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Introduzione
Il ruolo dei media nella società contemporanea è
fondamentale, tanto da farla definire come una società
dell’informazione, della comunicazione e dello spettacolo.
I sociologi della comunicazione riconducono tale ruolo a
due processi: la costruzione di contenuti simbolici e la loro
trasmissione. E’ opportuno, qui, prendere in considerazione
il pensiero dio Marshall McLuhan
1
il quale affermava:
“In una cultura come la nostra, abituata a frazionare ogni cosa al fine
di controllarla, è talvolta un po' urtante sentirsi ricordare che, dal punto
di vista operativo e pratico, il medium è il messaggio. Questo significa,
semplicemente, che le conseguenze individuali e sociali di ogni medium
cioè di ogni estensione di noi stessi derivano dalle nuove proporzioni
introdotte nella nostra situazione personale da ognuna di tali estensioni
o da ogni nuova tecnologia.”
Il messaggio di un medium o di una tecnologia, sostiene
McLuhan, è il mutamento di proporzioni, di ritmi e di
schemi che introduce nei rapporti umani, mentre i suoi
contenuti o utilizzazioni possono essere diversi, ma non
hanno influenza sulle forme di associazione umana.
Chi pensa che gli strumenti in sé non sono né buoni né
cattivi, e che la loro bontà dipende dall'uso che se ne fa,
non tiene conto della natura del medium, e sembra davvero
esprimere il narcisismo di chi è ipnotizzato dal suo proprio
essere, amputato ed estensivamente assunto in una nuova
forma tecnica.
L’uomo, sente il bisogno di costruire significati che gli
consentano di dare ordine al mondo, sviluppa questa
attività attraverso una contrattazione figurativa di significati
con altri uomini e trasmette ad altri il risultato di questa
negoziazione affinché possano contribuirvi. Queste due
1
Citazione presa dal sito internet http://www.uniba.it
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attività (negoziazione e trasmissione di contenuti simbolici)
hanno bisogno, per essere sostenute, di tecniche di
mediazione. Oggi, questo compito di mediazione è svolto
dai media, anche se questo non comporta l’annullamento di
altre tecniche non mediali, come la relazione faccia a
faccia, visto che anche il faccia a faccia tende sempre più a
passare attraverso i media. Il caso di internet è esemplare.
Questo scenario, dominato da strumenti mediali, però,
interpella l’educazione in tre sensi:
1. Dal punto di vista alfabetico. Se i media oggi sono i
protagonisti dell’interazione sociale e della
trasmissione culturale, il sistema formativo non può
più evitare di confrontarsi con i loro linguaggi.
2. Dal punto di vista metodologico. Se la mediazione
dei media è diffusa a livello sociale e si propone
come nuovo habitat culturale, sarebbe strano che il
sistema formativo ignorasse questo fatto.
3. Dal punto di vista critico. Il paesaggio dei media
non è solo un mondo totalmente tecnologico, ma è
anche cultura: non occorre adattare gli individui a
questo paesaggio, ma è necessario farli interagire
in maniera riflessiva.
La Media Education
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può essere la risposta a tutte e tre le
questioni. Essa rappresenta uno degli argomenti che gli
studiosi delle comunicazioni di massa sembrano prediligere
in questi anni.
È possibile individuare nove proposizioni
3
che riassumono la
specificità della ME:
I. La ME non è un’istituzione o una fedeltà
ideologica, ma un movimento collettivo con al suo
interno elementi di interpersonalità e
interdisciplinarità.
2
D’ora in avanti: ME
3
Morcellini M. 2003 – Lezione di comunicazione. Pag. 162
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II. La ME ha origine dalla comunicazione, entra nel
merito della produzione e dei contenuti e si
alimenta del fervore dell’educazione.
III. La ME spazza via la tradizionale figura
d’intellettuale, sostituendola con una nuova figura
(media educator), che ha funzione di mediazione
fra individui e realtà sociale.
