5
album musicali, senza averli acquistati precedentemente; in seguito
alla chiusura dei primi siti web MP3.com e Napster che
consentivano tale operazione, si è susseguito un proliferarsi di
nascite di siti che consentono tuttora la condivisione di musica on
line aggirando le restrizioni giuridiche che hanno comportato la
scomparsa dei loro predecessori.
Uno degli aspetti più preoccupanti, sia per chi utilizza tali sistemi
sia per chi li vorrebbe vedere chiusi, è quello della mancanza di una
chiarezza giuridica, e che quindi fa tendere gli utilizzatori ad
assumere uno status o di vandalo impunito, oppure di martire
condannato solo per aver scambiato con un altro utente del web
materiale coperto da copyright. Ma ancor più manchevole sembra
essere la giurisprudenza internazionale, chiamata a risolvere
questioni di natura transnazionale, data l’a-territorialità della rete,
essendo però legata alle legislazioni nazionali.
Questo lavoro cerca quindi di delineare delle possibili soluzioni
strategiche e distributive che riescano a far conciliare le nuove
tecnologie con il rispetto dei diritti d’autore che tutelano i
proprietari dei brani da un uso illecito di essi. Dal punto di vista
strategico poco valgono le repressioni giuridiche o le multe inflitte
ai cosiddetti freeloaders, tale fenomeno, infatti, è di portata
talmente ampia che sembra più appropriato un tentativo di
addomesticazione degli utenti che rappresentano il nocciolo duro
del downloading, in modo da poter successivamente e
gradualmente far diventare il prodotto-musica, un servizio-musica
e riuscire a cogliere appieno e sfruttare al meglio le vastissime
potenzialità offerte da Internet.
6
Capitolo 1
MERCATO DISCOGRAFICO TRADIZIONALE
1 MUSICA COME ESPRESSIONE ARTISTICA
SPONTANEA
La musica ha rappresentato sin dalle primissime emissioni
sonore, un elemento di interazione tra individui con scopi non
sempre simili; dalle celebrazioni religiose, ai riti propiziatori, dalle
dichiarazioni di intenti, alle cariche in battaglia.
Nascendo spontaneamente come supporto alla comunicazione
orale, non incontrò i problemi di cui si discuterà in questo lavoro e
non essendo evidentemente realizzabile un approfondimento di
contesti cronologicamente troppo remoti, è possibile collocare le
ultime situazioni di relativa distanza dai meccanismi economici
fino al ‘700; in genere si suonava per il piacere di suonare, e se i
gusti dell’ascoltatore incontravano quelli del musicista, si ascoltava
per il piacere di ascoltare. Come scrive giustamente Richard
Middleton, nella prima metà del XIX secolo la maggior parte della
produzione musicale (europea) è mediata o è interamente nelle
mani di editori musicali commerciali, promotori e organizzatori di
concerti, gestori di teatro e di taverne. Per la prima volta nella
storia,la gente non fa più la musica da sé, ma la compra; durante
questo periodo inizia la commercializzazione della canzone
tradizionale, i settori di classe operaia producono nuovi tipi di
canzoni, si sviluppano nuovi tipi di spettacolo nelle taverne
1
.
Questa brevissima immagine ha l’intento di introdurre una scelta
che sembra quantomeno necessaria, cioè prendere in esame un
determinato mondo musicale che rappresenta in qualche modo la
1
Richard Middleton, Studiare la popular music, 1994, Milano
7
genesi della popular music, (“pop”) nella sua più larga accezione di
musica che giunge al maggior numero possibile di persone. Questa
concezione della popular music deriva da un susseguirsi di
circostanze che caratterizzarono gli Stati Uniti d’America nella
prima metà dello scorso secolo: prima fra tutte la crisi economica
del 1929; difatti in ogni caso la popular music si contestualizza
nella parte del mondo in cui il mercato è più attivo e frenetico e in
particolar modo negli USA. Come è facilmente comprensibile però,
le diverse espressioni musicali sono nate e continuano ad evolversi
in differenti aree geografiche del globo; le tradizioni culturali,
sociali ed economiche hanno un peso preponderante nello sviluppo
di tale argomento e a ben guardare quindi, il genere, il mercato e la
produzione più rilevanti al mondo sono proprio quelli relativi alla
popular music occidentale.
