5
L’obiettivo della ricerca consiste nel tentativo di studiare come i
cambiamenti socio-economici, conseguenti la progressiva perdita di
centralità del paradigma tecnologico fordista4; il ristagno della crescita con
minor profitti; la coesistenza di elevati tassi di disoccupazione e di
inflazione; l’emersione di nuovi bisogni sociali5; in sostanza, analizzare,
come con l’avvento di una fase caratterizzata da elevata instabilità,
insicurezza, conflittualità, e con l’evidenza di una crisi della “società del
lavoro”, riprende piena centralità la discussione intorno al Basic Income
(BI).
Il dibattito, riguardante il BI, si sviluppa negli stessi anni in cui
l’economia politica si impone come disciplina scientifica autonoma6: ossia,
in cui parlare di impresa e concorrenza tra impresa, significa parlare di
sistema di mercato7; dell’accumulazione del capitale in mani privati; della
crescita dei sistemi di fabbrica e del connesso mercato del lavoro.
La trattazione presentata nelle seguenti pagine, si articola come segue:
4
Paradigma fondato sull’accumulazione rigida e la saturazione del mercato rispetto ai principali beni di consumo
durevoli.
5
Favorita,in parte,ai successi e non solo ai fallimenti del welfare.
6
La politica economica è intesa,come una scienza in grado di elaborare economie scientifiche,attraverso strumenti e
linguaggi ad essa appartenenti.Essa nasce con A.Smith (La Ricchezza delle Nazioni 1776),e con la frammentazione
dell’economia in quattro branche di studio:-teologia;-etica;-giurisprudenza;-economia politica.
Prima di Smith,i fenomeni economici venivano studiati,non in maniera autonoma e indipendente ma,connessi a
diversi caratteri(religiosi,politici,ecc.),con lui,invece,si tende ad indagare sul funzionamento del sistema economico
(sviluppatosi in un contesto storicamente affermato quale, il Capitalismo) a partire dal presupposto che il sistema
stesso sia formato da leggi naturali,indipendenti dalla volontà umana e,da scoprire,tramite l’osservazione empirica e
induttiva della realtà.
7
Sistema mercato=sistema capitalistico,in cui i processi di scambio vengono regolati dal mercato stesso,tramite il
meccanismo dei prezzi.Lo Stato,ha solo il compito di stabilire le condizioni tali da garantire la concorrenza tra gli
operatori del mercato,senza limitare la libertà di azione.
6
nel primo capitolo viene affrontata l’affermarsi dell’attenzione dello
Stato nei confronti delle problematiche sociali, che vede l’adozione di
politiche volte a contrastare la povertà e l’esclusione dalla vita economica e
sociale, realizzando le prime forme di welfare.
Trattasi di atti legislativi, istituiti per la prima volta in Gran Bretagna in
un periodo lontano nel tempo, a partire dal XVII secolo con le Old Poor
Law Acts del 1601 concepiti per introdurre un sussidio di assistenza ai
poveri, e culminati nello Speenhamland Law Act del 1795 e nella Poor Law
Amendment Act del 1834; essi anticipano il costituirsi del modo di
produzione capitalistico e in parte, rallentato il completo evolversi di una
economia di mercato.
Alla loro abrogazione8, quasi contemporaneamente all’affermarsi del
libero corso del mercato e del laissez-faire9, l’esigenza di sopravvivenza e
le ragioni della sfera sociale, evidenziano l’opportunità di ricercare forme
di controllo dell’azione del mercato rispetto ai fattori della produzione, e in
particolare al fattore lavoro, mettendo in moto spontaneamente, un sistema
di protezione di “una economia controllata dal mercato”.
8
La Poor Law Reform destruttura,completamente,il regime ideato a Speenhamland,impedendo la prosecuzione del
tentativo di “risocializzazione dell’economico”,con la conseguenza che il sistema salariale,data la formazione di un
mercato autoregolato dalla legge della domanda e dell’offerta,divenga la fonte primaria di reddito per le classi
lavorative.
