INTRODUZIONE
“Una stessa e unica anima governa i due corpi, e lo stesso corpo nutre ambedue”
Leonardo da Vinci
Gravidanza e maternità rappresentano un percorso speciale nella vita di una donna, un
percorso unico, che porta ad un radicale cambiamento, non solo fisico, ma anche
psicologico.
Si tratta di un viaggio che conduce la donna verso il suo ruolo di madre, con una
conseguente profonda ristrutturazione della sua identità.
L'identità di madre non si conquista semplicemente al momento del parto, ma si fa
strada attraverso le tre fasi caratterizzanti il percorso nascita: endogesatazione, parto ed
esogestazione.
Solo quando il bambino cresce e si sviluppa grazie alle cure materne, una madre può
sentirsi davvero madre e l'assetto materno raggiungerà il suo culmine.
Durante i nove mesi di gestazione inizia ad instaurarsi, tra madre e bambino, quel
meraviglioso e profondo legame, detto anche bonding, fatto di sensazioni, percezioni,
carezze, suoni, odori. Un legame che si concretizza fisicamente al momento della
nascita, quando madre e bambino finalmente si incontrano, si riconoscono e si
innamorano, e che proseguirà, intensificandosi sempre di più nei primi mesi di vita del
piccolo, per durare poi per tutta la vita.
Il bonding è un processo fisico, emozionale ed ormonale di relazione d'accudimento tra
bambino e le sue figure genitoriali, che serve a stabilire le basi, non solo delle relazioni
genitori-figlio, ma anche di tutte le relazioni sociali ed affettive che il piccolo, futuro
adulto, instaurerà nel suo avvenire.
Come sostiene Verena Schmid
1
: “Gravidanza e nascita sono eventi critici nella vita di
una donna, di un bambino, , ma anche di una coppia, di una famiglia. La parola crisi
<crisi> (dal greco <krìsis>, scelta, decisione) non ha però soltanto una valenza
1 Verena Schmid è una ostetrica di grande esperienza, promotrice attiva della nascita fisiologica,
dell'empowerment delle donne. Ha fondato a Firenze l'associazione per il parto a domicilio “Il
Marsupio” e la scuola di formazione per operatori di tale associazione.
3
negativa, ma può significare anche una grande opportunità”
2
.
La scelta di analizzare, in questo mio elaborato, il tema della maternità e del legame di
attaccamento che si crea tra madre e bambino, è stata determinata dal grande fascino
che le problematiche inerenti un momento così importante e misterioso della vita di una
donna suscita e ha sempre suscitato in me.
Quanto meravigliose e delicate sono queste fasi vissute durante la gravidanza e la
nascita, e quale grande impatto hanno sull'intero contesto familiare dei neo-genitori e
sul futuro del bambino...
Ecco perché è di primaria importanza permettere che il processo di attaccamento madre-
neonato venga fin da subito favorito nel modo corretto.
Basandomi sulle teorie delle scuole di ostetricia di Frédérick Leboyer
3
, Michel Odent
4
,
Lorenzo Braibanti
5
e Verena Schmid, ho voluto ripercorrere il percorso nascita
evidenziando come, attraverso quest'ultimo, si sviluppa la relazione di attaccamento
madre-bambino, prestando particolare attenzione a tutti quegli elementi che possono
favorirne o, al contrario, ostacolarne la buona riuscita.
In questo quadro mi propongo, inoltre, di analizzare come il bonding neonatale possa
essere positivamente o negativamente influenzato dalle pratiche assistenziali perpetrate
nei punti nascita.
L'elaborato si apre, al primo capitolo, con la trattazione degli aspetti psicologici legati al
vissuto della donna durante l'endogestazione, il parto e l'esogestazione.
La nascita di un bambino costituisce per la donna un evento critico, nel senso evolutivo
del termine, lungo il suo ciclo vitale, una verifica del suo preesistente equilibrio e la
ristrutturazione di quest’ultimo per l'acquisizione della nuova identità di madre.
