stesso. Invece, nel resto della tesi considereremo aste in cui un
monopolista vende una pluralità d’oggetti ad una molteplicità di bidders,
ma che in ogni caso sono one-side markets, in altre parole uno dei due lati
in cui si articola il mercato, tipicamente rappresentato dall’offerta, svolge
un ruolo passivo. Definiamo al contrario double auctions quelle aste in cui
sia il lato della domanda che quello dell’offerta sono attivi nella
determinazione del prezzo di scambio.
Ritornando al modello tipico d’asta vedremo che prevede che ogni
partecipante abbia una propria valutazione personale del bene, determinata
a sua volta dai suoi gusti e/o disponibilità monetaria, la quale rappresenta
la sua informazione privata; in particolare tale valutazione non è
conosciuta con certezza né dal banditore, né dai concorrenti. In tale
situazione, la considerazione delle valutazioni altrui è assunta alla stregua
di una variabile casuale tratta da una distribuzione che è conosciuta da
tutti. Ecco che la nozione d’equilibrio bayesiano diviene quella rilevante ai
fini dell’asta, che è un gioco con asimmetria informativa.
Quattro sono le principali forme d’asta one-object note ed analizzate
dalla letteratura; oltre alla tradizionale asta orale ascendente (inglese)
descriveremo anche le aste in busta chiusa al primo e al secondo prezzo e
l’asta orale di tipo olandese.
Una particolare attenzione riserveremo alla cosiddetta asta di Vickrey
o second price sealed-bid auction per le sue particolarità rispetto alle altre
forme d’asta. L’elemento principale di differenza consiste nella
separazione tra offerta (bid) e prezzo da pagare in caso di vittoria. Il
vincitore dell’asta al secondo prezzo è colui che ha effettuato il bid più
alto, ma la regola di pagamento prevede che egli paghi una somma pari
alla seconda più alta offerta. Il bid dunque determina solo la probabilità di
vittoria nell’asta di Vickrey. Nella situazione in cui le valutazioni degli
agenti sono private tra loro indipendenti, il risultato della suddetta
separazione tra bid e profitto in caso di vittoria è quella di indurre in
2
ciascun partecipante una dichiarazione schietta della propria disponibilità a
pagare come strategia dominante. In equilibrio è insignificante per ogni
bidder qualsiasi assunzione circa il comportamento altrui e dunque il
concetto d’equilibrio di Nash-Bayes non è qui rilevante ai fini della
costruzione dell’equilibrio del gioco.
E’ stato provato che l’asta di Vickrey, accompagnata alla fissazione di
un prezzo di riserva efficiente, è l’optimal auction; questa è Pareto-
efficiente perché l’oggetto viene attribuito a colui che mostra la massima
disponibilità a pagare. Come accennato in precedenza, tale risultato è
ottenuto attraverso strategie dominanti che comportano la rivelazione del
proprio “tipo” da parte degli agenti, cioè mettono in evidenza le vere
caratteristiche private d’ogni bidder. Questo risultato è inoltre ottenuto
senza che il venditore debba sacrificare parte del suo ricavo atteso, in
quanto nell’ipotesi di benchmark
1
a valutazioni private indipendenti, le
quattro forme d’asta più note generano il medesimo ricavo atteso (revenue
equivalence theorem).
Queste procedure d’asta saranno ulteriormente distinte prendendo in
esame la relazione che intercorre tra i bidders e l’oggetto dell’asta. In tal
senso chiameremo aste con valori privati indipendenti (indipendent-
private-values) quelle in cui i partecipanti hanno una propria valutazione
dell’oggetto determinata dai soli fattori personali, mentre chiameremo aste
con valore comune (common value auctions) quelle in cui l’oggetto
dell’asta ha un valore determinato che però non è conosciuto con certezza
da nessuno dei partecipanti.
