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Capitolo 1
INTRODUZIONE
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1.1 Premessa
La scelta del modello ad elementi finiti, per lo studio del
comportamento delle fondazioni superficiali e dell‟ interazione tra
queste ultime con l‟ ambiente urbano circostante può
rappresentare un notevole vantaggio , in termini economici ,
qualora i modelli realizzati simulassero nel modo più corretto
possibile il comportamento del terreno del sito in esame. In
realtà, nonostante gli innovativi sistemi di calcolo, che tendono a
simulare il comportamento delle strutture in maniera sempre più
fedele e gli algoritmi di sempre maggiore completezza , le capacità
di analisi sono fortemente limitate dalla conoscenza del reale
comportamento sia del terreno di fondazione sia della struttura in
elevazione.
Il progetto di un‟opera di ingegneria è basato su un procedimento
che sostituisce alla realtà fisica un modello semplificato, retto da
leggi che ne consentano l‟analisi definitiva e quindi il progetto. Il
passaggio dalla realtà fisica al modello ,passa inevitabilmente
attraverso una mediazione di tipo empirico. Nel caso del terreno e
delle strutture monumentali, la componente empirica gioca un
ruolo rilevante. La procedura di lavoro deve, in questo tipo di
studio, considerare le caratteristiche dei materiali, la sequenza
effettiva di costruzione nello spazio e nel tempo, l‟influenza degli
elementi non portanti sulle fondazioni, la distribuzione del carico
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e le caratteristiche di interfaccia tra i diversi materiali. Le
difficoltà che si incontrano risiedono nella misura dei parametri e
nella scelta dei loro valori rappresentativi, nella casualità di
alcuni fattori e nella valutazione dei danni e del loro significato
In quest‟ ottica si inserisce questo lavoro di tesi , in cui si è usato
un programma numerico agli elementi finiti per simulare una
situazione reale verificando che i dati ottenuti dal modello
virtuale corrispondano con i dati relativi al monitoraggio delle
opere in esame, fornendoci così una prima prova della correttezza
di impostazione del modello stesso .
1.2 Obiettivi
L‟ obiettivo del lavoro è lo studio dell‟ influenza che la cattedrale
di Modena esercita sul comportamento del terreno circostante, in
termini di tensioni e deformazioni che si ripercuote sulla torre
campanaria del Duomo detta Ghirlandina. Il software utilizzato è
un software agli elementi finiti tridimensionali , Plaxis 3D
Foundations mediante il quale si sono creati diversi modelli
estrapolando i grafici relativi ai cedimenti ed alle tensioni lungo
alcune verticali e sezioni notevoli. Questi risultati poi si sono
confrontati con i dati relativi ai cedimenti e allo stato attuale
delle due opere considerate. L‟ipotesi di partenza è che
l‟interazione tra Torre e Duomo fosse iniziata già al momento
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della realizzazione delle fondazioni. Per questo motivo si è scelto
di considerare ai fini della valutazione dei cedimenti e delle
tensioni complessive , la costruzione e quindi l‟ assegnazione dei
carichi in un‟ unica fase , lasciando a sviluppi successivi un „
analisi che tenga conto della storia di costruzione.
1.3 Organizzazione del Lavoro
In questo primo capitolo si fa una breve introduzione su quali
siano gli obiettivi , le finalità del lavoro ed i metodi e gli
strumenti utilizzati. Nel secondo capitolo si fornisce un
inquadramento storico ed architettonico del sito in esame con
particolare attenzione a tutte quelle informazioni che possono
essere rilevanti per un problema essenzialmente di tipo
geotecnico . Nel terzo capitolo si spiegano tutte le procedure
seguite per giungere alla realizzazione del modello. Nel quarto
capitolo si espongono i risultati ottenuti . Nel quinto capitolo si
commentano i risultati ottenuti dall‟ analisi del modello e si
avviano le conclusioni .
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1.4 Strumenti e metodi utilizzati
Per questo lavoro di tesi si è utilizzato il software agli elementi
finiti tridimensionali Plaxis 3D foundations, tralasciando la
descrizione del software così come del metodo agli elementi finiti
, argomenti sui quali esistono numerosissimi studi e manuali,
descriviamo brevemente i passi seguiti per giungere ai risultati
esposti nel capitolo quattro. Basandosi sui dati a disposizione si è
costruito un modello il quanto più possibile fedele alla realtà, . A
questo punto realizzato il modello si sono dovuti estrapolare i dati
relativi alle tensioni e spostamenti lungo alcune sezioni e verticali
notevoli , questa operazione è stata eseguita manualmente
attraverso la procedura descritta nel capitolo 4. Infatti il
programma Plaxis non fornisce i risultati di tensione e
deformazioni lungo una direzione voluta. Chiaramente prima di
esporre i risultati si è verificato che gli stessi siano coerenti con
quanto noto in letteratura sul comportamento di modelli simili
anche se più semplici.
