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Capitolo 2. Contesto e rilevanza clinica
La sindrome della morte improvvisa del lattante, o SIDS (dall’inglese
Sudden Infant Death Syndrome), è definita come "la morte improvvisa di un
bambino inferiore a un anno di età, che rimane inspiegata dopo un'indagine
approfondita del caso, compresa l’autopsia completa”[1]. Nonostante la
diminuzione del tasso di SIDS, grazie a campagne atte alla riduzione del
rischio SIDS, continua ad essere la principale causa di morte per i bambini
di età compresa tra 1 mese e 1 anno nei paesi ad alto prodotto interno
lordo pro-capite.
Il nome “morte improvvisa e inaspettata” (SUID) è diverso dalla
SIDS, perché esso comprende tutte le morti, senza tener conto della causa
che l’ha determinata. I casi di SUID che rimangono inspiegati dopo
l’autopsia e dopo una rivista precisa delle cause della morte, insieme a
un’accurata storia clinica, sono definiti SIDS. Quindi l a SIDS è una delle
cause della SUID: essa comprende circa l’80% del complesso delle morti
improvvise e inaspettate.
La causa della SIDS è sconosciuta, ma ci sono fattori importanti
predisponenti come: l’immaturo sistema autonomo di controllo di risveglio
dal sonno e l’insufficienza cardiorespiratoria. In particolare, è stato visto che
polimorfismi del gene della serotonina, in materia di trasporto e sviluppo del
sistema nervoso autonomo nei neonati, potrebbero renderli più vulnerabili
alla SIDS [2]. Campagne di riduzione del rischio hanno contribuito a ridurre
l'incidenza della SIDS dal 50 al 90%: in particolare, nei secondi anni la
campagna “back to sleep”, orientata a favorire il sonno in posizione supina
da parte dei neonati, ha mostrato una alta efficacia. Tuttavia, per diminuire
ancora di più l ' i n c i d e n z a , u l t e r i o r i p a s s i d e v o n o e s s e r e c o m p i u t i , e l a
continua ricerca è inoltre necessaria per identificare le basi fisiopatologiche
della SIDS.
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Attualmente, il Giappone e i Paesi Bassi hanno registrato tassi più
bassi di SIDS mentre la Nuova Zelanda ha riportato il più alto tasso di SIDS
dei paesi sviluppati. In Italia, esistono diversi progetti che hanno analizzato
la realizzazione del percorso nascita e d e l l a s a l u t e m a t e r n o i n f a n t i l e ,
prendendo in considerazione anche alcuni fattori di rischio relativi alla
salute neonatale e alla probabilità di SIDS [3]. Questi progetti hanno
permesso di fornire un quadro relativo ai comportamenti diffusi nelle regioni
italiane e di evidenziare quali campagne informative e attività vanno
promosse per informare sui comportamenti più adeguati da tenere, sia nel
percorso di assistenza che di cura domestica relativa al percorso di nascita.
Ad esempio il progetto “sei+uno”, che ha coinvolto la regione
Basilicata (capofila del progetto), la regione Friuli Venezia-Giulia, la regione
Piemonte, la USSL 4 Alto Vicentino, l’istituto di pediatria dell’Università
cattolica S.Cuore di Roma e il centro per la Salute del bambino–Onlus di
Trieste, ha avuto l’obiettivo di sviluppare e valutare una campagna di
informazione ed educazione sanitaria rivolta a giovani coppie/neogenitori e
volta a promuovere 7 interventi di prevenzione primaria nel campo della
salute infantile [4] . Tra gli interventi presi in considerazione, la riduzione
dell’esposizione a fumo passivo, l’aumento dell’allattamento materno e
della prevalenza di bambini che dormono in posizione supina.
Negli anni ‘80 e ‘90, studi epidemiologici hanno infatti mostrato una
minore incidenza della S I D S nei b a m b i n i c h e d o r m i v a n o i n p o s i z i o n e
supina, per questo molti paesi hanno attuato campagne di salute pubblica
per sensibilizzare le famiglie al fine di posizionare in maniera corretta i
propri bambini per dormire.
