Modellazione del flusso idrico nel sottosuolo dell’area industriale ravennate
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Per modellizzare un’area Ł necessario conoscere, nel miglior modo possibile,
tutti gli elementi che intervengono sul sistema idrogeologico. La continua
mutevolezza del sistema fisico studiato e i contrasti profondi che vi sono al
suo interno (importanti zona umide naturali affiancate da un polo
petrolchimico di importanza mondiale) ha reso non pochi problemi in fase
preliminare di acquisizione dei dati utili per la modellazione.
Nello studio si sono analizzati i vari elementi che definiscono il sistema per
permettere la costruzione del modello concettuale del territorio. Di ogni
elemento Ł stata ricostruita la distribuzione spaziale (sia orizzontale sia
verticale) grazie alle tecnologie GIS, direttamente integrate nel software
grafico utilizzato (GMS).
Gli elementi che definiscono la struttura del sistema idrogeologico sono i
parametri geometrici (profondit e spessore delle stratificazioni,
localizzazione spaziale dei contorni della zona) ed i parametri idrogeologici
(permeabilit del terreno, conduttanza del fondo degli scoli e altezza dei
livelli nei corpi d’acqua).
La definizione di questi parametri, durante il processo di calibrazione in
regime permanente, ha lo scopo di rendere il pi p ossibile confrontabili le
risposte del modello numerico rispetto a quanto osservato sul terreno, definito
tramite la simulazione del modello concettuale della zona in studio.
¨ stata posta particolare attenzione alla ricostruzione delle geometrie dei corpi
geologici sottostanti la zona, attraverso l’analisi di una serie di colonne
litostratigrafiche, derivati dalla costruzione dei pozzi piezometrici. La
ricostruzione tridimensionale del suolo ha permesso una miglior
corrispondenza alla realt fisica in esame.
Dopo aver caratterizzato il sistema idrogeologico, Ł stato applicato il modello
matematico di flusso tridimensionale a differenze finite, con l’impiego del
software pi u tilizzato in questo campo: MODFLOW.
Sono state ricostruite varie situazioni, utilizzando diverse condizioni al
contorno, si sono ipotizzati stress esterni che sono riconducibili a situazioni
reali nel corso dell’anno. Si sono supposte condizioni medie e di magra delle
altezze d’acqua nei canali e condizioni estreme di marea (massimo positivo
e minimo negativo).
Premessa ed obiettivi
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Data la difficolt riscontrata nel processo d’acquisizione dei dati non si
potuto procedere all’analisi del bilancio idrologico, trascurando quindi
volutamente ogni considerazione di tipo quantitativo e limitando la fase di
calibrazione del modello alla sola analisi di sensitivit dei singoli parametri.
L’applicazione del modello all’area in studio ha cos permesso di valutare
quale delle caratteristiche idrogeologiche incida maggiormente e in che
proporzione, o meglio, quali siano le interazioni tra le varie componenti che
determinano l’evoluzione della falda.
La potenzialit di applicazione del modello quella di essere un valido
strumento di controllo, cio utilizzabile per la simulazione dell’evoluzione
della falda con diverse condizioni al contorno.
L’obiettivo di questo lavoro stato, dunque, quello di fornire una serie di
indicazioni di massima in merito alle possibili applicazioni dei modelli
numerici sul territorio analizzato, con particolare riguardo ai limiti ed ai rischi
che l’uso di questo strumento informatico pu comportare, a fronte di
innegabili vantaggi interpretativi ottenibili eseguendo la simulazione
correttamente e nel modo pi accurato possibile.
Questo esempio non solo costituisce un punto di partenza per future
simulazioni in regime transitorio e modelli previsionali, ma evidenzia quanto
sia operazione delicata l’allestimento di un modello numerico e quanto
l’accuratezza nella definizione dei suoi parametri di base sia direttamente
proporzionale ai potenziali successi interpretativi che possano scaturire.
In conclusione dell’elaborato, si riportano i risultati di uno studio (Torreggiani
2002) di trasporto di inquinanti in falda sulla stessa zona. Si mostreranno i
risultati di un singolo caso di inquinamento dovuto al rilascio di olio
aromatico pesante trasportato in pipeline interrata.
