III
INTRODUZIONE
Esposizione del problema
La domanda “Perché migra la gente?” può apparire banale, ma in
realtà essa nasconde una serie di problematiche che rendono la risposta
assai complessa, a causa delle molteplici ragioni coinvolte, in alcuni casi
molto concrete, in altre di carattere soggettivo, ed in altre ancora senza
alcun apparente elemento razionale che sostenga l‟atto della migrazione
1
.
In termini generali, l‟atto della migrazione risponde ad una
combinazione di diversi fattori economici, sociali, politici, demografici
presenti sul territorio; tali fattori incidono nella forma di pensare e di agire
dei soggetti e che sono alla base della decisione di lasciare il luogo di
nascita e della scelta di un luogo di arrivo. Alcuni di questi fattori sono la
disoccupazione e la sottoccupazione, la mancanza di strutture educative di
qualità, la scarsità delle strutture sanitarie, la pressione demografica, la
reazione rispetto alle autorità locali, l‟assenza di strutture ricreative o
culturali, i bassi salari
2
.
Nello spiegare il fenomeno migratorio, i fattori di ordine economico
sono considerati come predominanti, e come tali verranno trattati nelle
pagine che seguono; essi si presentano come il risultato della comparazione
delle opportunità economiche tra il luogo di origine e quello di
destinazione
3
. Ciononostante, esistono altre cause che inducono alla
migrazione e che non sono strettamente collegate all‟economia, ma che
sono al contrario relazionate con le caratteristiche proprie degli individui,
con le loro aspettative e i loro comportamenti, e che hanno un peso
determinante nella decisione di emigrare. Inoltre, bisogna tenere conto
1
Centro de Estudios Económicos y Demográficos, Dinámica de la población de México, El
Colegio de México, 1983, México, Distrito Federal (DF), pp. 85-89
2
Ibid, pp. 85-89
3
Ibidem
IV
anche di come siano mutati i mezzi di trasporto, oggi più rapidi e
confortevoli, che hanno reso ancor più facile gli spostamenti territoriali.
La scelta di migrare rappresenta un‟alternativa per gli individui e per
le famiglie al fine di migliorare le proprie condizioni economiche e sociali,
e più in generale le proprie condizioni di vita. La decisione di lasciare i
luoghi di origine è legata alla mancanza di opportunità di lavoro, alla
scarsezza o alla mancanza di adeguate strutture educative e sanitarie,
mentre la scelta dei luoghi di destinazione viene valutata tenendo conto di
una serie di qualità e di attrattive per quel che riguarda il lavoro, i servizi, le
infrastrutture, nonché una serie di altri attributi non tangibili quali, per
esempio, le condizioni ambientali o di governo. Sono questi attributi
positivi delle zone di destinazione che forgiano aspettative positive nella
popolazione emigrante
4
.
L‟analisi delle conseguenze collegate all‟atto migratorio è assai
complessa. Esso, infatti, ha importanti conseguenze sulla popolazione, sulla
struttura sociale, ma anche sul comportamento stesso degli individui. Si
tratta di effetti causati non solo dal volume della migrazione in termini
quantitativi, ma anche dal carattere selettivo dei migranti: sesso, età, stato
civile sono alcuni degli elementi che influiscono sulle dinamiche
demografiche del luogo di arrivo e di partenza.
Il volume della migrazione produce effetti diretti sul tasso di crescita
della popolazione, in termini positivi o negativi. La migrazione è, insieme a
mortalità e natalità, la causa diretta della diminuzione del numero di abitanti
nelle zone di partenza e di aumento della stessa nei luoghi di arrivo. Inoltre,
la scelta di migrare dalle zone rurali alle zone urbane è storicamente la
causa principale dell‟aumento della popolazione nelle città. In America
Latina, ad esempio, la migrazione verso le aree urbane è tre volte maggiore
rispetto alla migrazione verso le aree rurali. L‟età, il sesso e lo stato civile,
4
Su questi temi vedasi: Anzaldo Gómez, Carlos; Hernández Esquivel, Juan Carlos; Rivera
Vázquez, Ahidé, <<Migración interna, distribución territorial y desarrollo sustentable>>, in La
situación demográfica de México 2008, CONAPO, México DF 2008, pp. 129- 141.
