5
Nello stesso anno fu di fondamentale importanza la pubblicazione di un
articolo del matematico Fisher Black e dell’economista Myron Scholes [2]
all’interno del quale vennero sviluppate per la prima volta formule esplicite
per la valutazione del prezzo di opzioni call e put europee, nonché strategie
di coperture (hedging) e di replicazione dei portafogli di titoli. Sempre nel
1973 anche Robert Merton [9] sviluppa ed estende il suddetto articolo
arrivando anche a dimostrare un importantissimo risultato nel campo della
matematica finanziaria (rif. Par.: 2.1.3). Da questo momento in poi, in
parallelo con la crescita esplosiva del volume della compravendita di titoli
derivati, tanti vecchi contratti sono stati ridefiniti proprio sulla base della
teoria delle opzioni. Ci si è resi conto che molti contratti incorporano
implicitamente nella loro struttura opzioni (embedded options) e non
possono essere quindi valutati correttamente senza un modello di pricing
delle stesse. Tra le più comuni opzioni implicite si possono citare i zero
cupon bond (zcb) emessi da imprese che sono soggetti a rischio di
insolvenza (default), gli investimenti con minimo garantito e i buoni postali.
E’ da sottolineare che alla base dei modelli di valutazione c’è un concetto
determinante nella valutazione e nel commercio dei derivati: il principio di
assenza di arbitraggio. L’arbitraggio non è altro che una transazione che
non presuppone un esborso monetario, il cui risultato è un sicuro profitto.
All’interno di questo lavoro verrà dato spazio in egual misura sia alla
presentazione dei metodi utilizzati per la valutazione del prezzo delle
opzioni, con particolare enfasi al confronto dei vari metodi attraverso il
calcolo e la valutazione delle lettere Greche, sia alla struttura del
linguaggio di programmazione utilizzato per ottenere tale valutazione. Si
metteranno in risalto in particolar modo le caratteristiche teoriche che sono
alla base della costruzione di alberi binomiali di tipo Leisen – Reimer e si
vedrà la rispondenza, l’accuratezza e la precisione che questi hanno su
opzioni effettivamente quotate sul mercato.
6
CAPITOLO PRIMO
I concetti base
1.1 Opzioni europee ed opzioni americane: le differenze e le analogie
Si definisce un’opzione call europea su una certa attività con prezzo S(t) un
contratto che dà il diritto al detentore, detto holder, ad acquistare l’attività
sottostante ad una data futura prefissata T, detta maturity o scadenza, ad un
prezzo prefissato K, detto strike price o prezzo d’esercizio. Di conseguenza
definiamo un’opzione put europea come un analogo contratto che dà al
detentore il diritto a vendere l’attività sottostante alla data prefissata T e al
prezzo prefissato K. Le opzioni di tipo americano sono definite come un
contratto che dà diritto al detentore di acquistare, nel caso di una call, o di
vendere, nel caso di una put, l’attività sottostante in un qualsiasi istante
fino alla scadenza T. Tale caratteristica è conosciuta con il nome di early
exercise o esercizio anticipato. Quindi in un contratto di opzione americana
l’esercizio è consentito non solo alla scadenza ma anche in ogni istante
precedente di apertura del mercato. In generale per un’opzione call su
un’attività con prezzo S(t), con prezzo di esercizio K (positivo), alla
scadenza T si ha:
⊥ 0,)(max)( KTSTC
.
Per un’analoga opzione put si ha:
⊥ 0),(max)( TSKTP
.
C(T) e P(T) sono il guadagno (payoff) prodotto in T. La possibilità di
esercizio anticipato per i contratti di opzione di tipo americano ha
logicamente un prezzo: dato che il diritto di esercizio anticipato deve avere
un valore non negativo, il prezzo di una opzione americana deve essere non
inferiore a quello della corrispondente opzione europea.