Da questo si produrranno ipotesi sull’entit dell’inquinamento legando le
considerazioni ai parametri che caratterizzano la zona.
Infine si faranno ipotesi sull’opera di bonifica , facendo diretto riferimento al
D.M. 471/99, si mostreranno tecniche speditive per la scelta della migliore
tecnica di bonifica, tramite l’utilizzo di matrici di valutazione quantitativa.
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Capitolo 1 - Modelli di flusso delle
acquee sotterranee
1.1 INTRODUZIONE
I modelli matematici sono creati per semplificare e per descrivere meglio i
fenomeni naturali e/o artificiali di una certa complessit . I presupposti per
applicare un modello sono cos sintetizzabili: compatibilit del modello con i
dati disponibili e con gli scopi dello studio, affidabilit del modello in quanto
esso gi stato applicato in altre situazioni, accettabilit delle assunzioni che
ne limitano l’affidabilit .
I modelli di filtrazione, che risolvono problemi quantitativi, coinvolgendo
portate di pozzi, ricariche diffuse e, in generale, valutazione di flussi idrici
sotterranei, sono ritenuti affidabili e applicabili con credibilit a particolari
aree e problemi idrologici.
Il procedimento di modellizzazione matematica consta di alcuni passi
essenziali: definizione del problema, scelta dell’algoritmo risolutivo, verifica
del modello con analisi di sensibilit e ca librazione.
1.1.1 Applicazione del modello
I modelli matematici sono costituiti da una o pi equazioni differenziali che
descrivono il moto di un fluido attraverso un corpo acquifero. Tali equazioni
sono in grado di descrivere situazioni anche molto complesse e possono
essere risolte con metodi analitici di soluzione o metodi numerici di
soluzione. Quando la soluzione per via analitica impossibile, si utilizza una
soluzione per via numerica, che discretizza il sistema secondo una maglia e la
soluzione numerica viene data solamente ai nodi della stessa; negli altri punti
si procede per interpolazione. Il sistema risolutore prevede una equazione per
ogni nodo.
Modellazione del flusso idrico nel sottosuolo dell’area industriale ravennate
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1.1.2 Equazioni di flusso
Le equazioni di base che descrivono il flusso idrico sotterraneo sono: la legge
di Darcy e l’equazione di continuit . La prima esige che, in un mezzo poroso
isotropo la quantit di flusso (cio la velocit ) sia proporzionale al gradiente
piezometrico (negativo), tramite una costante di proporzionalit definita
permeabilit ; la seconda richiede la conservazione delle quantit di acqua in
entrata e in uscita dalla cella infinitesima.
Considerando un acquifero confinato di spessore m, in un certo intervallo di
tempo il flusso netto che entra nell’elemento di volume, deve bilanciare
l’aumento di acqua immagazzinata nel volume di controllo: i flussi in entrata
hanno segno positivo; quelli in uscita hanno segno negativo. Sommando i
flussi in entrata ed in uscita ed inserendo la relazione di Darcy, si ottiene la
pi g enerale equazione di flusso idrico attraverso il mezzo filtrante in regime
transitorio (equazione differenziale alle derivate parziali).
Le equazioni di flusso sono equazioni differenziali rispetto al tempo ed allo
spazio, di tipo parabolico. Esse risultano univocamente determinate una volta
note le condizioni iniziali e/o le condizioni al contorno. Nel caso di regime
permanente si necessita solo delle condizioni al contorno.
Questo argomento verr ripreso ampiamente nel prossimo capitolo.
1.1.3 Condizioni al contorno
La scelta delle condizioni al contorno, cio dei limiti del modello, costituisce
il primo passo nella sua costruzione, in quanto significa identificare nell’area
in esame dei limiti fisico-territoriali che abbiano un determinato significato
idrogeologico. Se i limiti sono mal definiti o incompleti, il problema stesso
mal definito e di conseguenza la risposta non esiste.
