Nella prima parte della relazione sono stati messi in luce gli elementi strutturali di questa analisi, in 
particolare la matrice degli scambi intersettoriali, degli input primari, degli impieghi finali, delle 
importazioni etc. Partendo da questi elementi basilari, dunque, si è poi cercato di pervenire alla 
formulazione di interessanti relazioni matematiche, utilizzando gli strumenti dell’algebra delle 
matrici. 
Nella seconda parte del lavoro, invece, tutte le matrici e le relazioni matematiche già citate sono 
state utilizzate in chiave applicativa, nello specifico per testare la capacità di previsione dell’input-
output analysis nel contesto dell’economia italiana tra il 1995 e il 2003, con l’ausilio di dati già 
raccolti e pubblicati dall’ISTAT. 
Le evidenze empiriche che si sono manifestate, dunque,  hanno ispirato alcune importanti riflessioni 
ed osservazioni sull’efficacia previsiva e sull’applicabilità di questa analisi. 
 
CAPITOLO 1: UN APPROCCIO TEORICO 
 
1.1 Gli elementi fondamentali dell’analisi Input-Output 
 
Si consideri una data economia composta di n settori. Questi settori, com’è intuibile, effettueranno 
degli scambi tra di loro, e dunque al massimo si potranno avere  scambi. 
2
n
In termini più sintetici, questa situazione è rappresentabile con l’utilizzo di una matrice di 
dimensione (n,n) che si indica comunemente con X e prende il nome di  matrice degli scambi. Il suo 
generico elemento  (si legge “x di i in j”), rappresenta il flusso di scambi (in valore) tra il settore 
i e il settore j. Tale flusso è , in sostanza, il valore dei beni intermedi che il settore j acquista, per i 
suoi fini produttivi, dal settore i. 
ij
x
Naturalmente è possibile utilizzare come unità di misura anche grandezze fisiche (ad esempio, 
quintali di grano, tonnellate di acciaio e così via) ma è chiaro che per praticità e comparabilità è 
preferibile l’impiego di valori monetari.  
Un esempio di matrice X potrebbe essere il seguente: 
 
Esempio di matrice degli scambi 
 ≈
 ≈
 ≈
…
 ≡
 ↔
 ↔
 ↔
←
 ♠
333231
232221
131211
xxx
xxx
xxx
 
 
In questa economia semplificata, si hanno tre settori che effettuano scambi, e, per esempio, 
l’elemento  è il flusso di scambio tra il settore 3 e il settore 2, cioè l’input che il settore 2 
acquista dal settore 3 per i propri fini produttivi. 
32
x
Analogamente a quanto già fatto per la matrice X, è possibile definire anche la matrice delle 
importazioni M, che è di dimensioni (n,n) e rappresenta tutti i flussi di importazione destinati ai 
settori produttivi nazionali. In altre parole, il suo generico elemento  è il valore del flusso di 
scambio tra il settore i (estero) e il settore j (nazionale). 
ij
m
Definite queste due matrici, occorre soffermarsi su altri due aspetti di rilievo della contabilità 
nazionale, che contribuiscono a completare il quadro generale. Un’economia produce beni e servizi, 
e per produrli deve impiegare sia flussi di beni intermedi sia fattori produttivi di diversa natura, i 
quali concorrono a formare il valore finale dell’output. Questi input, detti anche input primari, sono 
ad esempio i salari, gli oneri sociali, il valore aggiunto, le imposte etc. Tali valori sono riassunti in 
una matrice che si indica con la lettera Y, la quale  sarà di ordine (s,n), perché s sono i differenti 
input primari, e n sono i settori produttivi.  
Infine, è noto che in un sistema economico si produce per diversi scopi: beni di consumo, beni 
strumentali, scorte etc.; è possibile inquadrare le voci degli impieghi finali in un’unica matrice Z 
che sarà di ordine (n,c), dove c sono i tipi di impieghi (investimenti, consumi delle famiglie, 
variazione delle scorte etc.) e n sono i settori produttivi. A sua volta, è possibile individuare una 
matrice degli impieghi finali interni, e una matrice  che sintetizza gli impieghi dei beni 
importati. Alla luce di questi elementi, dunque, una possibile rappresentazione del sistema di analisi 
Input-Output è la seguente: 
x
Z
m
Z
 