7
Merton ha dimostrato [9], nel 1973, che se il titolo del sottostante non paga
dividendi, per un’opzione call si ha sempre
Tt
, cioè l’esercizio
anticipato non è mai ottimale, dove t* rappresenta l’istante di esercizio
ottimale. Pertanto un’opzione call americana su un titolo che non paga
dividendi ha lo stesso valore della corrispondente opzione europea.
Analogamente per una put americana si ha Tt δ
, cioè il valore di una put
americana non è mai inferiore al valore della corrispondente opzione
europea.
8
1.2 Le lettere Greche
Le lettere Greche, o più semplicemente le Greche, misurano l’effetto di una
variazione nel prezzo delle opzioni rispetto a cambiamenti nei fattori di
rischio sottostante. Ogni Greca misura una dimensione diversa del rischio
associata alla partecipazione dell’opzione. L’importanza che viene data alle
Greche deriva dal fatto che esse determinano la strategia di mercato
necessaria a coprire l’opzione e sono lo strumento indispensabile per
ridurre in modo significativo il problema di rischio amministrativo e far si
che il rischio complessivo rimanga all’interno di limiti accettabili.
In genere si cerca di immunizzare i portafogli di opzioni da piccole
variazioni di prezzo dell’attività sottostante che possono verificarsi in un
breve periodo di tempo. Questa strategia è nota come delta hedging. La
posizione di un investitore resta coperta rispetto al delta per un periodo di
tempo relativamente breve. Ciò dipende dal fatto che il delta varia al
variare del prezzo dell’azione e con il passare del tempo. In pratica, quando
si utilizza il delta hedging, il portafoglio deve essere aggiustato
periodicamente. Si parla in questo caso di ribilanciamento (rebalancing). Si
sposta poi l’attenzione verso due misure chiamate gamma e vega.
Annullando il gamma, il portafoglio può essere immunizzato dalle
variazioni relativamente grandi del prezzo dell’attività sottostanti.
Annullando il vega, il portafoglio può essere reso insensibile alle variazioni
di volatilità. Vengono inoltre esaminati anche il theta e il rho. Il theta è la
derivata del valore del portafoglio rispetto al tempo, il rho è la derivata del
valore del portafoglio rispetto al tasso di interesse privo di rischio.
Il problema di Greche approssimate precisamente potrebbe non sembrare di
concreto significato. Nella pratica questo può risultare falso, infatti piccoli
errori di calcolo nelle Greche in presenza di grandi portafogli possono
9
accumulare errori rilevanti. Per tutte queste ragioni non si può sottovalutare
l’importanza di determinare correttamente gli strumenti delle Greche.
1.2.1 Il delta
Il delta di un’opzione è definito come la derivata del prezzo dell’opzione
rispetto al prezzo dell’attività sottostante. E’ uguale alla pendenza della
curva che lega il prezzo dell’opzione al prezzo dell’attività sottostante.
Supponiamo ad esempio che il delta di un’opzione call scritta su un’azione
sia di 0.6. Ciò vuol dire che, se il prezzo dell’azione aumenta di un piccolo
importo, il prezzo della call aumenta in misura pari a circa il 60 per cento
di tale importo.
Prezzo dell'azione
Prezzo
della call
B
A
Pendenza = ∆=0.6
Figura 1.2.1: Calcolo del delta di una opzione call
Quando il prezzo dell’azione corrisponde al punto A, il prezzo dell’opzione
corrisponde al punto B e il delta della call è la pendenza della retta
tangente, come si vede dalla Figura 1.2.1. In termini matematici si ha:
10
S
f
∋
∋
∋
dove
S ∋
è una piccola variazione del prezzo dell’azione e
f ∋
è la
corrispondente piccola variazione del prezzo dell’opzione. Nell’esempio
fatto precedentemente se il prezzo dell’azione è di 1€ il prezzo dell’opzione
tende a salire di €6.0€16.0 υ , se il prezzo scende di 1€ il prezzo
dell’opzione tende a scendere di 0.6€.
Prezzo dell'azione
Delta
della call
1
0
X
Prezzo dell'azione
Delta
della put
-1
0
X
Figura 1.2.2: Il delta in funzione del prezzo dell’azione per una call e una put scritte su un titolo che non
paga dividendi.
