Introduzione
Tesi di Dottorato di Marco Nardini
INTRODUZIONE
Durante gli ultimi trent'anni l'informatica e la telematica hanno
assunto un'importanza sempre maggiore nella cultura e nella vita
quotidiana. Il loro raggio d'influenza, inizialmente ristretto a campi solo
scientifici, si è esteso all'arte, all'architettura, al design, trasformandone le
tecniche e le possibilità comunicative.
Ogni luogo ha subito una qualche riconfigurazione a causa di queste
tecnologie e, in qualche misura, esse hanno contribuito a riplasmare lo
spazio aggiungendo all'ambiente fisico una componente virtuale.
L'obiettivo di questo studio è quello di comprendere quale sia, oggi, il
contributo offerto dalle tecnologie info-telematiche e multi-mediali in termini
di efficienza tecnologica e di trasformazione dell'architettura.
Per comprendere il fenomeno va chiarito che il concetto generale di
tecnologia non è più riducibile ad una semplice, seppure sofisticata,
dotazione tecnica dell'edificio, né ad un'adozione (in termini di applicazioni
di una "normativa") di standard tecnologici
1
.
D'altra parte tutto il complesso di fenomeni che si è abituati a definire
genericamente come "mondo virtuale" o "cyberspazio" o "simulmondo" non
può essere spiegato solamente come una "sofisticazione" della realtà.
Probabilmente non è sufficiente tentare di ricondurre reale e virtuale
ad una riunificazione, in un "mondo più sofisticato": la dicotomia storica tra
natura e artificio, nei fatti, è una manifestazione di complessità, e
contradditorietà, senza una finalità specifica; essa per certi versi va
aumentando, piuttosto che diminuendo, con l'avvento dei nuovi media.
Si tratta di una complessa metamorfosi, che si è palesata
sostanzialmente negli ultimi trent'anni, ma che si può ravvisare, in forma di
architetture costruite, forse nell'ultimo scorcio di questo decennio. Tuttavia
le tracce fondative del fenomeno sono presenti fin dal secondo dopoguerra
nel passaggio dal moderno al contemporaneo.
L'ipotesi è dunque che si stia polarizzando il valore comunicativo
dell'architettura stessa intorno alla forma, alla dimensione e all'efficienza
del suo habitat e non più alle sue valenze costruttivo-tecnologiche.
In altre parole, data la presenza di una tecnologia che è in grado di
risolvere, a costi relativamente contenuti e sostenibili, qualsiasi problema
legato alla costruzione, realizzazione, manutenzione del manufatto, gli
MEDIA-AMBIENTE
Dall’edificio-media all’ambiente dei media
Dottorato di Ricerca in Progettazione Ambientale
interessi (e le problematicità) riguardano un livello ambientale complesso.
Quello, cioè, che fino ad oggi ha fatto parte dell'ineffabile dell'architettura,
costituendo spesso il fattore di contraddizione e di rottura piuttosto che di
armonia ed unità.
In breve: "il progetto è l'ambiente, non più l'edificio". Lo è anche
grazie al virare della tecnologia verso una funzione sempre più
"linguistica". Si è passati in pochi anni da edifici che incorporavano le
funzioni mediatiche (si pensi al Beaubourg) ad un ambiente pervaso di
flussi comunicativi, addirittura conformato dai media. Dove le tecnologie
informative e di comunicazione non sono solo parti tecniche di un edificio,
ma entrano a far parte della dotazione dell'ambiente. La qualità
dell'ambiente è data dal suo essere "intelligente" sul piano informativo. Non
più "monumenti" tecnologici, ma luoghi fisico-virtuali, progettati in tutte le
forme ideative, realizzative e gestionali, dalle stesse tecnologie del virtuale.
Poichè queste tecnologie stanno anche modificando i linguaggi della
comunicazione è chiaro che non solo lo stesso linguaggio architettonico ne
risulta modificato, ma anche i concetti basilari che si considerano
"linguaggio" (la forma, la funzione, il tipo, insomma tutta la parte legata alla
"norma" in architettura, quello che, da sempre, fa parte del linguaggio
proprio della disciplina architettonica) risultano profondamente alterati. Un
nuovo "lessico senza lessico" sta apparendo nell'architettura.
Questa a-normabilità dell'architettura produce forme architettoniche
ibride, in cui nuovi significati tecnologici utilizzano nuovi significanti (cioè
nuovi "apparati di significato", nuovi mediatori di significato
2
).
