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1 La tecnica PIV (Particle Image Velocimetry)
1.1 Retroscena storico
Gli esseri umani sono estremamente interessati all’osservazione della natura, dal
momento che questa è sempre stata di fondamentale importanza per la loro
sopravvivenza. In particolare i sensi degli uomini, come quelli degli animali sono
specificamente atti a riconoscere immediatamente tutto ciò che si muove, poichè in
molti casi può essere fonte di pericolo.
Si può facilmente immaginare come l’osservazione di oggetti in movimento abbia
anzitutto stimolato semplici esperimenti con condizioni e strumenti facilmente reperibili
in natura. Oggi, lo stesso comportamento primitivo riappare evidente quando un
bambino getta piccoli ramoscelli da un ponte in un fiume e li osserva scorrere a valle
galleggiando. Persino questo semplice esperimento gli permette di fare una stima
approssimativa della velocità dell’acqua corrente e di cercare strutture caratteristiche nel
flusso, come vortici, scie dietro ad ostacoli nel fiume, cascate e così via.
Ad ogni modo, con tali strumenti sperimentali, la descrizione delle proprietà del flusso è
ristretta a caratteristiche qualitative. Tuttavia un geniale artista ed osservatore attento
della natura come Leonardo Da Vinci fu in grado di realizzare disegni molto dettagliati
delle strutture entro un flusso di acqua tramite semplice osservazione.
Un grande passo avanti nella ricerca sui flussi fu fatto dopo che diventò possibile
sostituire tali osservazioni passive della natura con esperimenti attentamente pianificati
allo scopo di estrarre informazioni sul flusso utilizzando tecniche di visualizzazione.
Un ben noto promotore di tali procedure fu Ludwig Prandtl, uno dei principali
rappresentanti della meccanica dei fluidi che all’inizio del secolo scorso progettò ed
utilizzò tecniche di visualizzazione in un tunnel d’ acqua per studiare alcuni aspetti dei
flussi separati non stazionari, dietro ad ali e ad altri oggetti.
Il tunnel di Prandtl comprende due canali, uno superiore a pelo libero e l’altro
sottostante e separato dal primo da una parete orizzontale. Il flusso è azionato
manualmente facendo girare una ruota con pale, nel canale superiore. L’acqua dal
canale superiore, dove il flusso può essere osservato, ricircola giù attraverso il canale
inferiore chiuso e da questo torna nel canale superiore. Modelli bidimensionali come
cilindri, prismi e ali possono essere facilmente montati verticalmente nel canale
superiore, spuntando così sopra il livello dell’acqua.
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Fig. 1.1 Ludwing Prandtl di fronte alla sua galleria ad acqua nel 1904
Il flusso è visualizzato distribuendo una sospensione di particelle di mica
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sulla
superficie dell’acqua. Con questo apparato Prandtl studiò le strutture caratteristiche sia
per flussi stazionari che per flussi non stazionari.
Essendo in grado di variare un discreto numero di parametri dell’esperimento (forma
geometrica, angolo di incidenza, velocità del flusso, stazionarietà o non stazionarietà del
flusso) Prandtl comprese molte caratteristiche di base dei fenomeni di flusso non
stazionario. Comunque a quel tempo, era possibile solo una descrizione qualitativa del
campo di flusso, senza che fosse possibile fornire dati quantitativi sulla velocità del
flusso.
Oggi, 100 anni dopo gli esperimenti di Ludwig Prandtl, è possibile estrarre facilmente
anche informazioni quantitative dal campo di velocità del flusso istantaneo, esattamente
dallo stesso tipo di immagini che erano disponibili a Prandtl.
Una replica del tunnel ad acqua di Prandtl, insieme ad una lampada flash per
l’illuminazione e una videocamera sono state impiegate per ottenere una visualizzazione
del flusso tramite particelle di alluminio distribuite sulla superficie dell’acqua (Fig. 1.2).
Lo sviluppo di queste registrazioni con i metodi che saranno descritti più avanti dà
luogo ad una mappa di vettori che rappresenta l’istantaneo campo di velocità.
Questo significa che i principi fondamentali che stanno alla base della tecnica di
visualizzazione quantitativa che sarà trattata, sono ben noti da lungo tempo.
