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dall’esposizione ad agenti biologici. Infatti, da un lato adeguano la normativa italiana
a quella europea (direttiva CEE 679/90), dall’altro sanciscono le opportune
conoscenze tecniche e scientifiche, già da tempo note nella medicina del lavoro.
Il 27 novembre 2001 è stata pubblicata la Gazzetta Ufficiale in cui è contenuto
l’accordo tra il Ministero della Salute e le Regioni concernente “Le linee-guida per la
tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati.” In questo documento
si afferma che l’aria rappresenta un importante tema di sanità pubblica. Queste linee
guida si riferiscono alle indicazioni dell'OMS che hanno evidenziato l'importanza e
l'urgenza per ogni Paese di dotarsi di un "Piano nazionale di prevenzione indoor" e, a
tal fine, ha diffuso nel 1999 una pubblicazione specificamente destinata alle strategie
con le quali tale Piano deve essere sviluppato.
L’aria è conosciuta come uno dei principali veicoli di trasmissione di svariate
malattie tra cui numerose infezioni di origine batterica e virale, nonché di
intossicazioni (acute o croniche), conseguenza di prolungate esposizioni ad elevati
livelli di inquinamento.
L’insorgenza di patologie specifiche e di situazioni di malessere è stata la spinta per
identificare le sorgenti e le cause specifiche responsabili di tali manifestazioni, al
punto che la legge 626/94 (Titolo VIII), dà indicazioni per la valutazione del rischio
lavorativo derivante dall’esposizione a contaminanti biologici. In aggiunta il Decreto
Ministeriale dell’ 8 aprile 1998 ha sancito l’istituzione, presso l’ex dipartimento di
Prevenzione del Ministero della salute, la Commissione Indoor, con il compito di
fornire linee guida e promuovere iniziative di prevenzione primaria e secondaria in
materia di inquinamento di ambienti confinati e per l’approfondimento delle
conoscenze sulle fonti di inquinamento stesse, la commissione ha poi emesso un
rapporto concernente ” La tutela e promozione della salute negli ambienti di confinati”.
Dalle linee guida pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale del 11 novembre 2000 emerge
l’idea che la buona qualità dell’aria sia un importante determinante della salute
pubblica. I miglioramenti della ricerca epidemiologica di quest’ultimo decennio e
recenti ed approfonditi studi hanno evidenziato che la salute della popolazione può
essere danneggiata dall’esposizione a certi inquinanti dell’aria, anche a livelli
inferiori a quelli ipotizzati anni fa.
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Dal momento che nei paesi industrializzati la maggior parte della popolazione
trascorre la maggior parte del proprio tempo in ambienti confinati, la qualità dell’aria
indoor rappresenta un importante problema di sanità pubblica, infatti da
un’indagine nazionale condotta in occasione di uno studio sul radon è emerso che la
popolazione trascorre in media il 60% del proprio tempo in casa (66% le donne, 54%
gli uomini).
L’espressione “ambiente indoor”è riferita agli ambienti confinati di vita e di lavoro
non industriali (visto che per quelli industriali vige una precisa normativa
restrittiva), ed in particolare, quelli adibiti a dimora, svago, lavoro e trasporto,
comprendendo abitazioni, uffici pubblici, locali destinati ad attività ricreative e
sociali , scuole etc.
In questi ultimi decenni, cambiamenti di tecniche costruttive degli edifici, nonché il
sempre crescente utilizzo di strumentazione quali fotocopiatrici, videoterminali,
stampanti, hanno portato ad un incremento della concentrazione e del tipo di
sostanze inquinanti diffuse nell’aria con grandi implicazioni sociali ed economiche,
soprattutto in considerazione della prolungata esposizione degli individui a tali
fattori di rischio.
Gli ambienti confinati sono particolarmente a rischio poiché il ricircolo dell’aria è
estremamente ridotto e spesso i locali (in particolare quelli lavorativi) sono
densamente abitati.
La definizione della qualità dell’aria degli ambienti indoor è influenzata da fattori di
diversa natura quali concentrazione, tipologia degli inquinanti, variabili
microclimatiche (temperatura, U.R.%, velocità dell’aria in m/sec.), polverosità, tipo
di pavimenti, strumentazione presente, numero di finestre, numero di persone. I
sopraccitati parametri forniscono informazioni importanti anche sul grado di
ricambio dell’aria nonché del grado di traspirazione delle pareti. La tabella seguente
(linee guida dell’ISPESL) riporta i valori di umidità, temperatura e velocità dell’aria
in ambienti confinati non industriali.