La teoria modellistica prevede la possibilit di individuare tre diversi tipi di
limiti o di condizioni al contorno che possono essere applicate all’intero
dominio territoriale del modello:
1 Limite a potenziale controllato (costante o variabile): i limiti del
primo tipo fissano o impongono il valore piezometrico. In un dominio
di modello deve esistere almeno un punto che sia riferibile a limite di
primo tipo. I pi caratteristici corrispondono a delle superfici d’acqua
Capitolo 1 - Modelli di flusso delle acquee sotterranee
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libera: fiumi, laghi o stagni. Bisogna assicurarsi che il livello di queste
superfici, sia indipendente, o quasi indipendente, dal funzionamento
del sistema che limitano.
2 Limite a flusso imposto: tali limiti identificano un gradiente
piezometrico perpendicolare al limite. Un caso particolare di questo
tipo di limite la direzione normale alle linee di flusso, in quanto lo
per definizione.
3 Limite a flusso controllato o di ricarica: la loro definizione, su dei
criteri idrogeologici obiettivi, pi d ifficile che non per i precedenti e
si fa piuttosto per esclusione. Si constata spesso sul terreno che il
limite adottato per un sistema, non pu corrispondere a nessuna delle
due grandi categorie precedenti: il livello non imposto, ma risulta
piuttosto da uno scambio di portata tra il sistema e l’esterno.
1.1.4 Discretizzazione spaziale e temporale
I metodi numerici (alle differenze finite e agli elementi finiti) richiedono una
discretizzazione nel tempo e nello spazio. Nel metodo delle differenze finite
l’acquifero viene inizialmen te discretizzato mediante una griglia regolare o
irregolare a maglie quadrate e/o rettangolari.
Le distanze internodali nelle direzioni x e y, cio ∆x e ∆y possono variare.
Alcuni programmi (tra cui MODFLOW) prevedono una discretizzazione in
tre dimensioni, con le relative equazioni di flusso; prende in considerazione
anche pi d i un acquifero, o suddivisioni all’interno dello stesso.
Il tempo totale di simulazione viene discretizzato in intervalli di tempo (stress
period) t0, t1, t2, ..., suddivisi a loro volta in passi di tempo ∆t (time step). Sia
gli intervalli che i passi di tempo possono avere durata variabile, diversa l’uno
dall’altro. Risolvere le equazioni di flusso significa, partendo da una
distribuzione piezometrica iniziale al tempo t0 per i nodi discretizzati sul
territorio modellato, calcolare le piezometrie in tali nodi per i successivi
intervalli di tempo discreti t1, t2,... con passi temporali ∆t.
Modellazione del flusso idrico nel sottosuolo dell’area industriale ravennate
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1.1.5 Verifica e applicazione del modello
La verifica del modello consiste nel calibrare il modello stesso e valutare
quale delle sollecitazioni idrologiche incida maggiormente e in che
proporzione, o meglio, quale sia la combinazione di elementi che interagendo
tra di loro determina una certa evoluzione piezometrica.
L’operazione di calibrazione di un modello avviene con il confronto tra le
simulazioni realizzate con il modello e la realt .
Pi lo scarto tra la risposta del modello e la realt limitato, pi il modello
affidabile. Per qualsiasi tipo di modello la differenza da ritenersi accettabile
quando lo scarto c ompatibile sia con le variazioni fisiche generali del
fenomeno modellizzato sia con la precisione e qualit dei dati di ingresso.
Il confronto tra realt e simulazioni viene realizzato sia con analisi puntuali
nel tempo, confrontando le misurazioni mensili reali in un pozzo piezometro
con le risposte mensili del modello nella cella corrispondente, sia con analisi
areali, ricostruendo la piezometria simulata su tutta l’area in un determinato
periodo e confrontandola con la corrispondente reale.
La prima operazione da compiere nel caso di scarto elevato un attento e
minuzioso controllo dei dati di partenza, inteso come controllo delle fonti e
delle elaborazioni effettuate nella valutazione di ogni parametro. Controllata
questa prima fase, si opera su quelle grandezze esaminate nel sistema
idrogeologico, per le quali la quantificazione pu aver presentato un grado di
attendibilit minore. Per alcuni parametri, infatti, si riesce spesso a
determinare un trend di variazione significativo, ma non una corretta
valutazione puntuale.