                                      Esempio di sistema I-O ” allargato” 
232221
131211
131211
xxx
mmm
xxx
232221
131211
131211
xxx
mmm
xxx
zzz
zzz
zzz
 
                                         
321
yyy
Da notare che in tale esempio le matrici M e sono state inserite a righe alterne nelle matrici X e 
 (inoltre per semplicità è stato stabilito che n=3, c=1 e s=1). 
m
Z
x
Z
Infine, l’ultimo elemento che completa il quadro è il vettore della produzione x, che ha per elementi 
i singoli valori della produzione dei diversi settori (vettore di n elementi, dunque). Tale vettore può 
essere posizionato come vettore riga appena al di sotto della matrice Y, oppure come vettore 
colonna a fianco della matrice Z. 
A questo proposito è da ritenersi doverosa una precisazione. Infatti, se si guarda la produzione dal 
lato dei costi, senza dubbio un’azienda che produce plastica avrà il suo output, ad esempio, di 100, 
ma è possibile che all’interno di questo output ci sia anche una quota di 10 che rappresenta sandali 
di plastica prodotti dall’azienda. Sarebbe certamente più giusto considerare questi sandali come 
output del settore calzaturiero, ed è per questo che la produzione finale del settore della plastica 
andrà rettificata, perché parte di essa appartiene a un altro settore di competenza. Nel sistema Input-
Output, quindi, non è corretto considerare dal lato della distribuzione il vettore x da solo, ma 
occorre tenere in considerazione il vettore x “rettificato” dal vettore dei trasferimenti finali t. 
Un possibile esempio pratico di tutto il sistema descritto sono le rilevazioni effettuate dall’ISTAT 
relative a diversi periodi, dove (in forma di “tavola” I-O) si evidenziano i valori monetari degli 
scambi interni, delle importazioni, degli impieghi finali etc.  
 
1.2 Una sintesi matematica: le equazioni di bilancio e di spesa 
 
Nell’ambito della contabilità nazionale due sono le strade percorribili per arrivare a determinare il 
valore della produzione finale dei singoli settori: 
1. Si somma il valore degli impieghi intermedi con i valori degli impieghi finali (consumi, 
investimenti, variazioni delle scorte etc.) 
2. Si somma il valore degli impieghi intermedi con la somma delle remunerazioni dei vari 
input primari, tenendo anche conto dei costi fiscali  
      
Questi due metodi di calcolo danno luogo a due differenti equazioni, dette     anche di bilancio e di 
spesa.             
L’equazione di bilancio viene così definita: 
 
)( rx
iZiXx     
2
  
 
In sintesi, con questa equazione si vanno a sommare le righe del sistema (ma si faccia attenzione a 
sommare gli elementi della produzione e consumo “interni”), e poi si confrontano i dati ottenuti col 
vettore x. Da notare che così facendo si elimina il problema di “rettifica” del vettore della 
                                                 
2
 Delucidazioni maggiori in merito agli aspetti di calcolo di queste equazioni sono state fornite nell’appendice al 
capitolo 1  
produzione: infatti i consumi già contemplano i trasferimenti finali t, per il semplice motivo che, 
all’atto del consumo, il sandalo di plastica dell’esempio precedente è già considerato una calzatura. 
L’equazione della spesa, invece, considera il valore di un certo prodotto x come  somma del valore 
dei beni intermedi (importati e non) con i quali è stato prodotto, in aggiunta al costo degli input 
primari (ossia la loro remunerazione) che hanno partecipato alla sua produzione. In simboli si avrà: 
 
)(
'''
s
iYiMiXx       
1
 
 
Si noti che, all’opposto di quanto avveniva nell’equazione di bilancio, nell’equazione della spesa 
vengono sommate le singole colonne del sistema. 
 
