CAPITOLO I. La valutazione delle performance nelle organizzazioni
2
disponibilità di riferimenti oggettivi e lascia trasparire l’eliminazione di ogni
incertezza attraverso la corretta applicazione di sofisticate metodologie;
valutare implica una componente di giudizio, collegata a una procedura di
analisi e di ricerca, che necessita di misure, ma che non si riduce solo a queste.
Quando ci si trova di fronte ad organizzazioni contraddistinte da grande
complessità ed esposte a forte incertezza, come sono sicuramente le aziende
che agiscono e interagiscono nel contesto attuale, è preferibile operare in
termini di valutazione e non di semplice misurazione.
1.2. La valutazione e i parametri
Il processo di valutazione della realtà muove dalla rilevazione di segni, di
sintomi, di dati che, in se stessi, non sono immediatamente riconducibili ad un
significato univoco o di immediata decifrazione. Valutare significa prendere
una posizione specifica rispetto alla molteplicità dei significati possibili e
intervenire nella realtà orientandola e dirigendola. Per fare questo si deve
ricorrere al vasto insieme di parametri che appartengono al nostro patrimonio
cognitivo. I parametri fondamentali sono i seguenti
2
:
ξ di tipo scientifico disciplinare;
ξ di tipo culturale e sociale;
ξ tipici della cultura organizzativa;
ξ di tipo soggettivo.
1. Parametri di tipo scientifico disciplinare. Nella valutazione che ricorre
all’utilizzo di questo tipo di parametri, si impiegano categorie che sono
2
BORGOGNI L. (1998), Valutazione e motivazione delle risorse umane nelle organizzazioni,
FrancoAngeli, Milano.
CAPITOLO I. La valutazione delle performance nelle organizzazioni
3
proprie di specifici ambiti scientifici e disciplinari. Così, ad esempio, un capo
chiamato a valutare un comportamento di disimpegno lavorativo di un
dipendente o di un collaboratore può fare ricorso a categorie dell’etica o del
buon senso, oppure può invocare categorie antropologiche o psicologiche per
fare luce su un comportamento a prima vista ovvio e scontato.
2. Parametri di tipo culturale e sociale. Spesso le valutazioni sono influenzate
da categorie che sono espressione del clima culturale di una certa società. La
valutazione sulla progressione di carriera delle donne nelle organizzazioni, ad
esempio, è influenzata da parametri professionali sull’efficacia e
sull’efficienza della performance lavorativa, ma, spesso, intervengono
parametri impliciti sulle concezioni e sugli stereotipi di genere. I parametri di
tipo culturale e sociale sono assimilati durante il lungo processo di
socializzazione e sono rinforzati, aggiornati e innovati attraverso i diversi
canali e strumenti di comunicazione e di influenza sociale.
3. Parametri tipici della cultura organizzativa. Il termine cultura organizzativa è
impiegato per designare i valori dominanti di un’organizzazione, le norme
che invalgono nei gruppi di lavoro e nell’interazione tra i membri; i modelli
di comportamento utilizzati con regolarità e frequenza come, ad esempio, il
linguaggio e i rituali comportamentali; le regole del gioco, che i nuovi
membri devono apprendere per essere accettati e per rimanere all’interno di
un’organizzazione, il clima che l’organizzazione comunica attraverso
l’interazione tra i membri dell’organizzazione e i soggetti esterni. Si
immagini un’azienda dominata dalla presenza di un capo carismatico:
CAPITOLO I. La valutazione delle performance nelle organizzazioni
4
l’identificazione con l’autorità, l’ammirazione incondizionata verso il capo e
la subordinazione nei suoi confronti sono i criteri sui quali si fonda ogni
pratica gestionale, la valutazione dei singoli, il livello dei compensi
corrisposti. Prevale una concezione dell’uomo come soggetto incapace di
autodisciplina e autocontrollo, per cui vengono gratificati i bisogni di
dipendenza e sfruttati i bisogni più primitivi, elementari, prevalentemente
inconsci dell’individuo. Questo clima culturale impedisce la permanenza,
nell’azienda, di soggetti meno inclini all’ossequio e gli obiettivi di risultato,
che non vanno oltre un’enunciazione formale, non consentono reali progressi
di performance dell’intera organizzazione. In una tale azienda ogni atto di
valutazione delle prestazioni, del potenziale, dei risultati conseguiti è
influenzato da parametri tipici della cultura organizzativa, portando ad
un’attribuzione di significato completamente diversa da quella che si avrebbe
in un diverso contesto di cultura aziendale.
