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Introduzione
Il Regno delle Due Sicilie, un'entità storica che ha dominato il panorama italiano nel
corso del XIX secolo, è stato al centro di un complesso intreccio di miti, utopie e realtà
che hanno plasmato la sua percezione e la sua rappresentazione. La seguente tesi,
intitolata Miti, Utopie e Realtà del Regno delle Due Sicilie, si prefigge di esplorare in
dettaglio questi aspetti, analizzando le loro influenze sui contesti culturali, sociali,
politici ed economici del Regno e cercando di comprendere le reciproche interazioni tra
miti, utopie e realtà. Lo studio si colloca nell'ambito della storia moderna ed è
particolarmente incentrato sul periodo che va dal 1816 al 1861, un'epoca di profonde
trasformazioni nella penisola italiana che porteranno poi al processo di unificazione.
L'obiettivo principale di questa tesi è quello di fornire una visione chiara e articolata
delle molteplici dimensioni che hanno caratterizzato il Regno delle Due Sicilie durante
il XIX secolo. Si prevede di contestualizzare storicamente il Regno, inquadrandolo in
un contesto più ampio e di contribuire alla storiografia esistente citando diversi autori
che si sono interessati a questo argomento. Inoltre, la ricerca mira a investigare la realtà
storica del periodo, analizzando approfonditamente aspetti sociali, economici, politici
e culturali e a esaminare come i miti e le utopie associate al Regno abbiano influenzato
la sua percezione e costruzione.
Alla base di questo lavoro di ricerca si pongono interrogativi fondamentali: nel primo
capitolo si cercherà di rispondere a come gli storici hanno riflettuto sugli eventi del
periodo 1816-1861 e come hanno interpretato il contesto internazionale in relazione al
Regno e quali sono state le diverse interpretazioni sulla fine del Regno e del suo
coinvolgimento d nel processo unitario. Successivamente nel secondo capitolo si
cercherà di trovare risposta a domande come: quali miti sono stati creati sulle vicende
e i personaggi dell’epoca e come hanno plasmato la percezione del Regno duosciulo?
Infine nel terzo capitolo indagherà sulle cause che hanno portato a creare utopie sul
Regno.
La tesi si basa su una vasta gamma di contributi storiografici e studi pregressi che hanno
esaminato il Regno delle Due Sicilie da diverse prospettive. Tra questi contributi
spiccano le opere di Ippolito Pino Armino, Romeo Rosario, Sonetti Silvia, De Sangro
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Michele, Ganci Massimo e Scaglione Guccione, che hanno offerto contributi
significativi alla comprensione del periodo storico.
Il primo capitolo di questa tesi si concentra sull'analisi delle riflessioni degli studiosi
sugli eventi che hanno caratterizzato il periodo compreso tra il 1816 e il 1861.
L'obiettivo principale è quello di comprendere le diverse interpretazioni offerte dagli
storici riguardo al Regno delle Due Sicilie in un contesto storico più ampio. Saranno
esaminate le influenze del contesto internazionale sulla storiografia del Regno, così
come le diverse prospettive sulla fine stessa del Regno e sul coinvolgimento del regno
nel processo unitario dell'Italia. Inoltre verranno analizzate le interpretazioni
risorgimentali e nazionaliste, le difese e le critiche al governo borbonico e infine la
questione meridionale. Questo capitolo offre una panoramica critica delle
interpretazioni storiografiche esistenti, evidenziando il contributo di autori come
Alianello e Benedetto Croce.