1.3 Le matrici dei coefficienti diretti 
 
Essendo stati forniti i concetti basilari dell’analisi input-output, è ora possibile passare ad 
elaborazioni molto interessanti. Con la matrice X, infatti, si conoscono con certezza il valore degli 
scambi tra settori, ma può essere utile sapere in che misura uno specifico bene intermedio partecipa 
alla “creazione” del valore finale del prodotto. In altre parole, è possibile calcolare il peso di 
ciascuno scambio nella produzione di un determinato bene, e a tal fine basterà impostare un 
rapporto del tipo: 
 
j
ij
x
x
 
 
Tale rapporto appunto esprime quanto il settore j “dipende” dal settore i, da cui acquista il bene 
intermedio necessario alla produzione del suo output. 
Chiaramente un discorso del genere può essere fatto non solo per gli scambi interni al sistema, ma 
anche per le importazioni e gli input primari. Ecco perciò che si ha la possibilità di calcolare tre 
differenti matrici di coefficienti diretti. Tali matrici avranno il pregio di evidenziare al meglio il 
peso dei beni intermedi interni, delle importazioni e degli input primari nella produzione di un 
insieme di beni. Queste tre diverse matrici possono essere così calcolate: 
 
1  
 !   xXA
x
 
1  
 !   xMA
m
 
1  
 !   xYA
y
 
 
Il significato delle formule indica chiaramente che queste tre matrici risultanti hanno elementi del 
tutto simili al rapporto illustrato inizialmente. 
 
1.4 Coefficienti di attivazione ed “effetto onda” 
 
Fino ad ora questo sistema è stato presentato in termini essenzialmente statici; infatti, non è stato 
ancora posto il problema di come possa variare, ad esempio, la produzione, se si modificano gli 
impieghi finali. Il cuore dell’analisi Input-Output consiste proprio in questo tipo di ragionamenti, e 
peraltro essa costituisce un eccellente modello statistico per interpretare i processi di espansione o 
contrazione della produzione.  
Si supponga di ridurre o aumentare i consumi di un certo bene: cosa accadrà? Non ci si può limitare 
a dire semplicemente che aumenterà la produzione di quel bene; è stata ipotizzata, infatti, una 
complessa struttura di scambi intermedi, la quale implica di per sé un certo grado di interdipendenza 
settoriale. L’espansione della domanda, perciò, provocherà anche l’espansione della produzione in 
tutti quei settori che contribuiscono alla produzione finale con i loro beni intermedi, i quali a loro 
volta “attiveranno” altri settori e così via. Questo è un effetto “a onda”, che trasmette i suoi impulsi 
a tutto il sistema economico, fino all’esaurimento della “spinta” iniziale. Infatti se ,ad esempio, 
raddoppia la domanda di automobili, la produzione di automobili raddoppierà, provocando 
l’aumento della produzione dei settori intermedi (acciaio, elettronica, semilavorati, etc.); un 
aumento che sarà ovviamente meno del doppio della produzione prima dell’espansione del settore 
automobilistico. Continuando a ragionare in questo modo, si arriva a capire che gli “stimoli” alla 
produzione diminuiscono progressivamente, fino ad esaurirsi. 
Era esattamente questo che Leontief stesso aveva in mente, quando scrisse a proposito di un 
ipotetico slittamento dei salari, nel passo che è stato citato nell’introduzione. La novità della sua 
analisi consisteva appunto nell’interpretazione di questi passaggi intermedi con l’uso di specifici 
strumenti matematici. Si consideri la definizione della matrice dei coefficienti diretti interni: 
 
1  
 !   xXA
x
 
 
La quale può anche essere scritta come: (si moltiplichino entrambi i membri per <x>) 
 
XxA
x
 !   
  
 
A questo punto è sufficiente sostituire questo risultato nell’equazione di bilancio, ottenendo: 
 
xiZixA
xx
     !  
 
 
xZxA
xx
    
 
 
xx
zxAI     )(
 
 
xx
zAIx
1
)(
  
    
 
 
Quest’ultima espressione è di fondamentale importanza: essa infatti spiega matematicamente ciò 
che a parole è stato chiamato “effetto onda”. Infatti si può dimostrare (ma non sarà fatto in questo 
lavoro per esigenze di spazio e perché esula dalla sostanza vera e propria del discorso) che l’inversa 
della matrice (I- ) esiste, ed è così definita: 
x
A
 