4. Parametri di tipo soggettivo. Sono i parametri legati alla storia e alle
esperienze di ogni singolo individuo: riflettono la sua visione del mondo, ma
sono anche influenzati dalla sua personalità. Sono la vera ricchezza
dell’individuo, ma, al tempo stesso, ne costituiscono la sua gabbia.
Le persone tendono a credere che le proprie percezioni e i propri giudizi siano
assoluti, ritenendoli uno specchio fedele della realtà. Ciò può rendere
estremamente complesso il processo di confronto delle idee, l’assunzione di
decisioni collettive e l’attivazione di comportamenti di interdipendenza per
conseguire gli interessi dell’organizzazione. D’altro canto la soggettività,
CAPITOLO I. La valutazione delle performance nelle organizzazioni
5
nella percezione e nella valutazione della realtà, è fonte di vitalità, di
ricchezza intellettuale, di pluralismo culturale, una specie di antidoto
all’omogeneità e all’appiattimento del pensiero.
1.3. La metodologia di valutazione
Dal punto di vista metodologico, la valutazione segue tappe obbligate, ognuna
delle quali risulta fondamentale per la buona riuscita del processo. Se
l’organizzazione si concentrasse solo sulla fase della valutazione in senso
stretto, senza curare le fasi a monte, si otterrebbe un processo basato su
osservazioni e sensazioni soggettive non sostenibili. In questo senso, risulta
particolarmente importante, con valenza strategica, l’analisi delle cause,
perché, se effettuata correttamente, consente l’avvio di un processo di
cambiamento mirato alla crescita dell’organizzazione. Qualora, invece,
l’azienda interrompesse il processo al momento della valutazione, senza
attivare un rapporto comunicativo con chi è stato valutato, non si produrrebbe
apprendimento nel singolo e non si potrebbero innescare processi di
miglioramento a livello dell’intera struttura
3
.
Valutazione
Verifica degli
scostamenti
Costruzione quadro
della situazione
Raccolta delle
informazioni
Apprendimento
Comunicazione
Analisi delle
cause
CAPITOLO I. La valutazione delle performance nelle organizzazioni
6
Nella tabella che segue sono presentati in dettaglio, fase per fase, gli strumenti
utilizzati ed i relativi risultati.
FASI
STRUMENTI
RISULTATI
Raccolta informazioni ξ Studio delle relazioni per
presupposti, obiettivi, scelte
gestionali, metodi di attuazione,
risultati
ξ Andamento periodico degli
indicatori gestionali
ξ Notizie informali
ξ Situazioni in organizzazioni similari
Disponibilità di un quadro informativo
il più possibile completo;
alimentazione continua
Verifica scostamenti Valorizzazione dei parametri di
valutazione
Autoesplicativo
Quadro situazione ξ Analisi delle serie storiche
ξ Rapporto con le fasi di attuazione
della strategia
ξ Benchmark
Gli scostamenti devono essere
inquadrati nello sviluppo complessivo
del problema della responsabilità
Analisi delle cause Liste di controllo per:
ξ quantità risorse
ξ qualità risorse
ξ impiego risorse
ξ interdipendenze
ξ eventi imprevisti
ξ costi aggiuntivi
ξ scelte gestionali
ξ metodi di attuazione
Dettaglio:
ξ analisi procedure
ξ analisi strutture
ξ analisi costi/benefici
Individuazione dei possibili nessi
causali e comprensione del problema
delle responsabilità
Valutazione Liste di controllo per:
ξ valutazione della correlazione
ξ valutazione della coerenza
ξ valutazione degli effetti paradossali
ξ valutazione delle responsabilità
ξ valutazione della congruità rispetto
a organizzazioni simili
Formulazione di un giudizio che,
anche per scostamenti negativi,
potrebbe essere positivo:
ξ sulle persone, per assenza di
responsabilità
ξ sui risultati, perché trattasi di un
prezzo da pagare per attuare una
strategia.
La valutazione della congruità agisce
da correttivo in assenza del saggio di
profitto.
