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INTRODUZIONE
Da sempre ci affidiamo fedelmente ai nostri ricordi quando raccontiamo storie o avvenimenti
del nostro passato con la certezza che le cose siano andate realmente così come noi le
ricordiamo. L’affidabilità della nostra memoria non viene mai messa in dubbio, eppure non
sempre le cose stanno proprio così, a volte la nostra memoria ci tradisce più di quanto noi
stessi ci aspettiamo. Spesso ciò che noi affermiamo di ricordare con estrema certezza non è
altro che frutto della nostra immaginazione, di suggestioni, racconti o, peggio ancora, frutto
di una ricostruzione errata di un ricordo dovuto ad esperienze fortemente stressanti e
traumatiche. Alcune domande, allora, sorgono spontanee: possiamo fidarci così ciecamente
della nostra memoria? I nostri ricordi sono tutti autentici? È possibile soffrire per traumi mai
accaduti? Partendo da queste domande che da tempo mi accompagnano, cercherò in questa
tesi di dimostrare quanto la nostra memoria può essere facilmente malleabile, essa infatti
non riproduce fedelmente i nostri ricordi, piuttosto mette in atto un processo di ricostruzione
durante il quale possono intervenire fattori interni o esterni che vanno a trasformare i nostri
ricordi, minandone l’autenticità e dando vita, in alcuni casi, a dei ricordi distorti riguardo
eventi realmente accaduti o, addirittura completamente falsi e, quindi, mai accaduti
realmente. L’obiettivo di questa tesi, inoltre, è anche quello di dimostrare la vulnerabilità
della nostra memoria soprattutto quando sottoposta ad esperienze particolarmente stressanti,
come nel caso di un trauma psicologico, costruendo delle vere e proprie memorie
traumatiche, il cui contenuto, vero o falso che sia, può favorire l’insorgenza di disturbi che
necessitano un’attenzione clinica, come nel caso del Disturbo da stress post-traumatico e di
disturbi dissociativi che possono risultare estremamente invalidanti.
Nello specifico, il primo capitolo di questa tesi si occuperà di dare una definizione generale
della memoria, della sua complessa composizione in sottosistemi e dei processi coinvolti
nella costruzione di un ricordo. Infine, vedremo quali sono le basi neuronali della memoria
e quale è il ruolo delle emozioni sui nostri ricordi.
Il secondo capitolo tratterà uno dei temi principali e centrali di questa tesi: l’affascinante
questione dei falsi ricordi e il loro processo di costruzione, analizzando soprattutto le
possibili cause e le vulnerabilità che, in alcuni contesti, possono favorire l’insorgenza di falsi
ricordi. Analizzeremo, inoltre, le due principali forme di false memorie, quelle testimoniali
e quelle autobiografiche, riportando numerosi esempi di studi provenienti dalla letteratura
scientifica che ci dimostreranno quanto la memoria spesso si lasci facilmente influenzare da
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informazioni fuorvianti, racconti o suggestioni tanto da poter generare anche memorie di
traumi che, in realtà, il soggetto non ha mai vissuto realmente.
Il terzo ed ultimo capitolo, infine, si occuperà di dare una definizione del trauma psicologico
e dell’impatto, estremamente dannoso, che può avere sul nostro cervello e sulla memoria,
producendo dei cambiamenti a livello cerebrale che ci faranno comprendere quanto esso sia
qualcosa di realmente concreto e da non sottovalutare, come spesso si è abituati a fare.
In seguito, verranno affrontate alcune delle conseguenze principali che possono verificarsi
in seguito ad un’esperienza traumatica, in particolare, vedremo cosa sono e come si
presentano le memorie traumatiche, tipiche del Disturbo da stress post-traumatico, e se
quest’ultime possono essere considerate più o meno affidabili rispetto alle memorie normali.