La relazione che lega il delta di una call e di una put al prezzo dell’azione
sottostante è mostrata nella figura 1.2.2.
In generale per gli alberi binomiali e per il metodo delle differenze finite il
delta può essere calcolato direttamente a partire dai valori ottenuti sul
reticolo. In particolare per gli alberi binomiali al tempo t ∋ si ha una stima
11
f
del prezzo dell’opzione quando il prezzo dell’azione è
aS
ed una stima
10
f
del prezzo dell’opzione quando il prezzo dell’azione è
bS
, dove a e b
rappresentano rispettivamente un movimento al rialzo ed un movimento al
ribasso del sottostante. In altre parole, quando
baSS ∋
, il valore di
f ∋
è pari a
1011
ff
.
11
Pertanto una stima di ∋ al tempo t ∋ è data da
baS
ff
∋
1011
.
Questa procedura viene spesso usata anche come stima del delta al tempo
zero. Quando la derivata prima e seconda viene calcolata per differenze
finite è possibile usare le seguenti approssimazioni:
Tavola 1.2.1: Approssimazione per xf ω ω
Tavola 1.2.2: Approssimazione per
2
2
xf ω ω
Rapporto incrementale
a
b
c
h
xfhxf
h
hxfxf
h
hxfhxf
2
Rapporto incrementale
a
b
c
2
2
h
hxfxfhxf
2
14
22222
h
hxfhxfxfhxfhxf
2
12
21630162
h
hxfhxfxfhxfhxf
12
Nel seguito è stata adottata la definizione a sia per approssimare la derivata
prima (Tavola 1.2.1) che per approssimare la derivata seconda (Tavola
1.2.2).
1.2.2 Il gamma
Il gamma, ∗, di un derivato è la derivata del delta rispetto al prezzo
dell’attività sottostante, ossia la derivata seconda del valore del derivato
rispetto al prezzo dell’attività sottostante:
2
2
S
f
ω
ω
∗
.
Così come per il delta, anche questa nuova misura può essere calcolata
direttamente prendendo i valori dal reticolo sia per gli alberi binomiali che
per il metodo delle differenze finite.
Se invece si prende in esame un portafoglio di derivati, se il gamma risulta
essere piccolo, il delta cambia molto lentamente e gli aggiustamenti per
mantenere il portafoglio neutrale rispetto al delta non vanno fatti di
frequente. Al contrario, se il gamma è grande in termini assoluti, il delta è
molto sensibile alle variazioni del prezzo dell’attività sottostante. E’ allora
molto rischioso lasciare invariato per molto tempo un portafoglio che deve
essere neutrale rispetto al delta. La Figura 1.2.3 mostra che quando il
prezzo dell’azione passa da S a S’, il delta hedging assume che il prezzo
dell’opzione passi da C a C’, mentre in effetti passa da C a C’’. La
differenza tra C’ e C’’ rappresenta lo scostamento tra il prezzo dell’opzione
ed il prezzo dell’azione: il gamma misura tale curvatura. In effetti il gamma
viene talvolta chiamato dagli operatori curvatura dell’opzione. Inoltre la
Figura 1.2.4 mostra il tipico andamento del gamma in funzione del prezzo
del sottostante.
13
Per quel che riguarda il modello di Cox, Ross e Rubinstein [3] il gamma
può essere calcolato in questo modo:
h
bS
ff
aS
ff
≈
…
≡
↔
←
♠
∗
2
2021
2
2122
1
)(
1
)(
dove
22
0
2
1
baSh
.
Questa procedura fornisce una stima del gamma al tempo t ∋2 ma in
pratica viene spesso usata anche come stima del gamma al tempo zero.
Prezzo dell'azione
Prezzo
Opzione
S S'
C
C'
C''
Figura 1.2.3: Illustrazione dell’errore di copertura determinato dalla curvatura o gamma.
