CAPITOLO 1 INTRODUZIONE
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1. INTRODUZIONE
1.1 Premesse
Il Radon è un gas nobile radioattivo di origine naturale, derivante dal decadimento
radioattivo dell’Uranio 238 (
238
U); dopo il fumo di sigaretta, l’esposizione della
popolazione al Radon rappresenta uno dei principali fattori di rischio di tumore
polmonare. A tal proposito l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), lo ha
classificato tra i cancerogeni accertati del gruppo 1, di cui fanno parte 87 agenti degli
874 presi in esame. In Italia si è stimato che da 1500 a 6000 casi all’anno (su un totale
di circa 30000) potrebbero essere dovuti all’esposizione al Radon. Molti Paesi Europei e
Nord Americani, hanno adottato, in questi ultimi anni, delle politiche volte alla
riduzione del rischio Radon. Anche l’Italia ha cominciato, da diversi anni, ad affrontare
il problema Radon e la recente introduzione di una normativa sul Radon nei luoghi di
lavoro, (D. lgs 241/2000), ha evidenziato la necessità di adottare dei piani o programmi
al fine di coordinare e/o programmare le diverse azioni da intraprendere. (es. “Piano
Nazionale Radon” – PNR 2002).
La gran parte dei casi studio effettuati riguardano spesso la concentrazione di
Radon in aria presente negli ambienti di lavoro, in ambienti chiusi ed in abitazioni; solo
negli ultimi anni sono stati svolti studi riguardante la presenza di Radon nelle acque
potabili. Infatti il Radon, essendo un gas prodotto nel sottosuolo, è presente, in
consistenti concentrazioni, nelle acque di falda, quindi nelle risorse idriche utilizzate per
uso potabile. L’ingestione di Radon può divenire una fonte importante di
contaminazione per l’organismo e, se assunto in quantità consistenti, aumentare le
probabilità di contrarre tumore in alcuni organi interni quali stomaco e fegato.
A tal proposito, il presente lavoro si è incentrato su studi riguardanti la
concentrazione di Radon nelle acque potabili, in particolare per le acque di falda etnee.
1.2 Obiettivi ed articolazione del lavoro svolto
Il lavoro sperimentale è stato svolto a livello locale con l’obiettivo di verificare,
attraverso il monitoraggio, la presenza di gas Radon nelle risorse idriche etnee e,
qualora fosse stato necessario, sviluppare dei sistemi di trattamento per l’abbattimento
della concentrazione del gas stesso. Dopo un’approfondita ricerca bibliografica in
materia di Radon e metodi di analisi, una fase di ricerca sui maggiori fornitori e rete di
distribuzione dell’acqua nei paesi etnei presi in esame, si è passati alla fase di
monitoraggio con campionamento ed analisi in laboratorio. La tesi è strutturata in 6
capitoli, come riportato di seguito:
Nel Capitolo 1 è presente una breve premessa, che inquadra il problema Radon e
gli obiettivi del lavoro svolto.
Nel Capitolo 2 sono riportate le normative riguardanti i limiti di concentrazione
del Radon in Europa e in Italia.
Nel Capitolo 3 è sviluppato nel dettaglio il tema “Radon”: viene introdotto il
CAPITOLO 1 INTRODUZIONE
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concetto di radioattività ambientale, sono riportate le caratteristiche e le proprietà del
Radon, i problemi causati alla salute dell’uomo ed infine il Radon nelle acque potabili
con relative problematiche annesse.
Nel Capitolo 4 sono descritte dettagliatamente le tecniche di misura utilizzate.
Nel Capitolo 5 viene sviluppata l’indagine sperimentale; si parte da una base di
ricerca scientifica, si continua con gli obiettivi dell’attività sperimentale. Viene
sviluppata tutta la parte relativa ai materiali ed i metodi, giungendo, infine, ai risultati e
discussioni.
Nel Capitolo 6, infine,sono riportate le conclusioni.
CAPITOLO 2 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
3
2. QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
2.1 Introduzione
Secondo le attuali conoscenze, il Radon è considerato un agente cancerogeno;
l’aumento del rischio e della probabilità di contrarre tumore ai polmoni e in altri organi
interni (quali stomaco e fegato) è strettamente connesso all’esposizione e all’assunzione
costante a grandi concentrazioni di Radon. Per questo motivo si sta cercando di ridurre
il più possibile la concentrazione di Radon in ogni edificio o matrice ambientale,
indipendentemente dal valore di partenza.