IV. La ME attua una concreta azione di riconciliazione
sia fra due generazioni (quella adulta, poco
attenta ai nuovi linguaggi e quella dei giovani,
spesso indicati come insegnanti di nuove
tecnologie), sia fra l’istituzione scolastica e il
mondo esterno.
V. La ME non si limita a ripetere che la
comunicazione, in particolare quella televisiva,
non è di qualità ma cerca di agire concretamente
per la sua modificazione.
VI. La ME interviene sulle disuguaglianze culturali,
non liquidandole, ma modificandole
gradatamente.
VII. La ME mette in discussione la comunicazione
mediale dal punto di vista etico e interviene per
reinvestire sull’educazione.
VIII. La ME può contribuire a far uscire la scuola dalla
stanchezza e dalla routine, ristabilendo il ruolo di
mediazione dei docenti.
La ME ha la capacità di valorizzare nuove appartenenze.
Tutti noi, abbiamo bisogno di appartenere a qualcosa e a
qualcuno, nonostante l’adorazione dell’individualismo.
Il primo capitolo si occuperà della definizione di ME:
saranno analizzate, quindi, le prime due definizioni date dal
CICT rispettivamente nel 1973 e nel 1979, come pure
quelle date dalla scrittrice Chris Worsnop nel 1994 e dallo
scrittore Len Masterman nel 1995.
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Di seguito si farà riferimento alle quattro dimensioni della
ME (Politico-economica, ambientale, psicologica e culturale)
esaminate, a seconda dell’ambito, del target,
dell’attenzione e della dimensione civile.
Sarà preso in considerazione, inoltre, lo sfondo storico della
ME e si cercherà di analizzare la sua importanza al giorno
d’oggi.
Il secondo capitolo, farà riferimento ai contenuti della ME:
verrà analizzato il modello del “Diamante culturale” ideato
da Wendy Griswold utile per comprendere le reciproche
influenze tra sociologia e ME; si esamineranno i contesti
(Critico, tecnologico e produttivo) e i vari approcci alla ME,
e si prenderà in considerazione, infine, la cosiddetta “Teoria
di campo” che mette in relazione educazione e
comunicazione. In alcune circostanze è l’educazione a fare
da “campo” per le teorie della comunicazione, in altre,
invece, accade il contrario.
Nel terzo capitolo, sarà centrale il rapporto tra la scuola e la
ME: sarà esaminata l’identità professionale di questa figura
emergente: il media educator, e cercheremo di verificare
l’influenza della ME nella scuola italiana, dando uno
sguardo anche ai suoi difetti e limiti.
Faremo, infine, un riferimento alla realtà scolastica francese
cercando di cogliere le differenze con l’istruzione italiana e
analizzando un evento molto noto in Francia: “La Semaine
de la Presse”, che nel 2008 giungerà alla sua 19^ edizione.
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I
Introduzione alla Media education
I.I
Una definizione della Media education
L’espressione “media education” è di difficile traduzione
nella nostra lingua. Un po’ perché “education” non equivale
ad educazione, piuttosto ad insegnamento, con tutto ciò
che questo comporta sul piano degli orientamenti e delle
pratiche concettuali; ma soprattutto perché dentro
l’espressione sono nascoste due interpretazioni generali che
in italiano corrispondono a “insegnamento attraverso i
media” e “insegnamento sui media”. Non è un caso che le
aree semantiche individuate da queste due espressioni
dividano gli studiosi del settore.
La corrente di pensiero che predilige il primo approccio
lavora soprattutto sulle caratteristiche materiali e tecniche
dei mezzi, senza chiedersi troppo che sorte abbiano i saperi
una volta mediati dalle macchine
4
.
In questa zona di discorso convivono i tradizionali approcci
all’insegnamento della matematica con il computer, delle
lingue con i laboratori linguistici, ecc.
La corrente di pensiero che predilige il secondo approccio,
invece, si pone l’esigenza di individuare l’impatto fra
tecnologia e conoscenze
5
.