14
Gamma
Prezzo dell'azione
X
Figura 1.2.4: Gamma di un’opzione call in funzione del prezzo dell’azione.
1.2.3 Il theta
Il theta,
4
, di un portafoglio di derivati è la derivata del valore del
portafoglio rispetto al tempo:
t ω
3 ω
4
Misura la variazione del valore del portafoglio in conseguenza del
passaggio di un istante di tempo ovvero del ridursi della vita residua dei
derivati. A volte è anche detto “declino temporale” (time decay) del
portafoglio. Il theta delle opzioni è quasi sempre negativo; un’eccezione
potrebbe essere rappresentata dalle opzioni put europee in the money scritte
su titoli che non pagano dividendi o dalle opzioni call europee in the money
scritte su valute con tassi di interesse molto alti.
15
Al diminuire della vita residua, l’opzione tende a valere meno. Quando il
prezzo dell’azione è at the money, il theta è relativamente grande e
negativo.
Il theta è un tipo di parametro con caratteristiche diverse dal delta e dal
gamma. C’è incertezza sul futuro prezzo dell’azione sottostante ma non c’è
incertezza sul passare del tempo.
Per gli alberi binomiali che hanno le caratteristiche strutturali e di
parametro come quelle definite nell’albero di Cox, Ross e Rubinstein e se
l’albero binomiale inizia al tempo zero, una stima del theta può essere la
seguente:
t
ff
∋
4
2
0021
,
dove
00
f
rappresenta il prezzo dell’opzione in corrispondenza della radice
dell’albero e
21
f
rappresenta il nodo corrispondente alla radice ma
all’istante di tempo t ∋2 . Nei modelli di BAW [1] e di LR [7] il theta deve
essere calcolato con il rapporto incrementale, nel metodo delle differenze
finite possiamo prenderlo direttamente dal reticolo. Ciò implica un
notevole costo computazionale per gli alberi binomiali i quali dipendono
dall’ipotesi di utilizzo della formula hxfxf
h
1
oppure di quella
hxfhxf
h
2
1
.
Le Greche che seguiranno possono essere determinate solo usando il
rapporto incrementale delle Tavole 1.2.1 e 1.2.2. La scelta del parametro h
è cruciale. Se lo scegliamo troppo piccolo, allora la mancanza di precisione
nella funzione valore porterà ad un errore possibilmente più ampio nel
parametro di copertura.
16
La Figura 1.2.5 mostra il tipico andamento del theta in funzione del prezzo
del sottostante.
Theta
Prezzo dell'azione
0
X
Figura 1.2.5: Il theta di una call in funzione del prezzo dell’azione.
1.2.4 Rho
Il rho di un portafoglio di opzioni è la derivata del valore del portafoglio
rispetto all’intensità istantanea di interesse:
r
rho
ω
3 ω
.
Misura la sensitività del valore del portafoglio rispetto al tasso di interesse
r. Questa Greca viene calcolata con il rapporto incrementale b della Tavola
1.2.1 per mantenere sotto controllo il costo computazionale. In particolare,
c’è bisogno soltanto di un calcolo ulteriore del valore del portafoglio o del
derivato fissando
hrr
per calcolare l’approssimazione
17
hrfrf
h
|
1
Υ
.
Per una maggiore precisione viene di solito preso 01.0 h . La Figura 1.2.6
mostra l’approssimazione per
Υ
.
Prezzo dell'azione
Rho
Figura 1.2.6: Rho di una call in funzione del prezzo dell’azione.
1.2.5 Vega
Il vega di un portafoglio di derivati è la derivata del valore del portafoglio
rispetto alla volatilità dell’attività sottostante:
ς ω
3 ω
vega
.
Se il vega è elevato in termini assoluti, il valore del portafoglio è molto
sensibile a piccole variazioni della volatilità. Se il vega è basso in termini
assoluti, le variazioni di volatilità hanno poca influenza sul valore del
portafoglio. La Figura 1.2.7 mostra l’andamento del vega in funzione del
prezzo dell’azione.