Praticamente tutte le normative in materia hanno come caratteristica generale
quella di fissare dei livelli di azione, cioè dei valori di concentrazione di Radon sopra i
quali raccomandare (o imporre) di effettuare azioni per ridurre la concentrazione di
Radon (dette comunemente azioni di rimedio), e sotto i quali, viceversa, la situazione
viene considerata “normale”, cioè il rischio stimato associato a quei livelli di
concentrazione di Radon viene considerato “accettabile”.
Di seguito sono riportate le principali normative e raccomandazioni, alle quali
fanno riferimento gli Stati Membri, che hanno come obiettivo la tutela della
popolazione contro l’esposizione al Radon.
2.2 La situazione in Europa
2.2.1 Raccomandazione 90/143 Euratom - Abitazioni
Il 21/02/1990 è stata emanata la Raccomandazione 90/143/Euratom della
Commissione Europea sulla tutela della popolazione contro l’esposizione al Radon in
ambienti chiusi, nella quale si raccomanda che per gli edifici residenziali esistenti venga
stabilito un livello di azione di 400 Bq/m
3
di concentrazione media annua di gas Radon.
Per gli edifici da costruire si propone un livello di progettazione (cioè un valore da non
superare) di 200 Bq/m
3
di concentrazione media annua di gas Radon, da ottenersi
tramite l’adozione di adeguati regolamenti edilizi e tecniche costruttive.
2.2.2 Raccomandazione 96/29 Euratom – Luoghi di lavori
A differenza di quanto avviene per le abitazioni, le normative sul Radon nei luoghi
di lavoro prevedono tutta una serie di adempimenti ed eventualmente di sanzioni in caso
di mancata osservanza da parte del titolare. Nel giugno del 1996 viene emanata la
Direttiva 96/29/Euratom, la quale inquadra specificatamente la protezione
dall’esposizione al Radon. Nel primo articolo viene definito il campo di applicazione,
genericamente riferito alle attività lavorative nelle quali la presenza di sorgenti di
radiazioni naturali conduce ad un aumento significativo dell’esposizione dei lavoratori o
di altri individui della popolazione. La Commissione Europea, poi, accanto allo
CAPITOLO 2 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
4
strumento normativo, ha messo a disposizione delle linee guida che fungono da
supporto agli Stati Membri in fase di recepimento; questa guida tecnica suggerisce di
adottare un livello di azione in termini di concentrazione di Radon nell’intervallo di
500-1000 Bq/m
3
. In caso di superamento del livello indicato, si raccomanda che siano
previste azioni di rimedio per ridurre la concentrazione di Radon; mentre in caso in cui
la concentrazione rilevata sia inferiore al livello indicato, basta la periodica ripetizione
della misura stessa. Il documento raccomanda, inoltre, che le rilevazioni della
concentrazione di Radon ambientale siano basate su misure a lungo termine.
2.2.3 Raccomandazione 2001/928 Euratom – Acque potabili
La presente raccomandazione concerne la qualità radiologica delle forniture di
acqua potabile per quanto riguarda il Radon e i prodotti di decadimento del Radon di
lunga vita.
L'obiettivo della raccomandazione è quello di fornire agli Stati membri un
orientamento per mettere a punto i controlli dell'esposizione causata dal Radon e dai
prodotti di decadimento del Radon presenti nell'acqua potabile.
Il Radon presente nell'approvvigionamento idrico per uso domestico causa
un'esposizione umana attraverso l'ingerimento e l'inalazione. Il Radon può essere
ingerito mediante l'acqua delle condotte o l'acqua in bottiglia. Il Radon viene emesso
dall'acqua del rubinetto nell'aria all'interno dell'ambiente, il che causa un'esposizione al
Radon per inalazione. L'aumento della concentrazione di Radon negli ambienti chiusi
causata dall'acqua delle condotte idriche dipende da vari parametri, quali il consumo
totale di acqua nell'abitazione, il volume dell'abitazione e il tasso di aerazione. Per
concentrazioni dell’ordine di 1000 Bq/l nell’acqua delle condotte, la concentrazione
Radon nell’aria aumenta in media di 100 Bq/m
3
.
