I. A PORTRAIT OF THE ARTIST AS A YOUNG MAN
I. 1. Gli esordi di D. G. Rossetti e la nascita della Pre-Raphaelite Brotherhood
Lately, however, my mind has been directed also toward another object whose
attainment, I confess, has sometimes interfered with my steadier purpose; this object is
the power of expressing my thoughts in poetry.
1
Fin dalla prima giovinezza, Dante Gabriel Rossetti avrebbe voluto essere un pittore, un poeta, o
entrambe le cose. Sarebbe diventato un riferimento imprescindibile per cogliere le inquietudini di
un’epoca profondamente contraddittoria come quella vittoriana.
Ancora bambino, si perde nelle pagine degli autori della gloriosa letteratura italiana stilnovista,
stemperandone le pulsioni religiose e sociali con approfondimenti dell’opera dei grandi poeti
romantici inglesi, di William Shakespeare, Johann Wolfgang Goethe, Ernst Hoffmann e di Edgar
Allan Poe. Si nutre di letteratura, si pasce di fervori politici pur restandone avulso, si forgia con una
molteplicità di immagini sacre, di suggestioni romantiche e di desideri di immortalità.
2
Studia e legge voracemente, in cerca di una propria voce espressiva che nascerà dalle sinergie più
diverse, all’insegna del sincretismo culturale ai limiti con il virtuosismo sterile del bibliomane.
Dal ramo paterno eredita la fierezza orgogliosa tipica di certi italiani meridionali, il temperamento
irruente e contraddittorio, la frenesia e il desiderio di ascesi sociale; tramite la madre, la compita
Frances Maria Lavinia Polidori, entra in contatto con il rigore della religione protestante, il
quotidiano esame di coscienza inerente alle questioni morali e la sensualità perversa di chi deve
sempre reprimere lo spirito diabolico.
1
J. MARSH, Dante Gabriel Rossetti. Painter and Poet, London, Weidenfeld & Nicolson, 1999, pag. 33. [«Ultimamente
la mia mente si è indirizzata anche verso un altro obiettivo, il cui raggiungimento, confesso, ha talvolta interferito con il
mio più fermo proposito. Quest’obiettivo è riuscire ad esprimere i miei pensieri in poesia», traduzione di M. D’AMORE,
Tempo e memoria nel canzoniere di Dante Gabriel Rossetti, in AA VV. “…un dono in forma di parole”. Studi dedicati
a Giuseppe Savoca, La Spezia, Agorà Edizioni, 2002, pag. 63].
2
Come ci è attestato da parecchie fonti, il giovane Dante Gabriel si presta a “tenzoni” con i fratelli, scrive sonetti con
estrema rapidità e, all’età di sei anni, grazie al torchio privato del nonno, si abitua a leggere il proprio nome stampato in
copertina. Non si può non tener conto di tali esperienze, dal momento che lasceranno un’impronta notevole sulla sua
formazione. Sull’argomento cfr. E. SCHULTE, Dante Gabriel Rossetti. Vita, arte, poesia, Napoli, Liguori, 1986, pag. 33,
e F. MARUCCI, Storia della letteratura inglese, volume III, tomo I, Firenze, Le Lettere, 2003.
2
Il professor Gabriele Rossetti, fervente dantista da sempre in aperto contrasto con i gusti del suo
tempo, gli trasmette la concezione prettamente letteraria dell’aldilà
3
e con l’iscrizione alla Royal
Academy Dante Gabriel abbandona la comunità dei fedeli, al punto da professare apertamente il
proprio agnosticismo. A parere di John Ruskin, «Rossetti was really not an Englishman, but a great
Italian tormented in the Inferno of London».
4
Ci si può accostare a Dante Gabriel definendolo un enfant prodige, tanto precoce è in lui la
vocazione artistica, corroborata anche dal singolare ambiente in cui vive, uno tra i più fecondi
dell’Inghilterra a lui contemporanea. William Holman Hunt, amico dei fratelli Rossetti, e futuro
esponente della Confraternita Preraffaellita, avrebbe così rievocato, anni dopo, il proprio ingresso
all’interno del singolare nucleo familiare italo - inglese:
The father arose to receive me from a group of foreigners around the fire, all escaped
revolutionaries from the Continent...The conversation was in Italian, but occasionally
merged into French...