Comunicazione ξ Discussione con il responsabile
ξ Referto del controllo di gestione
ξ Relazione per la riunione dei
dirigenti
Condivisione non giudiziaria della
conoscenza con:
ξ Responsabile diretto
ξ livello politico
ξ altri dirigenti
Apprendimento ξ Rinforzi formativi mirati
ξ Assistenza
ξ Riflessione
ξ Discussione
ξ Nuove idee
ξ Nuovi comportamenti
ξ Conoscenze sull’organizzazione
ξ Stile di gestione
ξ Obiettivi
ξ Risorse
ξ Tempi
ξ Metodi di attuazione
ξ Indicatori gestionali
ξ Parametri di valutazione
ξ Revisione strategica
Fonte: Macrina A., Ravaioli P. (1998), op. cit.,pag.96.
3
MACRINA A., RAVAIOLI P. (1998), Controllo di gestione e nuclei di valutazione, Giuffrè, Milano.
CAPITOLO I. La valutazione delle performance nelle organizzazioni
7
1.3.1. I soggetti della valutazione
Il processo di valutazione coinvolge molte persone all’interno
dell’organizzazione, le quali possono essere raggruppate in due semplici
categorie: valutatori e valutati.
I soggetti attivi del processo sono i valutatori, tra i quali possono rientrare
quadri, superiori diretti, dirigenti, esperti, organi specifici quali gruppi ad hoc,
nuclei di valutazione, ma anche pari grado e clienti. A seconda delle situazioni
e degli scopi si possono selezionare taluni valutatori piuttosto che altri; la
scelta dipende anche dallo stile di direzione e dal tipo di azienda considerata.
La valutazione da parte dei clienti risulta particolarmente importante, ad
esempio, in un’azienda di servizi, nella quale i prodotti (servizi) non sono
oggettivamente misurabili e sono invece esposti alle impressioni soggettive
dei destinatari
4
.
Un lavoro di valutazione efficace richiederebbe il coinvolgimento di tutti i
possibili valutatori nel processo, per evitare di cadere in valutazioni talvolta
legate a pregiudizi e convinzioni personali e avere, così, una visione oggettiva
della realtà.
In ogni caso, le caratteristiche fondamentali di un valutatore dovrebbero
essere:
1. conoscenza delle tecniche e degli strumenti di valutazione;
2. conoscenza degli obiettivi organizzativi;
3. competenze specifiche in gestione delle risorse umane.
4
MOHRMAN A., LAWLER III E., RESNICK S. (1989), La valutazione dei dipendenti, FrancoAngeli,
Milano.
CAPITOLO I. La valutazione delle performance nelle organizzazioni
8
I soggetti passivi della valutazione sono i valutati, che possono appartenere a
tutti i livelli gerarchici, dal nucleo operativo al vertice strategico. Essi sono
chiamati a svolgere un compito molto importante nel processo di valutazione:
rendere disponibili tutte le informazioni utili in loro possesso, senza alcun
genere di distorsione. D’altro canto, è necessario che gli stessi vengano messi
a conoscenza di quali siano gli obiettivi e i metodi della valutazione in atto.
Tra valutato e valutatore dovrebbe crearsi un flusso di comunicazioni
bidirezionale, un’interazione che consenta lo sviluppo di un processo di
valutazione, non solo efficiente, ma sentito e approvato da tutti i soggetti
coinvolti. Tuttavia, tale tipo di processo valutativo non è applicabile in tutte le
situazioni. La partecipazione può prendere corpo là dove esiste una cultura
partecipativa e richiede che le relazioni tra superiori e subordinati siano a
loro volta di tipo partecipativo. Una ricerca condotta da Lawler, Mohrman e
Resnick
5
su un vasto campione di grandi imprese statunitensi (ARCo, General
Electric, IT&T, 3M, e altre) ha evidenziato che i migliori risultati dalla
valutazione della performance si ottengono quando i dipendenti hanno
un’effettiva possibilità di prendere parte al processo: in questo caso i valutati
hanno l’impressione che li si giudichi con maggiore correttezza e che i dati su
cui il giudizio è fondato siano più affidabili. Tale approccio partecipativo è
realizzabile in un’organizzazione certamente non autoritaria, nella quale
superiore e dipendente: a) raccolgono, ciascuno per proprio conto, i dati di
misurazione della valutazione; b) si incontrano per confrontare i rispettivi dati
raccolti; c) si accordano sulla bozza dei risultati della valutazione;
5
Op. cit., pag. 139 e segg.