In particolare per i valori di permeabilit (Figura 1), che per la maggior parte
non derivano da prove in situ ma da valutazioni indirette, possibile
ricostruire un accurato trend di variazione, ma l’attendibilit puntuale
rimanere essere incerta.
Capitolo 1 - Modelli di flusso delle acquee sotterranee
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Figura 1 Valori del coefficiente di permeabilit
Quando il confronto tra realt e simulazione ritenuto buono, il modello pu
essere applicato e svolgere la sua reale funzione di strumento di previsione;
pu essere infatti considerato un valido strumento atto a simulare l’evoluzione
della falda, ipotizzando variazioni connesse a cause naturali e/o antropiche.
1.2 TIPOLOGIE DEI MODELLI
Un modello simula le propriet spaziali e temporali del sistema, questo pu
avvenire attraverso un approccio fisico ( reale ) oppure matematico
( astratto ). Un esempio di modello fisico idrogeologico potrebbe essere un
serbatoio pieno di sabbia satura d’acqua che mi rappresenterebbe un acquifero
non confinato di limitata estensione. Questo acquifero in miniatura pu essere
assoggettato a uni stress in miniatura come pompaggio da un pozzo per il
prelievo idrico potabile. Quindi l’applicabilit dei modelli fisici reali
limitata a scopi educativi e dimostrativi.
I modelli matematici usano equazioni matematiche per descrivere gli elementi
del flusso di acque sotterranee. A seconda delle equazioni usate, questi
modelli possono essere classificati come:
Empirici (sperimentali): sono derivati da dati sperimentali. Un buon
esempio ne la legge di Darcy. Sebbene questi modelli abbiano scopi
limitati alla particolarit dello studio da cui sono stati ricavati, essi
possono diventare una parte importante di modelli pi complessi.
Come ad esempio, il comportamento di certi inquinanti nei mezzi
porosi pu essere studiato in laboratorio e i parametri sperimentali che
Modellazione del flusso idrico nel sottosuolo dell’area industriale ravennate
22
ne derivano possono poi essere usati per lo sviluppo di modelli
numerici di trasporto.
Probabilistici: si basano sulle leggi statistiche e probabilistiche. La
limitazione pi importante per l’uso in idrogeologia di questo tipo di
modelli dovuto al fatto che essi richiedono grosse quantit di dati
sperimentali per permettere l’identificazione dei parametri e inoltre
non possono essere usati in modo predittivo.
Deterministici: si assume che il futuro assetto fisico dell’acquifero
studiato possa essere calcolato tramite le equazioni che governano il
flusso idrico nel sottosuolo. Vi sono due grandi famiglie di modelli
deterministici che dipendono essenzialmente dal tipo di equazioni
implementate: i modelli analitici e quelli numerici. I primi risolvono
una equazione alla volta e il risultato pu essere ricavato in un singolo
punto dell’acquifero o al massimo su una linea di punti. Ovviamente
se l’acquifero non omogeneo, impiegheremo molto tempo per
coprire tutte le aree omogenee applicando pi volte la stessa
equazione. I modelli numerici descrivono l’intero campo di moto di
interesse allo stesso tempo, permettendo la soluzione in pi pu nti
definiti dall’utente. L’area di interesse viene di solito discretizzata in
sottoaree (celle o elementi) e l’equazione del flusso viene risolta per
ogni cella considerando un bilancio d’acqua. Come soluzione
otteniamo la distribuzione dei carichi in un punto rappresentante
l’intera cella. L’equazione differenziale del flusso viene approssimata
per ogni cella ad una equazione algebrica, in questo modo l’intero
campo di flusso pu essere rappresentato da n equazioni in n
incognite, dove n il numero delle celle. Questo sistema di equazioni
algebriche risolto numericamente tramite un processo iterativo. I
metodi pi comunemente usati per la risoluzione numerica sono
discussi nel seguente paragrafo.