Si è visto che la posizione supina ha permesso di diminuire il rischio
della SIDS dal 50% al 90%.
La SIDS si verifica, inoltre, meno frequentemente nel primo mese di
vita, raggiunge il picco tra i 2 e i 4 mesi di età, e diminuisce in seguito. Circa
il 90% dei decessi per SIDS si ha nei primi 6 mesi di vita. I neonati maschi
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hanno più probabilità di morire rispetto alle pari età femmine, in un rapporto
di 60:40.
Il fumo materno durante la gravidanza è risultato un fattore di rischio
importante in quasi ogni studio epidemiologico della SIDS. L’esposizione
postnatale al fumo di tabacco è emersa inoltre come un fattore di rischio
distinto in alcuni studi, anche se questa variabile è difficile da distinguere
dal fumo materno prenatale. Le cause fisiologiche che potrebbero portare a
questo fattore di rischio sono legate al fatto che la nicotina causa alterazioni
nei percorsi autonomi, tra cui l’eccitazione di ipossia e di altri stimoli. Alcuni
studi hanno mostrato che, eliminando l’esposizione prenatale al fumo, circa
un terzo delle morti per SIDS potrebbe essere evitato [5].
Dal momento che l'introduzione di campagne internazionali sulla
posizione corretta durante il sonno e il conseguente declino della
percentuale di bambini che dormono in posizione prona, ha contributo a
definire che anche la posizione di fianco può aumentare il rischio della
SIDS, si deduce c h e i l r i s c h i o d e l l e p o s i z i o n i d i l a t o e prone s o n o
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sostanzialmente simili. Tuttavia, la posizione di lato nel sonno è instabile, e
molti bambini collocati in questo modo si portano facilmente in quella prona,
mettendosi a rischio di SIDS. I neonati di solito collocati in posizione supina
sono a volte messi in posizione di lato d a figure secondarie ( n o n n i ,
babysitter, o altri parenti).
Biancheria da letto e superfici morbide, come c u s c i n i , t r a p u n t e ,
piumoni, pelli di pecora, e materassi porosi, hanno dimostrato di essere altri
possibili fattori di rischio. In particolare, una forte interazione è stata trovata
tra la posizione prona nel sonno e la superficie morbida di assestamento
[6].
Altre cause di aumento del rischio della SIDS per il neonato sono la
temperatura alta dell’ambiente, vari strati di vestiti o coperte.
Quest’aumento del rischio di surriscaldamento è particolarmente evidente
quando i bambini dormono in posizione prona e la perdita di calore dal volto
è conseguentemente ridotta: l’aumento del fattore di rischio è meno chiaro
quando i neonati sono in posizione supina.
La condivisione del letto tra un bambino e l’adulto (il cosiddetto co-
sleeping) facilita l'allattamento al seno e migliora le interazioni genitore-
bambino. Tuttavia, studi epidemiologici hanno dimostrato che questa
pratica può essere pericolosa, quando il bambino è più piccolo d i 1 1
settimane, soprattutto se si condivide la camera per l'intera notte.
Altri elementi di interesse sono riportati nel seguito: co-sleeping con
persone che sono consumatori abituali di alcool; co-sleeping con fumatori;
co-sleeping su superfici troppo morbide (divano, lenzuola…). D’altra parte,
è sempre più evidente che dormire nella stessa c a m e r a , ma s e n z a
condivisione del letto, determina un ridotto rischio della SIDS. Gli Stati Uniti,
Regno Unito, Canada, Australia e molti altri paesi al momento consigliano
di far dormire i neonati in una culla accanto al letto dei genitori [7].