5
Come riferisce Franco Marucci
6
in casa Rossetti avevano luogo discussioni vivaci, spesso accese,
con protagonisti d’eccezione: Ugo Foscolo, Samuel Coleridge, il medico di Lord Byron, John
William Polidori. Nessuna meraviglia, dunque, se tre dei quattro figli
7
coltivarono velleità letterarie
e rivoluzionarono l’iter della cultura britannica.
Nel 1848 Dante Gabriel Rossetti è un ventenne insofferente agli schemi accademici e alla frivolezza
dell’arte vittoriana. Oltre all’aperto contrasto con i Discourses del cattedratico e autorevole Sir
Joshua Reynolds
8
gli strali velenosi del giovane si indirizzano contro un intero mondo ripetitivo e
prosaico, che si compiace di ripercorrere stilemi ormai svuotati di significato desunti dai modelli
della tradizione pittorica secentesca e settecentesca:
3
Umberto Eco definisce Gabriele Rossetti uno dei principali “Adepti del Velame”, e ironizza sulla possibilità di
ritrovare nel testo dantesco «un certo numero di simboli e pratiche liturgiche tipiche della tradizione massonica e
rosacrociana». Si veda, quindi, U. ECO, Interpretazione e Sovrainterpretazione, Milano, Bompiani, 2002, pag. 67.
4
E. SCHULTE, op. cit., pag. 40. [«Rossetti non era realmente un inglese, ma un grande italiano tormentato nell’inferno
di Londra», traduzione mia].
5
J. MARSH, The Pre-Raphaelites. Their lives in Letters and Diaries, London, Collins & Brown, 1996, pag. 14.[«Per
ricevermi il padre si allontanò da un gruppo di stranieri riuniti intorno al fuoco,tutti rivoluzionari fuggiti
dall’Europa…La conversazione aveva luogo in italiano, di tanto in tanto anche in francese», traduzione mia].
6
Cfr. F. MARUCCI, Storia della letteratura inglese, cit.
7
L’unica eccezione è costituita della primogenita, Maria Francesca, la quale, dopo aver dato alla luce The Shadow of
Dante preferì la vita monastica.
8
Schernito come “Sloshua” : cfr. J. MARSH, op. cit., pag. 15.
3
Why should the several parts of the composition be always apexed in pyramids? Why
should the higest light be always on the principal figure? Why make one corner of the
picture always in shade?
9
Alla Royal Academy Dante Gabriel dimostra una certa insofferenza a causa della mancanza di
aggiornamento dei corsi e dei programmi, incuranti delle sperimentazioni contemporanee e delle
innovazioni apportate da sette simil-religiose, mai apprezzate fino in fondo, come i Nazareni di
Friedrich Overbeck, nei riguardi dei quali William Michael Rossetti ribadisce:
The works of Overbeck [...] bear a strong affinity to the Raphaelesque standard of form
and sentiment.
10
Ostile alle convenzioni, e desideroso di rinnovare gli strumenti espressivi dell’arte, il giovane
attinge a piene mani ad un passato medievale pre-Raffaello da cui cerca di mutuare freschezza
espressiva, spontaneità e un attento studio della natura:
Nature is always in perspective, and any conspicuous departure from her ordinary plan of
anatomy is a monstrosity.
11
La “missione” del Rossetti, ritenuta dal pittore-poeta salvifica al pari di quella dell’ammirato
visionario William Blake, lo induce a dedicarsi interamente all’arte e, quasi casualmente, Dante
Gabriel associa il proprio ingegno ad altre personalità brillanti: il risultato è la fondazione, nel
settembre del 1848, della Pre-Raphaelite Brotherhood, in vita fino al 1853.