1
Il benchmark model, il modello d’asta più semplice d’analizzare, è basato sulle seguenti quattro
assunzioni:
A1. i bidders sono neutrali al rischio;
A2. il modello d’asta applicato è l’indipendent private-values;
A3. i bidders sono simmetrici;
A4. il pagamento è funzione solo dei bids.
Per maggiori dettagli si veda McMillan e McAfee (1987), Auctions and bidding, Journal of
Economic Literature, Vol. XXV, pp. 699-738.
3
Nel secondo capitolo tratteggeremo le peculiarità delle multiple-object
autions, per poi far emergere, con l’aiuto di modelli particolarmente
interessanti, le principali differenze con quelle one-object. L’elemento
comune di questi meccanismi è la vendita simultanea o sequenziale di una
pluralità d’oggetti più o meno identici. Da ciò deriva la classificazione di
questi meccanismi d’asta in tre categorie: la prima è la simultaneous-
dependent auction; la seconda è la simultaneous-indipendent auction; la
terza è la sequential auction. Inoltre, ci si renderà conto che la distinzione
tra aste indipendent-private-values e quelle common value è trasferibile
anche in questo ambiente più generale, tenendo però a mente la differenza
di fondo tra le aste one-object e quelle multiple-object.
Nei capitoli terzo e quarto si analizzeranno rispettivamente le aste dei
Bot, caso pratico di multiple object auctions, e l’aggiudicazione tramite
asta di un contratto di franchise, che è una delle modalità di
privatizzazione.
Nel terzo capitolo illustreremo come funziona praticamente un’asta dei
BoT anche alla luce degli ultimissimi cambiamenti che l’hanno interessata.
Questi sono finalizzati fondamentalmente a adeguarla ai rapidi mutamenti
ambientali, ad aumentare la sua efficienza e a rendere liquido il mercato
secondario. Introdurremo anche un esempio esemplificativo, con la
certezza di far cosa gradita a chi leggerà questo lavoro; e un modello, che
si basa su ipotesi sostanzialmente veritiere come il fatto che gli
intermediari acquistano BoT in asta primaria non per proprie esigenze di
portafoglio, ma per girarli agli investitori finali. Questi sono soprattutto le
famiglie, che con la loro tendenza a trattenere i BoT fino a scadenza
rivolgendosi, così, raramente al mercato secondario per disinvestirli, sono
la causa primaria della scarsa liquidità ed efficienza del mercato
secondario dei BoT. Dato che il modello d’asta è common value, non si
potrà fare a meno di discutere di un’anomalia economica come il winner’s
4
curse o “maledizione del vincitore”, che determina svariati problemi sia ai
bidders sia al venditore.
Nel quarto capitolo ci addentreremo in un’area rilevante di
applicazione dei meccanismi d’asta classificabili nel contesto della teoria
della regolamentazione economica e dei contratti. Quest’area nota con il
nome anglosassone di franchise bidding, dove viene analizzata la
competizione “per il mercato” da parte di imprese (solitamente private)
potenziali gestori in esclusiva di un monopolio naturale. Passeremo in
rassegna cronologicamente la vasta letteratura sull’idea di utilizzare l’asta
al fine di creare ex-ante concorrenza in un ambiente che ne sarà privo ex-
post. Ci soffermeremo soprattutto sull’originale impostazione del 1968 di
Demsetz che ha aperto una nuova era in tale materia. Riferendoci poi ad
una ricerca empirica condotta in modo sistematico sul caso del servizio di
trasmissione televisiva via cavo faremo un’analisi costi-benefici del
franchise bidding e tenteremo di estendere le sue caratteristiche e
conclusioni alle più tradizionali public utilities. Inoltre, noteremo dei
legami tra il franchise bidding e il processo di privatizzazione in corso in
tutto il mondo che a prima vista rimangono nell’ombra.
Infine, i principali risultati raggiunti nel corso del nostro “viaggio”
saranno riassunti in un apposito capitolo conclusivo.
5
CAPITOLO PRIMO
Meccanismi d'asta one object ed in particolare l'asta al
secondo prezzo in busta chiusa
1. Introduzione. 2. Perché studiare le aste? 3. I tipi d’asta e gli usi. 4. L’abilità del venditore
di “strappare” surplus e la natura dell'incertezza. 4.1 Un confronto tra le procedure d’asta
dal punto di vista del venditore. 5. L’optimal auction per il venditore. 6. Conclusioni.
1. Introduzione.
L’impiego di un meccanismo d’asta, in base a testimonianze storiche
2
risale al tempo degli Eneti
3
e dei Babilonesi (vissuti tra il 500-600 a. C.), i
quali avevano ben chiaro che l'utilizzo dell'asta potesse essere diretto a fini
socialmente utili. Il primo impiego conosciuto di un meccanismo d’asta
riguardava l’“allocazione” di fanciulle mature per le nozze. E’
sorprendente, come questo primo esempio d’impiego d’asta, si collochi in
un’area di pubblico interesse, perché il reddito ricavato dalla collettività
dall’accasamento delle sue più belle esponenti era immediatamente
trasferito in parte a quelle meno dotate, in modo da renderle “appetibili” e
da fornire anche a loro l’opportunità di sposarsi.
Le successive applicazioni di aste che la storia ci ha tramandato
riguardano principalmente fattispecie di vendita di beni (bottini di guerra,
lotti di merci deperibili sbarcati da navi mercantili) in ambito
esclusivamente privatistico e sono tali da ricalcare le procedure di offerte
orali ascendenti che caratterizzano l’asta che oggi chiamiamo inglese.
Lungi dall'avere finalità di pubblico interesse, sembra anzi che negli ultimi
secoli l’uso delle aste sia stato talvolta osteggiato dai Governi
4
. Ciò
2
La prima testimonianza storica relativa all'impiego di un meccanismo d'asta appartiene ad
Erodoto nel primo libro de Le Storie.
3
Gli Eneti erano i Veneti che abitavano sull’Adriatico ad est del fiume Adige.
4
I Governi sono i più frequenti utilizzatori d'aste. Nel mercato economico moderno, gli acquisti
dei Governi da imprese private attraverso l’asta ammontano a circa il 10% dell'intero prodotto
nazionale. Per molti contratti con il Governo, le imprese consegnano offerte segrete; il contratto è
richiesto con legge ed è assegnato all’offerente con l’offerta più bassa. Nuovi usi d'aste includono
la vendita all’asta dei diritti per un monopolio naturale come sostituto per regolarla (Harold
Demsetz 1968; Oliver Williamson 1976).
6
nonostante, le aste hanno sempre avuto un ruolo non trascurabile nella
realtà quotidiana degli scambi. L’analisi economica di queste modalità di
scambio è stata insignificante fino alla metà degli anni sessanta.
Un’importante eccezione è rappresentata dall'articolo pionieristico di
Vickrey
5
(1961) che per primo ha introdotto l’asta al secondo prezzo in
busta chiusa.
Il ritardo della teoria economica sull’argomento è spiegato dalla
mancanza di adeguati concetti e di strumenti teorici necessari al progresso
dell’analisi su quest’argomento. Quando un soggetto (bidder) partecipa ad
un’asta formulando un’offerta (bid), ottiene un risultato che dipende non
solo dal suo comportamento, ma anche dalle offerte degli altri partecipanti;
poiché queste ultime sono legate alla vera disponibilità a pagare degli
avversari, che è incerta, il risultato stesso è incerto. Ai fini della teoria,
sono dunque necessari concetti in grado di descrivere il comportamento
degli agenti in condizioni d’incertezza e, quindi, si è dovuto attendere la
diffusione dei lavori di Von-Neumann e Morgestern e di quelli di Savage
prima che la massimizzazione dell’utilità attesa s’affermasse come la
rappresentazione più adeguata dell’azione individuale in tale contesto.
L’ipotesi di massimizzazione dell’utilità attesa non era sufficiente,
però, a descrivere il comportamento di un partecipante all’asta, giacché
l’incertezza con cui esso si confronta non riguarda soltanto i gusti e le
preferenze dei suoi avversari (in pratica quel tipo d’incertezza nota agli
statistici), ma è anche un’incertezza strategica sul modo in cui gli avversari
stessi formuleranno i loro bids, dati i loro gusti. In questo senso, è la teoria
dei giochi
6
(non-cooperativi) a dover suggerire gli strumenti adeguati per
la soluzione del problema; in particolare, l’equilibrio bayesiano di
Harsanyi (1967) è il concetto in grado di rappresentare l’equilibrio di un
5
William Vickrey (1914-1996): economista canadese che anche per i suoi studi sull’efficienza
dei diversi tipi d'aste ha ricevuto il premio Nobel per l'economia nel 1996.
6
Non a caso, la trattazione teorica dei meccanismi d’asta si trova nei manuali di teoria dei giochi;
per tutti, Fundenberg e Tirole (1991).
7
gioco d’asta. E’ noto che tale concetto postula un livello di razionalità
individuale molto elevato: infatti, non solo tutti i soggetti devono essere
razionali nel senso di Savage, ma devono ritenere che anche gli altri lo
siano e così via. Solo in questo modo è possibile definire un’appropriata
estensione dell’equilibrio di Nash ai giochi ad informazione incompleta
quali sono le aste. Poiché la nozione d’equilibrio bayesiano è stata
proposta nel 1967, allora si spiega perché i lavori sulle aste si siano
sviluppati solo in seguito
7
.
2. Perché studiare le aste?
Una parte in uno scambio spesso conosce qualcosa di rilevante alla
transazione che l'altra non conosce. Tali asimmetrie informative sono
frequenti nell'attività economica: per esempio, nel rapporto tra datore di
lavoro e lavoratore quando lo sforzo del lavoratore non può essere
completamente monitorato; tra gli azionisti e i manager d’impresa; tra
l’offerente e il consumatore di un bene pubblico; o tra acquirente e
venditore quando il valore della merce è incerto.
Un compratore o un venditore, per prendere una razionale decisione,
deve conoscere il vettore dei prezzi; egli non ha bisogno di conoscere le
determinanti dell’offerta o della domanda. La creazione di modelli d’asta
fornisce minuziosamente un insieme determinato di questioni con le quali
iniziare un esame rigoroso delle implicazioni per il sistema dei prezzi delle
asimmetrie informative.
Lo studio delle aste fornisce una via d’approccio alla questione della
formazione del prezzo. Durante il processo di formazione del prezzo c’è
considerevole incertezza, essendo di fronte ad ogni venditore una curva di
domanda inclinata negativamente o di fronte ad ogni compratore una curva
7
Alcuni lavori presentati in precedenza, non consideravano gli aspetti d’incertezza strategica,
oppure anticipavano inconsapevolmente il risultato.
8
d’offerta inclinata positivamente. Durante l’aggiustamento per l’equilibrio
competitivo “il mercato è costituito di un numero di monopolisti che
stanno di fronte ad un numero di monopsonisti” (p. 47
8
). La teoria delle
aste fornisce un esplicito modello di formazione dei prezzi (sebbene sia un
modello di formazione del prezzo che ignora gli aspetti della
contrattazione considerati da Arrow).
Una meno fondamentale, ma più pratica ragione per studiare le aste è
che esse sono di considerevole significato empirico: il valore dei beni
scambiati attraverso le aste è elevatissimo.
I risultati nella teoria delle aste possono spiegare l’esistenza di certe
istituzioni commerciali, e forse possono suggerire miglioramenti nelle
attuali istituzioni: così la teoria delle aste ha sia aspetti interpretativi sia
normativi.
3. I tipi d'asta e gli usi.
Che cos’è un’asta? Un’asta è un'istituzione di mercato con un esplicito
insieme di regole, che determina l’allocazione delle risorse e dei prezzi
sulla base delle offerte da parte dei partecipanti al mercato.
Quante specie di beni sono vendute attraverso aste? La lista è lunga:
lavori d’arte, libri, antichità, prodotti agricoli, diritti minerari, titoli dei
Tesoro, società, titoli quotati in borsa, spazi di trasmissione televisivi e
radiofonici e oro sono solo alcuni degli esempi correnti.
Perché sono usate le aste piuttosto che altri strumenti di vendita, come
porre un prezzo fisso? Cassady R. nella sua opera Auctions and
auctioneering del 1967 disse: “Una risposta è, forse, che dei prodotti non
hanno un valore standard. Per esempio, il prezzo del pesce dipende dalle
condizioni della domanda e dell'offerta nello specifico momento di tempo,
8
Arrow, Kenneth J., Toward a Theory of Price Adjustement, in The allocation of economic
resources - Stanford U. Press, 1959, pp. 41-51.
9
influenzato probabilmente dalle prospettive di sviluppo del mercato. Per
manoscritti e antichità in genere è la stessa cosa”.
Tutte le procedure d’asta possono essere descritte e classificate sulla
base di tre elementi:
1- l’oggetto dell'asta;
2- il modo in cui le offerte vengono trasmesse;
3- la regola del gioco, a sua volta costituita da una regola d'attribuzione
e da una regola di pagamento.
Dal primo punto di vista distinguiamo le aste per la vendita da quelle
per l’acquisto e, riguardo all'oggetto messo all'asta, distinguiamo ancora le
aste per un oggetto indivisibile da quelle per un oggetto divisibile o
somma d’oggetti identici.
Dal secondo punto di vista, distinguiamo aste in cui le offerte sono
comunicate in forma orale (aste propriamente dette), da quelle in cui le
offerte sono fatte in forma scritta (aste in busta chiusa), ed infine quelle in
cui le offerte sono trasmesse secondo particolari metodi elettronici o
ancora con convenzionali segnali delle mani. Questa differenza non è solo
formale, in quanto la modalità di trasmissione delle offerte influenza la
quantità d’informazione che è diffusa nel corso della procedura e dunque
influisce anche sul comportamento degli agenti
9
.
Dal punto di vista delle regole del gioco, solitamente l’oggetto è
attribuito al maggior offerente nel caso di vendita, a colui che richiede il
minor pagamento nel caso d’aste per l’acquisto, ma non mancano esempi
di regole d’attribuzione un po’ particolari. Ad esempio, in Italia alcune
procedure d’asta per l'attribuzione di contratti d’appalto prevedono che sia
9
Osserviamo che ad esempio l’asta all’inglese o ascendente è quel tipo d’asta che consente la
maggior diffusione d'informazione poiché tutti i partecipanti sono in grado d’osservare le offerte
altrui e di conoscere i c.d. drop-off prices, cioè i prezzi ai quali i concorrenti “escono” dalla
competizione. Al contrario, le aste in busta chiusa non consentono di conoscere alcunché sulle
offerte altrui che verranno rese note solo al momento dell'apertura dei plichi.
10
dichiarato vincitore colui che ha formulato l’offerta che meno si discosta
dalla media calcolata tra tutte le offerte pervenute
10
.
La maggior diversità tra le diverse forme d’asta la si riscontra quando
si considerano le regole di pagamento. Distinguiamo a questo proposito le
aste al primo prezzo dalle aste al secondo prezzo: nelle prime, il prezzo
pagato (ricevuto) dal vincitore è pari al suo bid, mentre nelle seconde il
prezzo pagato (ricevuto) è pari al secondo più alto (basso) bid
11
.