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La mica è un minerale
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Ad ogni modo sarebbe stato necessario il progresso scientifico e tecnico raggiunto negli
ultimi 15 anni nelle ottiche, nei laser, nell’elettronica, nelle tecniche video e nei
computer per sviluppare ulteriormente una tecnica nata per una visualizzazione
qualitativa del flusso ad uno stadio tale da poterla impiegare per misure quantitative
di campi di velocità istantanei complessi.
Fig. 1.2 Flusso separato dietro
ad un’ala, visualizzato con
strumenti moderni, in una
replica della galleria di Prandtl.
Fig.1.3 Mappa di vettori del
campo di velocità istantaneo
corrispondente alla figura 1.2
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1.2 Principi della “Particle Image Velocimetry”
Descriviamo ora le caratteristiche di base di questa tecnica di misura, il cui nome si
potrebbe tradurre in “Misure di velocità a partire da immagini di particelle”.
L’apparato sperimentale di un sistema P.I.V. consiste tipicamente di diversi
sottosistemi. Nella maggior parte delle applicazioni occorre aggiungere al flusso delle
particelle traccianti, le quali devono essere illuminate, in un piano all’interno del
flusso, almeno due volte entro un breve intervallo temporale. La luce riflessa dalle
particelle deve essere registrata o su un singolo fotogramma o su una sequenza di
fotogrammi.
Lo spostamento delle immagini delle particelle, nel tempo intercorrente fra gli impulsi
di luce ,deve essere determinato attraverso una stima dalle registrazioni PIV. Per poter
maneggiare la grande quantità di dati che possono essere raccolti impiegando la tecnica
PIV, è richiesta una sofisticata post-elaborazione
Fig. 1.4 Apparato sperimentale per la PIV in una galleria
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La figura soprastante illustra brevemente un tipico apparato per registrazioni PIV in
una galleria che potrebbe essere indistintamente una galleria del vento o una galleria ad
acqua. Piccole particelle traccianti vengono aggiunte al flusso. Una regione
rettangolare piana (lamina di luce) all’interno del flusso viene illuminata due volte
tramite un raggio laser (doppio impulso di luce).
Il tempo fra i due impulsi del laser viene impostato in base alla velocità media del
flusso e all’ingrandimento dell’immagine.
Si assume che le particelle traccianti, nel tempo fra le due illuminazioni, si muovano
con la medesima velocità locale del flusso. La luce riflessa dalle particelle traccianti
viene registrata tramite lenti di alta qualità o su un singolo negativo fotografico o su due
separati fotogrammi su uno speciale sensore CCD di cross correlation.
Dopo lo sviluppo, la registrazione fotografica PIV viene digitalizzata tramite uno
scanner. Invece, usando un sensore CCD, il risultato viene direttamente
immagazzinato in tempo reale nella memoria di un computer.
Per effettuare una stima quantitativa del campo di velocità, l’immagine digitale PIV
viene suddivisa in piccole sottoregioni, denominate “aree di interrogazione”.
Per ognuna di esse, il vettore spostamento delle particelle traccianti fra le due immagini
illuminate, viene determinato tramite mezzi statistici (auto-correlation e cross-
correlation). Si assume infatti che tutte le particelle entro una area di interrogazione si
siano spostate omogeneamente nel tempo fra le due illuminazioni e quindi un unico
vettore descriva il comportamento di tutta la regione.
Noto il vettore spostamento, in base al tempo intercorrente fra le due immagini e
all’ingrandimento dell’immagine rispetto all’oggetto reale, viene calcolata la proiezione
del vettore velocità del flusso locale nel piano della lamina di luce (vettore velocità a
due componenti.
Il processo di interrogazione viene ripetuto per tutte le aree di interrogazione della
registrazione PIV. Con le moderne videocamere CCD (1000 1000 υ elementi sensori)
è possibile acquisire più di 100 registrazioni PIV al minuto. Il calcolo di una
registrazione PIV di un campo di velocità con 3600 vettori velocità istantanei (in
dipendenza dalle dimensioni della registrazione e dall’area di interrogazione), è
dell’ordine di pochi secondi con i computer standard attualmente sul mercato.
Se però è richiesta una ancora più rapida disponibilità dei dati per un monitoraggio on-
line del flusso, processori hardware dedicati sono commercialmente disponibili: essi
realizzano tali calcoli in una frazione di secondo.