Il secondo capitolo si concentra sull'esplorazione dei miti e sulle narrazioni storiche che
si sono sviluppate intorno al Regno delle Due Sicilie collegandosi strettamente al
capitolo precedente, in quanto approfondisce le diverse interpretazioni storiche
presentate dagli studiosi nel contesto della storiografia del regno, vengono esaminati
diversi miti che hanno contribuito a plasmare la percezione collettiva del Regno delle
Due Sicilie. Questo capitolo esamina le origini mitiche del regno, i presunti massacri
dei soldati napoletani e il genocidio del popolo meridionale. Inoltre, approfondisce il
mito dell'eccidio a Pontelandolfo, grazie al contributo della ricercatrice Sonetti; il mito
di Garibaldi e il mito del brigantaggio alimentato da Alianello in seguito al revisionismo
neoborbonico. Si esplora il ruolo dei miti nella letteratura e nella tradizione popolare,
nonché il loro impatto politico, culturale e simbolico. Verranno analizzati dal punto di
vista storiografico i miti più diffusi sul Regno delle Due Sicilie e si confronteranno o
sfateranno attraverso la consultazione di vari studi e contributi storiografici. L'obiettivo
è suggerire cosa sia verosimile e cosa non lo sia affatto, riequilibrando termini e
categorie spesso abusate nel dibattito pubblico e strumentalizzate nel discorso politico.
Soprattutto, si propone di collocare correttamente le vicende nelle giuste dimensioni
all'interno di una storia più ampia: l'ingresso del Mezzogiorno nell'Italia unita.
Il terzo capitolo rappresenta l'ultima tappa di un'analisi approfondita sul Regno delle
Due Sicilie e indaga ulteriormente le utopie e le visioni ideali associate a questo regno.
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Esaminando le interpretazioni storiche e i miti analizzati nei capitoli precedenti, si
esplorano le utopie come rappresentazioni immaginarie di società ideali o perfette.
Attraverso un'analisi multidisciplinare, si partirà dalla definizione del termine utopia
per poi adattarlo e confrontarlo con le principali utopie che hanno caratterizzato il
Regno delle Due Sicilie, considerando le loro caratteristiche e implicazioni nella società
dell'epoca. Sarà un'opportunità per mettere in relazione le utopie con le narrazioni
storiche e mitiche, cercando di individuare eventuali connessioni e intersezioni tra
questi diversi approcci interpretativi. Questo capitolo offre un’esplorazione delle
visioni ideali di una società perfetta che hanno alimentato l'immaginazione e la speranza
delle generazioni passate e spesso si pongono come una risposta critica alle realtà sociali
e politiche esistenti.
È importante sottolineare che il tema affrontato in questa tesi è vasto e complesso e
questa ricerca rappresenta solo un primo passo nella comprensione di questa intricata
rete di miti, utopie e realtà che hanno caratterizzato il Regno delle Due Sicilie. Ulteriori
analisi e studi futuri saranno necessari per gettare ulteriore luce su questa affascinante
parte della storia italiana.
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Capitolo I: Storiografia del Regno delle Due Sicilie
I.1 Introduzione
Il capitolo del presente studio si concentra sulla storiografia del Regno delle Due Sicilie,
dedicandosi all'analisi della sua definizione, scopo e obiettivi. Verranno esplorate le
riflessioni degli studiosi sugli eventi che hanno caratterizzato il periodo compreso tra il
1816 e il 1861, al fine di comprendere le diverse interpretazioni offerte dagli storici.
Sarà inoltre considerato il contesto internazionale e l'influenza che ha avuto sulla
storiografia del Regno, così come la fine stessa del Regno delle Due Sicilie e le diverse
interpretazioni sul coinvolgimento del regno nel processo unitario dell'Italia.
Successivamente, si analizzerà il passaggio da stati a regioni e il fenomeno del
brigantaggio, esaminando le diverse interpretazioni degli storici su questi argomenti.
Saranno prese in considerazione le interpretazioni risorgimentali e nazionaliste riguardo
al Regno delle Due Sicilie, così come le critiche e le difese al governo borbonico. Si
affronterà inoltre la questione meridionale, esplorando come gli storici abbiano trattato
questo argomento e come abbiano influenzato la comprensione della cultura e delle
radici meridionali. Si esaminerà l'importanza della storiografia nel dibattito sulle radici
e la cultura meridionale, al fine di comprendere il ruolo degli storici nel contribuire al
dibattito sulle radici e la cultura del Regno delle Due Sicilie. Nel capitolo successivo
verrà analizzato come le interpretazioni storiche abbiano portato alla creazione dei miti
e come essi abbiano influenzato la percezione collettiva del regno.