Per quanto riguarda la fornitura d'acqua della rete idrica pubblica o commerciale,
occorre intraprendere le seguenti azioni:
a) oltre una concentrazione di 100 Bq/l, gli Stati membri devono definire un livello
di riferimento per il Radon, da utilizzare per stabilire se occorrano azioni correttive per
tutelare la salute umana. Un livello più elevato di 100 Bq/l si può adottare se le indagini
nazionali dimostrano che è necessario per mettere in pratica un efficace programma di
controllo del Radon. Per le concentrazioni superiori 1000 Bq/l, si ritiene che un'azione
correttiva sia giustificata in base a criteri di protezione dalle radiazioni;
b) le misurazioni della concentrazione di Radon sono obbligatorie se vi è un
motivo specifico per sospettare, sulla base di risultati di indagini o altre informazioni
affidabili, che il livello di riferimento possa essere superato;
c) nel caso in cui si sospetti la presenza di concentrazioni significative di polonio-
210 e piombo-210 sulla base dei risultati di indagini rappresentative o altre informazioni
affidabili, il monitoraggio dei nuclidi in questione dovrebbe essere organizzato in
collegamento con il controllo della presenza di altri radionuclidi naturali secondo le
disposizioni della direttiva 98/83/CE;
d) oltre una concentrazione di riferimento di 0,1 Bq/l per il polonio-210 e 0,2 Bq/l
per il piombo-210, occorre prendere in considerazione la possibilità di intervenire con
CAPITOLO 2 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
5
azioni correttive per tutelare la salute umana.
2.3 La situazione in Italia
A differenza della gran parte dei Paesi Europei, l’Italia non ha una normativa sul
Radon nelle abitazioni e non ha recepito la Raccomandazione Europea 90/143/Euratom
del 1990, mentre si sono avute solo alcune sporadiche iniziative locali.
È in fase di pubblicazione il Piano Nazionale Radon 2011 (PNR 2011) dell’Istituto
Superiore della Sanità.
I livelli di riferimento previsti dal nuovo PNR 2011 sono stati diminuiti rispetto i
precedenti, perché i recenti studi epidemiologici hanno evidenziato un’incidenza di
tumori polmonari anche per concentrazioni di Radon inferiori a 200 Bq/m
3
.
2.3.1 D.lgs 241/2000 – Luoghi di lavoro
Il Decreto Legislativo n.241/00, inerente la protezione della popolazione e dei
lavoratori dai rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti, è stato pubblicato il 31/08/2000
ed è entrato in vigore il 01/01/2001, (recepisce la Direttiva Europea 96/29/Euratom).
Questa si applica a tutte le attività lavorative nelle quali la presenza di sorgenti di
radiazioni naturali è accertata (particolari luoghi di lavoro quali tunnel, sottovie,
catacombe, grotte e, comunque, in tutti i luoghi di lavoro sotterranei; stabilimenti
termali o attività estrattive); la descrizione delle attività lavorative si articola in sei
categorie, di cui 5 hanno un legame diretto o indiretto col Radon. Per quanto riguarda
gli adempimenti dell’esercente, quest’ultimo ha il dovere di misurare la media annuale
della concentrazione di Radon nei propri luoghi di lavoro; questa non deve superare il
livello d’azione fissato a 500 Bq/m
3
.
CAPITOLO 2 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
6
CAPITOLO 3 LE PROBLEMATICHE AMBIENTALI CONNESSE ALLA PRESENZA DI RADON
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3. LE PROBLEMATICHE AMBIENTALI CONNESSE ALLA
PRESENZA DEL RADON
3.1 La radioattività ambientale
Con il termine radioattività, o decadimento radioattivo, si intende un processo
naturale attraverso il quale nuclei instabili di un elemento emettono energia
trasformandosi in nuclei di un diverso elemento (decadimento α o β) o in stati energetici
minori di uno stesso elemento (decadimento γ). Queste trasformazioni avvengono con
tempi differenti a seconda del nucleo considerato. U tempo caratteristico per tali
processi è il cosiddetto tempo di dimezzamento T½.