V
invece, hanno conseguenze evidenti sui tassi di mortalità e di natalità. Una
popolazione giovane è più incline a creare una famiglia e a procreare.
Le conseguenze della migrazione sono molto complesse: l‟aumento
della popolazione in un luogo, accresce la domanda di opere pubbliche,
case, scuole, mezzi di trasporto, servizi medici, posti di lavoro, fattori che
richiedono forti investimenti pubblici affinché possano essere realizzati in
modo adeguato
5
.
In Messico, la migrazione interna, ha creato un tipo di struttura
diseguale ed iniqua nella distribuzione territoriale. Essa è stata causa ed
effetto delle differenze nel grado di sviluppo raggiunto dalle città e dalle
diverse regioni del Paese. Le migrazioni interstatali permanenti, quelle cioè
che si caratterizzano per un cambio definitivo del luogo di residenza,
costituiscono un fenomeno che non solo ha modificato la struttura
demografica di ciascuna entità federale, ma permette anche di porre in
evidenza le disparità nello sviluppo economico raggiunto dalle stesse entità.
Proprio per l‟importanza che ha assunto in termini economici e demografici
la migrazione interna, si è resa indispensabile la sua quantificazione
6
.
Rodolfo Corona Vázquez, uno dei più importanti studiosi del
fenomeno migratorio interno e verso gli Stati Uniti, ha evidenziato
l‟evidente ritardo con cui si è inserita la migrazione interna nei censi della
popolazione, cioè solo a partire dalla metà del secolo XX, quando il
fenomeno migratorio interstatale era cresciuto in maniera sostanziale
7
. È
infatti proprio dalla seconda metà del secolo XX che apparvero le prime
ricerche e inchieste sulla migrazione interna, mentre sul periodo precedente,
dalla colonizzazione fino alla metà del secolo XX, non esistono studi
sistematici al riguardo.
5
Ibid.
6
Corona Vázquez, Rodolfo, <<Medición de la migración interestatal>>, in Demos, n. 13, 2000,
UNAM, Messico, pp. 8-10
7
Ibid.
VI
Hubert Carton de Grammont, un altro importante esperto sui
movimenti migratori in Messico, ha cercato di spiegare le ragioni per cui la
migrazione interna è stata studiata così poco e così tardi
8
. Secondo l‟autore,
tale mancanza è da attribuirsi al fatto che, quando si parla del legame tra
migrazione e Messico, l‟attenzione si rivolge soprattutto, ed anzi quasi
esclusivamente, sull‟emigrazione di messicani verso gli Stati Uniti. Un
tema, quest‟ultimo, certamente di grande importanza, ma che ha
monopolizzato il dibattito interno al Messico sulle questioni migratorie.
Carton de Grammont però ha altresì spiegato che ci sono anche altri
fattori che impediscono di svolgere una completa ricerca sulle migrazioni
interne. Le ricerche sul tema migratorio riguardano i movimenti di
popolazione che avvengono tra nazioni, dotate di dogane e di autorità che
possono individuare i flussi migratori. Per poter individuare un flusso
migratorio, infatti, è necessario che vi sia l‟attraversamento di una frontiera
o il rilevamento di tale attraversamento da parte di una autorità. Dalla
seconda metà del secolo XIX, in Messico sono state abolite le dogane
interne fra gli Stati della Federazione, le quali avrebbero potuto registrare
con più facilità i movimenti di popolazione tra Stati
9
. Un compito che ora
ricade interamente sulle spalle delle sedi statali dell‟Instituto Nacional de
Migración (INM).