1.3 METODI NUMERICI DI RISOLUZIONE
In questo paragrafo si far riferimento ai metodi numerici di risoluzione con
particolare riferimento all’equazione del trasporto ut ilizzata nella seconda
Capitolo 1 - Modelli di flusso delle acquee sotterranee
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parte del presente lavoro, naturalmente sottinteso che gli stessi metodi
possono essere applicati anche per la risoluzione dell’equazione del flusso.
I sistemi di equazioni algebriche derivanti dalla discretizzazione
dell’equazion e del trasporto (o del flusso) per essere risolti vengono
rappresentati con matrici di coefficienti che, a seconda delle proprie
caratteristiche, devono essere risolte con metodi matematici diretti o iterativi.
I metodi diretti (detti anche esatti) non introducono errori dovuti al metodo
stesso se si prescinde da arrotondamenti e troncamenti delle serie.
I metodi iterativi invece forniscono sempre una soluzione approssimata come
limite di successive approssimazioni di calcolo.
I metodi numerici devono essere stabili, cio gli errori non si devono
propagare con lo sviluppo dei calcoli, e convergenti, cio le soluzioni
approssimate devono avvicinarsi ai valori reali quando diminuisce il passo di
discretizzazione.
Le soluzioni numeriche, che si riferiscono ad una grande variabilit di
condizioni iniziali e ai limiti, possono avere un approccio totalmente
Euleriano, cio risolvono contemporaneamente tutti i meccanismi di trasporto
in un unico punto dello spazio, oppure Euleriano-Lagrangiano in cui si
risolve prima la componente convettiva (“advettiva” secondo altri) e poi
quella diffusivo-dispersiva.
Dell’approccio Euleriano fanno parte i metodi delle differenze finite e degli
elementi finiti.
Il metodo delle differenze finite: dopo aver discretizzato lo spazio
tridimensionale in una griglia di parallelepipedi tutti uguali fra loro, si
sviluppa, ai nodi della griglia, l’equazione del trasporto in serie di Taylor
(come somma di derivate di ordine crescente), e si approssima la serie
eliminando i termini di ordine superiore al secondo. Vi sono poi vari metodi
matematici, sia impliciti che espliciti, per integrare le equazioni fra i quali il
metodo delle direzioni alterne ed il metodo di Crank-Nicholson. Il metodo
delle differenze finite possiede dei limiti intrinseci connessi con la
propagazione degli errori: si parla di dispersione (o diffusione) numerica
quando l’errore aumenta col procedere delle operazioni, mentre si parla di
overshooting quando esiste una differenza pi o meno costante fra la
Modellazione del flusso idrico nel sottosuolo dell’area industriale ravennate
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soluzione analitica e quella numerica (in genere una sovrastima). Sembra che
entrambi gli errori siano da attribuire al troncamento della serie e possono
essere ridotti con alcuni accorgimenti tecnici.
Il metodo degli elementi finiti: consiste nel suddividere lo spazio in un
insieme di figure geometriche arbitrarie, eventualmente infittendo il reticolo
dove necessaria maggiore risoluzione, e nell’assegnare a ciascun nodo del
reticolo cos creato una funzione di flusso (o concentrazione). Si ottiene una
serie di equazioni che con opportuni accorgimenti pu essere scritta in forma
matriciale e differenziale, e la cui risoluzione comporta processi numerici
generalmente pi sofisticati ed onerosi di quelli ottenuti con il metodo delle
differenze finite. Anche il metodo degli elementi finiti a ffetto da errori che
derivano da dispersione numerica e overshooting, tuttavia si mostra pi
flessibile del precedente soprattutto quando si in presenza di geometrie
complesse e variabilit di condizioni ai limiti.
Dell’approccio Euleriano -Lagrangiano fa parte il metodo delle
caratteristiche.
