INTRODUZIONE
Questo studio si prefigge di analizzare lo spazio dei mercati
storici di Palermo a partire da una prospettiva semiotica.
In particolare, ci si è concentrati sull’analisi dei mercati di Ballarò,
Capo e Vucciria. L’osservazione sul campo si è svolta
prevalentemente durante i tempi in cui i mercati sono attivi, ovvero
nelle ore diurne. Generalmente le visite hanno seguito due itinerari:
1. Via Birago, via Collegio di Maria Al Carmine, piazza Carmine, via
Ballarò, piazzetta Ballarò (mandamento Palazzo Reale).
2. Piazzetta Carini, via Porta Carini, via S. Agostino, via Bandiera,
piazza S. Domenico, discesa Maccheronai, piazza Caracciolo, via
Argenteria Nuova, piazza Garraffello (mandamenti Monte di Pietà e
Castellammare).
Come si vedrà, i mercati scelti costituiscono delle tappe degli
itinerari turistici all’interno della città e vengono indicati come luoghi
di interesse storico. Ciò è dovuto alla loro origine molto antica ma
anche alle particolari modalità di esposizione, vendita e consumo che
vi si svolgono e che li caratterizzano. Sono stati quindi tralasciati altri
mercati rionali presenti a Palermo, perché in questi ultimi tali pratiche
costituiscono un fenomeno marginale e perché sono situati in zone di
più recente formazione la cui struttura spaziale è meno articolata.
Per un’osservazione più attenta degli spazi in esame ci si è
serviti anche di fotografie (alcune delle quali sono presenti in questo
lavoro) scattate in gran parte durante gli ultimi mesi del 2007, in
particolare fra settembre e ottobre.
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All’indagine sul campo si è affiancata una riflessione sul
materiale raccolto che ha condotto verso alcune conclusioni.
In particolare si è cercato di verificare il significato di cui è
investito lo spazio del mercato e i comportamenti che si svolgono in
esso (e in relazione ad esso) e individuare gli elementi che
compongono l’identità del “mercato storico palermitano” in genere.
La tesi è così composta:
• il primo capitolo presenta la prospettiva della semiotica dello
spazio;
• nel secondo capitolo viene presentato e analizzato il corpus di
studio. L’analisi si concentra inizialmente sul “sistema
spaziale”, in particolare sulle categorie dell’espressione spaziale
che sono più pertinenti al lavoro in questione
(continuo/discontinuo, aperto/chiuso, interno/esterno,
alto/basso, centro/periferia). Lo spazio viene poi indagato come
processo e ne vengono analizzate le singole componenti nelle
tre dimensioni del senso (pragmatica, cognitiva e passionale);
• nelle conclusioni emerge chiaramente che il mercato storico si
caratterizza oggi come un luogo e un insieme di allestimenti con
specifiche peculiarità ma anche e soprattutto come la
manifestazione di un’identità comunitaria che trascende
l’espressione momentanea dell’evento commerciale e si
ripropone costantemente e in modi diversi integrando simboli
che rimandano alla sua storia passata con elementi nuovi.
Per meglio definire la prospettiva semiotica che viene assunta per lo
studio del corpus viene inserita un’appendice alla fine del lavoro che
spiega brevemente gli schemi utilizzati per condurre questa analisi.
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CAPITOLO I
1.1. Lo spazio in semiotica L’analisi dei mercati storici di Palermo viene condotta seguendo
il metodo semiotico. Lo spazio si presta a questo tipo di indagine
perché, come dice Marrone:
“È un linguaggio a tutti gli effetti: lo spazio parla d’altro da sé, parla della società,
è uno dei modi principali con cui la società si rappresenta, si dà a vedere come
realtà significante” 1
.
Lo spazio viene esplorato sempre a partire da un punto di vista.
Ma un punto di vista non è altro che una posizione in relazione ad un
percorso e può trovarsi all’interno di quest’ultimo, al di sopra,
disponendo di una visione d’insieme, o rimanere del tutto indefinito.
In ogni caso un punto di vista presuppone un programma a monte. Se
uno sguardo quindi è sempre orientato, un’estensione, da qualunque
punto la si osservi è sempre percepita in termini di direzione, quindi è
costantemente investita di valore. La semiotica considera lo spazialità
come linguaggio in cui le articolazioni topologiche costituiscono il
piano dell’espressione e le valorizzazioni che vengono fatte da coloro
che esperiscono questo spazio, a partire da qualunque punto di vista, si
sviluppano sul piano del contenuto. Lo spazio però è un linguaggio
particolare perché utilizza diverse sostanze dell’espressione: non è
solo un oggetto della visione ma anche un qualcosa con il quale noi
interagiamo continuamente attivando tutti i canali dell’esperienza
sensibile. Inoltre la semiotica analizza lo spazio non solo dal punto di
1
Marrone (2001), pag. 292.
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vista dell’articolazione fisica ma anche delle relazioni che in esso (o
con esso) si svolgono.