9
Laissez-faire,principio proprio del liberalismo economico,favorevole al non intervento dello Stato.
Secondo tale teoria,l’azione del singolo nella ricerca del proprio benessere,si considera sufficiente a garantire la
prosperità economica della società.
7
Nei decenni a cavallo tra Settecento e Ottocento, si assiste all’imporsi,
in Inghilterra e successivamente in altre aree dell’Europa continentale, del
fenomeno della Rivoluzione Industriale. Si mostra come il periodo in cui
gli Stati iniziano a rivendicare a sé il compito di organizzare forme nuove
di protezione sociale togliendo prestigio, progressivamente in questo
campo, alle istituzioni religiose e corporative.
Modernità, industrializzazione, urbanesimo, costituiscono il nuovo
contesto in cui uomini e donne vengono trasformati in individui atomizzati,
e riconosciuti dallo Stato liberale come titolari di diritti.
Essi, non solo sono soggetti a livelli salariali molto bassi e a tempi e
ritmi di lavoro penosi, ma perdono, con lo sradicamento dalle campagne e
con il passaggio dal lavoro agricolo a quello di fabbrica, tradizionali punti
di riferimento, rischiando di smarrire la propria identità10.
L’azione sociale dei governi, in tutta una prima fase
dell’industrializzazione, si esteriorizza in numerosi provvedimenti
legislativi volti a migliorare le condizioni di lavoro, specialmente per i
soggetti più deboli11; talvolta, attraverso trasferimenti di risorse finanziarie,
anche pubbliche a favore dei lavoratori e delle loro famiglie, garantiti
dall’introduzione di prime forme di assicurazione sulla morte e
10
E.P.Thompson, Rivoluzione industriale e classe operaia in Inghilterra,il Saggiatore,Milano 1969.
11
In particolar modo le donne e i bambini.
8
sull’invalidità.
La spinta in questa direzione viene favorita, sia dal riconoscimento della
cittadinanza sociale, sia dalla preoccupazione assillante di ridurre e porre
sotto controllo il dissenso e il conflitto sociale.
Nei decenni dell’Ottocento e nel primo Novecento (caratterizzati dalla
Seconda rivoluzione industriale), nell’ambito economico si evidenza la
necessità di un coinvolgimento crescente dello Stato, giustificato da una
parte, dagli ingenti investimenti richiesti dall’industria pesante, meccanica,
chimica, i cui costi degli impianti e della continua innovazione tecnologica,
impediscono agli imprenditori di garantirvi autonomamente. In questa
situazione, lo Stato deve intervenire, con frequenti sovvenzioni, garantendo
servizi essenziali, come i trasporti, di gestione pubblica e l’istruzione,che
diventa obbligatoria e gratuita.
La Seconda Guerra mondiale vede l’affermarsi definitiva, dello Stato
Sociale12.
Si sviluppa un welfare basato sul superamento della estraneità e
dell’indifferenza delle istituzioni nei confronti dei processi economici e
delle connesse dinamiche sociali e attraverso il quale, il fondamento della
cittadinanza non risulta più l’essere proprietari o istruiti, ma l’essere
12
E.P.Thompson, Rivoluzione industriale e classe operaia in Inghilterra,il Saggiatore,Milano 1969
9
lavoratori, in quanto il lavoro consente, oltre la produzione della ricchezza
materiale del paese, l’attivazione dei processi di socializzazione degli
uomini. Il fenomeno, subisce una forte spinta con il compimento della
Grande trasformazione13.
Negli anni Trenta, la sconvolgente Grande crisi, investe l’intero pianeta
e in particolare i punti alti del capitalismo, portando quasi all’arresto della
produzione e alla disoccupazione di massa. In tale contesto, la teoria di un
mercato auto-regolato che al proprio interno trova le regole di
funzionamento, di sviluppo e di aggiustamento, si rivela un’illusione; di
qui la necessità di garantire un forte sostegno della domanda da parte delle
istituzioni pubbliche con l’adozione di innovative politiche economiche e
finanziarie.