Infatti, se già normalmente siamo abituati a non dubitare dei nostri ricordi personali, questo
vale ancora di più per i ricordi traumatici, i quali però dimostrano di essere soggetti a
distorsioni tanto quanto quelli normali.
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1. LA MEMORIA: UNA VISIONE GENERALE
La memoria è l’elemento centrale di questo elaborato, per cui è indispensabile capire di cosa
si tratta e quale è la sua modalità di funzionamento. Vedremo, nel seguente capitolo, cosa è
la memoria, delineando in linee generali i processi con cui si costruiscono i ricordi, i sistemi
di cui si compone e, infine, le basi neuronali e il legame con le nostre emozioni.
1.1 La memoria e i suoi processi
Da sempre la memoria è stata oggetto di studio della comunità scientifica in quanto è
considerata come uno dei processi cognitivi più misteriosi, svolgente una funzione
determinante per la nostra esistenza. La sua importanza, infatti, si manifesta in ogni
momento della nostra vita: è grazie ad essa che riusciamo a tenere traccia di tutti gli eventi
che caratterizzano la nostra vita, ci permette di sapere chi siamo e quale è la nostra storia
personale, è alla base della nostra capacità di apprendere e acquisire conoscenze, ed è anche
ciò che ci permette di affrontare situazioni di vita presente e futura attingendo alle
informazioni che derivano dalle nostre esperienze passate. A tal proposito, la memoria gioca
inoltre un ruolo chiave in caso di vissuti traumatici o particolarmente stressanti, come
vedremo nei capitoli successivi.
Queste e tante altre sue prestazioni rendono la memoria una
funziona cognitiva fondamentale ma anche altamente complessa. A fronte di questa sua
multifunzionalità, come potremmo definire la memoria? Tra le varie definizioni quella
attualmente più condivisa considera la memoria come “l’insieme dei processi di codifica,
ritenzione e recupero delle informazioni e dei sistemi in cui le informazioni vengono
depositate e trattenute” (Vannucci, 2008: p.17-18).
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La costruzione di un ricordo, dunque, dipende dall’insieme di tre processi: codifica,
ritenzione e recupero. Vediamo, qui di seguito, quale è la funzione di questi tre processi.
1. Codifica: è il processo attraverso cui le informazioni vengono acquisite,
registrate ed immagazzinate nella memoria. Il processo di codifica viene
influenzato da diversi fattori quali l’attenzione (più attenzione mostriamo ad uno
stimolo maggiore è la probabilità che verrà codificato), le caratteristiche fisiche
di uno stimolo (in questo caso si parla di codifica superficiale), il significato di
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Fonte: Vannucci M. (2008) Quando la memoria ci inganna, La psicologia delle false memorie, Roma,
Carocci, p. 17-18.
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un evento (codifica approfondita, fondata su un’analisi semantica dello stimolo),
ma anche da fattori emotivi, cognitivi o motivazionali (ivi, p. 18-19).
2. Ritenzione: è un processo durante il quale i ricordi vengono consolidati nel
tempo, ma qui possono intervenire alcuni processi di ritenzione attraverso cui i
ricordi possono subire alcune trasformazioni dovute all’interferenza del materiale
con ulteriori informazioni acquisite precedentemente (interferenza retroattiva) o
acquisite successivamente (interferenza proattiva).
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Questi processi di ritenzione
possono anche essere utilizzati come strategia per trattenere l’informazione
semplicemente associando la nuova informazione ad una precedente che ci è
familiare. Ad esempio, se dobbiamo imparare a memoria un nuovo numero di
telefono una strategia utile può essere quella di associare ciascun numero ad un
evento personale o a qualcosa che per noi è particolarmente nota o familiare
(ovvero a delle informazioni che fanno parte delle nostre conoscenze pregresse),
in questo modo è più probabile che l’informazione verrà ricordata
successivamente.