Combinando tale suddivisione con quella descritta sopra circa i modi
di trasmissione delle informazioni, otteniamo una classificazione che
qualifica le quattro fondamentali procedure d’asta, studiate dalla
letteratura, quando è un unico articolo (oggetto o contratto) ad essere
venduto o comprato; e sottolineando che ogni tipo d’asta è caratterizzato
da una particolare regola di decisione.
- L’asta inglese è la forma d’asta più comunemente utilizzata per la
vendita di singoli beni. Questo tipo d'asta che qui consideriamo
organizzata in forma orale
12
, prevede una successione di bids in senso
crescente che continua fino a quando rimane un solo offerente; egli
pagherà un prezzo pari alla sua offerta finale. Tale somma non sarà
necessariamente pari alla sua massima disponibilità a pagare (o
valutazione privata dell’oggetto) perché per vincere basterà che egli offra
una somma leggermente superiore a quell'offerta dall’ultimo suo
avversario. Quindi la cosa migliore da fare sempre è quella di rimanere in
asta fino a quando il bid on the floor non eccede la propria valutazione e
abbandonare immediatamente quando ciò succede. L’asta inglese è così un
meccanismo a domanda rivelatrice, comportando la formazione di un
10
Tale regola è stata chiaramente disegnata per evitare che formassero accordi collusivi tra i
partecipanti all’asta, ma la sua efficacia è dubbia.
11
Non mancano esempi di regole di pagamento diverse da quelle illustrate; la letteratura sul tema
procurement e regulation, ha considerato l’applicazione di meccanismi d’asta per
l’aggiudicazione di contratti il cui pagamento non è in somma fissa, ma ha caratteristiche
incentivanti. Sul tema si veda Laffont e Tirole (1993).
12
Osserviamo a questo proposito che esistono diverse varianti dell’asta all’inglese distinte sulla
base delle regole di svolgimento concretamente adottate.
11
prezzo che è approssimativamente uguale al second highest value tra quelli
dei partecipanti all’asta, perché a quel prezzo ci sarà solo un bidder
interessato a lasciare. L’asta inglese porta ad allocazioni Pareto-efficienti,
perché il surplus totale, il surplus del seller (il bid) più il surplus del
compratore (la sua valutazione meno il bid) è massimo. L’essenziale
particolarità dell’asta inglese è che, in qualunque momento, ogni bidder
conosce il livello corrente della migliore offerta. Antichità e lavori d’arte,
per esempio, sono spesso venduti con asta di questo tipo.
- L’asta olandese è in un certo senso il contrario di quella inglese. Il
banditore chiama un prezzo iniziale manifestamente elevato e poi
l’abbassa periodicamente fino a quando un offerente accetta il prezzo
corrente e ferma la procedura. “Il primo e solo bid è il prezzo di vendita
nell’asta olandese” (Cox, Robberson e Smith, 1982, p. 1). Questo tipo
d’asta è chiamato olandese perché è impiegato per le aste dei fiori ad
Amsterdam, ma anche nella vendita di pesce in Israele e di tabacco in
Canada.
- Con l’asta in busta chiusa al primo prezzo, i potenziali compratori
consegnano delle offerte segrete e colui che fa l’offerta più alta
s’aggiudica il bene d’asta al prezzo da lui offerto. La fondamentale
differenza tra questo tipo d’asta e quella inglese è che, con l’asta inglese, i
bidders sono in grado d’osservare le offerte dei loro rivali ed
eventualmente accordarsi
13
, e se essi scelgono, rivedono le proprie offerte;
con l’asta a busta chiusa, ogni agente può consegnare solo un’offerta. Le
aste in busta chiusa al primo prezzo sono utilizzate nella vendita di diritti
minerari, esse sono anche qualche volta usate nelle vendite di lavori d’arte
e attività reali.
13
Precisiamo che non necessariamente l’osservabilità del prezzo genera accordo, ma certamente
è un processo di “segnalazione”.
12