Ne conseguono diversi esperimenti14: di un’economia orientata nel
lanciare il New Deal15, una sorta di modello dello Stato Sociale in grado di
coniugare sviluppo e inclusione, efficienza economica e equità sociale,
adottato negli USA; di un’economia mista, nell’Italia fascista16;di
13
K.Polanyi, La grande trasformazione, Einaudi, Torino 1974. Ed.Or.:The Great Transformation – Holt,Rineahart &
Winston Inc, New York, 1944.
14
A.J. Heindenheimer. Lo sviluppo del Welfare State in Europa e in America.Il Mulino,Bologna,1993.
15
Programma, elaborato nel 1932 dal presidente americano Roosevelt.
16
Di cui sono l’espressione L’IMI-l’Istituto mobiliare italiano e L’IRI-l’Istituto per la ricostruzione
industriale.L’intrento,in Italia,è stato quello di sperimentare una terza via,tra socialismo e capitalismo,il
corporativismo.
10
un’economia nuova17, in Germania.
Tuttavia, il notissimo Rapporto:”Social Insurance and Allied
Services”, del dicembre del 1942, volge a determinare la magna carta
dell’odierno Welfare State, garante della sconfitta dei “cinque giganti che
tengono schiava l’umanità:il bisogno ,la malattia, l’ignoranza, la miseria
e l’ozio”18. Seguono, uccessivamente, una serie di leggi: l’Education
Act,19del 1944; il National Insurance Act e il National Assistence Act, del
1948.20
Attraverso tali provvedimenti e l’adozione successiva delle politiche
keynesiane, la Gran Bretagna nel secondo dopoguerra, si mostra quale
punto di riferimento di un modello, quasi insuperabile, di Welfare Sate.
Risulta però, anche il primo Paese in cui si manifestano le derive dello
Stato Sociale, con i suoi costi crescenti, i suoi effetti perversi sui conti
pubblici e la conseguente pressione fiscale.
Nel secondo capitolo, viene affrontata la crisi del Welfare State,
diffusa negli anni Settanta-Ottanta in tutti i paesi dell’occidente.
Due i punti di attacco:
- il blocco del meccanismo di distribuzione delle risorse verso bisogni
17
La necessità di un capitalismo in cui il profitto venga subordinato agli interessi collettivi,sostenuta dall’industriale e
ministro della ricostruzione,Walter Rathenau.
18
N.Timmins, The Five Giants, Fontana Press, Londra 1995.
19
La legge prevede la scuola dell’obbligo gratuita fino a 15 anni,e forte sostegno ai giovani capaci e privi di
mezzi,per completare gli studi superiori.
20
Atti che realizzarono il National Health Setvice.
11
nuovi e crescenti;
- la soffocante amministrazione pubblica della società.
Le proposte più realistiche, al fine di superare questa crisi, si presentano
come quelle orientate alla congiunzione di interventi dello Stato, in forme
istituzionali plurime e decentrate, con iniziative di solidarietà dei privati e
delle associazioni di volontariato.
Negli ultimi decenni, l’innalzamento della vita media, la riduzione della
natalità, la contrazione degli occupati, la crescita della spesa per le
pensioni e per l’assistenza sanitaria, fanno maturare la consapevolezza
della necessità di nuove forme di solidarietà.
In quest’ottica, lo Stato Sociale, pur rappresentando una delle grandi
conquiste dell’età contemporanea deve essere ripensato, più che per essere
smantellato, per essere rilanciato tramite un intervento previdente delle
istituzioni pubbliche.21
A tal proposito, risulta possibile far riferimento a due schemi di
ripensamento del modello di Welfare;
- il primo ispirato alle teorie liberiste22 (il neoliberismo);
- il secondo, costituisce la filosofia alternativa alla precedente, con cui
si evidenza il bisogno di attuare progetti di trasformazione del Welfare
21
G. Espino-Andersen, Risposte alla crisi del Welfare State:ridurre o trasformare le politiche sociali,Angeli,Milano
1986.
22
Teso a ricercare,con strumenti differenti e indipendenti,sia l’ottenimento dell’efficienza che dell’equità.