Negli Stati Uniti d’America la discendenza più remota della
attuale musica da consumo può essere rintracciata alla fine del
diciannovesimo secolo, periodo in cui la popolazione che
successivamente prenderà il nome di afroamericana fu trasportata
nel nuovo continente alla stregua di macchinari da poter utilizzare
per i lavori fisicamente più faticosi. Da questo periodo in poi
verranno a mescolarsi le tradizioni dei suoni africani con le
concezioni musicali delle grandi metropoli operose e
industrializzate; prenderà forma il primo e ancora crudo blues. Il
ventesimo è il secolo della definitiva nascita del music business:
nel prima metà il jazz, impersonato dalle grandi orchestre,
rappresenta la prima vera musica di massa, che ha come effetto la
stretta ma solo momentanea convergenza di gusti e abitudini delle
diverse classi sociali.
2
Nella seconda metà del secolo, dal
2
Sulla nascita del jazz esistono diverse teorie, tutte comunque giungono alla conclusione di
cui è involontario portavoce LeRoi Jones secondo il quale il jazz ha origine dall’integrazione
degli americani bianchi culturalmente, e quindi musicalmente, più colti con gli immigrati
africani neri privi di un bagaglio di studio metodico di strumenti musicali, ma sicuramente più
innovativi perché liberi dagli schemi musicali fino a quel momento utilizzati in occidente.
LeRoi Jones, Il popolo del blues, sociologia degli afroamericani attraverso l’evoluzione del
jazz, 1994, Milano.
8
contemporaneo sviluppo di questi due stili musicali prende forma il
fenomeno che rappresenterà la più epocale svolta economica di
questo mercato: il rock’n’roll. Nato (anche questo) come
evoluzione delle tradizioni nere del rhythm’n’blues, il rock’n’roll,
successivamente rock, ha fondato la sua immensa struttura e
fortuna su un preciso segmento di acquirenti: i giovani; è
importante chiarire che è ancora vicina l’esperienza del secondo
conflitto mondiale e, nel pieno della forte ripresa economica degli
anni cinquanta, la generazione degli adolescenti è ormai in totale
contrasto con la visione della vita dei loro padri, stanchi di guerre e
di stenti e desiderosi di tranquillità e benessere economico. Per chi
costruiva l’ideologia del consumo, il ruolo simbolico dei giovani
era diventato assolutamente determinante, rappresentando in
maniera essenziale e diretta i sentimenti del rinnovamento e del
cambiamento rispetto alla vecchia mentalità diventata
oggettivamente un ostacolo per l’espansione del consumo di
massa.
3
In conclusione la pop music è qui considerata nella sua accezione
di musica di massa, lontana da gusti troppo esclusivi e
particolareggiati, infatti il termine pop non indica un genere, ma un
insieme di generi musicali diversi
4
, quindi le prospettive per la
costruzione di un mercato dalle enormi dimensioni e di
conseguenza dall’enorme fatturato sono più che mai realistiche e
invitanti per gli operatori di tale settore.
3
Ernesto Assante e Gino Castaldo, Genesi: la nascita del rock’n’roll, 1997, Roma.
4
Ernesto Assante e Gino Castaldo, op. cit.
9
2 NASCITA DELLA PRODUZIONE MUSICALE
La svolta decisiva del music business si può collocare
approssimativamente nel primo quarto di secolo del ‘900; negli
Stati Uniti d’America era in atto una rivoluzione pressoché totale
delle espressioni musicali, artistiche in genere, ma soprattutto
sociali. Mentre nella vecchia Europa dominava ancora la
rappresentazione musicale e teatrale insieme, come forma d’arte
colta, in America si affacciava il jazz, che contrariamente a ciò che
si pensa, fu una musica comprensibile per tutti, che faceva divertire
tutti, e che faceva guadagnare molti; la peculiarità di quel periodo
risiede nel fatto che sebbene rudimentali macchinari di
registrazione e relativi supporti fonografici fossero già stati
inventati, la gran parte del denaro ruotava intorno al singolo
evento-concerto. Naturalmente possedere un disco - e ancor di più
un apparecchio che consentisse di ascoltarlo - era una possibilità
che pochi avevano, quindi il mercato sul quale si concentrava il
lavoro più rilevante era quello tangibile dello spettacolo, con tutto
l’indotto da esso generato: musicisti, sale da ballo, biglietti etc. ; in
pratica ci si trovava di fronte ad una attuale discoteca i cui artisti si
potevano far conoscere solo tramite le loro esibizioni dal vivo e
l’importantissimo “passaparola”.