La figura architettonica non si materializza attraverso strumenti
evocativo-analogici ma mediante grandezze fisico-percettive e digitali
(ricombinabili e trasferibili): le nuove forme possono essere "dette"
attraverso i nuovi mezzi di comunicazione.
Rispetto all'ambiente (ma forse sarebbe meglio chiamarlo media-
ambiente) gli stessi materiali costruttivi (i "mattoni" con cui è fatta
l'architettura) incorporano un certo livello di "intelligenza comunicativa".
Questo dato appare sempre più come una via ormai intrapresa che
comporterà un progressivo allontanamento dal concetto tipologico-
funzionale (e normativo) tradizionale, per lasciare spazio ad un concetto di
performance
3
dell'ambiente, anzi del media-ambiente, che potrebbe
diventare un nuovo criterio di definizione dei livelli di standard auspicabili.
Secondo quest'ipotesi la visione di un'architettura strutturata come
Introduzione
Tesi di Dottorato di Marco Nardini
linguaggio
4
comporta una notevole attenzione proprio sullo stato del
linguaggio (o meglio dei linguaggi) nel contemporaneo.
Il significato di tecnologia
È importante, a questo punto, mettere in luce come, tra le tante
definizioni ammissibili, si possa considerare la tecnologia come strategia
d'uso delle risorse naturali da parte della società umana. Questa strategia
oggi dovrebbe porsi l'obiettivo della sostenibilità, permettendo un
ripensamento (in termini positivi e non dannosi) dei limiti dello sviluppo.
Tale impostazione del problema non è nuova rispetto alla cultura
tecnologica della progettazione: numerosi apporti hanno permesso di
implementare il tema ambientale nell'ambito della tecnologia della
progettazione
5
.
Se il venti per cento della popolazione mondiale potrebbe bastare per
far funzionare l'intera economia planetaria cè ad esempio da chiedersi: con
quale tecnologia sarà possibile affrontare la riconfigurazione d'uso del
tempo, rispetto al modo consueto di concepire la sequenza lavoro-tempo
libero, rispetto ad una rilevante ridistribuzione di risorse umane che questa
riconfigurazione comporterà?
L'interpretazione dei dati non è comunque semplice, anche alla luce
della comprensione degli effetti evolutivi della tecnologia, rispetto al
problema di valutarne le conseguenze positive e negative.
Come valutare, ad esempio, l'aumento della popolazione? Il
raggiungimento del numero di sei miliardi di persone sul pianeta può avere
un significato negativo ma può essere visto anche come chance, visto che:
-l'intelligenza planetaria è oggi molto più cospicua e più diffusa
rispetto anche a pochi decenni fa. E' vero che non esistono tante punte
estreme, ma questo solo nell'ottica dell'aumento della massa critica
intellettiva (potenziale) del pianeta;
-la domanda di tecnologia tiene elevata la pressione su chi ricerca e
chi produce nuove soluzioni, quindi anche l'interesse del mercato per
l'innovazione è un fatto legato al presente;
-la presenza di tecnologie aiuta ad evitare lo scontro diretto. Possono
prevalere valori etici rispetto a valori puramente materiali. In un mondo a
minor tasso tecnologico la forza, che oggi tende ad essere considerata un
carattere recessivo, potrebbe diventare (o ridiventare) un carattere
dominante;
-questa situazione non è necessariamente stabile: un aumento o una
MEDIA-AMBIENTE
Dall’edificio-media all’ambiente dei media
Dottorato di Ricerca in Progettazione Ambientale
diminuzione della popolazione mondiale potrebbe portarci alla fine di un
tale sistema. Ad esempio a causa della rottura dell'equilibrio alimentare, o
della regressione tecnologica dovuta al restringimento del mercato;
-se si pensasse a questo stato del mondo come ad un'opportunità, e
non come ad una minaccia, per trovare soluzioni bisognerebbe ricorrere ad
un maggiore utilizzo di tecnologie pulite e sostenibili.
In base a queste riflessioni si può affermare che il concetto di
tecnologia, nel mondo contemporaneo,è sempre più legato a quello di
ambiente in un rapporto di equilibrio meta-stabile e liminare.
Tecnologia e sviluppo biologico
Lo sviluppo biologico della specie umana è mutato rispetto alle altre
specie viventi: non solo riguarda lo sviluppo dell'individuo biologico uomo
ma anche (soprattutto direbbe un ambientalista) dell'ambiente in cui esso si
trova. E' come se l'evoluzione dell'uomo non fosse semplicemente quella di
una forma biologica ma quella di un sistema costituito da diverse forme
biologiche che possiamo definire "antropo-ambiente".