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1.3 Caratteristiche della tecnica di misura PIV
Illustriamo brevemente i tratti distintivi di questa innovativa tecnica, per capirne meglio
usi e potenzialità. Molte di queste caratteristiche saranno riprese nei capitoli seguenti,
quando entreremo nel vivo del processo sperimentale.
Misura di velocità non intrusiva.
A differenza delle tecniche di misura delle velocità di flussi che impiegano sonde come
tubi di pressione o fili caldi, la tecnica PIV, essendo una tecnica ottica, lavora in modo
non intrusivo. Questo ne consente l’applicazione anche in flussi ad alta velocità con
shock, o in strati limite vicino alle pareti, dove il flusso potrebbe essere disturbato dalla
presenza di sonde.
Misura di velocità indiretta.
Allo stesso modo della tecnica Laser-Doppler, la PIV misura la velocità di un elemento
fluido indirettamente, misurando la velocità di particelle traccianti entro il flusso, le
quali, nella maggior parte delle applicazioni sono state aggiunte al flusso prima che
l’esperimento iniziasse. Per i flussi bifase le particelle sono già presenti nel flusso ed
eventualmente se ne aggiungono altre.
Tecnica a pieno campo.
La PIV è una tecnica che consente di registrare immagini di una estesa superficie del
campo di flusso in una grande varietà di applicazioni in mezzi liquidi e gassosi, per
estrarre informazioni di velocità. Questa caratteristica è unica della tecnica PIV.
Ad eccezione della DGV (Doppler Global Velocimetry), tecnica innovativa
particolarmente appropriata per flussi d’aria ad elevata velocità, tutte le altre tecniche di
misura della velocità consentono soltanto la misura della velocità del flusso in un
signolo punto , anche se spesso con una elevata risoluzione temporale.
Con la PIV la risoluzione spaziale è alta, mentre la risoluzione temporale (frequenza dei
fotogrammi di registrazione) è limitata a causa di restrizioni tecniche.
Queste caratteristiche vanno tenute presenti se si confrontano i risultati ottenuti dalla
PIV con quelli ottenuti con le tecniche tradizionali. L’acquisizione di immagini
istantanee e una elevata risoluzione spaziale consentono alla PIV di indagare strutture
spaziali anche in campi di flusso non stazionario.
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Rallentamento della velocità.
La necessità di impiegare particelle traccianti per la misura della velocità del flusso
richiede di capire attentamente per ogni esperimento se le particelle seguiranno
fedelmente il moto degli elementi fluidi, almeno al grado richiesto dagli obiettivi
dell’indagine. Piccole particelle seguiranno meglio il flusso.
Illuminazione.
Per applicazioni in flussi di gas è richiesta una sorgente di luce ad elevata potenza
affinché la luce riflessa dalle piccole particelle traccianti sia in grado di esporre il film
fotografico o il sensore video. Comunque, la necessità di utilizzare particelle più
grandi per la loro migliore efficienza nel riflettere la luce è in contrasto con la necessità
di avere particelle più piccole possibile per seguire fedelmente il flusso.
Nella maggior parte delle applicazioni deve essere trovato un compromesso. Nei flussi
liquidi si possono di solito accettare particelle più grandi che riflettano più luce: in
questo modo si possono impiegare sorgenti di luce di potenza considerevolmente più
ridotta.
Durata dell’impulso di luce.
La durata dell’impulso laser che illumina le particelle deve essere abbastanza breve da
congelare il movimento delle particelle durante l’esposizione, per evitare che queste
lascino scie.
Sfasamento temporale fra gli impulsi di luce.
Lo sfasamento temporale fra gli impulsi di luce deve essere abbastanza lungo da riuscire
a determinare lo spostamento fra le immagini delle particelle traccianti con sufficiente
risoluzione e abbastanza breve da evitare che particelle con una componente di velocità
fuori dal piano abbandonino la lamina di luce fra le successive illuminazioni.
Distribuzione delle particelle traccianti nel flusso.
Per una visualizzazione qualitativa del flusso, alcune aree del flusso sono rese visibili
marcando un tubo di corrente nel flusso con particelle traccianti (fumo, colore).
A seconda della posizione del dispositivo che genera il seeding, i traccianti saranno
concentrati in specifiche aree del flusso (strati limite, vortici dietro modelli, etc.).
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Le strutture e l’evoluzione temporale di queste strutture, possono essere studiate con
mezzi di visualizzazione qualitativa del flusso.