Corona Vázquez e Carton de Grammont ci danno un‟idea di quali
siano i problemi di misurazione della migrazione interna in Messico, ma
non forniscono le risposte ad una serie di domande. Una prima, basilare
questione riguarda le cause della migrazione interna: la mancanza di
servizi, di opportunità e le risorse economiche limitate possono provocare
negli individui il desiderio di fuggire dalla povertà, o semplicemente si
cerca di ottenere nuove opportunità in altre aree geografiche, siano esse
interne al Paese in questione, siano esse all‟estero. Perché, dunque, è
8
Carton de Grammont, Hubert, Encuesta a hogares de los jornaleros migrantes en regiones
hortícolas de México, UNAM, 2004, México, DF, pp. 13-15
9
Ibid.
VII
importante studiare la migrazione interna in Messico? Quali sono le
caratteristiche di tale migrazione? Quali le aree geografiche coinvolte, e
perché?
La migrazione implica che ci siano disparità di servizi, opportunità,
salari, ed altri elementi, che rendono attrattiva una regione, una città, uno
Stato, o una località, rispetto alle comunità di origine. In questo senso, il
Messico è un esempio interessante. All‟interno dello stesso Paese, infatti,
convivono realtà estremamente diverse tra di loro: si pensi agli indigeni del
sud, che vivono nelle comunità di Oaxaca, Guerrero e Chiapas, e che
permangono in condizioni di povertà, spesso estrema. Generalmente i loro
processi migratori, resi ancora più complessi dalle difficoltà linguistico –
culturali, si basano su reti del tutto informali e amicali/parentali. Allo stesso
tempo, esiste la realtà di Città del Messico, che rappresenta una delle zone a
più alto flusso migratorio, avendo ormai formato un bacino umano stimato
in oltre 20 milioni di individui; nel Nord, poi, esistono città come Tijuana,
la città di frontiera tra Messico e Stati Uniti, o i grandi centri industriali
come Tecate, in Baja California, che accolgono grandi quantità di emigranti
messicani o centroamericani diretti verso gli Stati Uniti che non riescono a
varcare il confine. Monterrey, inoltre, rappresenta un importante centro
economico cui fa riferimento la zona nord-orientale del Paese. Nella zona
orientale, Cancún (Quintana Roo) e le altre zone turistiche della penisola
dello Yucatán sono attrazioni importanti per gli emigranti provenienti da
Tabasco e Chiapas. Infine, ma non meno importante, vi è la migrazione
stagionale che coinvolge gli Stati del nord-ovest del Messico (Sinaloa,
Sonora, Baja California), ad alta vocazione agricola, che attraggono ogni
anno, in coincidenza con le stagioni agricole, oltre 300 mila jornaleros, il
60% dei quali provenienti dalle località indigene di Guerrero e Oaxaca. La
coesistenza di queste realtà, rende assai interessante, e giustifica, l‟analisi
della migrazione interna in Messico.
L‟obiettivo della tesi è fornire un quadro generale della condizione in
cui sono costretti a lavorare e a vivere i jornaleros migranti, ovvero i
VIII
braccianti agricoli, provenienti da Oaxaca e Guerrero ed impiegati nei
grandi campi agricoli sinaloensi. Le ragioni che rendono questo tema degno
di essere studiato, riguardano il fatto che, come si è detto in precedenza, le
ricerche, messicane ed internazionali, sulla migrazione tendono ad
occuparsi prevalentemente della frontiera con gli Stati Uniti e delle sue
conseguenze demografiche, oppure, anche se in maniera minore,
dell‟immigrazione di guatemaltechi in Messico. Gli studi sulla migrazione
interna, quindi, rimangono in secondo piano, e ciò rappresenta di per sé una
valida ragione per studiarla. Inoltre, la migrazione di jornaleros in Sinaloa è
un tema relativamente recente: solo dagli anni ‟50 del secolo XX, come
sostiene Corona Vázquez, si è iniziato a considerare il problema
dell‟emigrazione verso le aree agricole settentrionali. Ciononostante, si
trattava soprattutto di studi statistici, e non di sistematiche analisi dei
problemi che incontrano i jornaleros nel loro emigrare. Per fare un
esempio, si pensi all‟impiego di minori nei campi agricoli: la loro
educazione, ritenuta fondamentale dalla Costituzione messicana e dalla
Legge Federale sul Lavoro, è divenuto un tema centrale nel dibattito sul
lavoro minorile in Sinaloa solo dagli anni ‟90, quando ci si è resi conto che
i minori ivi impiegati non ricevevano un‟istruzione adeguata né nelle zone
di origine, né in quelle di destinazione, a causa del fatto che la stagione
agricola e, quindi, migratoria, coincide con quella scolastica, e che, data
l‟assenza di strutture educative nei campi sinaloensi, era impossibile per un
minore indigeno ricevere un‟educazione di buon livello e regolare.