Questo fatto è piuttosto importante poiché significa che l'uomo è la
prima specie conosciuta in grado di sopravvivere e svilupparsi in ambienti
diversi dal suo, poiché è in grado di sceglierli e modificarli a suo vantaggio.
Non si tratta più del concetto di adattabilità, come per gli organismi
biologici, ma di un meccanismo d'interscambio che necessita l'attivazione
di processi razionali di tipo biologico ma anche di tipo cognitivo. Del resto
l'uomo ha iniziato a sviluppare caratteri non più nell'alveo dello sviluppo
puramente biologico. Pensare la matematica, immaginare miti o dipingere
quadri, ma anche cercare di comunicare a distanza, non sono strategie
legate all'evoluzione biologica pura e semplice o alla sopravvivenza
dell'individuo e della specie. L'interazione tra la funzione biologica e quella
cognitiva, fa dello sviluppo umano un evento particolare ed eccezionale:
eccezione anche rispetto alla regola dello sviluppo naturale.
Progetto sostenibile e tecnologie telematico-informatiche
Nonostante l'esistenza di molte decine di definizioni di sviluppo
sostenibile, in nessuna di queste le tecnologie info-telematiche entrano a
far parte a pieno titolo del set di strategie finalizzate alla sostenibilità. Le
ragioni possono essere comprese tracciando un profilo di come questo
Introduzione
Tesi di Dottorato di Marco Nardini
concetto è nato e si è sviluppato.
Nei rapporti ONU, in ambito UNEP, (United Nation Environmental
Programme) si è passati, nel corso dell'ultimo ventennio, da una visione
tutta interna alle tematiche ecologiche, e poco interessata a quelle
dell'ambiente antropizzato connesse ai fattori della conservazione
ambientale (World Conservation Strategy - 1980), ad una definizione dello
sviluppo sostenibile come strumento per "assicurare il soddisfacimento dei
bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità
delle generazioni future di realizzare i propri" (Our Common Future;
Rapporto Bruntland - 1987). Sulla base di questa nuova concezione che
tiene conto sia dei bisogni attuali che di quelli futuri, sia riguardo alla
pressione sull'ambiente che riguardo all'utilizzo e al consumo delle risorse
energetiche, sono stati tracciati, già nella Conferenza Mondiale di Rio
(1992), alcuni punti fondamentali della strategia attuativa dello sviluppo
sostenibile espressa nel documento principale della Conferenza (l'Agenda
21) e riguardanti gli strumenti per ottenere una crescita economica non
distruttiva per l'ambiente.
A seguito di questo approccio, sempre più orientato alla definizione di
strategie e di strumenti atti a realizzare uno sviluppo armonico tra i diversi
poli del pianeta, ci si è resi conto dell'urgenza di immaginare metodologie
di analisi e d'intervento che non fossero ristrette al campo puramente
conservativo ed ecologico, ma che proponessero un allargamento del
concetto di sostenibilità a settori che fino a quel momento ne erano stati
considerati esterni.
Infatti nella Dichiarazione di Istambul sugli insediamenti umani, nella
Conferenza Mondiale Habitat II (1996), l'interesse per lo sviluppo
sostenibile viene inteso come "fattore equilibrante", non solo nel rapporto
tra l'intervento umano e l'ambiente tout court, ma anche riguardo alle
problematiche connesse alla sostenibilità degli insediamenti umani in un
mondo urbanizzato. Questa nuova attenzione per le problematiche urbane
ha spostato notevolmente l'area d'interesse delle metodologie per la
realizzazione dello sviluppo sostenibile. La consapevolezza che la gran
parte della popolazione mondiale vive in agglomerati urbani (in Europa si
tratta dell'85%) ha fatto sì che anche alla struttura urbana si applicassero i
concetti di sostenibilità, evidenziando come una città a sviluppo sostenibile
"sarà in grado di risolvere le problematiche che genera al suo interno,
siano esse ambientali, politiche, sociali o economiche, senza doverle
trasferire all'esterno o ad altre generazioni". In questo senso vanno intese
le pratiche progettuali e costruttive (best practices) atte a perseguire la
MEDIA-AMBIENTE
Dall’edificio-media all’ambiente dei media
Dottorato di Ricerca in Progettazione Ambientale
sostenibilità. Il ricorso alle tecnologie ambientali per ottenere questo scopo
è evidentemente centrale: il risparmio energetico, la gestione integrata dei
cicli, la riduzione dell'impatto ambientale, diventano dunque obiettivi di
sostenibilità ottenibili attraverso un ricorso costante a metodologie e
strumenti tecnologici ad hoc.
