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INTRODUZIONE
Il mercato.
Lo sviluppo dei mercati costituisce la principale caratteristica dello
sviluppo dell’economia moderna e della conseguente crescita della ricchezza.
Nelle economie di mercato le decisioni concernenti la produzione e lo
scambio di beni e servizi avvengono sulla base del livello e dell’andamento dei
prezzi. I prezzi rappresentano il principale strumento di comunicazione per i
soggetti, acquirenti e venditori, che operano sul mercato. I prezzi dei beni e dei
servizi e le quantità effettivamente scambiate sono determinate nei mercati, dove
si svolge l’attività di scambio. Ma cosa si deve intendere per mercato? (Amendola
e al., 2005, pag. 37)
Nelle moderne società ognuno dei suoi componenti si dedica alla
produzione di una quantità limitata di beni (o, come sempre più spesso avviene a
causa del fenomeno della specializzazione produttiva accompagnato dalla c.d.
parcellizzazione del sapere, solo alla produzione di una parte di un bene finale di
consumo) mentre per la sua esistenza ha bisogno di un gran numero di beni, per
cui diventa inevitabile procedere allo scambio del bene posseduto da ognuno con
quantità dei beni diversi necessari alla sopravvivenza, posseduti dagli altri e che
sono disposti ad operare lo scambio.
Il luogo economico in cui avvengono gli scambi dei beni è il mercato.
Sul mercato si viene, pertanto, a stabilire un insieme di relazioni tra tutti coloro
che sono interessati allo scambio (che per quanto si è affermato in precedenza
sono la totalità dei componenti la collettività). Via via che i mezzi di
comunicazione si sono andati sviluppando e sono apparsi sistemi di regolazione
degli scambi sempre più sofisticati, la teoria economica ha affinato il concetto di
mercato, lasciando sempre più spesso fuori dalla definizione dello stesso la
localizzazione geografica, per concentrare maggiormente l’enfasi sulle relazioni di
scambio. Secondo la teoria economica il mercato è il meccanismo attraverso il
quale si stabiliscono le interrelazioni tra venditori e compratori (i soggetti
interessati allo scambio) che danno luogo allo scambio di beni e servizi,
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indipendentemente da qualunque riferimento geografico Si può notare come in
quest’ultima definizione di mercato l’enfasi venga posta sul termine
“meccanismo” , mentre viene abbandonato, o comunque ridimensionato, il ruolo
del luogo.
Gli economisti considerano il sistema economico come un insieme di
singoli mercati e in ognuno di essi gli acquirenti e i venditori variano a seconda di
ciò che viene scambiato. Esiste dunque, un mercato per ogni singola merce,
risorsa o servizio: c’è un mercato delle arance, uno delle automobili, un altro dei
beni immobili e altri ancora delle azioni societarie, degli euro e di qualsiasi altra
cosa possa essere comprata e venduta. (Vinci, 1993, pag. 9)
Un mercato si configura, dunque, come una rete di comunicazione tra
consumatori e produttori funzionale alle attività di acquisto e di vendita di beni e
servizi. In essa interagiscono la domanda, espressa di norma dai consumatori e
l’offerta, espressa di norma dalle imprese che producono e quindi offrono uno
specifico bene o servizio. L’interazione tra domanda e offerta, attraverso quello
che si chiama il meccanismo di mercato, o regola del mercato, determina i prezzi
dei beni e dei fattori produttivi.
Va in fine aggiunto che il mercato non è necessariamente un luogo
“fisico”, in cui compratori e venditori si incontrano materialmente per concludere
affari: lo sviluppo della tecnologia dell’informazione e della comunicazione ha
favorito la nascita di mercati immateriali, in cui l’attività di scambio avviene per
via telematica senza che vi siano localizzazioni fisiche del mercato
stesso.(Amendola et al., 2005, pag. 37)
I regimi di mercato.
L’analisi del funzionamento dei mercati richiede di tener conto
preliminarmente della specifica struttura di ciascun mercato, cioè del modo in cui
esso è organizzato. Il comportamento dei singoli agenti e, conseguentemente, il
funzionamento del mercato nel suo complesso, possono, infatti, differire
notevolmente in base alle diverse forme di organizzazione e dei differenti assetti
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istituzionali. Gli economisti trovano, pertanto, utile distinguere tra differenti tipi
di strutture o regimi di mercato.
Diversi sono i criteri con cui è possibile classificare i vari regimi di
mercato, tuttavia si è soliti far rifermento alle seguenti caratteristiche di base:
Numerosità degli agenti. Il riferimento è al numero dei venditori e dei
compratori presenti in un mercato. Ciò che conta è il numero delle unità
decisionali, specie se si tratta di organizzazioni, piuttosto che il semplice numero
degli individui che le compongono.