La questione migratoria in Sinaloa, tuttavia, rappresenta un tema di
interesse anche per altre ragioni, non direttamente collegate alla situazione
dei jornaleros. Perché, infatti, Sinaloa si è affermato come Stato agricolo,
mentre nel resto del Paese, a partire dagli anni ‟50, si è iniziato un processo
di industrializzazione? Come mai i grandi imprenditori sinaloensi
continuano a utilizzare mano d‟opera minorile, evadendo regolarmente la
Costituzione, le leggi nazionali ed il diritto internazionale? Le risposte
implicano una serie di considerazioni storiche, economiche e politiche che
IX
mostrano un quadro di Sinaloa molto particolare, unico nel sistema
messicano.
Infine c‟è un altro punto interessante ai fini della ricerca e delle fonti
consultate: verificare come la comunità internazionale e il sistema di
organizzazioni internazionali, specie quelle attive nel campo della tutela dei
diritti del lavoro (a cominciare dall‟OIL), si rapportano a problematiche
socio-politiche ed economiche apparentemente interne a uno Stato.
La migrazione di jornaleros in Sinaloa ha inizio in un periodo ben
preciso: gli anni ‟30 del secolo XIX. Con jornaleros migrantes, in questo
caso, si intendono tutti coloro che sono costretti a migrare dalle loro zone di
origine, siano esse interne allo Stato di Sinaloa, oppure situate in Stati
confinanti (Durango, Chihuahua, Sonora) o molto lontani da questo, e che
ricevono un salario giornaliero, o tutt‟al più settimanale (i jornaleros, in
questo caso, vengono denominati semaneros). Data questa precisazione,
allora, per analizzare le origini della migrazione di jornaleros è necessario
risalire agli inizi del secolo XX, in cui affondano le radici dello sviluppo
agricolo sinaloense. Una serie di eventi, correlati tra loro, hanno avuto
l‟effetto finale di conformare Sinaloa come Stato prevalentemente agricolo.
Il primo capitolo della tesi che segue, è dedicato proprio all‟analisi storica
dell‟evoluzione economica del Messico, ed alle conseguenze sugli
spostamenti di popolazione che sono occorsi negli anni. Perché partire da
un quadro così generale? È necessario comprendere il contesto economico
in cui avvengono le migrazioni in Sinaloa: se non si conosce l‟evoluzione
economica del Messico, le riforme effettuate dai governi messicani, le
conseguenze che esse hanno avuto sulla distribuzione della ricchezza nel
Paese, il suo ruolo a livello regionale ed internazionale, non si può
comprendere quale sia il contesto in cui è collocato Sinaloa. Ad esempio,
non risulterebbe comprensibile perché negli anni ‟50 e ‟60 Sinaloa si sia
evoluto come Stato recettore di mano d‟opera, ed invece negli anni ‟70-‟80,
esso si sia rivelato uno Stato ad alta emigrazione. E se non si comprende
X
questa evoluzione, non si capirebbe perché i grandi imprenditori sinaloensi
abbiano deciso, negli anni ‟60, di assumere mano d‟opera stagionale nelle
zone più povere ed emarginate del Paese, cioè le comunità indigene di
Oaxaca e Guerrero.