I.2 Definizione, Scopo e obiettivi della storiografia del regno
Il punto di partenza per comprendere la storiografia del Regno delle Due Sicilie è una
chiara definizione del termine storiografia e del suo ruolo nell'ambito della
comprensione storica. La storiografia può essere intesa come lo studio e la narrazione
degli eventi storici, basata sull'analisi critica delle fonti primarie, testimonianze e
documenti dell'epoca. Essa mira a fornire una ricostruzione accurata e obiettiva del
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passato, al fine di comprenderne le dinamiche sociali, politiche, economiche e culturali.
Nel contesto specifico del Regno delle Due Sicilie, la storiografia svolge un ruolo
cruciale nel delineare l'evoluzione e le peculiarità di questo stato sovrano nell'Europa
meridionale durante il periodo compreso tra il dicembre 1816 e il febbraio 1861. La
storiografia del regno si occupa di una serie di tematiche, tra cui il governo e
l'amministrazione, il contesto europeo e le tensioni internazionali, il movimento
risorgimentale, la questione degli zolfi e il declino del regno. È importante sottolineare
che la storiografia non è immune da influenze ideologiche e politiche. Gli storici
possono essere influenzati dalle loro prospettive personali, dalle loro convinzioni
politiche e dalle tendenze del loro tempo. Pertanto, è essenziale che siano consapevoli
delle loro predisposizioni e lavorino per mantenere un approccio obiettivo nell'analisi e
nella presentazione dei fatti storici. L'obiettivo principale del seguente capitolo sul
Regno delle Due Sicilie è quello di fornire una comprensione accurata e approfondita
di questo periodo storico complesso, per poi andare a sfatare i miti e le utopie che si
sono create sull’argomento.
I.3 Le riflessioni sugli eventi del periodo 1816-1861
Il Regno delle Due Sicilie si formò in un periodo di grandi cambiamenti politici e
sociali. L'unificazione dei due regni avvenne sotto il regno di Ferdinando I di Borbone,
dopo il Congresso di Vienna del 1815. Durante questo periodo, la regione era ancora
fortemente influenzata dalle istituzioni feudali e l'aristocrazia terriera continuava ad
avere un ruolo dominante nella società e nella politica.
In questo contesto storico, il Regno delle Due Sicilie si trovò ad affrontare numerosi
sfide e cambiamenti. Durante il periodo che va dal 1816 al 1861, il regno dovette fare i
conti con l'ascesa dei movimenti nazionalisti e liberali che si diffondevano in tutta
Europa. Uno degli aspetti centrali di questo periodo fu l'ascesa del Risorgimento
italiano, un movimento che mirava all'unificazione delle diverse regioni italiane sotto
un'unica bandiera. Tuttavia, il Regno delle Due Sicilie si trovò spesso in conflitto con
questo movimento, poiché l'aristocrazia e le istituzioni feudali temevano di perdere il
loro potere e privilegi.
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Nel corso di questi anni, il regno fu anche coinvolto in una serie di conflitti e guerre.