I componenti del gruppo erano penetrati nelle istituzioni culturali ufficiali e come il giovane anglo-
italiano, inseguivano una forma artistica che potesse gratificarne l’istinto all’innovazione in senso
anti-accademico. Della Confraternita, inizialmente impostata secondo la pratica dei cenacoli
sovversivi e massonici, costituiscono parte attiva i due fratelli Rossetti, il giovane e dotato John
Everett Millais, William Holman Hunt e le figure meno note di Thomas Woolner, James Collinson
e Frederick George Stephens.
9
J. MARSH, The Pre-Raphaelites. Their lives in Letters and Diaries, cit., pag. 12. [«Perché le diverse parti della
composizione dovrebbero sempre assumere forma piramidale? Perché la luce più intensa deve sempre trovarsi sulla
figura principale? Perché tenere in ombra un angolo del dipinto?», traduzione mia].
10
W. M. ROSSETTI, Preraphaelitism, citato in J. BRYDEN (a cura di), The Pre-raphaelites. Writing and sources, vol. III,
London, Routledge, 1998, pag. 38. [«Le opere di Overbeck presentano una forte affinità alle regole raffaellesche di
forma e sentimento», traduzione mia].
11
W. M. ROSSETTI, op. cit., pag. 34. [«La natura è sempre disposta in prospettiva e qualunque sostanziale
allontanamento dal piano ordinario dell’anatomia è da considerarsi una mostruosità », traduzione mia].
4
I sette membri cercano di mantenere una condotta coerente al loro orizzonte d’attesa, impegnandosi
a non lasciarsi condizionare, almeno agli esordi, dalle richieste del grande pubblico. Così William
Michael riferisce: «The Pre-Raphaelite have been working bravely and without compromise for
three years, and have fought their way into public disfavour».
12
Ford Madox Brown, artista affermato, appartenente ad una generazione precedente, conoscitore
dell’arte di Overbeck, ed esperto viaggiatore, sarebbe stato uno dei principali riferimenti della Pre-
Raphaelite Brotherhood, anche se mai direttamente riconducibile ad essa. Di tale artista i giovani
preraffaelliti apprezzano la propensione allo studio del paesaggio naturale dal vero, immortalato nel
suo perpetuo divenire, e consegnato allo spettatore con estrema umiltà.
Al numero 83 di Gower Street, ben presto sede ufficiale del gruppo, si discute di arte, di letteratura,
delle recenti rivendicazioni cartiste,
13
della necessità di operare sul presente senza dimenticare gli
insegnamenti dell’età medievale. William Holman Hunt dipinge così i rapporti interpersonali
nell’ambito della Confraternita:
We were really like brothers, continually together and confiding to one another all
experience bearing on questions of art and literature and many affecting us as
individuals.
14
La lettura, avvenuta nel 1847, dei primi volumi dell’opera ruskiniana Modern Painters
15
entusiasma i Confratelli, indicando loro la possibilità di ripudiare l’arte definita dal gruppo
“sloshy”
16
e di dialogare con il patrimonio letterario per attingerne stilemi, suggestioni o
personaggi.
John Ruskin si era dichiarato a favore di un’arte semplice ma acuta, in cui il peso scientifico
servisse a palesare alla perfezione la magnificenza del Creato,
17
intriso del disegno divino.
18
12
Ivi, pag. 39. [«Per tre anni i Preraffaelliti hanno lavorato con coraggio senza piegarsi ai compromessi e si sono fatti
strada nonostante la disapprovazione del pubblico», traduzione mia].
13
A proposito della partecipazione di Millais e Hunt ai comizi del movimento cartista, cfr. J. MARSH, op. cit., pag. 11.
14
J. MARSH, op. cit., pag. 15. [«Ci sentivamo davvero come fratelli, eravamo sempre insieme e ci confidavamo l’un
l’altro tutte le esperienze relative all’arte e alla letteratura e che spesso ci segnavano come individui», traduzione mia].