L‟analisi dell‟evoluzione economica del Messico è dunque necessaria
per avere un contesto generale in cui collocare l‟economia di Sinaloa, i suoi
cicli produttivi, di crisi e di rinascita, e la sua collocazione sui mercati
nazionali ed esteri, tra lettura dei processi globali e locali. Nel secondo
capitolo, il tema centrale è la storia economica di Sinaloa, l‟analisi cioè di
come lo Stato si sia convertito nel cosiddetto granero de México, il granaio
del Messico, uno Stato cioè che basa la sua economia interamente sul
settore primario e sulla commercializzazione dei prodotti agricoli. Anche in
questo caso, si tratta di una contestualizzazione del tema della migrazione: è
necessario, infatti, comprendere come lo sviluppo dell‟economia
commerciale in Sinaloa abbia determinato una particolare conformazione
demografica dello Stato: grazie al commercio, grandi aziende commerciali
si installarono nelle grandi città (Culiacán Rosales e Mazatlán in primis),
causando la migrazione di molti lavoratori dell‟agricoltura, di origine locale
o, tutt‟al più, provenienti dalle miniere in via di dismissione della Sierra
Madre Occidental, verso le città, dove il nascente settore dei servizi forniva
lavori più stabili, meno duri e meglio retribuiti. Ciò ha svuotato i campi
agricoli di mano d‟opera, e gli agricoltori hanno cercato di utilizzare
braccianti (peones) provenienti da altre zone della Repubblica, allargando
progressivamente la ricerca agli Stati limitrofi (Durango, Chihuahua), ed a
quelli più lontani (Oaxaca, Guerrero). Nella decisione di utilizzare
braccianti indigeni delle regioni meridionali, vi era anche la considerazione
che questi ultimi erano più disposti a lavorare a dure condizioni di lavoro e
a salari modesti, pur di abbandonare le comunità di origine e una povertà
che non dava loro alcuna opportunità.
Arriviamo così al nucleo centrale della ricerca: le condizioni di lavoro
dei jornaleros agrícolas. La loro situazione di povertà e di emarginazione
XI
che soffrono nelle zone di origine, a causa della mancanza di investimenti,
di opportunità, di servizi educativi e sanitari, hanno spinto i primi migranti
a cercare lavoro in zone anche molto lontane dalle comunità di origine
(Città del Messico, e Sinaloa, appunto), anche a condizioni dure ed a salari
molto modesti. L‟emigrazione era soprattutto stagionale, da settembre ad
aprile, e si è mantenuta tale fino ad oggi. Ciò implica una serie di
considerazioni molto importanti, che verranno sviluppate nel corso del terzo
capitolo: quali sono le conseguenze dell‟emigrazione nelle zone di origine?
Come vengono contrattati i jornaleros, e a quali condizioni? Come vivono e
lavorano nelle zone di arrivo? Perché gli imprenditori riescono ad assumere
i jornaleros con contratti che non vengono rispettati, non li pagano in
maniera adeguata, e non forniscono loro strutture abitative adeguate agli
standard minimi di igiene? Come riescono a ”farla franca” dalle leggi
federali e dal diritto internazionale?
Metodologia
La ricerca si è svolta in due fasi. La prima fase, si è centrata sulla
ricostruzione storica dell‟economia del Messico ed in particolare di quella
di Sinaloa, collegando la storia economica con l‟evoluzione demografica e
con i movimenti migratori, in Messico ed in Sinaloa. La ricerca storica si è
effettuata analizzando le più importanti pubblicazioni sul tema, consultando
gli archivi bibliografici delle biblioteche della UNAM (Universidad
Nacional Autónoma de México), ed in particolare delle facoltà e degli
istituti di ricerca in Storia, Economia, Scienze Politiche e Sociologia, oltre
ad alcune fonti originali. Per la ricostruzione della storia economica e
politica del Messico preispanico, ci si è basati sulla bibliografia esistente, a
partire dal libro di Manuel Plana, Messico: dall’indipendenza ad oggi. Le
vicende, invece, del secolo XIX sono state ricostruite incominciando dai
saggi contenuti nel volume coordinato da Ciro Cardoso, México en el siglo
XII
XIX (1821-1910). Historia económica y de la estructura social e dal libro di
Diego López Rosado, Curso de historia económica de México, utilizzato
anche per parte dell‟analisi dell‟evoluzione economica del Paese nel corso
del secolo XX. L‟analisi dei movimenti migratori in Messico si è realizzata
utilizzando le numerose pubblicazioni del Consejo Nacional de Población
(CONAPO), che fornisce annualmente un quadro generale del problema,
con il contributo di insigni ricercatori, dell‟andamento della popolazione
messicana. Fondamentale, quindi, è stato consultare la serie La situación
demográfica de México, e la pubblicazione La población de México en el
nuevo siglo, per comprendere l‟evoluzione storica della demografia
messicana. Allo stesso modo è stato importante il libro di Lozano Ascencio,
El amanecer del siglo y la población mexicana.