Come la guerra austro-napoletana del 1820-1821, campeggiata da Guglielmo Pepe,
dietro alla spinta degli avvenimenti spagnoli che qualche mese prima, a Cadice,
portarono alla nascita di un governo liberale con un parlamento e l’adozione della carta
costituzionale del 1812. Tuttavia, il regno riuscì a sopprimere queste ribellioni e a
mantenere il proprio controllo sulla regione. Ciò portò a una maggiore centralizzazione
del potere nelle mani della monarchia borbonica, che cercò di consolidare il proprio
dominio e di reprimere qualsiasi forma di dissenso politico. Un altro aspetto importante
fu l'evoluzione economica del regno. Mentre altre parti d'Europa stavano sperimentando
una rapida industrializzazione, il Regno delle Due Sicilie rimase in gran parte
un'economia agricola, basata sulla produzione di prodotti come il grano, l'olio d'oliva e
il vino. Ciò portò a un divario economico significativo tra il regno e altre nazioni
europee, con una grande parte della popolazione che viveva in condizioni di povertà e
miseria. Inoltre, l'aristocrazia terriera continuava a trarre vantaggio dalla sua posizione
privilegiata, mantenendo il controllo delle terre e delle risorse.
Nel corso dei primi decenni del XIX secolo, l'introduzione di alcune riforme giuridiche
a favore delle popolazioni contadine ha portato a significativi cambiamenti nella
struttura della proprietà terriera. Le misure adottate includono l'abolizione del sistema
feudale nel 1812, la legislazione sulla divisione delle terre comuni e la distribuzione dei
beni demaniali nel 1817, l'eliminazione dell'istituto del fedecommesso nel 1818, la
revoca dei contratti di sfruttamento agricolo forzato nel 1824 e il censimento dei beni
ecclesiastici nel 1838. Queste riforme hanno permesso una considerevole
redistribuzione delle terre liberandole da vincoli e servitù, dando luogo alla formazione
di una nuova classe di grandi proprietari terrieri borghesi
1
.
Il mutamento sostanziale nella proprietà fondiaria si è riflesso anche nei modelli
produttivi agricoli. Si è assistito ad un aumento della coltivazione specializzata della
vite e degli agrumi grazie alle nuove opportunità offerte dalla ridistribuzione delle terre.
Tuttavia, le aree latifondiste sono rimaste focalizzate principalmente sulla produzione
cerealicola che continuava a costituire il pilastro principale dell'economia agricola
isolana.
1
Guido Pescosolido, L’economia siciliana nell’unificazione italiana, «Mediterranea. Ricerche storiche»,
2010, pp. 219-234.
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Malgrado sia ampiamente diffusa l'opinione che il Regno delle Due Sicilie fosse
caratterizzato da un ritardo economico e sociale, la realtà è diversa: questo stato era in
realtà avanzato e all'avanguardia dal punto di vista sociale e culturale in molti settori
come tecnologia, industria ed economia. Infatti, secondo quanto emerso
dall'Esposizione Internazionale di Parigi del 1856, il Regno borbonico si posizionava
come lo Stato più industrializzato d'Italia e al terzo posto in Europa dopo Inghilterra e
Francia. Inoltre, vantava una flotta mercantile classificata seconda a livello europeo e
una flotta militare classificata terza
2
. Dopo i moti carbonari del 1820-21, il re,
Ferdinando II, annunciò in un proclama ai Popoli delle Due Sicilie importanti
cambiamenti nella gestione del paese: iniziando con la riduzione delle spese superflue
della corte, abolì le cacce reali per distribuire quei terreni ai contadini, diminuì i tributi,
in particolare dimezzò la tassa sul macinato, una pesante imposta per i ceti più poveri.
Si concentrò anche sulle amministrazioni comunali, riducendo gli stipendi del personale
e i dazi, specialmente su generi alimentari. Inoltre, nei comuni senza scuole, stipendiò
i parroci con l'obbligo di insegnare ai bambini delle famiglie più umili le basi di lettura
e scrittura.
