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CAPITOLO 1
INTRODUZIONE ALLA LEAN PRODUCTION
1.0 I L T OYOTA P RODUCTION S YSTEM
Lean Production è un termine coniato dagli esperti americani Womack e Jones per
presentare nel testo “La macchina che ha cambiato i l mondo” il sistema produttivo
Toyota Production System (TSP), che ha avuto in Tai ichi Ohno il principale artefice.
Il Toyota Production System è stato messo a punto i n Giappone a partire dagli anni ’50
presso gli stabilimenti della Toyota e perfezionato nel decennio successivo: la situazione
della Toyota Motor Company,infatti, negli anni succ essivi alla guerra era critica poiché
l’azienda aveva numerosi problemi da affrontare:
• non aveva disponibilità di tipo economico e fu cost retta a chiedere dei prestiti alle
banche;
• malgrado si avesse l’ idea di come produrre gli aut oveicoli, mancava ancora l’idea
di base su come venderli;
• notevoli difficoltà in produzione.
Paragonando la produttività della Toyota a quelle d elle Ford, ci si rese conto che il
rapporto tra le due era di 1 a 9 nonostante il mode llo produttivo di Toyota di allora era
fondamentalmente quello in utilizzo presso la Ford.
Fu Ohno, analizzando un’osservazione dello stesso F ord ad accorgersi di dove fosse
realmente il problema; Ford riguardo gli Stati Unit i aveva dichiarato: «Questa è una
grande nazione, con una grande popolazione, con g randi bisogni, che richiede grandi
produzioni e grandi forniture».
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Il problema consisteva nel fatto che in Giappone no n esisteva questo tipo di mercato e,
perciò, il tipo di cliente era completamente divers o, con la conseguenza che nessuna delle
grandezze indicate da Ford rispecchiava le reali es igenze produttive della Toyota: era
quindi necessario ideare un nuovo modello produttiv o.
Una delle grandi intuizioni di Ohno fu quella di fo calizzarsi sulla “Time Line” ,che esprime
una rappresentazione schematica dell’intervallo di tempo tra il momento in cui il cliente
effettua l’ordine e il momento in cui l’azienda ric eve la somma di denaro corrispondente a
quell’ordine, come si vede dalla seguente figura.
Figura 1.1 – Rappresentazione della Time Line
La riduzione di quest’intervallo di tempo comporta notevoli benefici di tipo economico:
per poter far ciò, essendo la Time Line composta in gran parte da Lead Time, si deve
agire, secondo Ohno sulla riduzione degli sprechi ( i cosiddetti “Muda”, i quali verranno
trattati nel paragrafo 1.1 ).
Per conseguire questo obiettivo vengono utilizzate sei tecniche, che sono essenziali per
l’applicazione della produzione snella e che mirano al coinvolgimento degli operatori in
modo che essi possano utilizzare la loro intelligen za al fine di migliorare il processo
produttivo; di tali tecniche si parlerà nel paragra fo 1.4.
La rappresentazione schematica della Lean Productio n in questo lavoro è tratta dal testo
“Le tre rivoluzioni” di Alberto Galgano: come comme nta lo stesso autore nella premessa a
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tale rappresentazione, essa risulta essere una vers ione con una “struttura particolare e
diversa da quella utilizzata dalla Toyota”.
Si usa una struttura che graficamente ricorda non a caso un edificio: si vuole mettere
bene in evidenza una caratteristica fondamentale de lla Lean Production, il fatto cioè che
nel momento in cui non risultassero ben sviluppate le tecniche che consentono di
raggiungere la produzione snella, tutta la struttur a ne risentirebbe, e gli obiettivi prefissati
verrebbero raggiunti con fatica o nel caso peggiore , non raggiunti.
Questo è il motivo principale per cui la maggior pa rte delle aziende occidentali che si
avvalgono dei metodi della Lean Production non ries cono ad ottenere i benefici sperati,
riuscendo a fare propri solo alcuni dei concetti fo ndamentali che portano a una
produzione snella.
Figura 1.2 – Schematizzazione della Lean Production
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Tralasciando una parte di essi, le aziende che hann o perciò intrapreso la strada della Lean
Production in modo errato, finiscono con l’abbandon are questa filosofia produttiva
preferendo tornare alla classica produzione push, m essa a punto dalla General Motors, e
alla base degli equilibri produttivi occidentali.
È impossibile ottenere un successo se non si ha una visione precisa del traguardo da
raggiungere, se non si usano tutte le tecniche nece ssarie e se non si ha costanza nel
procedere in modo graduale; la diffusione della Le an Production rimane inoltre limitata a
causa del cambiamento radicale che deve essere mess o in atto per focalizzarsi
sull’obiettivo di maggior interesse: la diminuzione della Time Line.
Produrre in modo snello infatti significa andare ad attuare ben “tre rivoluzioni”(che
saranno trattate nel paragrafo 1.2)
1.1 S IGNIFICATO DI “M UDA ”
“Muda” è una parola di origine giapponese, che in i taliano viene tradotta con spreco e
suona come un grido d’allarme; così almeno dovrebbe ro percepirlo gli imprenditori, i
dirigenti, i responsabili delle organizzazioni ed i n genere gli uomini d’azienda.