L‟analisi della politica economica del Messico nella seconda metà del
secolo XX, si è basata principalmente sulle tesi contenute nel volume di
Enrique Cárdenas, La política económica en México, 1950-1994. Man
mano che l‟analisi si avvicinava al nuovo millennio, è stato necessario
ricostruire la storia migratoria attraverso l‟analisi delle fonti in internet. Si
deve dare quindi un grande merito alle Secretarías, i Ministeri del Messico,
per avere effettuato numerosi studi sulla migrazione, come le Encuestas
sobre migración en la frontera norte de México, pubblicato dal Ministero
del Lavoro. Inoltre, molti dei dati sono elaborazioni proprie delle statistiche
pubblicate sul sito dell‟Instituto Nacional de Estadística, Geografía e
Informática, nonché su quello del CONAPO.
Per quel che riguarda la ricostruzione della storia economica di
Sinaloa e dell‟evoluzione demografica dello Stato, la ricerca è stata
effettuata in Italia, a causa dell‟impossibilità di studiare il fenomeno in loco.
Grazie, tuttavia, alle numerose risorse disponibili in internet, e grazie
soprattutto alla numerosa bibliografia disponibile presso la Biblioteca della
Fondazione Einaudi di Torino, è stato possibile ricostruire la storia
demografica sinaloense nel quadro più generale del Messico. Di
grandissimo aiuto, sono stati in particolare i volumi di María Teresa Guerra
XIII
Ochoa, sia per la sua analisi storica dell‟agricoltura sinaloense, sia per aver
trattato esaurientemente il tema dei jornaleros migrantes, nel suo libro Los
trabajadores de la hortícultura sinaloense; Guillermo Ibarra, con il suo
libro Sinaloa. Tres siglos de economía; Beatriz Rodríguez Pérez, con il suo
bel volume Alianza matrimonial y conyugalidad en jornaleros migrantes.
Per approfondire alcuni temi specifici dell‟economia sinaloense, è stata
utile la consultazione della rivista di storia Clío, rivista della facoltà di
storia dell‟Università Autonoma di Sinaloa.
La questione dei diritti dei jornaleros, invece, è stata affrontata quasi
esclusivamente attraverso le fonti disponibili in rete e sui libri, già citati, di
Guerra Ochoa e Rodríguez Pérez. Tra le più importanti pubblicazioni
consultate online, si segnala la rivista del Governo dello Stato di Guerrero,
Voces del desarrollo e la rivista sinaloense Contralínea, particolarmente
sensibile ai temi sociali inerenti lo Stato. Sono state altresì consultate altre
fonti via internet, utili per poter sviluppare il tema della mancanza dei diritti
in Sinaloa. La Ley federal del trabajo e la Costituzione sono state reperite
sul sito della Camera dei Deputati della repubblica messicana. Risorse
preziose sono venute anche dagli archivi online di organizzazioni non
governative; una grande fonte di informazioni è stato il Centro para los
Derechos Humanos de la Montaña Tlachinollan, con sede a Tlapa de
Comonfort (Guerrero), che, grazie alle sue ricerche ed alla sua attività di
tutela dei diritti umani, fornisce molte informazioni utili, soprattutto per
quel che riguarda il contesto sociale dell‟emigrazione ed i casi più gravi di
violazione dei diritti umani. Su questi temi, molto utili sono state anche le
pubblicazioni e gli studi della Comisión Nacional de los Derechos
Humanos, e della Comisión Estatal de los Derechos Humanos de Sinaloa.