Spesso si fa riferimento alla “vita media” di un radionuclide, definita come
l’inverso della probabilità di decadimento , ovvero al tempo alla fine del quale la metà
degli atomi radioattivi, inizialmente presenti, ha subito un decadimento. La vita media, a
seconda del nucleo considerato, può oscillare tra le frazioni di secondo ed i milioni di
anni. Il suo valore è indice della stabilità del nucleo; una vita media breve è segno di
instabilità e viceversa. I nuclei, a seguito dei processi di decadimento, emettono
radiazioni accompagnate, in genere, da un rilascio di energia che può interagire con la
materia, provocando danni biologici. Le radiazioni ionizzanti sono radiazioni dotate di
energia sufficientemente elevata da produrre, in modo diretto o indiretto, la ionizzazione
degli atomi e delle molecole del mezzo attraversato. La ionizzazione è un processo
attraverso il quale gli atomi acquistano o perdono elettroni. La capacità di ionizzare e di
penetrare all’interno della materia dipende dall’energia e dal tipo di radiazione, nonché
dal materiale col quale avviene l’interazione. Nel caso di tessuti biologici tale
interazione può portare ad un danneggiamento delle cellule; spesso il danno è riparato
dai normali meccanismi di difesa dell’organismo, ma in alcuni casi le cellule possono
risultare compromesse.
Le radiazioni emesse durante un decadimento radioattivo sono emesse con
differente energia e potere di penetrazione (Figura 1), ed hanno diversi effetti sulla
materia:
Radiazione α: ha una bassa capacità di penetrazione; viene arrestata in meno di 10
cm di percorso in aria, oppure da un foglio di carta. L’esposizione a sorgenti α esterne al
corpo non è particolarmente pericolosa. Diventa, invece, molto pericolosa se le sostanze
che le emettono penetrano nel corpo attraverso una ferita o se ingerite ed inalate.
Il decadimento alfa avviene in accordo con la legge di conservazione della
massa/energia tramite l'emissione di una particella, detta appunto particella alfa,
composta da due protoni e due neutroni da parte dell'isotopo di un elemento con
elevato numero atomico. Perdendo due protoni l'elemento indietreggia di due posizioni
nella tavola periodica degli elementi; ovvero il numero atomico passa da Z a Z-2.
Radiazione β: è in grado di penetrare per 1 - 2 cm nel tessuto umano o nell’acqua,
ma viene arrestata da un foglio di alluminio dello spessore di qualche millimetro. Come
le radiazioni α, anche le radiazioni β diventano pericolose nel caso di irradiazione
interna.
CAPITOLO 3 LE PROBLEMATICHE AMBIENTALI CONNESSE ALLA PRESENZA DI RADON
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Radiazione γ: è più penetrante delle radiazioni α e β, a causa della minore
probabilità di interagire con la materia, e, quindi, di ionizzare. Nonostante tali radiazioni
siano meno ionizzanti di quelle α e β, rappresentano un serio pericolo per la salute
umana perché molto penetranti e richiedono, quindi, spessori molto grandi per una
eventuale penetrazione. Le radiazioni γ producono effetti come ustioni, forme di cancro
e mutazioni genetiche.
Figura 1. Radiazioni alfa, beta e gamma
La radioattività ambientale è determinata da due componenti: la radioattività
naturale e quella artificiale.
La radioattività naturale è la principale sorgente di radiazioni a cui l’uomo è
normalmente esposto. Le radiazioni naturali sono, infatti, da sempre presenti
nell’ambiente terrestre e sono state l’unica fonte di radiazione fino a poco meno di un
secolo fa. Ancora oggi, nonostante il largo impiego di sostanze radioattive artificiali ed
impianti radiogeni, la radioattività naturale continua a fornire il maggior contributo. La
radioattività naturale ha due origini:
Terrestre: dovuta ai radionuclidi primordiali, risalenti alla formazione del
sistema solare; essi sono presenti nella crosta terrestre, in diverse
concentrazioni. Tra questi distinguiamo l’
238
U, l’
235
U e il
232
Th.
Extraterrestre: costituita dai radionuclidi prodotti dalle reazioni nucleari dovute
all’interazione dei raggi cosmici, provenienti dal Sole e dalla galassia.
L’intensità delle radiazioni cosmiche varia con l’altitudine: le popolazioni che
vivono in regioni montane possono ricevere dosi 2-3 volte superiori rispetto a
quelle ricevute al livello del mare.
La radioattività artificiale è essenzialmente determinata dal contributo antropico;
essa può avere diverse origini come l’irradiazione medica (radioterapia), esperimenti
atomici, effluenti dell’industria delle polveri nucleari ed attività di ricerca.
3.2 Il Radon e le sue caratteristiche
Il Radon è un gas nobile radioattivo di origine naturale; il termine fu introdotto per