Può essere perciò indicata con muda qualsiasi attiv ità umana che assorbe risorse e non
crea valore, ad esempio:
• errori e difetti che comportano rifacimenti, produz ione di qualcosa che non serve
con conseguente crescita dei magazzini;
• procedure di cui non c’è bisogno;
• spostamenti di personale e trasporto di merci da un posto all’altro senza effettiva
utilità;
• gruppi di lavoratori inattivi ed in attesa perché c i sono ritardi o errori in una
attività a monte, ecc..
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Come si vede, muda è molto di più di un inconvenien te; gli uomini d’azienda dovrebbero
temerlo e purtroppo non è così perché gli esempi di sprechi appena citati non solo sono
comuni nelle organizzazioni e vengono tollerati com e una cosa normale, ma spesso non
vengono nemmeno visti; per questo, la prima cosa ch e insegna la teoria snella è imparare
a vedere gli sprechi per eliminarli e produrre di p iù con un minor consumo di risorse
(meno sforzi umani, meno equipaggiamenti, ecc. ...) .
Il punto di partenza è quindi la caccia allo spreco ed il pensiero snello comincia a
delinearsi come rimedio contro lo spreco partendo d all’identificazione di ciò che vale, che
è utile, che va prodotto, allineando le attività ch e creano valore nella giusta sequenza,
mettendole in atto senza interruzioni quando il cli ente le richiede ed imparando ad
eseguirle in modo sempre più efficace.
Secondo Ohno gli sprechi si dividono in sette grupp i:
• Muda per sovrapproduzione
• Muda per attesa
• Muda per trasporto
• Muda per processo
• Muda per scorte
• Muda per movimenti
• Muda per prodotti difettosi.
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Figura 1.3 – Il concetto di spreco
Il muda che secondo Ohno ha maggior rilevanza è il muda per sovrapproduzione ; esso si
manifesta ogni volta che la produzione non segue la domanda.
Ciò sostanzialmente significa utilizzare in modo an ticipato le risorse aziendali: infatti se si
ha una sovrapproduzione si devono avere a disposizi one dei magazzini o delle aree
apposite nei reparti nelle quali stoccare i prodott i.
La sovrapproduzione nasce dall’idea sbagliata che b isogna produrre il più velocemente
possibile, per cercare di porre rimedio a possibili fermo macchina, non disponibilità dei
fornitori o assenteismo da parte degli operatori e può essere spinta anche dalla necessità
di ammortizzare velocemente nuovi macchinari messi in produzione.
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Il muda per attese si manifesta ogni volta che un operatore non svolg e alcuni lavori
rimanendo in attesa di un evento successivo; questo muda può avere molte cause, dai
ritardi imputabili ai fornitori alla rottura di un macchinario; oltre alle cause appena
elencate , di natura occasionale, possono essere an che presenti delle cause di origine
sistematica, come il cattivo setup di una macchina.
I muda per trasporto sono essenzialmente dovuti all’errato layout azien dale: spesso gli
spazi risultano eccessivi, oppure non si dispone di attrezzature adeguate alla
movimentazione o si vanno a stoccare quantità di ma teria non utilizzate o eccessive.
I processi spesso nascondono intrinsecamente degli sprechi: possono esserci delle fasi
durante il processo produttivo che pur modificando il prodotto non sono riconosciute
come valore aggiunto dal cliente finale oppure pos sono anche esserci fasi che tentano di
porre rimedi a cattive lavorazioni precedenti o lav orazioni ridondanti che vengono
eseguite più volte : sono i cosiddetti muda per processo .
Tutto ciò che giace fermo in attesa di un evento, s ia che si tratti una lavorazione
successiva, per quanto riguarda le materie prime e i semilavorati sia che si tratti di una
vendita, per quanto riguarda i prodotti finiti può essere identificato col termine scorte:
esse, in ogni fase di processo, non creano valore e pertanto sono muda ( muda per
scorte ).
I muda per movimento sono sprechi legati al moto degli operai e possono essere divisi in
spostamenti e azioni non produttive; sono legati a un cattivo layout o a un improprio
studio ergonomico delle postazioni di lavoro.
L’ultima categoria di sprechi è il muda per pezzi difettosi , che comporta dei costi causati
dal non raggiungimento della conformità del pezzo i n termini qualitativi o di
progettazione; ciò significa che sono state impieg ate delle risorse per un pezzo che a fine
processo viene comunque scartato o nel migliore dei casi riconfigurato attraverso
operazioni che richiedono costi aggiuntivi.
Nel caso inoltre che il pezzo difettoso non venga r ilevato, ne consegue un danno di
immagine nel momento in cui il cliente si accorge d ella sua non funzionalità.