La ricerca, tuttavia, è stata resa possibile anche grazie all‟inestimabile
contributo di alcuni docenti universitari, i quali mi hanno fornito preziose
indicazioni su quale fosse la miglior strada da seguire. Devo molto, infatti,
al professor Efraín Nieves Hernández, docente di Derechos Humanos
presso la Facoltà di Scienze politiche della UNAM, che ha stimolato il mio
XIV
interesse sulla tutela dei diritti umani in Messico. Un grande contributo mi è
stato dato dal Professor Francisco Javier Paredes Ochoa, della FLACSO
(Facoltà Latinoamericana di Scienze Sociali), oggi alla SEP (Secretaría de
Educación Pública) che mi ha messo in contatto con importanti studiosi nel
campo del lavoro minorile e del problema dell‟educazione, ed in particolare
con il Dottor Francisco Moreno, coordinatore nazionale del programma sui
bambini migranti in Messico. Un ringraziamento va inoltre alla dottoressa
Tere Rojas, ricercatrice presso la Università Pedagogica Nazionale del
Messico; alla dottoressa Patricia Inzunza, coordinatrice del programma
PRONIM in Sinaloa; ed infine, alla dottoressa Claudia Ramírez, anch‟ella
ricercatrice presso la Università Pedagogica Nazionale, in Oaxaca.
Struttura del testo
Il testo è strutturato secondo uno schema storico - geografico. Ciò
vuol dire che si parte da una visione di insieme della storia economica
messicana, per poi concentrare l‟attenzione su Sinaloa e sul suo sviluppo
economico e sulle sue conseguenze politiche e demografiche. Infine, ci si è
occupati del tema dei jornaleros, ovvero dei problemi che la loro
migrazione causa nelle zone di origine e delle difficoltà che incontrano
nelle zone di arrivo. Si è voluto dare al tema della migrazione interna di
jornaleros agrícolas un contesto storico ed economico, per comprenderne
l‟evoluzione e le problematiche.
Il primo capitolo è dedicato alla storia economica e demografica del
Messico, con particolare attenzione al legame che intercorre, dal periodo
coloniale fino al XXI secolo, tra evoluzione dell‟economia e movimenti
migratori. In questo capitolo, si è voluto spiegare come i cambiamenti
economici in Messico, abbiano favorito una determinata conformazione
geografica e demografica nel Paese.
XV
Il secondo capitolo, invece, è dedicato interamente alla storia
economica e demografica di Sinaloa, in particolare si è cercato di spiegare
come mai lo Stato sinaloense si sia conformato come Stato agricolo del
Messico e quale siano state le ragioni che hanno spinto, dagli anni ‟50 del
secolo XX, una sempre maggiore quantità di persone, provenienti da
Oaxaca e Guerrero, verso i campi agricoli sinaloensi.
Infine, il terzo capitolo tratta delle problematiche che incontrano,
quotidianamente, i jornaleros, con particolare attenzione a tre aspetti: le
conseguenze dell‟emigrazione sulle comunità di origine; i diritti violati nei
campi agricoli di Sinaloa, a partire dalla contrattazione sino ai problemi
legati al lavoro vero e proprio e, soprattutto, al lavoro minorile; gli
strumenti che i jornaleros possono utilizzare per difendersi dalla violenza
dei padroni, in particolare l‟attività del Centro per i diritti umani della
Montaña di Guerrero Tlachinollan e la Commissione Nazionale dei Diritti
Umani.