15
La stesura della più celebre opera di critica d’arte inglese risale al periodo compreso tra il 1842 e il 1860. Poderosa
l’edizione italiana: J. RUSKIN, Pittori moderni, (a cura di G. Leoni con la collaborazione di Alessandro Guazzi), Torino,
Giulio Einaudi, 1998.
16
“Priva di consistenza”, “di maniera”.
17
Sul misticismo estetico di Ruskin, si legga: U. ECO (a cura di), Storia della bellezza, Milano, Bompiani, 2004, pag.
351.
18
Su questa base, i Preraffaelliti solevano definire la propria arte «solid», contrapponendola così a quella artificiosa e
convenzionale («flimsy») di un certo passato, o di un presente che seguiva i dettami della tradizione.
5
Quando il critico aveva argomentato l’importanza della «close imitation of nature»
19
intendeva
sottolineare la necessità di una svolta epocale nella concezione artistica, al fine di perseguire «a
correct representation of any object».
20
Apparentemente “il laureato di Oxford”
21
sembrava esprimere un paradosso insanabile, ma questi
giudizi si intersecavano perfettamente con la vitalità e l’ottimismo di chi, avendo solo vent’anni o
poco più, si illude di poter rivoluzionare il mondo.
L’organizzazione interna della PRB cercava di risolvere le contraddizioni insite al gruppo stesso e
di realizzare quattro punti fondamentali:
1. To have genuine ideas to express. 2. To study Nature attentively [...]. 3. To sympathize
with what is direct and serious and heartfelt in previous art, to the exclusion of what is
conventional […]. 4. And, most indispensable of all, to produce thoroughly good pictures
and statues.
22
«Il leggendario, l’aneddotico, la nota simbolico–morale–religiosa, il tutto rappresentato con
precisione fotografica e laboriosamente realizzato e “rifinito”: questo fu essenzialmente il
programma preraffaellita».
23
Nella sua prima fase, la Pre-Raphaelite Brotherhood è inevitabilmente soggiogata dal romantico
genio del Rossetti, il quale si impegna a vivere una «vita inimitabile», cercando l’identificazione
assoluta tra la propria esperienza e il credo artistico,
24
che tanto influsso eserciterà su intellettuali e
artisti della generazione successiva,
25
incentrata sul rispetto della sacra ispirazione compositiva e
sugli eccessi della propria personalità.
19
J. BALLANTYNE, What is Preraphaelitism?, Edimburgh & London, Blackwood and Sons, 1856, pag. 8. [«accurata
imitazione della natura», traduzione mia].
20
Ibidem, [«una corretta rappresentazione di ciascun oggetto», traduzione mia].
21
Il giovane Ruskin, infatti, inizialmente non firmò i primi volumi del saggio, preferendo nascondersi dietro una
formula generica.
22
Il programma dei Preraffaelliti è riportato da L. DE CARS, The Pre-Raphaelites. Romance and Realism, New York,
Abrams, 2000, pag. 23. [«1. Esprimere idee genuine. 2. Studiare la Natura con attenzione […].3. Rivalutare ciò che di
diretto e serio vi era nell’arte del passato, ad esclusione di tutto ciò che è convenzionale […]. 4. E, ciò che è più
importante, creare buoni prodotti artistici.», traduzione mia].
23
W. SYPHER, I Preraffaelliti, in AA. VV. Il Vittorianesimo (a cura di Franco Marucci), Bologna, Il Mulino, 1991, pag.
330.
24
Si veda G. HOUGH, The Last Romantics, London, 1949, citato e tradotto da F. MARUCCI nella sua Storia della
letteratura inglese, cit., pag. 739: «E’ come se Elizabeth Siddal avesse dovuto morire per tener fede al suo ruolo nel
mito poetico rossettiano.»
25
Basti pensare ai decadenti Walter Pater, Edward Burne Jones, Oscar Wilde e l’Immaginifico Gabriele D’Annunzio,
tutti accomunati dall’esigenza di posare, tra il serio e il faceto, e di destare scalpore.
6