Dunque il perseguimento della sostenibilità, pur prevedendo il ricorso
a tecnologie "ambientali", non definisce esattamente cosa s'intenda per
tecnologia soft, al di fuori di quelle che riguardano il risparmio energetico
ed il controllo delle emissioni.
A questo proposito è utile sottolineare che l'idea di una tecnologia
soft, cioè rispettosa dell'ambiente e non distruttiva, sembra essere una
costante culturale in tutta la letteratura sulla tecnologia dell'architettura, ma
ciò che interessa di più in questa sede è costatare l'esistenza di un legame
indissolubile tra il progetto dell'edificio e il progetto del suo intorno, da cui
l'edificio dipende non solo per ragioni percettive e paesaggistiche, ma
anche per ragioni funzionali e soprattutto ecologiche.
Per l'edificio (pensato come una cellula vivente di un organismo che
solo agendo nel suo insieme può assolvere funzioni vitali, come ad
esempio quelle del corretto uso delle risorse, di attenuazione degli impatti
ambientali, di razionalizzazione), efficienza e automazione (attraverso le
tecnologie info-telematiche) possono essere considerate a pieno titolo
strumenti soft di riequilibrio del rapporto tra tecnologia e ambiente.
La telematica tecnologia soft
Fino agli anni 70 la tecnologia ha spesso rappresentato un fattore
distruttivo (per alcuni "il" fattore distruttivo) per l'ambiente. L'avvento
dell'informatica, negli anni '80 e quello della telematica, negli anni '90, ha
presentato una nuova condizione della tecnologia rispetto all'ambiente.
Una condizione potenzialmente di sinergia e di sintonia ma che il più delle
volte si è tradotta in catastrofica omologazione.
Oggi la produzione di beni immateriali (informatici e telematici) sta
cambiando il concetto stesso di bene, sollevando anche critiche sia sul
piano strettamente economico sia su quello etico e politico.
I prodotti non sono nè artigianali (vd. Arts and Craft), ma neppure
oggetti standardizzati (prima età industriale); la produzione avviene in
diversi luoghi della Terra; si ricorre all'uso di progettazione e produzione
assistita da computer e robotizzazione delle fasi di costruzione; la
Introduzione
Tesi di Dottorato di Marco Nardini
fabbricazione di componenti e il loro assemblaggio sono operazioni spesso
separate (anche geograficamente); la distribuzione del prodotto è
accuratamente programmata in base alle richieste del mercato, rilevate in
tempo reale (controllo); le aziende sono tra loro interconnesse e
rappresentano un Network produttivo (strutture multi-nazionali). Le nuove
modalità di produzione della ricchezza rappresentano per molti, come per
le organizzazioni ambientaliste, un esempio paradigmatico di ingiustizia
sociale su scala planetaria.
Per poterla considerare una tecnologia soft, la telematica dovrebbe
essere utilizzata dunque in un altro modo.
La telematica può portare alla configurazione e riconfigurazione
dell'ambiente; sia costruito che naturale. Da un lato perché spezza l'unità
spazio-temporale tra presenza fisica ed azione, dall'altro perché aggiunge
un significato nuovo al concetto di ambiente, rendendo possibili nuovi
scenari di habitat, e creando a sua volta un nuovo livello spaziale: lo spazio
virtuale o cyber-spazio. In questo modo essa potrebbe collaborare in modo
cospicuo al bilanciamento delle esigenze locali e delle opportunità offerte
dalla globalizzazione, creando una rete glocale (globale/locale) veramente
ecologica e sostenibile.
Un nuovo genere di spazio collettivo
Con l'avvento della telematica e dei prodotti "telematici" si è
determinato uno sfasamento tra processo percettivo e processo cognitivo,
determinato dal ricorso a queste tecnologie. Questo processo era unitario
fino all'avvento delle tecnologie informatico-telematiche, poi si è avuto un
nuovo livello di sensorialità, che ha confluito nelle cyber-percezioni e nel
cyber-spazio. Da quel momento l'impronta ha coinvolto lo spazio (in
generale) e soprattutto quello collettivo, determinando nuovi caratteri
percettivi. Il nuovo spazio collettivo, pervaso dalla presenza delle
tecnologie telematiche, è un luogo deputato a comunicare il mondo attuale:
un contenitore enorme e pulsante che è anche intensificatore della
comunicazione. Un "edificio" senza separazione tra spazio pubblico e
spazio privato, che costruisce l'estensione edificio-spazio come spazio
pubblico e come spazio collettivo.