Sostituibilità dei prodotti scambiati. Il riferimento è al fatto che il
prodotto di ciascuna impresa presente sul mercato sia più o meno omogeneo, cioè
abbia le stesse caratteristiche qualitative di quelli delle altre imprese, e quindi, sia
più o meno sostituibile da parte degli acquirenti. Si tratta di un aspetto rilevante,
perché se, ad esempio, i prodotti offerti dalle varie imprese sono del tutto identici,
per gli acquirenti è indifferente rivolgersi all’una o all’altra di esse; in questo caso
si parla di beni perfettamente omogenei. Se, invece, i prodotti offerti hanno
caratteristiche diverse, allora i compratori preferiranno rivolgersi a quelle imprese
che offrono prodotti con le caratteristiche da loro maggiormente desiderate e,
pertanto, per essi non sarebbe affatto irrilevante acquistare dall’uno o dall’altro
venditore presente sul mercato; in questo caso si parlerebbe di beni (o prodotti)
differenziati. Tale differenziazione avrà rilevanti conseguenze sul complessivo
funzionamento dei mercati.
Interdipendenza delle decisioni. Il riferimento è al fatto che le scelte di
ciascuno degli agenti presenti sul mercato siano più o meno influenzate, e nello
stesso tempo influenzino, le decisioni degli altri agenti. Va precisato che in realtà
l’interdipendenza delle decisioni deriva, come è ovvio, dalla numerosità degli
agenti e dal grado di omogeneità dei prodotti. Se, ad esempio, in un mercato sono
presenti numerosi venditori che producono beni con le stesse caratteristiche
qualitative, e quindi perfettamente omogenei, l’interdipendenza delle decisioni
tende a zero e ciascun agente tenderà ad effettuare le proprie scelte
autonomamente da quelle altrui. L’interdipendenza può, al contrario, essere molto
elevata nel caso in cui in un mercato vi siano pochi venditori che producono beni
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differenziati e quindi solo parzialmente sostituibili dal punto di vista degli
acquirenti.
Condizioni di entrata. Il riferimento è al grado di difficoltà con cui
nuove imprese possono entrare in un dato mercato. Si tratta di un aspetto di
particolare rilevanza per le imprese, che in alcuni mercati possono incontrare
ostacoli molto consistenti all’ingresso, di natura economica e non solo.
Dalla diversa combinazione di tali caratteristiche si determinano varie
forme di mercato che possono così essere classificate:
I mercati di concorrenza perfetta, in cui opera un numero molto
elevato di consumatori e di produttori, i quali, detenendo una quota troppo piccola
della domanda o dell’offerta complessive del bene (perfettamente omogeneo), non
possono influenzare il prezzo di mercato né influenzarsi a vicenda.
I mercati di concorrenza imperfetta, in cui operano pochi grandi
produttori che fronteggiano molti consumatori (oligopolio), oppure molte piccole
imprese che offrono, tuttavia, prodotti molto differenziati (concorrenza
monopolistica); in entrambi i casi le imprese possono influenzare il prezzo e,
pertanto, si influenzano reciprocamente;
I mercati non concorrenziali, come il monopolio, caratterizzati dalla
presenza di un unico produttore, il quale, detenendo la totalità dell’offerta, può
significativamente influenzare il livello del prezzo di mercato. (Amendola e al.,
2005, par. 2.3)
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CAPITOLO 1
1.1 Concorrenza perfetta vs concorrenza imperfetta.
« Pura concorrenza vuol dire compenso a coloro che forniscono i beni migliori al
prezzo più basso. Essa offre un compenso immediato e naturale che una folla di rivali si
affanna ad ottenere, ed agisce con più grande efficacia di una punizione distante, dalla
quale ciascuno può sperare di sfuggire »
(Adam Smith, La ricchezza delle nazioni)
La concorrenza è quella condizione nella quale più imprese competono sul
medesimo mercato, inteso nella teorizzazione economica come l'incontro ideale
tra domanda e offerta, producendo i medesimi beni o servizi (offerta) che
soddisfano una pluralità di acquirenti (domanda).
La concorrenza perfetta è una struttura di mercato con alcune importanti
caratteristiche (alcune delle quali sono state già viste nella sezione precedente):
Elevato numero di acquirenti e venditori, ognuno dei quali acquista o
vende solo una minuscola frazione della quantità totale del mercato. Il numero di
acquirenti e venditori deve essere dunque alto, ma non può essere fissato in
maniera precisa poiché quello che si definisce un numero elevato può variare al
variare delle condizioni di mercato in cui una data impresa opera. Ciò che importa
è che in un mercato perfettamente concorrenziale, il numero di acquirenti e
venditori è così elevato che nessun singolo soggetto economico può influenzare in
maniera significativa il prezzo del prodotto modificando la quantità che acquista o
vende. Le imprese saranno definite price-taker perché considerano il prezzo come
un dato esogeno, la cui determinazione, cioè, non fa parte del problema
economico che devono affrontare. Per cui, l’unico problema da risolvere sarà
stabilire la quantità di prodotto che conviene offrire per un dato prezzo di mercato.
Omogeneità del prodotto. Si tratta di un requisito essenziale della
concorrenza perfetta. L’omogeneità del prodotto implica, per i consumatori, la
perfetta sostituibilità tra i beni offerti dai diversi fornitori e, per i produttori, la