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Sono stati pubblicati degli s t u d i che h a n n o m o s t r a t o u n r i s c h io
significativamente ridotto della SIDS quando è usato un ciuccio al momento
del sonno [8]. Diversi meccanismi sono stati postulati per spiegare questo
effetto protettivo. Si è individuata una soglia di eccitazione più bassa nei
bambini che spesso usano il ciuccio rispetto a quelli che non lo hanno
durante il sonno, consentendo una maggiore capacità di risposta in caso di
apnea ostruttiva, aritmia cardiaca o condizioni esterne che portano ad
ipossia e asfissia. Anche quando il ciuccio non è proprio in bocca dopo che
un bambino si addormenta, l’effetto protettivo persiste. Infatti, lo
spostamento del ciuccio potrebbe contribuire a disturbi nel sonno e quindi,
maggiore reattività del bambino.
I bambini che nascono prematuri o che hanno un basso peso alla
nascita, possono avere fino a quattro volte superiore il rischio della SIDS
rispetto ai bambini nati a termine. Apnea associata a nascite pretermine e
altre complicazioni dei nati prematuri, tuttavia, n o n s p i e g a n o
completamente questo aumento del rischio. I bambini nati pretermine, che
sono posti in posizione prona, sono infatti a rischio elevato per la SIDS,
tanto quanto i bambini nati a termine. Tuttavia, i bambini nati pretermine
sono spesso c o l l o c a t i i n c l i n i i n t e r a p i a i n t e n s i v a p e r m i g l i o r a r e l a
regolazione meccanica delle vie respiratorie.
Per quanto riguarda l’apnea nel sonno, anche se lessa è stata per
anni considerata un parametro precursore della SIDS, i risultati degli studi
hanno dimostrato che essa non sia un elemento che può essere
direttamente monitorato per predire l a S I D S . Infatti, il monitoraggio
dell’apnea potrebbe essere utile in pazienti selezionati soggetti a eventi
pericolosi che mettono a serio rischio la vita, ma non c'è evidenza che
questo sia utile per ridurre significativamente il verificarsi della SIDS.
Nelle fasi notturne di risveglio dal sonno, esso si accompagna a una
progressiva attivazione di specifiche strutture cerebrali, da subcorticali a
corticali, e consiste di componenti ascendenti e discendenti che mediano il
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risveglio corticale e subcorticale rispettivamente. Il risveglio corticale
interessa i neuroni noradrenergici, serotininergici, dopaminergici, colinergici
e istaminergici nel tronco cerebrale, nella parte basale del cervello e
nell’ipotalamo, che eccitano la corteccia cerebrale e causano l’attivazione
corticale. Il risveglio sottocorticale, d’altra parte, è mediato principalmente
dalle vie del tronco cerebrale, che aumentando il ritmo cardiaco, la
pressione sanguigna, la respirazione e il tono posturale, senza cambiare
l’attività corticale. In uno studio prospettico di lattanti, che poi sono morti per
SIDS, è stato visto che essi hanno episodi più frequenti e più lunghi di
risveglio sottocorticale, ma pochi episodi di risveglio corticale, reperti che
sono indicativi di deficit di risveglio subclinico. Altri studi prospettici
confermano la presenza di deficit di risveglio in lattanti con SIDS.
Nella ipossia grave o ischemia , il respiro normale manca e viene
sostituito dal gasping. Il gasping aumenta il volume di aria nei polmoni,
seguito dal trasporto di ossigeno al cuore, aumentata gittata cardiaca ed
infine aumenta la perfusione cerebrale e la re -ossigenazione. L’atto del
gasping interessa neuroni della colonna midollare che presenta una scarica
violenta, dovuta all’attività pacemaker modulata dalla 5-idrossitriptamina e
dalla norepinefrina, che in combinazione sostengono il gasping e
restituiscono l’attività alla respirazione ritmica. I tracciati dei lattanti che
sono morti per SIDS hanno dimostrato che i loro gasping sono inefficaci,
con grande ampiezza di respiro, anormali complessi e incapacità ad
aumentare la frequenza cardiaca (vedi Figura 2).
Alcuni lattanti con eventi acuti, vicini alla perdita della vita,
caratterizzati da apnea e mancata risposta autonoma alla stessa, possono
rappresentare potenziali casi di SIDS, nei quali il riconoscimento
dell’insufficienza del gasping, è reso possibile dal successivo intervento.