Per la PIV la situazione è diversa: per registrazioni PIV di alta qualità è necessaria una
distribuzione omogenea del tracciante, altrimenti non si riesce a fare una stima ottimale.
Densità delle particelle traccianti nelle immagini PIV
Qualitativamente si possono distinguere tre diversi tipi di densità dell’immagine, come
illustrato nella seguente figura:
a) Bassa densità dell’immagine. Le immagini di particelle individuali possono
essere identificate e si possono correlare le due pose di una stessa particella.
Una bassa densità dell’immagine richiede però dei metodi traccianti per la
valutazione. Di conseguenza ci si riferisce a questa situazione come “Particle
Tracking Velocimetry”, abbreviata in PTV.
b) Media densità dell’immagine. Le immagini di particelle individuali possono
essere identificate allo stesso modo, ma non è più possibile identificare coppie di
immagini da un esame visuale delle registrazioni. Perciò è necessario applicare
le tecniche standard di valutazione statistica.
c) Alta densità dell’immagine. In questo caso non è nemmeno possibile identificare
immagini di particelle individuali, dal momento che esse si sovrappongono in
molti casi e formano macchie (speckles). Questa situazione è chiamata “Laser
Speckle Velocimetry”, abbreviata in LSV, un termine in uso dagli anni ottanta,
ad indicare inizialmente il caso di media densità, dal momento che le tecniche di
valutazione ottica erano molto simili per i due casi.
Fig. 1.5. I tre tipi di densità dell’immagine di particelle.
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Numero di illuminazioni per registrazione.
Sia per le tecniche fotografiche che per quelle video, dobbiamo capire se è possibile
registrare le immagini delle particelle traccianti su fotogrammi distinti per ogni
illuminazione, o se tutte le immagini di particelle dovute a differenti esposizioni
debbano essere registrate su un singolo fotogramma.
Numero di componenti del vettore velocità.
Nella PIV standard, a causa dell’illuminazione su un piano del campo di flusso, solo
due componenti del vettore velocità possono essere determinate. Esistono tuttavia dei
metodi per estrarre la terza componente del vettore velocità, sempre lavorando su una
lamina piana.
Estensione del volume di osservazione.
Nel caso più generale è possibile una estensione del volume di osservazione tramite
tecniche olografiche (PIV 3D), oppure con altri metodi, come realizzare diverse lamine
di luce parallele in un volume.
Estensione nel tempo.
Con telecamere che lavorano in maniera ripetitiva è possibile registrare sequenze
temporali di registrazioni PIV. Comunque, dal momento che la frequenza di ripetizione
dei laser pulsati e delle telecamere è limitata, non è possibile registrare abbastanza
rapidamente, come sarebbe richiesto dalle frequenze di molti fenomeni periodici nei
flussi.
Dimensione dell’area di interrogazione.
La dimensione di una area di interrogazione dovrebbe essere sufficientemente piccola
affinché i gradienti di velocità non abbiano un effetto significativo sui risultati. Inoltre
essa determina il numero di vettori velocità indipendenti e di conseguenza la massima
risoluzione spaziale della mappa di velocità che può essere ottenuta per una data
risoluzione spaziale dei sensori impiegati per la registrazione.
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Ripetibilità delle valutazioni.
Nella PIV tutte le informazioni sul campo di velocità del flusso sono registrate
all’istante di misurazione. Questo nelle interessanti prospettive di potere scambiare le
registrazioni PIV per valutazioni e post-analisi con altre che impieghino tecniche
differenti. Le informazioni sul campo di velocità del flusso, completamente contenute
nelle registrazioni PIV, possono essere usate in un secondo tempo in modi molto diversi
da quelli per cui erano state fatte, senza la necessità di ripetere l’esperimento.
1.4 Stato dell’arte
La PIV offre nuovi punti di vista nella meccanica dei fluidi, specialmente per i flussi
non stazionari, dal momento che consente la cattura dell’intero campo di velocità
simultaneamente.
Insieme a tecniche di misura dei flussi, che danno informazioni su altre importanti
grandezze fisiche di un fluido, come la densità, la temperatura, la concentrazione e ad
altri metodi ottici per la misura sulla superficie di un modello di quantità come la
pressione o la deformazione, la PIV fornisce una descrizione sperimentale più completa
di un campo complesso di flusso, utilizzabile per il confronto con i risultati di calcoli
numerici.