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AMBIENTE
TEMPERATURA
(°C)
U.R.%
VELOCITA’
DELL’ARIA
(m/sec)
RICIRCOLO
DELL’ARIA
Uffici 21°-24° 50% 0.1-0.2
Preferibilmente
completo o
comunque
massimo riciclo
(30%)
Tabella 1: parametri microclimatici ottimali per ambienti lavorativi non industriali (Fonte
ISPESL).
La correlazione tra umidità relativa e temperatura fornisce il cosiddetto quadrato del
benessere, definito in base ai seguenti valori: temperatura compresa tra 18 °C-22 θC
ed umidità relativa compresa tra 50%-60%. I valori di riferimento per l’ umidità
relativa in ambienti chiusi si ritrovano anche in numerose raccomandazioni, in
particolare negli standards ASHREAE 55-1992 e 62-1989. Nonostante tutto, numerosi
aspetti del rapporto tra umidità relativa ed Indoor Air Quality non vengono
normalmente esaminati con la dovuta attenzione. Ciò comporta una elevata
diffusione di situazioni di rischio. Molti agenti infettanti hanno la possibilità di
moltiplicarsi e diffondersi facilmente in condizioni di elevata umidità ambientale.
L’umidità dell’aria gioca un ruolo fondamentale nella percezione della temperatura
ambientale dal momento che è noto che l’acqua è un ottimo conduttore di calore,
pertanto, se da un lato livelli di umidità troppo bassi, aumentano il rischio di
disidratazione e di irritazione delle mucose per gli individui che operano in tali
ambienti, dall’altro tassi troppo elevati rappresentano le condizioni ottimali per lo
sviluppo di microrganismi.
Il tasso di diffusione ed il livello di reattività di alcuni inquinanti di tipo chimico
come la formaldeide e l’ozono possono variare significativamente al variare
dell’umidità relativa. Anche la reattività degli individui agli inquinanti può variare
in relazione all’umidità relativa: ad esempio l’aria troppo secca può disidratare le
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mucose dell’apparato respiratorio, rendendole più irritabili e vulnerabili agli agenti
patogeni.
Microrganismi costituenti il bioareosol.
L’aria è ormai da tempo immemorabile conosciuta come uno dei principali veicoli di
trasmissione di svariate malattie tra cui numerose infezioni di origine batterica e
virale, nonché di intossicazioni (acute o croniche), conseguenza di prolungate
esposizioni ad elevati livelli di inquinanti. Tali fonti di inquinamento possono essere
individuate nelle seguenti classi di organismi viventi: batteri, virus, funghi (lieviti o
muffe), protozoi, insetti, acari.
Le principali fonti di inquinamento microbiologico degli ambienti indoor sono gli
occupanti (uomo ed animali), la polvere ed i servizi degli edifici, quali impianti di
condizionamento ed umidificazione.
La trasmissione di agenti biologici che rappresentano un rischio per l’uomo può
avvenire per inalazione ed occasionalmente per ingestione, inoltre è stato ipotizzato
che anche il contatto topico rappresenti una possibile fonte di contagio.
I contaminanti biologici determinano sulla salute umana processi di tipo infettivo,
allergico e tossico.
Prima di descrivere nel dettaglio quali possono essere gli agenti di rischio biologico,
occorre ricordare che la legge 626/94 pone in essere una classificazione composta da
quattro gruppi di agenti distinti in base alla gravità dei rischi ad essi correlati:
Agente biologico del GRUPPO 1: germe che presenta poche probabilità di
causare malattie in soggetti umani
Agente biologico del GRUPPO 2: germe che può causare malattie nell’uomo e
costituisce un rischio per i lavoratori. E’ poco probabile che si propaghi nella
comunità e sono disponibili efficaci misure profilattiche e terapeutiche.
Agente biologico del GRUPPO 3: germe che può causare malattie gravi in
soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori. Tale agente biologico
può propagarsi nella comunità, ma di norma sono disponibili efficaci misure
profilattiche o terapeutiche.
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Agente biologico di GRUPPO 4: germe che può provocare malattie gravi e
rappresenta un serio rischio per i lavoratori. Può potenzialmente propagarsi nella
comunità, ma non sono disponibili, di norma, efficaci misure terapeutiche o
profilattiche.