Siamo agli esordi del marketing operativo e strategico dello
spettacolo, è sulla bocca di tutti gli impresari, affaristi e proprietari
di speakeasies
5
: “la musica rappresenta un mercato florido e molto
promettente”.
L’emergenza del mercato della musica registrata segna il
passaggio alla società contemporanea, e a ben vedere, esso è
probabilmente il primo mercato veramente di massa
6
. Prende forma
così un attore che è protagonista, ma allo stesso tempo lontano
5
(Nello slang americano: bettola illegale). Locali clandestini che durante il periodo del
proibizionismo erano il fulcro della realtà musicale americana.
6
Francesco Silva e Giovanni Ramello, Il mercato Fonografico: configurazione e casi
nazionali, in “Dal vinile a internet”, 1999, Torino.
10
dagli occhi del grande pubblico, nel mondo dell’ entertainment : la
casa discografica.
Prima di analizzare dettagliatamente la struttura di una casa
discografica, è necessario però descrivere le fasi di sviluppo di tale
organizzazione, che è stata soggetta a modifiche e alterazioni
strutturali continue; questo è sempre stato dettato dal fattore
evidentemente più importante: le vendite. La difficile ma
stimolante nascita di un mercato della musica registrata, fa
intravedere grossi margini di profitto e il “prodotto musica”, a
questo punto, deve essere equiparato a qualunque altro prodotto,
cioè si dovrà quindi tener conto del suo ciclo di vita e sarà
necessario quindi ben interpretare e prevedere le diverse fasi di
nascita - sviluppo – maturità – obsolescenza. Un efficiente
operatore del settore, è quello che riesce a comprendere sin
dall’inizio una nuova direzione che la musica o le abitudini dei
consumatori stanno prendendo, o che riesce ad anticipare
l’abbandono di un settore ormai in discesa irrecuperabile; questo
naturalmente è dovuto all’intuito e all’esperienza di un singolo o di
un gruppo di persone ed è quindi ormai assodato ormai il binomio
musica – prodotto; alla fine il quesito fondamentale che si pongono
gli operatori di questo settore (ma in verità di qualunque altro
settore) è: “meglio agire per primi con nuovi generi, artisti e
immagine e tentare di collocarsi nel mercato nella posizione di first
mover con tutte le premesse per essere anche leader, oppure
aspettare, rischiare meno, studiare e analizzare le mosse dei
concorrenti, che battono la strada dell’ innovazione e da cui si
possono ottenere importantissime analisi di mercato e di nuove
tendenze ?” La risposta a tale quesito è di cruciale importanza per il
buon esito di singole operazioni o per le performance stagionali di
un impresa che naturalmente ha bisogno di far convivere al proprio
interno un insieme di figure professionalmente specializzate in una
mansione che viene svolta nel migliore dei modi possibili;
l’insieme di queste figure che collaborano vicendevolmente
11
rappresenta il nucleo centrale di quella realtà che prende il nome di
casa discografica.
3 CASE DISCOGRAFICHE ( major e indie)
Nell’ universo fonografico la specifica attività di vendita di
materiale musicale, si pone come testa d’ariete e come obiettivo
principale da raggiungere per gli operatori del settore; ma
naturalmente dietro questa operazione esistono attori con funzioni e
strategie differenti.
La prima e più generale distinzione che si può effettuare è quella
tra le cosiddette major e le case indie (indipendenti); differiscono
prima di tutto per le dimensioni: nell’ industria fonografica, a
livello mondiale, si riscontra un grado di concentrazione
elevatissimo, con il predominio incontrastato di cinque imprese
multinazionali, (major ndr), che nei diversi contesti geo-economici
controllano oltre il 70-80% dei mercati della musica registrata
7
;
queste sono BMG, EMI, SONY MUSIC, UNIVERSAL MUSIC
(nata dalla fusione di MCA e Polygram avvenuta nel 1999) e
WARNER MUSIC.
La tabella seguente raggruppa alcune delle – non necessariamente
– etichette minori che fanno parte dei gruppi dei veri e propri big
del mercato.
A causa delle grandi dimensioni di ognuna di queste cinque case,
sono state inserite nella tabella solo le più importanti e
rappresentative sussidiarie (una completa elencazione renderebbe
necessario citare centinaia di etichette).
La parte restante del mercato è popolata da migliaia di piccole
imprese (etichette indipendenti), che operano in genere in un
ambito geografico definito e più ridotto, con un volume d’ affari
minimo e assolutamente non paragonabile ai fatturati delle major.
7
Francesco Silva e Giovanni Ramello, op. cit.