Se la spazialità può dunque essere studiata come discorso
sociale a sé stante, non si potrà prescindere dall’analizzare le relazioni
che essa intrattiene con la testualità. Ecco perché Marrone 2
ne ha
individuato tre tipi: spazio del testo, spazio nel testo, spazio come
testo.
1.1.1. Spazio del testo In questo caso lo spazio viene considerato sul piano
dell’espressione. Un romanzo, un quadro sono dotati di una propria
estensione. Mentre il primo si sviluppa in maniera lineare, il secondo
presenta una spazialità più complessa in cui tutti gli elementi si danno
in maniera simultanea. Le immagini sono infatti dotate di una doppia
spazialità. Gli oggetti che le compongono assumono quindi una
doppia posizione. La posizione rispetto allo spazio rappresentato
richiederà al fruitore un’azione di interpretazione (o lettura, che quindi
innesta in qualche modo una temporalità all’interno dell’immagine)
sulla base della sua cultura. Questa è la posizione che viene analizzata
nell’ambito della dimensione figurativa e cioè dal punto di vista di
quelli che vengono riconosciuti come segni del mondo reale. La
posizione sulla superficie plastica attiene all’analisi plastica e viene
indagata sulla base di tre tipi di categorie: categorie topologiche
(alto/basso; destra/sinistra; centrale/periferico; eccetera), categorie
cromatiche e categorie eidetiche. L’analisi plastica prescinde dai segni
che compongono il testo e si concentra sulle forme, i colori e le
2
Cfr. Marrone (2001), pag. 294 e segg.
7
segmentazioni presenti all’interno di esso i quali concorrono a
orientare lo sguardo del fruitore.
1.1.2 Lo spazio nel testo Sfruttando la complessità dello spazio di un’immagine è quindi
anche possibile creare effetti di temporalità in forma di scansioni di
sequenze logico-temporali.
Una narrazione è presente a livello di contenuto in tutti i tipi di
testo ed è all’interno di essa che si trova lo spazio in questione. Come
vedremo, esistono addirittura delle ricorrenze e corrispondenze fra
azioni della narrazione e contesti in cui esse si svolgono.
Lo spazio del piano del contenuto di un qualsiasi testo viene
analizzato in semiotica allo stesso modo di uno spazio realmente
vissuto perché anche nei livelli più profondi la spazialità può essere
intesa come espressione che rimanda a contenuti ulteriori.
1.1.3Lo spazio come testo Un’estensione non è solo un contesto in cui si svolgono azioni
ma può essere inteso come un vero e proprio testo il cui contenuto
rimanda ad un qualcosa che è altro da sé. Lo spazio in questo modo si
dà come significante.
Si tratta però di un testo che con caratteristiche peculiari rispetto
al concetto classico. I significati stabiliti nel momento della
progettazione di uno spazio vengono in realtà ridefiniti, cancellati,
sostituiti con altri significati continuamente, da tutte le soggettività
che entrano in contatto con esso. Questo processo viene chiamato
risemantizzazione .
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Lo studioso di prossemica Edward T.Hall ha distinto tre tipi di
spazio in relazione al loro grado di riorganizzabilità: spazio
preordinato, semideterminato, informale. Lo spazio preordinato si
caratterizza per la rigidità che vincola la sua articolazione e quindi
anche la sua fruizione; lo spazio semideterminato dispone di una certa
flessibilità e può essere riarticolato come avviene ad esempio
all’interno di una camera nella quale è sempre possibile cambiare la
disposizione dei mobili; lo spazio informale infine, non dispone
apparentemente di alcun ordine prestabilito e viene organizzato di
volta in volta dai suoi fruitori che assumono diverse posizioni sulla
base di distanze e negoziazioni continue degli spazi.
Tale classificazione non è da applicare in senso assoluto sia
perché la rigidità degli spazi umani e sociali varia da cultura a cultura,
sia perché, in generale, come abbiamo avuto modo di notare, il testo
spaziale è dotato di una dinamicità tale che i significati in esso
vengono costantemente modificati o arricchiti dai soggetti che lo
vivono e ciò avviene anche in quegli spazi moderni dotati di sofisticati
e discreti dispositivi atti a condizionare i comportamenti e i percorsi:
anche essi sono oggetto di continua risemantizzazione.
Il soggetto è dunque un’entità di fondamentale importanza per
la significazione dello spazio. Ma quali elementi caratterizzano la
soggettività che, entrando in relazione con lo spazio, definisce
quest’ultimo?
Marrone parla di soggettività prepersonale e sovraindividuale,
un essere che è contemporaneamente corpo e società, non è un Io
statico e definito una volta per tutte, la sua coscienza personale si
costruisce nel suo rapporto con lo spazio. Data la complessità
dell’istanza soggettività, tale rapporto può essere analizzato sotto tre
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differenti aspetti fra i quali si instaura un dialogo incessante: aspetto
intersoggettivo, somatico e narrativo.
1.1.3.1 Aspetto intersoggettivo La territorialità di un soggetto in questo caso viene analizzata
sotto il suo aspetto propriamente sociale.
