretto per
due volte all'esilio, riuscendo ogni volta non solo a rientrate nella polis da tiranno, ma anche a
lasciare la tirannide a suo figlio Ippia, che si dovette scontrare con l'ostruzionismo dell'aristocrazia.
Armodio e il suo amante Aristogitone tentarono anche di assassinarlo, ma furono immediatamente
messi a morte. In seguito vennero considerati eroi della democrazia e si creò un culto intorno alla
loro persona. La tirannide fu in realtà rovesciata solo in seguito, grazie all'intervento degli
Spartani, che furono convinti da Clistene a inviare un corpo di spedizione in Attica; cfr M.H.
Hansen, La democrazia ateniese del 4 secolo a.C., cit. p. 60
21 Isagora era appoggiato dal re spartano Cleomone che aveva aiutato gli ateniesi a liberarsi di Ippia.
Grazie al suo aiuto riuscì a far allontanare Clistene, ma la rivolta del popolo ateniese costrinse gli
spartani al ritiro. Isagora venne allontanato e fu richiamato Clistene; ibidem
22 Cfr. D. Stockton La democrazia ateniese, Rizzoli, Milano 1993 p. 69
15
serie di demi o trittie.23 Attraverso il sistema di demi, trittie e tribù la società ateniese
non era divisa in più per ghenos ma su base territoriale24. Per aumentare il proprio
consenso e accrescere il numero dei suoi sostenitori, Clistene si prodigò affinché
molti non-ateniesi e gli schiavi liberati fossero iscritti ai demi e in questo modo
venissero riconosciuti cittadini ateniesi. Un'altra importante riforma introdotta da
Clistene, fu la procedura chiamata ostracismo, da ostraka i frammenti di vaso usati
per la votazione. Egli aveva sperimentato in prima persona quanto la rivalità tra
leader politici potesse essere dannosa, creando una situazione stagnante. Attraverso
questa nuova procedura si poteva spedire in esilio non penale (quindi senza perdita di
status e proprietà) per dieci anni una persona, in seguito ad una votazione che si
teneva nell'Agorà. Per essere valida dovevano partecipare alla votazione almeno
6000 persone e solo a quel punto venivano controllati i nomi scritti sui cocci e chi
aveva la maggioranza relativa, subiva l'ostracismo25. Anche se la legge è
correttamente attribuita a Clistene, fu applicata effettivamente solo venti anni dopo,
per allontanare Ipparco, parente del primo tiranno Pisistrato. Per far sì che tutte le
tribù fossero rappresentate, ai nove arconti venne aggiunto un segretario, anche
l'esercito venne diviso in dieci reggimenti. In ogni occasione il popolo era diviso in
gruppo di dieci, il sistema decimale divenne parte integrante del nuovo regime
democratico. Questa costituzione in cui la ragion politica assumeva aspetto
geometrico, rispondeva perfettamente a uno «spirito pubblico educato da secoli di
23 Cfr. G. Glotz, La città greca, cit. p. 151
24 Per un'analisi più dettagliata delle strutture dell'Atene democratica v. par. 1.1.3
25 In realtà quella dell'ostracismo era una procedura composta da due fasi distinte. Ogni anno il
popolo in una seduta dell'Assemblea votava con alzata di mano se desiderava un ostracismo. Solo
in seguito ad una votazione favorevole si passava alla votazione nell'agorà; cfr M.H. Hansen, La
democrazia ateniese del 4 secolo a.C., cit. p. 62
16
esperienza» a tal punto che non fu più modificato. «L'Atene del V secolo visse
secondo le leggi civili di Solone e le leggi politiche di Clistene»26 .
1.1.2 Lo sviluppo della democrazia, Pericle e il IV secolo
Gli anni che seguirono la costituzione di Clistene, furono difficili per la
democrazia ateniese che dovette difendersi dagli attacchi dei persiani. Le due guerre
persiane rafforzarono il sentimento democratico, tutti i greci contribuirono alla
salvezza della città e della democrazia. Dai Teti agli Zeugiti fino ai grandi
proprietari, tutti avevano difeso la polis. Di fronte al nemico comune non esistevano
distinzioni di classi27.