CAPITOLO I. La valutazione delle performance nelle organizzazioni
9
d) sottopongono tale bozza al responsabile di livello più alto, che esprime la
propria opinione e immette i risultati nel sistema informativo. Questo tipo
d’approccio richiede, però, che tutte le persone abbiano un atteggiamento
positivo nei confronti del rapporto valutato-valutatore, da prima che il
processo di valutazione abbia inizio.
1.3.2. L’oggetto della valutazione
Nella decisione relativa all’oggetto della valutazione le domande da porsi
ricadono sul “cosa” e sul “come” valutare: l’impegno o i risultati? Ciò che si
fa o ciò che si sa fare? Il passato o il futuro?
Per rispondere ai quesiti posti conviene, innanzitutto, analizzare quali forme di
valutazione delle risorse umane sono teoricamente possibili e in pratica
applicate. Le principali forme di valutazione considerate nella letteratura di
gestione delle risorse umane sono
6
:
ξ la valutazione delle posizioni ( job evaluation)
ξ la valutazione delle competenze ( skill evaluation)
ξ la valutazione delle prestazioni
ξ la valutazione del potenziale.
In base al criterio di scelta privilegiato si può decidere il metodo di
valutazione più adatto, come evidenziato nello schema giù riportato.
6
COSTA G. (1997), op. cit.
CAPITOLO I. La valutazione delle performance nelle organizzazioni
10
CRITERIO DI SCELTA
METODO DI VALUTAZIONE
Oggetto
Soggetto
Passato
Futuro
Posizione
Competenze
Prestazione
Potenziale
Nella pratica, la valutazione dei risultati e dei comportamenti è definita
globalmente valutazione della prestazione. Il principale problema risiede nella
scelta tra valutazione dei comportamenti, che costituiscono l’input della
prestazione, e valutazione dei risultati, che ne costituiscono l’output.
Fonte: GRANDORI A. (1999), pag. 341.
VALUTAZIONE
della
POSIZIONE
VALUTAZIONE
delle
COMPETENZE
VALUTAZIONE della
PRESTAZIONE
Comportamenti Risultati
CAPITOLO I. La valutazione delle performance nelle organizzazioni
11
Lo schema proposto mette in luce il problema conoscitivo sottostante alla
scelta tra valutazione dei risultati e valutazione dei comportamenti o, a monte,
tra valutazione delle competenze e valutazione delle professionalità. Il
problema consiste nel fatto che quanto più ci si allontana dalle caratteristiche e
dagli attributi dei soggetti (competenze) e ci si sposta verso i risultati, tanto
meno ciò che viene valutato può essere attribuito in modo deterministico
all’attore valutato, specialmente in attività soggette a incertezza
7
.
1.3.2.1. La valutazione delle posizioni
E’ un sistema di valutazione basato sull’oggetto (mansione o posizione di
lavoro) della prestazione lavorativa, esemplificato dai diversi sistemi di job
evaluation; in questo caso si classifica, e quindi si retribuisce, il posto di
lavoro, indipendentemente da chi lo ricopre.
Il primo problema da risolvere per valutare le posizioni è disporre di
descrizioni accurate e comparabili relative alle mansioni di un dato sistema
organizzativo. Il secondo problema risiede nell’individuazione dei parametri
di valutazione, ovvero l’individuazione di quegli aspetti della mansione
maggiormente correlati al valore creato dall’attività svolta. A tal fine sono
importanti, e vanno distinte, almeno due componenti principali: le competenze
e le capacità richieste, da un lato; le responsabilità e i rischi implicati,
dall'altro
8
.
7
GRANDORI A. (1999), Organizzazione e comportamento economico, Il Mulino, Bologna.
8
GRANDORI A. (1999), op. cit.
CAPITOLO I. La valutazione delle performance nelle organizzazioni
12
Il processo di job evaluation si articola in quattro fasi tecniche (Dunn e
Rachel, 1971)
9
:
1. job analysis: è un esame approfondito delle posizioni e richiede un lavoro
di razionalizzazione organizzativa;
2. job description: consiste in un’esposizione scritta e analitica dei compiti,
metodi, attrezzature e collegamenti di ogni posizione;
3. job specification: esposizione scritta dei fattori relativi a ogni posizione:
requisiti professionali richiesti dal compito, condizioni ambientali, sforzo e
responsabilità;
4. job evaluation: definizione del valore relativo a ogni posizione.