Studi di prossemica hanno classificato tipologie di distanze che
si instaurano fra le persone nelle diverse situazioni. Ciò che è stato
individuato è una sorta di “bolla”di natura culturale, attraverso la
quale si esperisce il mondo esterno, una sfera il cui nucleo è occupato
dal corpo, uno spazio la cui ampiezza è data da elementi culturali o
situazionali e che si modifica continuamente. Tale bolla che circonda
il corpo quindi, intrattiene delle relazioni con esso talmente strette da
impedire di pensare entrambi come entità a sé stanti.
Gli spazi soggettivi hanno però una doppia natura: costituiscono
una riserva spaziale e situazionale, di natura sia fisica che simbolica
(pensiamo alle sedie in una classe, per il primo caso, e i criteri
utilizzati per stabilire l’ordine di precedenza nell’acquisizione di un
bene nel secondo) e sono l’oggetto di negoziazione fra i soggetti, tale
che ogni spazio proprio può essere inteso come risultato di un
processo di appropriazione, difesa, rivendicazione (si pensi alle
marche che indicano il possesso dello spazio da parte di un soggetto 3
).
I media contribuiscono ad ampliare tale sfera fisica e sensoriale
del soggetto. Si tratta di dispositivi che mettono in atto quelle che
Marshall McLuhan ha definito estensioni mediatiche, riferendosi a
tutte le innovazioni tecnologiche, soprattutto nel campo della
comunicazione che costituiscono dei prolungamenti e potenziamenti
3
Cfr. a tal proposito lo studio sulla privatizzazione dello spazio in Hammad (2003).
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del proprio corpo. Ma se la percezione degli spazi o, in generale del
mondo, muta radicalmente grazie alla tecnologia, anche i significati
che ad esso vengono attribuiti mutano. Un esempio può essere
l’affievolimento dei confini percepiti fra interno ed esterno, pubblico e
privato, spazio fisico e spazio virtuale. Vengono così percepite nuove
estensioni e contemporaneamente si instaurano nuovi particolari ed
elementi di discontinuità. I media in tal modo entrano in un rapporto
di scambio continuo sia con lo spazio che con il soggetto.
1.1.3.2. Aspetto somatico Il soggetto entra in relazione con lo spazio attraverso i suoi
organi di senso.
Apparentemente è soprattutto il senso della vista quello che avverte
maggiormente l’estensione e l’articolazione dello spazio. In realtà
attraverso l’intera esperienza sensibile, lo spazio si coglie non solo
come luogo in cui si è contenuti ma anche come spazio occupato dal
proprio corpo. La posizione del corpo organizza tutto lo spazio
circostante: a partire da un alto/basso, destra/sinistra, avanti/dietro del
corpo si diramano delle linee direttrici che proiettano sul mondo
sensibile una struttura antropomorfa.
Il corpo in questo schema di posizioni è contemporaneamente
oggetto del mondo e ciò che ci permette di percepire quello che sta al
di fuori di noi e noi stessi 4
. I sei lati del mondo sono quindi degli assi
che hanno come origine il corpo e ci permettono simultaneamente di
sperimentare la spazialità del mondo e quella del corpo con cui
4
“…come diceva Merleau-Ponty [1945], il nostro corpo è un’entità costitutivamante paradossale
[…]. Se per certi versi il nostro corpo sta fuori di noi, è ciò che ci contiene, da un altro lato esso è
quel che noi siamo, e che ci permette di essere contenuti nel mondo che sta al di fuori di noi”.
Marrone (2001), pag. 313.
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percepiamo. Ma un asse è sempre un asse orientato, dotato di una
direzionalità, proiezione del punto occupato dal corpo in relazione ai
fini (più o meno consci) che la soggettività che sta a monte dell’entità
corporale, si pone. Il corpo quindi non occupa solo una posizione
come qualsiasi altro oggetto ma si trova in una situazione, percepisce
il mondo sulla base del programma che in esso vuole svolgere.
Nascono così delle valorizzazioni degli spazi in cui emerge una
narratività già a partire dalla percezione. Qualsiasi percezione è
dunque orientata e qualsiasi estensione viene investita di valori in
relazione ad un programma narrativo. In questo senso lo spazio è da
intendersi come un processo che implica la tensione verso uno scopo.
In tal modo anche una visione che viene considerata
comunemente come la più oggettiva, la visione dall’alto, presuppone
un punto di vista orientato e quindi un soggetto che seleziona, osserva
e orienta lo sguardo altrui.
1.1.3.3. Aspetto narrativo Come abbiamo notato, anche quando lo spazio viene inteso
come contenitore di un’azione, esistono determinati spazi a cui
solitamente corrispondono determinate azioni. Ecco una
rappresentazione grafica dello schema narrativo.
momenti cognitivi momenti pragmatici Manipolazione Competenza PARATOPICO
SPAZIO ETEROTOPICO / SPAZIO TOPICO
UTOPICO
Sanzione Performanza 12