121
.......)(
    
           
n
xxxx
AAAIAI
 
 
Diventa perciò facile interpretare la precedente relazione. Infatti, la matrice inversa sopra esposta 
(che prende il nome di matrice dei coefficienti di attivazione, e funge da “moltiplicatore” di ), 
consente di prevedere precisamente quale sarà l’impatto della variazione degli impieghi finali sulla 
produzione totale. Essa consente, inoltre, di formalizzare il concetto di “effetto onda”. In altre 
parole, visto che: 
x
Z
 
  
    lim         =   0 
n
x
A
                                                 φ  ο n
 
È chiaro che “l’effetto moltiplicativo” della matrice si esaurisce progressivamente, come già era 
stato anticipato. Inoltre, tutti gli elementi di tale matrice hanno un preciso significato: in altre 
parole, l’elemento di posto (i,j) della matrice inversa rappresenta il fabbisogno totale di input diretti 
ed indiretti del settore j, forniti dagli altri settori i, al fine di produrre un’unità di output.  
Infine va detto che l’equazione trovata sovente assume la seguente forma:  
 
)()(
1
tzAIx
xx
      
  
 
 
Infatti il vettore x non tiene conto dei trasferimenti, mentre negli impieghi finali questi sono già 
contemplati: ecco perché occorre modificare l’equazione.  
 
1.5 Flussi interni, importazioni e input primari 
 
La relazione appena esposta può essere opportunamente modificata per trovare un “nesso logico” 
tra variazioni degli impieghi finali, importazioni e input primari. 
A tale proposito è possibile partire dalla definizione di matrice dei coefficienti tecnici delle 
importazioni attraverso vari passaggi: 
 
1  
 !   xMA
M
 
 
MxA
M
 !   
 
 
iMixA
M
   ! 
 
 
mxA
M
  
 
 L’ultima equazione è molto utile, perché consente di sostituire a x la relazione precedentemente 
trovata. Perciò si avrà: 
 
xxM
zAIAm
1
)(
  
    
 
 
Questa relazione ci permette di collegare l’entità degli impieghi finali con l’entità delle 
importazioni. Tale risultato certamente non sorprende dato che, in fondo, un aumento della 
produzione interna, nel contesto di un sistema economico internazionalizzato, vuol dire anche un 
maggior volume di importazioni (i beni intermedi vengono acquistati sia nel mercato interno che in 
quello estero). Da notare che così facendo è stata definita la matrice dei coefficienti di attivazione 
delle importazioni, calcolata moltiplicando la matrice  per la matrice  dei coefficienti 
di attivazione già trovata. 
M
A
1
)(
  
  
x
AI
Un discorso del tutto simile è possibile farlo in merito agli input primari. Infatti è noto che: 
 
1  
 !  xYA
Y
 
 
YxA
Y
 !   
 
 
iYixA
Y
   ! 
 
 
yxA
Y
  
 
 
Anche qui è possibile sostituire a x la relazione precedente, e così si avrà: 
 
xxY
zAIAy
1
)(
  
    
 
  
Questa relazione ha un significato sostanzialmente analogo alla precedente: gli impieghi finali sono 
collegati agli input primari. Questo è del resto intuibile: un aumento dei consumi, ad esempio, 
provocherà anche un aumento dell’impiego di input primari, con lo stesso meccanismo “a onda” 
che è stato analizzato in precedenza, ed efficacemente espresso dalla matrice dei coefficienti di 
attivazione degli input primari. 
 
1.6 Analisi strutturale: le matrici degli indici complessi 
 
Gli aspetti di analisi esposti nei paragrafi precedenti attingono senza dubbio ad una concezione 
“dinamica” del sistema: le importanti relazioni trovate, infatti, spiegano ed interpretano i 
cambiamenti che un sistema economico subisce quando vengono modificate, per vari motivi, alcune 
variabili (ad esempio i consumi o i salari). È lecito chiedersi perciò se sia possibile invece un’analisi  
per così dire “descrittiva” del sistema economico (che vada al di là delle matrici già definite, 
naturalmente), e la risposta è senz’altro positiva. Esistono specifici indici i quali interpretano la 
struttura dell’economia stessa, e prendono il nome di “indici complessi di struttura”. 
Il primo passo verso la costruzione dei c.d. “indici complessi di struttura”, è il calcolo di una 
matrice (che prende il nome di matrice H) così definita: 
 
ZAIAH
xy
1
)(
  
    
 
 
In via preliminare è doveroso fare presente che, in tale contesto, i coefficienti diretti delle 
importazioni sono aggregati nella prima riga della matrice . 
y
A
Si noti che se si somma per righe questa matrice si ottiene il vettore y (=Yi), mentre sommando per 
colonne si ottiene il vettore h (=Z’i). Un possibile esempio di matrice H è il seguente:  
 