Uso della lingua spagnola nel testo
La tesi è in lingua italiana, ma tratta del Messico, Paese la cui lingua
base è quella spagnola. Non che ciò abbia creato difficoltà nella
consultazione di documenti o di testi in lingua. È però necessario precisare
alcuni elementi presenti nel testo, che non sono stati tradotti. Molti di questi
termini, infatti, non hanno un corrispondente preciso in italiano. Quando è
stato possibile, ovvero quando si è trovata una corrispondenza esatta, si è
cercato di tradurre il termine in questione. In altri casi, si è deciso di
lasciare il testo in lingua originale, per non alterarne il significato,
precisandolo però o in nota o tra parentesi. Alcuni esempi di quest‟ultimo
caso sono le parole hacienda, che non è azienda, ma “grande proprietà di
terreno in mano a un privato”, o mayordomo, che non è un maggiordomo,
ma colui che gestisce la hacienda (letteralmente, “signore più grande”). I
XVI
nomi degli Stati messicani non sono stati tradotti; per quel che riguarda
l‟aggettivo relativo allo Stato, ad esempio nel caso di “di Sinaloa”, si è
italianizzato il termine spagnolo sinaloense. Così si è fatto, per quanto
possibile, con altri termini, come guerrerense.
In alcuni casi, mi è sembrato più opportuno mantenere i termini in
lingua originale, piuttosto che tradurli, per una mera questione di suono e di
brevità concettuale: nel terzo capitolo, infatti, è opinione di chi scrive che
jornaleros migrantes, niños migrantes ed espressioni simili, rendano meglio
in lingua piuttosto che in italiano (giornalieri migranti suona poco
accattivante).
Nel caso di parole assai complesse da spiegare, si è allegata in nota la
spiegazione che viene fornita dalla Real Academia Española, l‟istituzione
che si occupa della tutela e della diffusione dello spagnolo nel mondo. Per
approfondire la questione della pronuncia e dell‟uso degli accenti in lingua,
nel caso il lettore creda che sia necessario, si rimanda ai libri di grammatica
spagnola, in particolare a Rodríguez Abella Rosa, Grammatica essenziale –
Spagnolo, edito da DeAgostini, ed al sito della Real Academia Española,
www.rae.es.
Al sottoscritto si devono gli eventuali errori ed omissioni di questa
tesi.
1
CAPITOLO I - STORIA DELLE MIGRAZIONI INTERNE
NEL MESSICO CONTEMPORANEO
Se si considera, da un lato, che le statistiche ufficiali sulla migrazione
interna riguardano solo la seconda metà del secolo XX e, dall‟altro, che la
struttura economica del Messico non ha subito cambiamenti significativi
almeno fino agli anni ‟30 del secolo XX, la storia della migrazione in
Messico si può dividere in due grandi periodi, cronologicamente
sproporzionati fra loro, ma secondo uno schema che può tornare utile alla
nostra analisi. Questi due «tempi» al loro interno sono quindi naturalmente
suddivisibili in ulteriori sottoperiodi, con proprie caratteristiche specifiche.
Il primo periodo comprende dunque una prospettiva «lunga»: il Messico dal
vírreinado, ovvero il periodo coloniale, alla stagione liberale
postindipendentista, passando poi per il porfiriato, la rivoluzione e i governi
modernizzatori di Obregón, Calles e Cárdenas.
Il secondo periodo, invece, è compreso tra il 1950 e gli anni del boom
economico (1950- ‟60) e si conclude nei primi anni del secolo XXI,
contrassegnati da un‟economia di impostazione neoliberista. Questa
suddivisione corrisponde non tanto alla situazione politica del Messico,
quanto alle sue caratteristiche economiche ed alle mutate relazioni di
lavoro. Fino agli anni ‟50 del „900, infatti, l‟economia del Messico si
basava su due settori fondamentali, quali agricoltura ed estrazione
mineraria, e sulla presenza di uno Stato fortemente corporativizzato. Una
struttura che, dal punto di vista lavorativo, rimase pressoché immutata fino
alla seconda metà degli anni ‟50, anche se alcuni elementi persistono ancora
oggi, come si vedrà nel secondo e nel terzo capitolo. Nonostante le riforme
volute dai governanti del Messico indipendente prima, e rivoluzionario poi,
l‟economia messicana e le rapporti lavorativi non subirono cambiamenti
significativi.
È lecito dunque pensare che i movimenti migratori abbiano mantenuto
inalterate alcune caratteristiche, dal periodo coloniale almeno fino agli anni