La minaccia persiana incombeva su tutte le poleis della Grecia. Intimoriti
molti ateniesi erano propensi a scendere a patti con il nemico. Emerse allora la figura
di Milziade, il quale convinse gli ateniesi a contrattaccare e li portò a sconfiggere i
persiani a Maratona nel 490 a.C.. Dopo la sua morte venne eletto arconte Temistocle,
il quale fece largo uso della procedura dell'ostracismo, grazie alla quale riuscì ad
allontanare molti suo avversari e a prendere in mano le sorti della città. Egli era
profondamente convinto della necessità di trasformare Atene in una potenza
marittima e ordinò la costruzione di cento triremi,28 inoltre convinse gli ateniesi a
26 G. Glotz, La città greca, cit. p. 152
27 Ibidem
28 Normalmente una trireme era lunga tra i 35 e i 40 metri e larga circa 6, aveva un pescaggio di soli
2 metri che le consentiva di manovrare anche sui bassi fondali. Su di una triremi si imbarcavano
pochi soldati, ma ca 200 rematori, questo perché l'obiettivo delle triremi era quello di sfondare le
17
costruire un porto fortificato nel Pireo. La sua strategia risultò vincente. Quando nel
480 a.C. Serse invase la Grecia, dopo aver superato lo stretto delle Termopoli
nonostante la resistenza di trecento Spartani, puntò direttamente su Atene.
Temistocle, convinto che in campo aperto non sarebbe stato in grado di sconfiggere
Serse, spinse gli ateniese a lasciare la città, che fu devastata dai persiani, e grazie alla
potente flotta da poco costruita, riuscì a sconfiggere i persiani. Grazie all'intuizione
di Temistocle il mar Egeo era di nuovo aperto ai commerci e aveva trovato una
nuova protagonista in Atene. Sfruttando la sua flotta, divenne la principale città del
Mediterraneo. Lo sviluppo del commercio, contribuì a facilitare il travaso dei
cittadini da una classe all'altra e a diminuire il valore reale del censo. Il continuo
travaso di persone tra le classi era funzionale ad un continuo ampliamento della
democrazia, tra l'altro già iniziato in precedenza, nonostante il periodo di crisi dovuto
alle guerre, attraverso delle decisioni che modificarono il ruolo di alcune istituzioni
democratiche. La creazione di dieci strateghi elettivi aveva contribuito a diminuire il
potere degli arconti. Nel 487/86 si decise di estrarre a sorte i dieci arconti, uno per
tribù, da un nucleo di cinquecento candidati designati dagli elettori dei demi e scelti
non solo tra i membri dei Pentacosiomedimmi ma anche tra i cavalieri.
Conseguentemente venne modificata la composizione dell'Aereopago e ne venne
abbassato il valore. Un'istituzione priva di poteri effettivi e che sembrava sempre più
un retaggio di un'altra epoca. I membri continuavano ad essere appartenenti alle
classi nobili della società, a dispetto di un rinnovato dinamismo della polis in cui era
facile riscontrare un profondo interscambio tra i diversi strati della popolazione.
navi avversarie speronandole e non erano adibite al trasporto di soldati, www.sullacrestadellonda.it
18
Proprio per queste ragioni era inevitabile che venisse attaccato dal popolo, che lo
identificava come la roccaforte dell'aristocrazia29. Era la continua lotta tra
aristocrazia e democrazia ad Atene, ad alcuni successi della democrazia, facevano da
contraltare nuove fiammate aristocratiche.
Nel frattempo sulla scena politica ateniese era emersa una nuova figura,
quella di Cimone. Nei diciassette anni in cui ebbe una posizione di predominio, gli
aristocratici e conseguentemente l'Areopago, riacquistarono la propria forza.
L'obiettivo di Cimone era cercare di restaurare almeno in parte la supremazia
aristocratica, «riportare e mantenere la democrazia ateniese alla sua primitiva
forma»30. Come scrisse Plutarco nel libro delle Vite parallele dedicato a Cimone, nel
momento della rivoluzione democratica del 462 a.C., egli si erse a difesa del potere
dell'Aereopago col «proposito di ridar vita all'aristocrazia dei tempi di Clistene»31,
intendendo con ciò che sebbene la costituzione di Clistene è definita democratica,
non tutti i cittadini erano in grado di svolgere tutti gli uffici e che l'Assemblea in
ultima analisi era guidata da persone provenienti dagli strati più elevati della
popolazione32. Nel 462 a.C., capo della fazione “democratica”era Efialte, assistito da
un giovane da poco entrato nella vita politica ma già famoso grazie al successo
ottenuto come generale nella spedizione contro Cipro, Pericle. Sotto i colpi dei
democratici, l'Areopago, già epurato da provvedimenti giudiziari, perse ulteriori
poteri e venne ridotto alla sola funzione di tribunale per omicidio nei casi in cui la
29 Cfr. G. Glotz, La città greca, cit. p.153
30 D. Kagan, Pericle di Atene e la nascita della democrazia, Mondadori, Milano 1992 p. 47
31 Ibidem
32 Ibidem
19