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Capitolo 2
IL DUOMO E LA TORRE GHIRLANDINA DI
MODENA
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2.1 - Introduzione
In questo capitolo presentiamo gli edifici storici oggetto di
studio , ponendo in evidenza alcuni aspetti storici e tecnici
necessari per una più profonda comprensione del loro
comportamento all‟ interno dell‟ ambito di indagine .
2.2 Storia del duomo di Modena
IL Duomo di Modena è una cattedrale orientata liturgicamente
che fa parte del Sito Unesco “Cattedrale, Torre Civica e Piazza
Grande” di Modena istituito nel 1997. Il sito modenese è un bene
di carattere monumentale, iscritto quindi sulla base di criteri
culturali: esso è espressione dell‟attività di due personalità
d‟eccezione : l‟architetto Lanfranco (XI secolo – XII secolo) e lo
scultore Wiligelmo (XI secolo – XII secolo). La loro creazione, con
la sua fitta trama di riferimenti all‟antichità, si propose come
importante modello per tutto il Romanico padano.
La data di fondazione del Duomo è riportata su di una lapide
murata all‟ esterno dell‟ abside maggiore e riporta il 23 maggio
1099 . Il Duomo fu fortemente voluto dalla popolazione al posto di
una precedente chiesa , terminata appena trent‟ anni prima ma
situata in una posizione sfasata più o meno con le absidi dove
oggi si trovano la facciata e la prima parte della navata. I lavori
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di costruzione iniziarono in punti differenti del Duomo . Un primo
gruppo di maestranze partì dalle absidi mentre un secondo dalla
facciata , ciò è testimoniato da un'irregolarità, molto
probabilmente dovuta a errori di calcolo, in quello che dovette
essere il punto d'incontro: sul fianco meridionale verso la Piazza
Grande la serie di loggette s'interrompe e si interpone una bifora,
sormontata da un arco cieco più basso e stretto. La corda di
questo arco misura 2,67 m, mentre tutte gli altri hanno una
lunghezza di 3,74m. Altrettanto si verifica sul fianco nord, dove
però l'irregolarità è meno evidente perché mascherata da un
successivo rimaneggiamento. Per la costruzione del duomo
attuale vennero usati in parte materiali ricavati dai ruderi di
edifici di epoca romana, il largo impiego di marmi romani è
evidenziato da figure e iscrizioni che si trovano qua e là nelle
lastre che ricoprono il Duomo e la torre campanaria e dai leoni
stilofori di origine romana del portale maggiore e della Porta dei
principi, i primi del genere a venire impiegati in un edificio
medievale.
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Fig. 1.1 Il Duomo di Modena, particolare delle absidi - Cadignani, La torre
Ghirlandina - Un progetto per la conservazione. Luca Sossella, 2009 ,p. 160
I lavori andarono avanti rapidamente procedendo nel frattempo
alla demolizione di parti della vecchia cattedrale per fare posto
alla nuova, sicché nel 1106 la costruzione era già coperta e si poté
traslare il corpo del Santo patrono da ciò che restava ancora della
vecchia chiesa dove era sepolto alla cripta della nuova basilica.
A Lanfranco e Wiligelmo subentrarono a partire dal 1167 alcuni
seguaci e le maestranze campionesi, provenienti anch'esse dal
nord della Lombardia, precisamente da Campione d'Italia, oggi
enclave italiana in Svizzera, da cui il nome.
I Maestri Campionesi erano stati chiamati per completare la
cattedrale e, soprattutto, per costruire la torre campanaria. A loro
si devono buona parte delle decorazioni interne, ma anche diversi
interventi strutturali quali l'apertura delle due porte della
facciata ai lati del portale maggiore e la costruzione del grande
rosone gotico al centro della facciata, Fu inoltre modificato il
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presbiterio, con la costruzione del mirabile pontile riccamente da
loro decorato, e venne aperta la grandiosa Porta Regia sulla
Piazza Grande, anch'essa non prevista da Lanfranco (il nome di
Regia, non significa del re, ma deriva dal termine del latino
medioevale rege che significa porta principale di un edificio),
vicina alla Porta dei principi, anch'essa sulla piazza e già
presente nel progetto iniziale, che trae il proprio nome dalla
presenza di due principi nella decorazione dell'architrave. La
monumentalità della Porta Regia conferì al fianco meridionale
l'aspetto di una seconda facciata.
Ai Maestri Campionesi sono anche attribuibili gli Arcangeli
Gabriele e Michele posti uno alla sommità del tetto della facciata
e l'altro su quello dell'abside centrale. L'attività dei Campionesi
continuò per tre generazioni, come testimonia nel 1322 la
realizzazione del pulpito interno da parte di Enrico da Campione.