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1.2 L E TRE RIVOLUZIONI
1.2.0 Di nuovo priorità al prodotto, la prima rivol uzione
La prima rivoluzione riguarda la messa in atto di u na nuova priorità all’interno
dell’azienda, il prodotto, che è stato “dimenticat o” dopo l’ingresso della Total Quality nel
sistema a vantaggio del cliente: tuttavia, senza p rodotto non esiste neppure il cliente.
Come dice Alberto Galgano nel testo “Le tre rivoluz ioni”, “ la Lean Production porta con
se la priorità del prodotto e così facendo rivoluzi ona profondamente l’organizzazione
aziendale e consente il raggiungimento di risultati normalmente impensabili”.
Emerge, perciò, in quest’ottica, un profondo legame tra il concetto di prodotto e il
concetto di flusso: è opinione diffusa, infatti, ch e un prodotto riesca ad acquistare valore
aggiunto solo su i tre flussi prioritari, che sono:
• Flusso fisico di materiali per la fabbricazione del prodotto, che partendo dalla
materia prima o dai componenti porta al prodotto co si come viene consegnato ai
clienti;
• Flusso degli ordini per la consegna del prodotto, c he partendo dall’ordine del
cliente porta alla consegna del prodotto;
• Flusso di progettazione di nuovo prodotto, che dall a prima idea porta
all’immissione sul mercato del prodotto stesso.
La visione dei tre flussi è un fatto rivoluzionario , un modo nuovo di vedere l’azienda con
conseguenze notevoli per quanto riguarda l’organizz azione e il funzionamento
dell’azienda stessa.
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1.2.1 Il sistema produttivo pulsante, la seconda ri voluzione
L’aspetto più importante della seconda rivoluzione consiste nel sistema produttivo
pulsante, in perfetta sintonia col mercato; ciò av viene quando tutte le attività produttive
vengono legate alla domanda reale del mercato, in m aniera tale che qualsiasi cosa si
verifichi nel sistema produttivo sia una conseguenz a immediata degli ordini pervenuti
all’azienda.
Per rendere un sistema produttivo pulsante si deve fare in modo che esso venga
trasformato in un’entità flessibile ed affidabile, in modo da poter adempiere alle esigenze
del mercato e dei clienti
1.2.2 Il miglioramento rapido, la terza rivoluzione
La terza rivoluzione consiste in un nuovo approcci o all’azione, che può essere espresso
attraverso gli slogan: “veloce e rozzo, non lento e d elegante”, che vuole esprimere la
necessità di realizzare i cambiamenti rapidamente e con grande dinamismo senza andare
tanto per il sottile, ma puntando al risultato e “f allo e fallo subito”, che rafforza lo slogan
precedente ed è un preciso richiamo all’azione imme diata.
La stessa visione può essere espressa attraverso la frase: “E’ meglio essere veloci anche se
non corretti al 100%, che essere lenti e corretti a l 100%”, che fa parte delle politiche
interne ad ABB, e descrive in maniera essenziale il significato delle terza rivoluzione,
quello appunto, che per ottenere un cambiamento ril evante è necessario intervenire con
tempestività, con grande dinamismo e senza andare p er il sottile.
E’ qui che risiede la vera rivoluzione, che si cont rappone al concetto classico di
miglioramento, prima sinonimo di studio, riflession e, riprogettazione, che consisteva
quindi in un processo lento che però rispetto all’i dea iniziale riusciva a integrare
pochissime variazioni.
Lo strumento per attuare la terza rivoluzione sono le cosiddette settimane Kaizen ( Kaizen
è una parola di origine giapponese composta da due ideogrammi, Kai e Zen che
significano miglioramento verso il bene, a piccoli passi).
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I punti fondamentali di una settimana Kaizen sono i seguenti:
• le attività svolte vedono impegnate un team che va da 5 a 10 persone composto
da persone che abbracciano diversi aspetti della pr oduzione: manodopera,
manutenzione, qualità, supervisori, ingegneri etc.;
• la settimana Kaizen si svolge sotto la guida di un esperto di produzione snella che
ha già portato a termine un discreto numero di tali attività;
• ogni attività della settimana Kaizen è organizzato in ogni aspetto, con attività e
procedure codificate: il primo incarico che si ass egna al team è quello di osservare
gli sprechi nell’area prescelta; si stabiliscono, poi, degli obiettivi da raggiungere e
si lavora cercando di ottimizzare flussi, layout, t empi ciclo, produttività attraverso
le sei tecniche di base ( trattate nel capitolo 1.4 ) cui fa riferimento la produzione
snella;
1.3 U N PILASTRO DELLA L EAN P RODUCTION
Affinché sia possibile attuare la seconda rivoluzio ne (di cui si è parlato nel paragrafo
1.2.2), si hanno a disposizione tre strumenti fonda mentali, raffigurati nel “pilastro” destro
della rappresentazione della Lean Production di fig ura 1.2.
Essi sono :
• Jidoka
• Just in time
• Heijunka
Lo Jidoka è uno strumento che prevede di costruire la qualit à insieme al processo con
l’obiettivo di portare la qualità del prodotto fini to al 100%.
Per raggiungere questo obiettivo sono necessarie le due condizioni seguenti: