7
una modesta protezione nei confronti della citotossicità da TCDD. D’altra
parte, l’incubazione per 1 ora con TCDD non provoca significative variazioni
dei livelli intracellulari di glutatione ridotto. Una significativa e molto più
evidente protezione può essere invece ottenuta utilizzando il flavonoide di
origine vegetale epigallocatechina gallato (200 µM), che sembra agire come
inibitore del recettore arilico, al quale si lega la TCDD una volta entrata nella
cellula.
Nel tentativo di individuare un possibile meccanismo della citotossicità della
TCDD, abbiamo dimostrato che l’esposizione delle cellule INS-1 alla TCDD
provoca rapidamente (nel giro di pochi secondi) un drammatico aumento
della concentrazione intracellulare di Ca
2+
fino a raggiungere livelli in grado di
danneggiare gravemente le cellule, probabilmente agendo a livello
mitocondriale.
Infine, abbiamo studiato gli effetti di 1 ora di incubazione con dosi non
citotossiche di TCDD (0.05, 0.5 e 1.0 nM) sulla funzione secretoria delle
cellule INS-1. I nostri risultati indicano che la TCDD è in grado di far diminuire
significativamente, in maniera dose-dipendente, la secrezione di insulina
stimolata da dosi crescenti di glucosio (2.8, 5.6, 8.3 e 11.2 mM) rispetto a
quella delle cellule di controllo. Come ulteriore conferma del ruolo importante
dei mitocondri nel meccanismo della tossicità da TCDD, abbiamo dimostrato
che la secrezione di insulina stimolata da una concentrazione depolarizzante
di KCl (30 mM) non è influenzata dall’esposizione alle stesse dosi di TCDD in
grado invece di inibire la secrezione stimolata dal glucosio.
8
In conclusione, i nostri risultati dimostrano che la TCDD è in grado di indurre
un grave danno acuto delle cellule INS-1 a concentrazioni comprese fra 10 e
50 nM, e che concentrazioni ancora minori, non citotossiche, di TCDD
possono provocare significative alterazioni della funzione secretoria di queste
cellule. Queste osservazioni potrebbero assumere particolare importanza in
relazione alla sempre maggiore incidenza del diabete di tipo 2 registrata negli
ultimi decenni. Tale osservazione ha infatti indotto diversi autori ad ipotizzare
l’intervento di fattori ambientali ancora sconosciuti che andrebbero ad
aggiungersi ai classici fattori legati alla dieta e alla mancanza di esercizio
fisico nella patogenesi di questa malattia.
9
ABSTRACT
Several epidemiologic studies have indicated a possible correlation between
dioxin exposure and diabetes. However, only few biological studies have
addressed the question of the interactions between dioxin-like compounds
and secretory function of pancreatic β cells. The aim of the present research
was to characterize TCDD-induced toxicity on the insulin-secreting cell line
INS-1E, which is considered to be a reliable β-cell model. First, we
investigated the effects of 1 h exposure to different concentrations of TCDD
(0, 1, 3, 6, 12.5, 25 and 50 nM) on cell survival and we observed a sharp
decline of cell survival (below 20% with respect to control untreated cells) for
TCDD concentration between 12.5 and 25 nM. Ultrastructurally, cell death
was characterized by extensive degranulation, appearance of autophagic
vacuoles containing cytoplasmic structures and especially mitochondria,
peripheral nuclear condensation and disappearance of cytoplasmic
organelles. TCDD toxicity was only slightly prevented by pre-exposure of the
cells to the anti-oxidant dehydroascorbic acid. On the other hand, no
changes in the intracellular GSH levels were observed after 1 h TCDD
exposition. A significant and more relavant protection against TCDD toxicity
was afforded by the AhR inhibitor epigallocatechin gallate (200 µM). At this
regard, preliminary observations seems to indicate that acute dioxin toxicity
might be AhR-mediated throught a non-trascriptional mechanism, probably
related to a TCDD-induced increased cellular Ca
2+
uptake. The main finding
10
of our research was the observation that 1 h exposition of INS-1E cells to
non-citotoxic TCDD concentrations (0.05, 0.05 and 1 nM) caused a
significant, dose-related impairment of glucose-stimulated insulin secretion.
One hour incubation with 1 nM TCDD almost completely abolished insulin
secretion above basal levels in response to several stimulating glucose
concentrations (from 5.6 to 11.2 mM). In conclusion, our results clearly show
that TCDD can acutely damage INS-1E cells at concentrations in the
nanomolar range, and that lower, non-cytotoxic doses of TCDD can rapidly
induce significant alterations of their glucose-stimulated secretory response.
This latter observation could be important in view of the increasing
prevalence of type 2 diabetes in the last decades and the possible
pathogenetic contribution of still unknown environmental factors in addition to
obvious nutritional habits.
11
INTRODUZIONE
1. Storia della diossina
Il termine Diossina è comunemente usato per riferirsi ad una famiglia di
sostanze chimiche tossiche strutturalmente correlate, con un comune
meccanismo d’azione ed un comune spettro di risposte (Van der Berg M. et
al., 1998). Questo gruppo include le dibenzo-p-diossine policlorurate
(PCDDs), i dibenzo-furani policlorurati (PCDFs) e i bifenili policlorurati
(PCBs). Fra tutti questi composti è noto da tempo che la sostanza più
tossica è certamente la 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina nota più
semplicemente come diossina o TCDD (Poland A. and Knutson J.C., 1982;
Whitlock JPJ,1990; Matsumura F, 1995).
Le Diossine sono contaminanti ambientali che si formano come prodotti
secondari in processi industriali quali l’incenerimento dei rifiuti (Olie K.,1980;
Enviromental Protection Agensy (EPA), 2004), lo sbiancamento della carta
e la produzione di pesticidi, erbicidi e fungicidi (Gilpin R.K. et al., 2003). Per
meglio valutare il rischio associato a questi composti, ad ognuno di essi è
stato associato un fattore di equivalenza tossica (TEF) che viene espresso
in relazione al potenziale tossico della TCDD assumendo un TEF per la
TCDD=1(Van der Berg M. et al., 1998). Il metodo del TEF è stato utilizzato
per calcolare la quantità di diossine nel corpo umano. La media stimata in
una generica popolazione è di circa 58 ng di equivalenti di TCDD (TEQ)/Kg
di lipidi sierici, che corrispondono a 13 ng TEQ/Kg di peso corporeo. Nelle
12
popolazioni con una più alta esposizione alla TCDD, ad esempio in seguito
ad incidenti industriali, si sono stimati valori pari a 96-7000 ng TEQ/Kg di
peso corporeo (Roeder R.A. et al.,1998). Nel 1998 il WHO ha stabilito che
la dose tollerabile assumibile giornalmente (TDI=tolerably daily intake)
1
è 1-
4 pg TEQ/Kg/giorno. Ad oggi, l’assunzione media di tali sostanze nella
popolazione di vari Paesi è da considerarsi al di sotto del TDI; in particolare,
negli adulti di molti Paesi l’assunzione media va da 0,33 a 3,57 pg
TEQ/Kg/giorno, inferiore quindi al massimo TDI (Kokichi Arisawa et al.,
2005).
Le diossine non erano presenti nell’ambiente prima dell’industrializzazione
se non in piccole quantità dovute alla naturale combustione e ai processi
geologici (Czuczwa J.M. et al., 1985; Shecter A. et al., 1988; Ferrario J. and
Byrne C., 2000). Oggi questi composti si ritrovano in tutti gli esseri umani,
con livelli più alti nelle persone che vivono nei paesi più industrializzati
(Shecter A. and Gasiewicz T.A., 2003) che risultano esposti a bassi livelli di
PCDDs/PCDFs attraverso il cibo, l’acqua, l’atmosfera ed il suolo e non solo
a seguito di esposizione accidentale o dovuta al lavoro in siti a rischio
(Kokichi Arisawa et al., 2005). Le diossine vengono rilasciate nell’aria per
poi ricadere come ceneri. Quando un animale mangia del cibo contaminato
introduce queste sostanze nella catena alimentare. E’ stato stimato che il
90% dell’esposizione umana alla TCDD proviene dall’alimentazione: la fonte
principale è rappresentata da animali che sono esposti primariamente alle
1
La TDI definisce la quantità massima assumibile giornalmente, di una sostanza tossica senza
provocare lo sviluppo di effetti dannosi per la salute, con una esposizione continua nell’arco della vita.
13
emissioni di TCDD che si depositano sulla superficie del suolo, delle piante
e dell’acqua. L’uomo assume poi la TCDD attraverso il consumo di carne,
latte, pesce e uova. Questo determina un’esposizione continua a bassi livelli
di TCDD che, a lungo andare, si accumula nell’organismo determinando
effetti dannosi per la salute (Svensson B. et al., 1991). Le diossine sono
composti biologicamente ed ambientalmente persistenti: basti pensare che
l’emivita della più tossica delle diossine, ovvero la TCDD, nei roditori è di
circa 2-4 settimane (Rose J.Q. et al., 1976; Olie K., 1980), ma nell’uomo è
stata stimata un’emivita di 7-11 anni, sia pure con notevoli variazioni
individuali (Pirkle J.L.et al., 1989). Recenti studi di farmacocinetica hanno
dimostrato che l’emivita della diossina è dose-dipendente e inoltre varia in
base alla composizione del corpo: una maggiore presenza di tessuto
adiposo determina infatti un aumento dell’ accumulo e quindi una maggiore
persistenza (Emond C. et al., 2005; Aylward L.L. et al., 2005). Ciò è dovuto
alla natura lipofilica della TCDD, che ne permette il passaggio senza
ostacoli attraverso le membrane cellulari e il deposito in vari organi, in
particolare nel tessuto adiposo e nel fegato (Kokichi Arisawa et al., 2005).
Altre diossine possone essere eliminate più o meno rapidamente, infatti
alcune PCDF hanno meno di 6 mesi di emivita, per altre invece si è
misurato un tempo di eliminazione pari a 20 anni (Schecter A. et al., 1990a;
Ryan J.J. et al., 1993; Flesch-Janys D. et al., 1995; Ogura L., 2004).
Durante la guerra del Vietnam, tra il 1962 e il 1970, è stata ampiamente
utilizzata, come defoliante, una miscela 1:1 di acido 2,4-
diclorofenossiacetico e acido 2,4,5-triclorofenossiacetico detta Agent
14
Orange contenente da 2 a 30 ppm di TCDD (ATSDR, 1998). Negli studi
condotti su alcuni veterani americani, che furono esposti all’Agent Orange si
sono riscontrati livelli di TCDD nei lipidi sierici superiori a 600 ppt, parecchi
anni dopo aver lasciato il Vietnam, mentre i livelli di TCDD riscontrati nella
popolazione non esposta non superavano 1-2 ppt (Kahn P.G. et al., 1988;
Shecter A. et al.,1990a, 1992; Michalek J.E. et al., 1995). In Vietnam, i livelli
di diossina riscontrati nel suolo delle aree contaminate dall’Agent Orange
sono superiori a 1000000 ppt, dopo oltre 30 anni dalle operazioni militari
americane con il defoliante; inoltre elevati livelli di diossina sono stati
misurati nel cibo e negli stessi vietnamiti che vivevano nelle aree colpite
(Schecter A. et al., 2001a, 2002, 2003). I PCDFs e PCDs furono coinvolti
nell’avvelenamento dell’olio di riso in Giappone nel 1968 (Masuda Y., 2003)
e, per lo stesso motivo a Taiwan nel 1979 (Rogan W.J. et al.,1988; Guo Y.L.
et al., 2003). Famosa è stata la contaminazione da diossina avvenuta nel
1976 a Seveso, in Italia a seguito dell’esplosione di un’industria chimica. In
quella occasione si produssero alcuni chilogrammi di diossina che
contaminò l’ambiente e fu responsabile della morte di numerose forme di
vita sia della flora che della fauna circostante l’insediamento industriale.
Benché un numero consistente di individui, sia adulti che bambini , fossero
venuti a contatto con la sostanza chimica, per molti anni non si sono
riscontrati effetti gravi sulla salute. Studi più recenti hanno tuttavia
evidenziato un innalzamento dell’incidenza dei tumori nella popolazione che
viveva nelle zone più esposte alla diossina sprigionata con l’esplosione
(Bertazzi P.A. et al., 1989). Più recentemente la diossina è tornata alla
15
ribalta delle cronache per il caso di avvelenamento del Presidente ucraino
Viktor Yushchenko nel 2004 (BBC, 2004; Chivers C.J., 2004; Fakelmann K.,
2004).
In Europa, nell’ultimo secolo si è verificato un costante aumento
dell’esposizione della popolazione a questi prodotti, che ha raggiunto un
picco negli anni ‘50 e ‘60 per poi diminuire. Un secondo picco si è avuto
negli anni ‘80-‘90, dovuto all’incremento dell’industria della carta e
soprattutto delle emissioni poco controllate provenienti dagli inceneritori dei
rifiuti.
2. Struttura della Diossina e legame al recettore Arilico (AhR)
La diossina e i composti ad essa correlati sono costituiti da due anelli
benzenici connessi da 1 o 2 atomi di ossigeno e contenenti da 4 a 8 atomi
di cloro, per un totale di più di 75 composti clorurati detti congeneri
(Schecter A. et al., 2005). La struttura chimica della 2,3,7,8-
tetraclorodibenzo-p-diossina è la seguente:
16
Come è stato riportato nel paragrafo precedente, la più tossica tra tutti i
composti appartenenti a questo gruppo è la 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-
diossina sulla quale si sono pertanto concentrati gli studi clinici ed
epidemiologici degli ultimi 30 anni (U.S. Department of Health and Human
Services 2000; Paustenbach D.J., 2002; Cole P. et al., 2003).
E’ stato stabilito con certezza che, una volta attraversata la membrana
citoplasmatica grazie alla sua alta lipofilicità, la diossina si lega ad una
particolare proteina citosolica, conosciuta come recettore degli idrocarburi
arilici o recettore arilico( AhR) (Bradfield C.A. et al., 1991).
Questo recettore è un membro della famiglia delle proteine bHLH/PAS
(basic helix-loop-helix/Per-Arnt-Sim), noti regolatori trascrizionali, ed è
coinvolto nell’ organogenesi, nella detossificazione di endo- e xenobiotici e
in diverse risposte organo-specifiche indotte dalla diossina. I tipici ligandi
sono gli idrocarburi arilici (dai quali prende il nome), gli idrocarburi arilici
alogenati come la diossina e numerosi costituenti vegetali introdotti con
l’alimentazione. Non è ancora noto con certezza quale sia il ligando
fisiologico del recettore arilico: fra le varie ipotesi avanzate a questo
proposito si possono ricordare i metaboliti del triptofano (Denison M.S. and
Nagy S.R., 2003) e, più recentemente, l’AMP ciclico (Oesch-Bartlomowicz
B. et al., 2005). Il ruolo fisiologico del recettore arilico non è ancora
pienamente compreso sebbene l’elevato livello di conservazione in una
larga varietà di specie animali suggerisca un suo fondamentale ruolo per la
fisiologia cellulare (Poellinger L., 2000).