Durante il suo regno, Ferdinando II promosse numerosi lavori pubblici, tra cui la
bonifica delle paludi Sipontine, che avrebbe restituito alla coltivazione agricola diverse
terre precedentemente soggette alla malaria. Francesco Durelli, nella sua opera, scrive:
«Ed è certamente gran meraviglia il fatto, che nel periodo di soli cinque anni (1851 a 1855) essendosi
compiuto un notevolissimo numero di svariate opere pubbliche, strade cioè, prosciugamenti,
bonificazioni, porti, ponti, chiese, conventi, monasteri, camposanti, educandati, collegi, ospizi, ospedali,
tribunali, prigioni, opere militari, si fosse impiegata la spesa di ducati 14,692,182, ingente
nell’ammontare assoluto, ma per niente eccessiva ed esorbitante nell’ammontare relativo per la
molteplicità e la diversa natura delle opere costruite.»
3
Il progetto economico del re aveva l’obiettivo di emancipare il Regno dall'influenza
delle potenze straniere, così cercò di modernizzare delle strutture produttive: fece
costruire il Reale Opificio di Pietrarsa, un'industria siderurgica che realizzava materiale
2
Carmine Colacino, La storia proibita: quando i piemontesi invasero il Sud. Italia, Napoli,
Controcorrente, 2001.
3
Francesco Durelli, Cenno storico di Ferdinando II re del regno delle Due Sicilie. Napoli, Stamperia
Reale, 1859.
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bellico e civile, servendosi del ferro delle ferriere di Mongiana. La politica
protezionistica, il costo basso della forza lavoro e le tasse ridotte incentivarono gli
investimenti interni ed esterni. Lo stesso Benedetto Croce riconosce il suo buon
governo: «riordinò l’amministrazione, curò il benessere del paese, diminuì le imposte,
promosse l’industria in modo che la Napoli industriale d’allora è potuta parere a qualche
economista non inferiore alle città del settentrione e alla stessa Milano; agevolò il
commercio (fu perfino lodato dal Peel nel parlamento inglese per provvedimenti
liberistici)»
4
.
Ferdinando II si dedicò anche alla riforma dell'esercito e della marina, riassumendo
coloro che avevano servito i napoleonidi e i protagonisti dei moti del 1820-21 (tolti i
generali Pepe e Carrascosa). «Eppure quei generosi provvedimenti, che lo privavano di
tante delizie, tutto a favore dello Stato ed a sgravio dei contribuenti, venivano dai settarii
chiamati taccagnerie, avarizia, e peggio ancora»
5
.
É importante sottolineare, comunque,
che il processo di modernizzazione che aveva coinvolto il Regno delle Due Sicilie non
era stato esteso a tutti i livelli della popolazione e la sua situazione economica si
presentava, prima dell'Unità d'Italia, notevolmente diversificata nelle due parti
territoriali «al di là» e «al di qua del Faro»
6
.
Prima dell'Unità, il 50,8% dei comuni siciliani (ovvero 182 su 358) non aveva strade
carrozzabili e non esistevano ferrovie. Sebbene la navigazione di cabotaggio aiutasse a
superare l'isolamento dei comuni costieri, quelli nell'entroterra erano difficilmente
raggiungibili e gli scambi commerciali sia interni che esterni erano estremamente
precari
7
. L'attività economica principale in Sicilia era rappresentata dall'estrazione dello
zolfo, un settore in cui l'isola deteneva una posizione dominante non solo a livello
nazionale ma anche europeo e mondiale.
4
Benedetto Croce, Storia del Regno di Napoli. Bari, Laterza, 1972.
5
Michele De Sangro, I Borboni nel regno delle due Sicilie. Como, A. Forni Editore, 1884.
6
I termini "Regno di Sicilia al di qua del Faro" e "Regno di Sicilia al di là del Faro" si riferiscono alla
divisione geografica che esisteva nel Regno delle Due Sicilie, separando la parte continentale dalla
regione insulare attraverso lo Stretto di Messina, conosciuto all'epoca come "Faro di Messina". Questa
distinzione rimase in vigore fino al 1861, quando avvenne l'Unità d'Italia.
7
Guido Pescosolido, L’economia siciliana nell’unificazione italiana, «Mediterranea. Ricerche storiche»,
2010, pp. 219-234.