Questo nato con l’intento di ovviare agli inconvenienti legati alla
dispersione numerica e all’overshooting. Se ne descriver l’uso per
l’equazione del trasporto, analogo quello per l’equazione del flusso. Il
metodo delle caratteristiche fa parte di un gruppo di tecniche che prendono in
considerazione alcune particelle di soluto e ne segue la traiettoria all’interno
del campo di moto, tecniche dette appunto “inseguitrici di particelle”. Dopo
aver definito un sistema di riferimento fisso con un reticolo alle differenze
finite, si trasforma l’equazione generale del trasporto convettivo -dispersivo in
un sistema di tre equazioni funzioni del tempo, due per le coordinate spaziali
x e y della particella e la terza per la concentrazione, le cui soluzioni vengono
chiamate “curve caratteristiche”. Calcolate queste tre soluzioni particolari,
una soluzione della equazione generale si ottiene seguendo queste curve.
Operativamente si procede introducendo le particelle nel sistema, distribuite
uniformemente, spostandole in funzione del campo di velocit nel punto e
dell’incremento di tempo considerato.
Si calcola poi la concentrazione all’interno di una maglia del reticolo, come
media del numero di particelle che ricadono al suo interno. La concentrazione
Capitolo 1 - Modelli di flusso delle acquee sotterranee
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cos calcolata riguarda per solo la componente convettiva del flusso. Per
tenere in considerazione le variazioni di concentrazione dovute alla
componente dispersiva e alla sorgente contaminante si deve ricordare che la
dispersione dipende dal gradiente di concentrazione in una maglia, e che si
modifica continuamente a causa della convezione. Si procede quindi
calcolando il gradiente di concentrazione in tutte le maglie al tempo (n-1)-
esimo, si identifica, per il tempo n-esimo, la nuova posizione raggiunta dal
fronte di eluizione a causa del solo moto convettivo e quindi si calcolano i
nuovi gradienti di concentrazione, che comprenderanno, oltre al termine
convettivo, un termine correttivo dovuto alla dispersione e alla sorgente. Il
metodo delle caratteristiche, pur non essendo affetto da errori dovuti a
dispersione numerica, presenta l’inconveniente che alcune maglie possono
risultare vuote alla fine di un ciclo temporale (circostanza fisicamente
impossibile). Inoltre si possono presentare errori anche sensibili nel bilancio
di massa del contaminante. Questi inconvenienti possono essere eliminati con
procedure particolari che provocano un notevole aumento di calcolo.
1.4 UTILIZZI GENERALI DEI MODELLI DI FLUSSO
I modelli del flusso di falda possono essere usati generalmente per tre scopi
fondamentali:
1. Scopo predittivo: si descrivono possibili modificazioni attese, di tipo
naturali o artificiali, sul sistema studiato (l’acquifero). Questi modelli
sono i pi d iffusi nella pratica idrogeologica.
2. Scopo descrittivo e di controllo: descrive il sistema per analizzare
varie assunzioni sulla sua natura e dinamica. I modelli di controllo
aiutano a capire meglio il funzionamento del sistema e pianificare
studi futuri. Sebbene originariamente non venissero utilizzati a scopo
predittivo, oggi si sviluppano direttamente con scopi di predizione
3. Scopi generali: si basa su sistemi ipotetici per studiare le equazioni di
base del flusso associate a problemi specifici.
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Capitolo 2 - MODFLOW
2.1 INTRODUZIONE
Un modello una rappresentazione matematica semplificata della realt . Data
una definizione cos ampia e vidente che si utilizzano modelli nella vita di
ogni giorno.
Modelli matematici sul flusso delle acque sotterranee sono stati usati fin dal
1800. Un modello matematico consiste del set di equazioni differenziali che
descrivono il movimento delle acque sotterranee. L’attendibilit delle
previsioni (simulazioni) dipende da quanto bene il modello approssima la
realt . Normalmente le assunzioni necessarie per risolvere un modello
matematico in via analitica sono troppo restrittive (ad esempio le soluzioni
analitiche generalmente approssimano in maniera attendibile solo un mezzo
omogeneo ed isotropo) cos che per risolvere casi reali preferibile utilizzare
le tecniche numeriche (descritte nel precedente capitolo). Dal 1960, quando i
computer ad alta velocit hanno cominciato la loro diffusione, i modelli
numerici sono diventati il metodo preferito per studiare il movimento delle
acque sotterranee ed il trasporto di contaminanti.