Questo meccanismo è parallelo a quello attraverso il quale, sul piano
fisico, si è formata la scena urbana contemporanea. "...La grande lezione
della città antica è che i suoi spazi aperti e collettivi, pur esito di
un'accurata selezione di materiali composti seguendo regole semplici e
MEDIA-AMBIENTE
Dall’edificio-media all’ambiente dei media
Dottorato di Ricerca in Progettazione Ambientale
chiare sono vaghi, disponibili all'interpretazione delle persone che li usano
ora per le passeggiate, ora come percorso tra due mete precisamente
determinate, ora per riti collettivi, ora per il mercato, ora come spazio
tecnico che limita i pericoli d'incendio." (Secchi).
Del resto questa vaghezza costituisce uno dei caratteri specifici più
presenti negli "intensificatori". "...Il limite è stato quello di cercarne una
sempre più spinta riduzione, una sempre più precisa aderenza ad una o
poche funzioni principali. Il carattere molteplice della città contemporanea
emargina gli spazi riduttivamente determinati (fisici o vituali n.d.a.), li
abbandona a pratiche parziali, ad una temporalità limitata. Il vuoto viene
spesso riempito da pratiche che stanno al margine della legittimità e della
legalità. La città contemporanea sembra richiedere allo stesso tempo una
forte sovradeterminazione ed un massimo di vaghezza, di spazio
interpretativo" (Secchi).
Allora sarà utile rilevare un fatto: forse la conoscenza dei materiali
dell'architettura tradizionale ed i suoi apparati normativi non ci consentono
più di esaminare con successo i fenomeni del presente, ma un'analisi
tecnicamente pertinente dei materiali del nuovo habitat e delle nuove forme
tecnologiche dell'architettura (ivi compresa la telematica) non è stata
ancora compiuta in modo coerente, la stessa immagine della loro
eterogeneità l'ha forse sinora impedita.
Tuttavia si possono individuare alcuni fattori che, anche se
contraddittori, permettono un primo vaglio: l'espansione, nella città
contemporanea europea, dello spazio aperto, ed in particolare dello spazio
pubblico (ancora Secchi afferma che "...Una delle più rilevanti differenze tra
la città antica e la città contemporanea sta nei rispettivi rapporti di
copertura ... il rapporto di copertura non dice tutto in ordine alla densità
delle popolazioni e delle attività che insistono su una determinata porzione
di suolo urbano, ma dice molto relativamente ad altri aspetti: ad esempio
relativamente ai rapporti che si instaurano tra diversi oggetti e spazi
architettonici").
Uno spazio che si connota non solo per essere disponibile per il
pubblico ma in quanto teatro di questo pubblico, in quanto spazio collettivo
dove si rappresenta la cultura odierna.
"Ma in uno spazio più dilatato" sostiene Secchi "...il singolo oggetto
architettonico ha assunto un'autonomia che gli era sconosciuta; una libertà
che ha distrutto grammatiche e sintassi, gerarchie e ordini precedenti. La
frammentarietà e l'eterogeneità della città contemporanea è l'esito anche
di un movimento di liberazione" (Secchi).
Introduzione
Tesi di Dottorato di Marco Nardini
Va detto che, rispetto alle affermazioni di Secchi (riferite alla città
"fisica") è innegabile che queste stesse possano essere riferite alla città
"parallela", quella virtuale del cyber-spazio, ben più ampia, diffusa e
sconosciuta.
"...La formazione, a partire dagli anni '70, in tutto il mondo
occidentale di una vastissima città diffusa (il cosiddetto sprawl urbano), il
disperdersi delle popolazioni e delle attività in territori assai vasti, ove era
possibile utilizzare una ricca infrastrutturazione dovuta alla lunga storia di
antropizzazione del territorio ed ove, soprattutto, era consentito un più
elevato consumo di suolo per la costruzione della casa unifamiliare o del
piccolo capannone produttivo, non può essere addebitata unicamente
all'aggravarsi, in termini di minor comfort e maggiore fatica, della situazione
urbana. La città diffusa non nasce solo dal decentramento, ma anche
dall'iniziativa di popolazioni locali particolarmente attive ed intraprendenti;
nasce contro o nonostante la grande città, ne rappresenta, sia sul piano
dell'organizzazione economico-produttiva, sia sul piano delle relazioni
sociali e politiche un'alternativa. Ma certamente il peggioramento delle
condizioni di vita entro la maggior parte delle grandi città industriali alla fine
degli anni sessanta (in Italia, n.d.a.) sommato all'incapacità della politica
urbana di darvi un'adeguata risposta, ne è una delle cause
principali"(Secchi)
6
.