I metodi più diffusi di job evaluation si basano su correlazioni empiriche tra la
presenza di certi fattori e i livelli di retribuzione. Su questa base si
costruiscono scale di punteggi secondo cui una posizione ottiene maggior
punteggio quanto più tali parametri sono in essa presenti. Il metodo che ha
avuto maggiore diffusione e influenza ( il “metodo Hay”, dalla società di
consulenza che lo ha messo a punto)
10
, per esempio, individua nelle
competenze richieste, nell’intensità dei compiti e nel livello di responsabilità i
tre fattori o parametri principali. Essi sono a loro volta operazionalizzati in
scale di misura che rilevano variazioni di valore in modo sensibile, su campi di
variazione molto ampi
11
.
9
Tratto da COSTA G. (1997), op. cit., pagg. 337 - 338.
10
La tecnica di valutazione della Hay, da COSTA G. (1997), op. cit., pag.344 e segg.
11
GRANDORI A. (1999), op. cit.
CAPITOLO I. La valutazione delle performance nelle organizzazioni
13
1.3.2.2. La valutazione delle competenze
L’idea centrale che ispira quasi tutti i sistemi di classificazione soggettivi
consiste nel retribuire il lavoratore non solo per il posto che ricopre o per
quello che fa, ma anche per quello che sa fare (skill evaluation). Il fine è
quello di motivare l’individuo ad arricchire il suo “saper fare”, a migliorare la
comprensione del proprio ruolo entro l’organizzazione di appartenenza, a
essere attivo nel processo di innovazione
12
.
In termini di strumentazioni, la skill evaluation dispone dell’approccio per
competenze. I metodi di analisi delle competenze prevedono l’uso di tecniche
di osservazione e di intervista strutturata, che permettano di rilevare quali
conoscenze, comportamenti e procedure d’azione caratterizzino gli operatori
che raggiungono i risultati migliori. Questi elementi vengono combinati in
modo tale da costruire un modello di competenze che sia utilizzabile in
contesti e situazioni differenti e che consenta di misurare il livello di
competenza raggiunto dal titolare di una posizione, per poi commisurare ad
esso anche il livello di retribuzione. Le competenze, una volta individuate, per
essere opportunamente gestite, devono essere contestualizzate. Tale esigenza
nasce dall’estrema variabilità del rapporto tra sapere e ambito di applicazione,
tra individuo e organizzazione.
Il primo tipo di contestualizzazione va fatta in rapporto all’individuo stesso e
al suo mix di competenze. La seconda va fatta in rapporto al tempo e allo
spazio, poiché il contesto spazio-temporale può radicalmente cambiare la
valenza di una competenza o, addirittura, il segno. Infine, la terza
CAPITOLO I. La valutazione delle performance nelle organizzazioni
14
contestualizzazione è in rapporto all’organizzazione, nelle sue manifestazioni
di potere, di intersoggettività e di interfunzionalità. I rapporti tra competenze
dell’organizzazione e competenze individuali codeterminano trasformazioni
reciproche
13
.
1.3.2.3. La valutazione delle prestazioni
La valutazione delle prestazioni, oltre ad avere rilevanti implicazioni di
carattere psicologico, consente all’azienda, a priori, di definire in modo
preciso le sue aspettative nei confronti dei singoli e, a posteriori, di controllare
quanto le azioni individuali hanno contribuito al raggiungimento degli
obiettivi specifici dell’organizzazione
14
.
Tale tipo di valutazione rappresenta, inoltre, uno strumento di supporto alla
politica retributiva, alla selezione interna, alla formazione e allo sviluppo, alla
gestione del rapporto gerarchico e funzionale, al controllo e alla
comunicazione.
Mentre, però, le finalità di un tale approccio sono comuni ad ogni
organizzazione, i metodi e le modalità, attraverso cui esso è messo in pratica,
possono variare. E’ possibile, infatti, utilizzare metodi tra loro
significativamente diversi, quali
15
:
12
COSTA G. (1997), op. cit.
13
Per approfondimenti sul tema si veda: LIPPARINI A. (a cura di) (1998), Le competenze organizzative:
sviluppo, condivisione, trasferimento, Carocci Editore, Roma.
14
CAVAJANO C. E NIEDDU S., in OLIVERO N. (a cura di) (1998), La valutazione dei dirigenti nella
Pubblica Amministrazione, FrancoAngeli, Milano.
15
COSTA G. (1997), op. cit.