La misura del livello di contaminazione ambientale costituisce l’elemento portante
per la valutazione dell’esistenza del rischio, per definirne le sorgenti di diffusione e
per valutare l’efficacia delle misure preventive messe in atto al fine di ridurre l’entità
del rischio stesso. La valutazione della contaminazione ambientale passa attraverso
la valutazione della qualità microbiologica dell’aria confinata, delle superfici e delle
attrezzature, che giocano un ruolo fondamentale nella contaminazione crociata.
Gli ambienti confinati sono particolarmente a rischio dal momento che il ricircolo
dell’aria è estremamente ridotto e spesso gli ambienti (in particolare quelli
lavorativi), sono densamente abitati.
Di particolare rilevanza in una forma morbosa definita con il termine di Sick building
syndrome è il ruolo dei contaminanti biologici, che sono generalmente definiti con il
termine bioareosol.
Molti batteri diffusi dal corpo umano sono trasportati su scaglie di pelle e
probabilmente alcuni di essi restano vitali durante la loro residenza in aria, in quanto
si sono adattati alle condizioni di disidratazione e sono protetti dal substrato di
origine. Oppure possono liberare, in fase di crescita o al momento della lisi, sostanze
con potere tossigeno e allergenico quali esotossine ed endotossine rispettivamente.
Infatti, le endotossine batteriche, lipopolisaccaridi specifici della parete cellulare dei
batteri Gram-negativi, possono ritrovarsi nell'aria e, in quanto resistenti e stabili,
mantengono la loro attività biologica anche dopo la cessazione della vitalità delle
cellule batteriche.
I batteri sono costituiti da cellule singole con dimensioni comprese tra 0,1 e 5 µm. La
loro forma varia da sferica ad allungata, da spirale a filamentosa. Molti batteri di
forma sferica si ritrovano come aggregati di due o più unità, anche concatenate.
Quelli di forma bacillare possono presentarsi singoli o uniti a formare catene. In aria,
le particelle batteriche, nonché le spore (endospore), più resistenti agli stress
ambientali, e formate all'interno delle cellule vegetative, possono essere libere o
aderire a particolato presentandosi quindi come aggregati.
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Allo stesso modo, i miceti, microrganismi ubiquitari e maggiori responsabili del
decadimento aerobico dei materiali organici naturali, sono molto resistenti agli stress
ambientali. La sporulazione costituisce il modo primario di disseminazione per
questi microrganismi e le loro spore hanno caratteristiche atte al trasporto aereo. Le
loro dimensioni, comprese tra 1 e 100 µm, consentono il trasporto a lunga distanza.
Molte specie di miceti, dispersi nell'aria, possono causare reazioni allergiche e
malattie come asma, riniti e polmoniti (6).
Caratteristiche diverse presentano i virus che, quali parassiti endocellulari,
differiscono dagli altri organismi in quanto si riproducono solo all'interno di cellule
ospiti. Tuttavia, possono essere trasmessi attraverso l'aria anche in assenza di cellule
ospiti, e quindi viaggiare trasportati ad esempio dalle goccioline prodotte dalle
secrezioni respiratorie (9).
Nel bioaerosol sono inclusi anche i granelli di polline prodotti dalle piante e adatti
alla dispersione aerea. I pollini sono resistenti agli stress fisico-chimici ambientali e
meccanici del campionamento. Le loro dimensioni variano tra 10 e 100 µm, e
mediamente sono comprese tra 25 e 50 µm. Diversi tipi di polline contengono
sostanze allergogene.
A questi principali gruppi di bioaerosol si devono aggiungere altri tipi di particelle di
origine biologica: cellule algali, escrementi di acari (Dermatophagoides pteronyssinus e
D. farinae), frammenti di materiali originati da artropodi e mammiferi o uccelli
possono ritrovarsi nell'aria e costituire una fonte di rischio in relazione alla loro
attività allergenica. Diversi lavori sperimentali hanno dimostrato un effetto
peggiorativo dell’umidità ambientale (superiore al 50% per più di due mesi all’anno)
sulle allergie da acari della polvere. Infatti tali microrganismi sono costituiti per il
70% da acqua e per il loro mantenimento possono utilizzare solo il vapore
atmosferico, che assorbo direttamente a mezzo di una soluzione salina soprasatura.
Le condizioni ambientali ottimali per il loro sviluppo sono pertanto intervalli di U.R.
tra il 70% e l’80% e valori di temperatura compresa tra 17° e 32°. Le specie fungine
più diffuse negli edifici sono quelle appartenenti ai generi Aspergillus e Penicilium.
Le muffe prendono il nutrimento da numerose matrici quali legno, cellulosa, fibre
vegetali e vernici contenenti sostanze proteiche.