1
A questo proposito confronta il concetto di standard (e di "destandardizzazione") riguardo
all'evoluzione delle tecniche produttive informatizzate nella società contemporanea descritto
in Giuseppe Ciribini, Tecnologia e Progetto, argomenti di cultura tecnologica della
progettazione, Celid, Torino 1984.
2
Cfr. J. Baudrillard, Le strategie fatali, tr. it di S. D'Alessandro, Feltrinelli, Torino 1984.
3
Vedi in seguito Cap. 3
4
Cosa non nuova e perfettamente descritta nel saggio di Robert Venturi, Complessità e
contraddizioni dell'architettura, Dedalo, Bari 1980
5
Dalle intuizioni teoriche di Thomas Maldonado, ai rilevanti contributi di Giuseppe Ciribini ai
più recenti studi sui temi della riqualificazione dell'ambiente urbano, della manutenzione
edilizia, della visione integrata dei processi di trasformazione del contesto territoriale.
6
Questi virgolettati, sono riferiti ad alcune lezioni, tenute da Bernardo Secchi nel Corso di
Progettazione Urbana, a.a. 1998-99, e pubblicati sul sito dell'Istituto Universitario di
Architettura, di Venezia (http://www.iuav.unive.it/urbanlab).
MEDIA-AMBIENTE
Dall’edificio-media all’ambiente dei media
Dottorato di Ricerca in Progettazione Ambientale
CAPITOLO 1
LO SCENARIO DEL MEDIA-AMBIENTE: UNA STORIA DI TRENTA ANNI
Per delineare, anche in una prospettiva storica, alcune tendenze che
direttamente hanno permesso la formazione del media-ambiente, è utile porre
l’accento sulla realizzazione di grandi spazi per la multimedialità. Fra queste
ve ne sono alcune di natura propriamente culturale e alcune più legate alla
sfera commerciale o generate direttamente dall'evoluzione delle industrie della
comunicazione. Costituiscono anche un patrimonio "storico" di esempi, tutto
interno alla triangolazione tra marketing, multimedialità e consumo, che è stato
trattato sinora.
Capitolo1
Tesi di Dottorato di Marco Nardini
CAPITOLO 1
LO SCENARIO DEL MEDIA-AMBIENTE:
UNA STORIA DI TRENTA ANNI
È utile mettere in luce come le caratteristiche dei nuovi concetti
spaziali che si stanno investigando, così legati alla definizione e
costruzione del media-ambiente (emergenti dagli esempi presi in
considerazione), sono legati ad un concetto di fruizione tipico dello spazio
pubblico. Di seguito vengono analizzate le ragioni che, nel corso dell'ultimo
trentennio, hanno portato alla formazione del media-ambiente, inteso come
ambiente real-virtuale. Esaminando alcuni progetti-campione, selezionati in
un ampio spettro, e definendo le caratteristiche di alcuni passi "storici"
significativi, si può seguire l'evoluzione di questo nuovo concetto di
ambiente e dei nuovi scenari "ambientali" da esso determinati. Questo
anche tracciando un orizzonte culturale entro il quale comprendere i
fenomeni del media-mbiente.
Iniziando lo studio delle evoluzioni in atto nell'habitat umano,
cagionate dalle modificazioni apportate all'ambiente dai media associati
all'informatica e alle telecomunicazioni, è utile definire il modo attraverso
cui s'intende esaminare il fenomeno.
Il fatto che la nostra coscienza del passato sia modificata (inferita
dice Peacocke
1
) dalla nostra conoscenza del presente mette in luce quanto
sia importante conoscere il presente nel quale viviamo. Insomma definire il
problema dell'integrazione tra un dominio di fatti e il modo in cui viene
definito l'accesso (epistemico) a questi fatti
2
(cioè il modo attraverso cui li
conosciamo) è uno dei problemi centrali della conoscenza.
Il presente, nella misura in cui diviene sensore e catalizzatore delle
possibilità che potranno (o non potranno) disvelarsi, risulta fondamentale
per comprendere il futuro.
Se, almeno fino ad oggi, l'atteggiamento cognitivo si è sempre
identificato con il moderno, mentre quello estetico con il contemporaneo
3
,
un certo ritorno alla razionalità ci è, probabilmente, richiesto, se vogliamo
costruire un discorso "scientificamente corretto"
4
(per quanto possa
risultare difficile, e in alcuni casi addirittura impossibile).