Lo sviluppo della PIV negli ultimi 20 anni è stato caratterizzato dal fatto che le
registrazioni e le tecniche di valutazione analogiche sono state sostituite da tecniche
digitali, che costituiscono lo stato dell’arte e sulle quali unicamente ci soffermeremo.
La PIV, come si può evincere dal gran numero di libri e pubblicazioni disponibili
attualmente, è oggigiorno uno strumento ben accettato per indagini sui campi di flusso
in molte aree diverse. Questo significa anche che un numero di speciali sviluppi della
tecnica PIV debbano essere realizzati per tanto differenti applicazioni come per esempio
la biologia o le turbomacchine.
Allo stato attuale, l’uso principale della PIV riguarda la meccanica dei fluidi per
ricerche sui flussi d’aria e d’acqua. Il progresso realizzato negli ultimi anni ha portato
la PIV ad uno stato tale da renderla uno strumento di routine nella ricerca aerodinamica.
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Questo non è ancora il caso per flussi più complessi come nelle turbomacchine, nei
flussi bifase, nelle fiamme, etc. Perciò ad oggi un quadro completo degli aspetti tecnici
della PIV può essere meglio dato guardando alle richieste di applicazioni in
aerodinamica o nei flussi d’acqua dove i problemi tecnici sono simili ma solitamente
molto meno severi che nei flussi d’aria. La maggior parte dei problemi tecnici e delle
considerazioni nelle applicazioni della PIV in questo campo speciale può essere
facilmente estesa ad altre applicazioni.
1.5 La PIV in aerodinamica
L’uso della tecnica PIV è molto attraente nella moderna aerodinamica, dal momento che
essa consente di comprendere fenomeni di flusso non stazionari come per esempio nei
flussi separati su modelli con un elevato angolo d’attacco.
La PIV misura con una alta risoluzione spaziale il campo di velocità del flusso
istantaneo in un breve intervallo di tempo e consente di determinare in esso strutture di
grande e piccola scala.
Un’altra necessità della moderna aerodinamica è determinata dal crescente numero e
complessità dei calcoli numerici dei campi di flusso che richiedono dati sperimentali
adeguati per validare i codici numerici e decidere se la fisica del problema è stata
correttamente modellata. A questo scopo è necessario progettare attentamente degli
esperimenti in stretta collaborazione con gli scienziati che realizzano i calcoli numerici.
I dati sperimentali del campo di flusso devono possedere una elevata risoluzione nel
tempo e nello spazio per poterli confrontare con i campi di dati numerici caratterizzati
da una grande densità. La tecnica PIV si rivela uno strumento appropriato per questo
scopo , specialmente se sono richieste informazioni sul campo di velocità istantaneo.
Un sistema PIV per la ricerca su flussi d’aria in gallerie del vento deve lavorare bene sia
per flussi a bassa velocità ( velocità inferiori ad 1 m/s negli strati limite) sai per flussi ad
alta velocità (velocità fino a 600 m/s nei flussi supersonici con shock).
La applicazione della tecnica PIV nelle grandi gallerie del vento industriali pone una
serie di grossi problemi: grande area di osservazione, grande distanza fra l’area di
osservazione, la sorgente di luce e la telecamera, brevissimo tempo per le misure ed
elevato costo operativo per le gallerie del vento.
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Ricapitolando, le caratteristiche che deve avere un sistema PIV per l’impiego in
aerodinamica sono:
ξ Elevata risoluzione spaziale del campo di dati per risolvere strutture di larga e
piccola scala nel flusso. Questa condizione influenza direttamente la scelta del
mezzo di registrazione (fotografico o video).
ξ Elevata densità dei dati sperimentali per un confronto significativo con i risultati
dei calcoli numerici. Quindi la densità dell’immagine (numero di particelle per area
di interrogazione) deve essere elevata: dunque è necessario un potente generatore di
seeding.
ξ Le particelle traccianti devono seguire fedelmente il flusso dal momento che la
velocità è misurata in modo indiretto, dalla velocità delle particelle. Questo
comporta la necessità di particelle traccianti molto piccole che però riflettono poco
la luce. Ne scaturisce una altra importante qualità che il sistema deve possedere:
ξ Un potente laser pulsato è richiesto per illuminare il campo di flusso.