In questo studio stato utilizzato MODFLOW (MODular three-dimensional
finite-difference groundwater FLOW model): tale modello fu messo a punto
dall’USGS 1 negli anni 70 ed stato poi reso pi maneggevole ed impiegabile
anche da parte di non informatici negli anni successivi.
Attualmente il file sorgente in linguaggio FORTRAN77 liberamente
scaricabile da internet. ¨ da sottolineare che le attuali versioni di MODFLOW
usano ancora come base il metodo numerico dell’originale versione
FORTRAN77.
1
United States Geological Survey
Modellazione del flusso idrico nel sottosuolo dell’area industriale ravennate
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MODFLOW, un modello tridimensionale alle differenze finite, che simula il
flusso di acque sotterranee; esso incorpora i modelli bi e tridimensionali
descritti da Trescott (1975), Trescott e Larson (1976), Trescott, Pinder and
Larson (1976) e ampiamente utilizzati dall’USGS.
Il programma, scritto da Michael G. McDonald and Arlen W. Harbaugh, il
pi u sato per la simulazione del flusso dell’acqua di falda grazie
all’implementazione adottata che gli permette di adattarsi ad una larga variet
di sistemi operativi. Ha una struttura modulare che permette di essere
facilmente modificata e di adattarsi alle diverse esigenze dell’utente.
Il modello offre la possibilit di simulare:
1. le diverse caratteristiche del sistema idrogeologico oggetto di studio quali
ad esempio: flusso da fiumi, flusso da corpi idrici superficiali a livello
costante (mari, laghi), ecc
2. flussi associati con agenti artificiali e naturali esterni quali pozzi, ricarica
areale, evapotraspirazione, drenaggi.
3. differenti tipi di acquifero: libero, confinato, semiconfinato.
4. anisotropia nelle caratteristiche idrauliche dell’acquifero.
MODFLOW permette la simulazione in regime di flusso stazionario o in
regime di flusso transitorio con possibilit , in quest’ultimo caso, di variare per
periodi definiti le caratteristiche di cui ai punti precedenti.
Questo studio prender in considerazione solo il regime stazionario, quindi
nella seguente trattazione teorica verr tralasciata tutta la parte che si riferisce
alla modellazione del flusso in regime transitorio.
Capitolo 2 - MODFLOW
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2.2 LE BASI TEORICHE DEL MODELLO
2.2.1 La legge di Darcy
Nel 1856, un ingegnere idraulico francese, Henry Darcy, svilupp un
relazione empirica che regola il flusso dell’acqua attraverso materiali porosi.
Darcy scopr che la portata specifica per unit di area (chiamata anche per le
sue dimensioni velocit di Darcy o velocit superficiale2) era direttamente
proporzionale al gradiente idraulico:
x
h
q
∆
∆∝ (1)
dove q la portata specifica per unit di area lungo la direzione x (LT-1)
∆h la perdita di carico subita dalla corrente liquida (L)
∆x la distanza infinitesima percorsa nella direzione del moto (L)
x
h
∆
∆
il gradiente idraulico lungo la direzione x (adimensionale)
L’equazione (1) ha bisogno di una costante di proporzionalit per renderla
dimensionalmente consistente.
dx
dhKq xx −= (2)
dove Kx il coefficiente di conducibilit idraulica (o permeabilit , LT-1)
Il segno meno necessario poichØ il flusso dell’acqua va da aree con un
carico alto ad aree con carico basso, quindi per ottenere una velocit di Darcy
positiva necessario un gradiente negativo.
2
Essa per non coincide con la velocit reale dell’acqua all’interno dell’acquifero. Questa si
ottiene dividendo la portata specifica con la porosit in condizioni di saturazione del mezzo.
La velocit reale risulta essere pi g rande della portata specifica perchØ l’acqua c ostretta a
passare tra le strozzature create dalla porosit del terreno, creando un moto pi veloce a causa
delle diminuzione dell’area disponibile al passaggio del fluido.