Dunque non si può rinunciare a priori ad un atteggiamento esegetico,
analitico, logico, argomentativo e all'occorrenza empirico, pur nel rispetto
della complessità e pluralità dei livelli d'indagine. Pur nella consapevolezza
che anche il discorso scientifico risulta meno "assertivo" del passato
5
.
Purchè lo si dichiari fin da subito questo può solo essere un vantaggio
6
.
MEDIA-AMBIENTE
Dall’edificio-media all’ambiente dei media
Dottorato di Ricerca in Progettazione Ambientale
Walter Benjamin
7
riferiva di come lo statuto stesso dell'opera d'arte,
nell'epoca della sua riproducibilità, fosse sul punto di subire un
rovesciamento. Si deve ricordare questo concetto non tanto per le sue
connotazioni "di valore" (rispetto all'opera d'arte) quanto per il fatto che il
dialogo tra oggetto non riproducibile e riproducibilità crea un
rovesciamento, o una modificazione, dei ruoli peculiari dell'opera d'arte (o,
in generale, dell'oggetto rispetto a cui cambia lo statuto). E' da questo
legame che nasce la sollecitazione a ridefinire il rapporto tra sapere, inteso
come insieme di conoscenze, e modalità cognitive. Sul sapere, come già
sull'opera d'arte, mutate le condizioni "costruttive", cambiano, in un certo
senso, i requisiti "comunicativi".
Il fatto che nella civiltà della comunicazione gli individui comunichino
sempre meno suscita interrogativi sul reale ruolo della comunicazione
contemporanea. Un'ipotesi in cui l'annulamento della lontananza fisica,
grazie all'intervento dei media, come ad esempio la televisione o internet,
ci costringere ad una eccessiva "vicinanza" che elide la distanza (lo spazio
critico) ed anche lo spazio mentale della comunicazione
8
.
Cambiano i modi di costruzione del sapere, ad esempio,
nell'esigenza di far dialogare i diversi saperi, cogliendo la complessità delle
cose. Senza illudersi, tuttavia, di giungere poi a certezze definitive
9
.
Questo porta a riflettere sul ruolo stesso del ricercatore e del pericolo
costituito dal fanatismo tecnocratico attraverso cui si operano
semplificazioni "fuori scala", riguardo al sapere.
Indagare le condizioni del sapere diventa un elemento irrinunciabile
per tutto lo sviluppo della conoscenza a cui si vuol fare riferimento
10
; nella
convinzione che per formulare un'affermazione vera in un certo linguaggio,
si debba ricorrere ad un metalinguaggio, ad un'affermazione che sia
esterna al linguaggio stesso
11
.
Indagando il presente ( in rapporto alle possibili evoluzioni che vi
saranno nel futuro) sembra importante,tracciare alcune note sul rapporto
tra spazio e tempo
12
. Nelle discipline scientifiche si è passato da un
concetto di tempo della fisica newtoniana allo spazio-tempo della
meccanica quantistica. Senza entrare nello specifico della trattazione
scientifica
13
questo ha determinato un sovvertimento dell'idea di tempo.
Non più confinato nell'ambito esclusivamente cronologico il tempo (nel suo
costituire con lo spazio una geometria dell'universo) risulta intimamente
legato alla struttura della materia. A questo punto sembra utile mettere in
luce alcune riflessioni elementari sui rapporti che esistono tra energia,
informazione e tempo.
Capitolo1
Tesi di Dottorato di Marco Nardini
Esiste una quantità minima assoluta (come la chiama J.D. Barrow
14
)
necessaria ad elaborare un singolo bit d'informazione. Il livello di civiltà
raggiunto da una società potrebbe essere espresso dalla capacità ad
avvicinarsi a questo valore limite. E' evidente che, visto il legame esistente
tra energia e informazione, affinchè di un processo (reversibile) se ne
possa valutare l'efficienza, bisognerà considerare una terza variabile, il
tempo
15
. Dunque l'efficienza è un rapporto a tre: energia, informazione e
tempo.
Riportando questa riflessione al presente potremmo dire che il valore
di energia e informazione sta nel fatto che esse offrono una maggiore
libertà di distribuire il tempo
16
.