Nel 1973, in un documento del CICT (Conseil International
du Cinema et de la Television), un’organizzazione legata
all’Unesco, appare per la prima volta il termine media
education.
In tale documento, la media education è definita come:
4
Citato in: Maragliano R, Martini O., Penge S. 1994 – I media e la
formazione. Pag. 199
5
Citato in: Maragliano R, Martini O., Penge S. 1994 – I media e la
formazione. Pag. 200
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Lo studio, l’insegnamento e l’apprendimento dei moderni mezzi di
comunicazione ed espressione considerati, come autonoma disciplina,
nell’ambito della teoria e della pratica pedagogiche, in opposizione
all’uso di questi mezzi come sussidi didattici per le aree consuete del
sapere, come ad esempio la matematica, le scienze e la geografia.
6
Riguardo a questa definizione, è d’obbligo fare una
considerazione riguardo due approcci differenti ai media in
contesto educativo:
1. Il primo, che trova piena approvazione da parte
del CICT, intende i media oggetto specifico
dell’intervento educativo, questo significa che
l’educazione è intorno ai media.
2. Il secondo, non condiviso dal CICT, considera
invece i media come strumenti attraverso i quali
l’intervento educativo può essere svolto, in questo
caso l’educazione è con i media.
Nel 1979, a Parigi, il CICT fornisce una nuova definizione di
media education:
La media education comprende lo studio della storia, della creatività,
dell’uso e della valutazione dei media come arti pratiche e tecniche;
cosi come del ruolo svolto dai media nella società, del loro impatto
sociale, delle implicazioni che derivano dalla comunicazione, dalla
partecipazione e dalla modificazione delle modalità di percezione che i
media comportano; nonché dell’accesso ai media e del lavoro creativo
che con essi si può svolgere.
7
La nuova definizione amplia il campo di intervento della
media education in almeno due direzioni:
1. Verso gli aspetti storici, valutativi, e di uso creativo
che essa implica;
6
Rivoltella P.C. 2001 – Media education: modelli, esperienze, profilo
disciplinare. p. 21
7
Rivoltella P.C. 2001 – Media education: modelli, esperienze, profilo
disciplinare. p. 23
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2. Verso una riconsiderazione della stessa, non solo
come disciplina scolastica nell’ambito dell’istruzione
primaria e secondaria, ma anche nell’ambito della
formazione post-secondaria e dell’educazione degli
adulti in genere.
Riassumendo si può affermare che le due definizioni, del
1973 e del 1979, inseguono lo stesso fine: salvaguardare
l’identità di una formazione ai media; ma lo sottopongono a
due punti di vista differenti.
La prima, infatti, sottolinea il ruolo della ME come materia
scolastica a se stante abbandonando il suo carattere
sussidiario; la seconda invece amplia il concetto di ME
mettendo in evidenza gli aspetti salienti della disciplina
(storici, sociali, economici e culturali).
Su queste basi l’Unesco definisce gli obiettivi per il decennio
successivo, tra i quali spicca quello di incoraggiare la
progettazione, la sperimentazione e l’incremento di
programmi educativi nel settore della comunicazione, al
fine di promuovere un approccio indipendente
nell’acquisizione delle informazioni e delle conoscenze per
familiarizzare le varie categorie di utenti, in special modo i
giovani.
Nel 1994 Chris Worsnop, nel suo libro “Screening images.
Ideas for media education” (1994 – Wright
Communications) dichiara di preferire il termine media
education come un’ampia descrizione di tutto ciò che
avviene in un’aula orientata ai media, indipendentemente
dal fatto che la materia in oggetto sia inglese, storia,
geografia o scienze. Il concetto di media education,
secondo il writer, è estremamente ampio e ricomprende
qualsiasi attività orientata ai mezzi di comunicazione di
massa.
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Citato in: Pavesi N. 2001 – Media education: una prospettiva sociologica. p.
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