3. Recupero: quest’ultimo processo si riferisce alla capacità di ricordare e rievocare
l’informazione successivamente. Durante questa fase, la qualità del ricordo
dipende dalle fasi precedenti di codifica e dall’immagazzinamento
dell’informazione, nonché dalla presenza nel contesto di indizi che permettono
di recuperare appropriatamente il ricordo.
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Ad esempio un odore, un luogo
particolare o una musica possono diventare un indizio potente per il recupero di
un ricordo. Il recupero può essere favorito anche se ci troviamo nello stesso
contesto (ovvero nello stesso luogo, con gli stessi oggetti o con le stesse persone)
in cui abbiamo in precedenza codificato l’informazione da recuperare.
Durante queste fasi possono inoltre intervenire anche fattori interni che, interferendo con la
biochimica cerebrale, alterano il funzionamento della nostra memoria. Lo stress, ad esempio,
derivante da vissuti particolarmente negativi e di forte carica emotiva come traumi, può
ostacolare la memorizzazione di informazioni impoverendo il ricordo dell’episodio
traumatico. Un grave evento traumatico può infatti causare una completa amnesia
dell’evento stesso (amnesia da stress) ma uno stimolo sensoriale legato all’evento
traumatico, come ad esempio il rumore di una frenata, può scatenare nell’individuo una
reazione di paura e portarlo nella condizione di rivivere l’esperienza traumatica, condizione
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Ivi, p. 19-20.
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Fonte: www.brainer.it
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che si verifica nel Disturbo da stress post-traumatico (PTSD), come vedremo nei capitoli
successivi (Aglioti S. M., Fabbro F., 2006: p. 61).
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Questi tre step, dunque, rappresentano l’intero processo di elaborazione mnestica e ci
dimostrano come i nostri ricordi non sono fedeli riproduzioni delle nostre reali esperienze,
ma piuttosto essi sono delle ricostruzioni. I ricordi, infatti, sono continuamente processati,
destrutturati e ristrutturati e sottoposti a numerose influenze ed interferenze; di conseguenza,
ciò che oggi ricordiamo di un evento passato può essere, in parte, diverso rispetto a ciò che
si ricordava prima o rispetto a ciò che è accaduto realmente.
1.2 I sistemi di memoria
Oltre ai processi precedentemente citati, la memoria presenta una composizione abbastanza
complessa. Siamo abituati a rivolgerci ad essa al singolare come se fosse un unico deposito,
in realtà, la memoria non è un sistema unitario, ma è un sistema dinamico composto da molti
sottosistemi in cui le informazioni vengono codificate. I primi studi scientifici a tal proposito
risalgono al 1890 quando lo psicologo statunitense William James ipotizzò l’esistenza di una
memoria primaria (di breve durata) e di una memoria secondaria (di durata permanente).
(Aglioti S. M., Fabbro F., 2006: p. 57). Queste due componenti della memoria oggi vengono
definite, rispettivamente, Memoria a breve termine e Memoria a lungo termine e
rappresentano la prima importante distinzione della memoria.
Uno dei primi modelli sulla memoria è quello elaborato da Atkinson e Shiffrin (1968), in cui
la memoria viene divisa in tre sistemi: memoria sensoriale, memoria a breve termine
(MBT) e memoria a lungo termine (MLT).
Vediamo, nel dettaglio, quale è la composizione e le proprietà di quest’ultimi sistemi di
memoria.
1.2.1 La memoria sensoriale
La memoria sensoriale è un tipo di memoria a breve termine e costituisce il primo stadio
della memoria che, così come suggerisce il nome stesso, è legata strettamente ai sensi. In
questa fase, infatti, le informazioni sensoriali che derivano dall’ambiente esterno
permangono per un periodo molto breve di tempo che varia da mezzo secondo per le
informazioni visive a 3-4 secondi per le informazioni uditive.
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Fonte: Aglioti S. M., Fabbro F. (2006), Neuropsicologia del linguaggio, Bologna, Il Mulino.
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Fonte: www.memosystem.it