Questo porta a riflettere proprio sul concetto di tempo, non solo
rispetto alla sua accezione scientifica. Ma su come, nel presente, se ne sia
deformata, ampliata e complessificata l'identità. Può essere utile ricorrere
ad un esempio. Il concetto di loisir
17
, che è molto più di "tempo libero" o
"divertimento". Dentro questo livello di strutturazione del tempo (diverso,
nel presente, dalle visioni precedenti di tempo libero
18
) esistono caratteri
propriamente legati al presente. La comprensione e considerazione delle
caratteristiche del tempo, nel presente, è uno degli strumenti più forti di
comprensione/assimilazione dei fenomeni. Le parole, gli stati d'animo, i
modi attraverso cui s'impiega il tempo. Si potrebbe dire che l'assorbimento
progressivo del tempo libero e del tempo del lavoro nel loisir è un
processo analogo a quello dell'assorbimento della cultura in uno strumento
di cultura di massa (come il cinema, la televisione, internet, ecc.). Anche
questo nuovo concetto di temporalizzazione, come i nuovi strumenti
tecnologici e i nuovi mezzi cognitivi, contribuisce a modificare la struttura
dell'ambiente. In termini di confort, in termini di efficienza e in termini di
fruizione (anche estetica). Lo scenario di questa modificazione
(assorbimento della cultura nella cultura di massa) è uno scenario
"monumentale". Sia che si rappresenti con un monumento, sia che
monumentalizzi la tecnica, sia che si nasconda, al limite, nel minimalismo
assoluto. E' un fenomeno di massa e come tale rappresenta un presente, il
nostro del XXI secolo, in cui la comunità, il più "diabolico" ingranaggio del
moderno
19
, alimenta le contraddizioni, con la difficoltà progressiva di
queste ad essere vissute. E' molto difficile, per chiunque ma soprattutto per
un intellettuale, entrare in contatto con questo tempo liberato. Senza
confini, atopico, allergico a definirsi per categorie o dogmi. Il sottoprodotto
della difficoltà ad entrare in contatto è la paura, nei confronti della quale la
paralisi conoscitiva porta a rifuggire la considerazione del presente come
area d'investigazione. Ed attiva un meccanismo di degradazione
MEDIA-AMBIENTE
Dall’edificio-media all’ambiente dei media
Dottorato di Ricerca in Progettazione Ambientale
progressiva dell'intellettuale, teso ad affermare la propria"diversità"
20
.
Per misurarsi con il presente è necessario accettare il nuovo
protocollo, stabilire la connessione con il sapere di massa, con la comunità
(o le comunità) più che con la società (concetto sempre più sfocato).
Rivalutare un'etica che incorpora anche il rischio delle scelte e che
permetta di accedere a categorie e strumenti di natura complessa con cui
s'interpreta la realtà e la sua identità. Riflettendo su due termini,
complessità e identità, in cui la prima non si esprime tanto nelle singole
sostanze ma nelle loro combinazioni (ancora il dialogo tra i saperi......) e
la seconda è concepita come arte dell'identità
21
, stabilità difficile e capacità
di identificazione e autonomia decisionale. In un'ottica di responsabilità, nel
mettersi in gioco, rispetto al futuro.
In un contesto culturale, artistico, tecnologico, assai complesso, nel
quale sono maturati e vanno maturando i numerosi progetti di grandi spazi
dedicati alla multimedialità (edifici, musei, parchi incubatori d'imprese ecc.)
per comprendere la loro collocazione nel più ampio processo evolutivo
delle "industrie" culturali, dell'intrattenimento e della comunicazione,
bisogna prendere in esame alcune tendenze che nel corso degli ultimi
anni, in maniera congiunta, sono venute rapidamente a maturazione.
Si tratta di tendenze (evoluzione tecnologica, crescita della centralità
economica del settore della comunicazione, aumento della domanda di
formazione ecc.) che hanno avuto ed hanno tuttora un impatto rilevante in
quella che potremmo definire come una sorta di ri-progettazione generale
dei rapporto fra società e sistema della comunicazione, inteso nel senso
più lato come insieme delle attività economiche e sociali basate su o
connesse alle tecnologie della comunicazione.
In tutti i sistemi sociali, da quello educativo a quello scientifico, da
quello economico a quello amministrativo, i processi di innovazione nelle
attività di comunicazione introducono a ritmo elevato rilevanti cambiamenti
organizzativi e culturali la cui portata, nonostante i continui tentativi, pare
tuttora difficile da prevedere. La dimensione di queste tendenze evolutive è
enorme; si pensi, solo per fare un esempio, all'accelerazione delle routine
di acquisizione di conoscenza causata dalla diffusione dei servizi WWW
22
,
o all'integrazione fra telecomunicazioni, informatica e televisione - hanno
avuto di conseguenza un impatto rilevante anche sul sistema politico,
chiamato a livello locale, nazionale e sovranazionale a interagire con questi
fenomeni e a definire linee di intervento e politiche specifiche.