Esempio di matrice H (i valori numerici sono puramente esemplificativi) 
 Consumi Investimenti Esportazioni 
Importazioni 109325,293 36667,64688 44102,07453 
Oneri sociali 363139,823 67374,36774 63482,44332 
Salari e stipendi 147165,531 31285,04974 28385,4975 
Altri redditi 451195,271 117690,8908 99910,45767 
Imposte 79197,8385 29816,80689 27998,01742 
 
 
Si noti che la prima riga della matrice Y è costituita dal vettore m=M’i (vettore delle importazioni). 
Le voci “consumi, investimenti, esportazioni” rientrano in quanto è stato detto a proposito della 
matrice Z, mentre le voci a sinistra sono derivate dalla matrice delle importazioni e dalla matrice Y 
degli input primari. 
Questa matrice può essere letta per righe o per colonne. Nel primo caso, è possibile sapere quante, 
ad esempio, importazioni, nel sistema economico si sono poi tradotte in consumi, investimenti ed 
esportazioni. Nel secondo caso, invece, è possibile comprendere in che misura le singole voci di 
reddito formano i consumi, gli investimenti e le esportazioni. Questo legame tra input primari e 
impieghi finali è molto interessante, perché evidenzia la struttura economica e tecnica che conduce 
alla formulazione di un’importante equazione della contabilità nazionale: l’equazione di equilibrio, 
secondo la quale: 
 
 ƒ ƒ
    
  
k
i
i
k
i
i
zy
11
 
 
Questa equazione riassume il senso del calcolo del PIL: o si sommano tutti gli input (andata), o si 
sommano tutti i redditi (ritorno), perché appunto nel valore di ogni singolo bene sono già contenuti i 
redditi di tutti i fattori produttivi che hanno concorso alla sua creazione.  
Il passo successivo consiste nella “normalizzazione” della matrice H, che può essere eseguita sia dal 
punto di vista degli input primari che dal punto di vista degli impieghi finali. Ne risultano quindi 
due diverse matrici, (che avranno come elementi degli indici di struttura) le quali possono essere 
così definite: 
 
HyQ
1  
 !   
 
1  
 !    hHP
 
 
Queste due matrici forniscono interessanti informazioni, confrontabili nel tempo e nello spazio, sia 
sulla struttura degli input primari (in termini di impieghi finali), che sulla struttura degli impieghi 
finali (in termini di input primari). Infatti, la matrice Q mostra la composizione percentuale di 
ciascuna voce degli input primari. Ciò implica che, ad esempio, fatte 100 le importazioni, si 
possono leggere sulla riga le varie percentuali  dei consumi, degli investimenti e delle esportazioni. 
Un possibile esempio di matrice Q è il seguente: 
 
Esempio di matrice Q (le percentuali sono puramente esemplificative) 
  
 
 
 Consumi Investimenti Esportazioni
Importazioni 57% 20% 23% 
Oneri sociali 73% 14% 13% 
Salari e stipendi 71% 15% 14% 
Altri redditi 67% 18% 15% 
Imposte 58% 22% 20% 
Una chiave di lettura del tutto analoga può essere data per la matrice P, che invece va letta per 
colonne, nel senso che ogni voce degli impieghi finali viene scomposta percentualmente in termini 
di input primari. Un possibile esempio di matrice P è il seguente: 
 
Tab I. Esempio di matrice P (le percentuali sono puramente esemplificative) 
 
 Consumi Investimenti 
 
Esportazioni 
Importazioni 9% 13% 17% 
Oneri sociali 31% 24% 23%
Salari e stipendi 13% 11% 11% 
Altri redditi 39% 42% 38%
Imposte 8% 10% 11% 
 
 
 
 
 
In tale esempio, fatti 100 i consumi (o gli investimenti o le esportazioni), è possibile leggere le 
percentuali di input primari che li compongono. 
In conclusione, già questo primo sguardo teorico sul modello Input-Output suggerisce alcune 
importanti considerazioni sul suo uso pratico. In particolare, si è reso evidente che tale modello è 
utile sia nelle interpretazioni “strutturali” che in quelle più propriamente “dinamiche”; perciò il 
passo successivo non può essere altro che un’applicazione pratica del modello teoricamente 
discusso in questo capitolo.