Poiché le cronache registrano nel 1319 il compimento a opera
dello stesso Enrico da Campione della cuspide della Ghirlandina,
si può datare intorno alla metà del XIV secolo la partenza dalla
città dei Campionesi.
Gli interventi successivi più importanti sono nel XV secolo,
quando fra il 1437 e il 1455 si nascose con volte a crociera
l'originaria copertura a capriate lignee, forse voluta dai
committenti timorosi che succedesse quanto era avvenuto alle
volte del duomo precedente, che avevano palesato presto vistose
lesioni.Nel XVIII secolo venne modificata l'abside centrale della
cripta, entro cui si trova il sepolcro di San Geminiano: grazie al
lascito testamentario di un canonico le pareti vennero rivestite di
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marmi rari e preziosi, le finestre chiuse da preziose e sottili lastre
di onice, le volte vennero rifatte e decorate con stucchi e altri
materiali. In quell'occasione fu fabbricato anche una nuova e
preziosa urna funeraria del santo, mentre l'altare che la precede
fu recintato con una balaustra marmorea.
Un altro intervento importante si ebbe dalla fine dell'Ottocento ai
primi del Novecento quando si abbassò di una ventina di
centimetri il pavimento per dare maggiore slancio all'interno e si
liberarono i fianchi del Duomo delle costruzioni che, nel tempo, si
erano venute ad appoggiarvisi, tra le quali i due muri trasversali
dotati di archi a sesto acuto che collegavano il duomo alla
Ghirlandina e alla sagrestia; in quell'occasione si costruì un
nuovo passaggio sopraelevato per la sagrestia in uno stile che
richiama il romanico. In occasione di questo restauro si
commissionò a un modesto pittore modenese l'incarico di
dipingere l'interno superiore delle absidi ed egli assolse il compito
effettuando affreschi che imitano i mosaici bizantini.
Nel 1936 si ricostruirono le guglie a loggetta che sovrastano i
pilastri della facciata cadute per il terremoto del 1797 e mai
ricollocate in loco. Nel 1944 una parte del lato sud venne
parzialmente danneggiata da un bombardamento e presto
restaurata. Alla fine del Novecento si provvide poi a un'accurata
pulitura delle sculture e della superficie esterna restituendo al
Duomo il caratteristico colore bianco che era stato offuscato dalla
polvere e dallo smog.
Tra il 2007 e il 2008 il Duomo è sottoposto a restauro
consolidativo. Sono state sostituite alcune travi portanti piuttosto
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degradate, e si sono riparate fessure nella muratura. Si è inoltre
proceduto a restaurare il rosone, che si è constatato essere
piuttosto traballante, sia per quanto riguarda le colonnine
(smontate e rimontate una a una) che per quanto riguarda le
vetrate policrome quattrocentesche; queste ultime in particolare
hanno subito approfondite analisi eseguite dall'università di
Padova, volte a identificare le parti non originali rimpiazzate
spesso malamente col passare dei secoli (e delle guerre) da vetri
di scarsa qualità, col fine di sostituirle definitivamente con
materiali più consoni.
2.3 Descrizione architettonica del duomo di Modena
La chiesa è a tre navate prive di transetto e con un presbiterio
(l'area dove si trova l'altare liturgico) in posizione sopraelevata,
che suggerisce la presenza della cripta. A ciascuna navata
corrisponde un'abside. La copertura era anticamente a capriate
lignee e venne sostituita con volte a crociera a sesto acuto
soltanto durante il XV secolo . Le pareti che separano le navate
sono scandite da archi a tutto sesto, poggianti su pilastri
compositi alternati a colonne L'uso di pilastri e colonne alternati
è di solito funzionale alla costruzione delle volte, perché le volte
della navata centrale, più ampie e pesanti, poggiano su pilastri,
mentre le volte delle navate laterali scaricano su colonne o
pilastri più piccoli.
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La facciata è a spioventi che riflettono la forma interna delle
navate(a salienti), con soffitti ad altezze diverse. Due poderose
paraste dividono la facciata in tre campiture.
Il centro è dominato dal portale maggiore, sovrastato da un
protiro a due piani con un'edicola dalla volta a botte. Il protiro è
retto da due leoni stilofori (cioè reggenti una colonna ciascuno) di
epoca verosimilmente antica (forse copie di sculture romane).
Viene qui ripresa l'allegoria tipicamente greca che faceva della
colonna un simbolo dell'uomo: la colonna è posta infatti sopra il leone e
sormontata a sua volta dal protiro tridimensionale, che rappresenta la
Trinità. Ciò voleva
Fig. 1.2 Il Duomo di Modena, facciata principale , sullo sfondo la famosa torre
campanaria, la Ghirladina - Chiara Frugoni, Il Duomo di Modena, Modena
1992.