2 Tratto da V . Schmid “Salute e nascita”, 2007.
3 Frédérick Leboyer, ginecologo e ostetrico francese, considerato il precursore del cosiddetto “parto
dolce”, noto anche come “metodo Leboyer”. Nella clinica parigina dove lavorò stabilì una serie di
condizioni che permettessero al neonato una nascita senza inutili traumi.
4 Michel Odent è medico chirurgo e ostetrico. Ha introdotto, sin dagli anni '60, nella clinica di
Pithiviers, in Francia, in cui era primario del reparto di ginecologia, la vasca per il rilassamento in
acqua durante il travaglio e la sala parto simile ad un ambiente domestico (salle sauvage). A Londra
ha creato il Primal Healt Research, una banca dati che raccoglie studi scientifici ed epidemiologici
che analizzano le correlazioni fra quanto vissuto durante il periodo primale e la salute psico-fisica in
età adulta.
5 Lorenzo Braibanti (1921-1989) dal 1970 primario di Medicina Generale presso l'Ospedale di
Monticelli d'Ongina (PC), grazie anche ai suoi incontri con Frédérick Leboyer ha elaborato un
approccio originale e unitario alla gravidanza, alla nascita e allo sviluppo del bambino, in una
concezione della medicina in cui si integrano gli aspetti biologici, psicologici e sociali.
4
Essere madre è la più naturale delle esperienze nella vita di una donna ma, al tempo
stesso, è un evento colmo di significati latenti, di conflitti, di ansie e di paure. La scelta
della maternità comporta una riorganizzazione della struttura psicologica della donna e
la creazione di nuovi spazi mentali per accogliere il bambino.
Alla nascita fisica del bambino corrisponde la nascita psicologica della madre.
Ho considerato la gravidanza con i suoi cambiamenti fisici e psicologici, la creazione
del bambino immaginario e l'instaurazione del primo legame affettivo con lui.
Ho descritto poi il parto come momento di transizione, di incontro tra bambino
immaginario e bambino reale, di separazione della donna dal piccolo che per nove mesi
ha vissuto in completa simbiosi con lei, con le difficoltà psicologiche che tutto questo
comporta.
Il momento della nascita costituisce un aspetto della vita estremamente complesso a
livello emotivo e questa esperienza ha un grande significato per coloro che lo vivono,
sia in quel momento, sia in seguito
6
.
I primi mesi di vita del bambino sono quelli determinanti per il consolidamento
dell'identità di madre, che si perfeziona solo quando la donna si dedicherà
all'accudimento e alla cura del suo piccolo, cura che non sarà solo di carattere pratico,
ma anche, e soprattutto, di carattere psico-affettivo, di sviluppo della relazione
d'attaccamento. A questo punto l'assetto materno sarà compiuto e, da quel momento in
poi, occuperà l'intera vita mentale della donna.
Il secondo capitolo tratta il tema del dolore del parto e dei suoi significati, aspetto
particolarmente temuto dalle donne durante la gestazione.
Il dolore sperimentato durante travaglio e parto non è indice di patologia, ma è il
segnale della naturale progressione di un evento fisiologico di fondamentale
importanza.
Il dolore ha funzione di guida e, come tale, va accettato e assecondato anziché
contrastato e soppresso.
Sottolineo poi le varie funzioni del dolore legato all'esperienza della nascita: fisiche,
psichiche, trasformative, energetiche, affettive, ed ormonali.
È proprio il dolore che permette al corpo della donna di produrre quel cocktail ormonale
6 A. Macfarlene “Psicologia della nascita”, 1980.
5
necessario alla corretta e fisiologica progressione del parto e all'attivazione delle sue
capacità empatiche e relazionali necessarie all'instaurazione del bonding neonatale.
Non essendo dunque il dolore del parto fine a se stesso, dovrebbe essere vissuto come
esperienza preziosa da accogliere ed accettare.
Il terzo capitolo si occupa della medicalizzazione della nascita che, dagli anni '60 in
poi, ha preso sempre più piede nei Paesi sviluppati.
L'ospedale è divenuto via via la sede esclusiva di parto e nascita. Essendo però
l'ospedale un luogo di malattia, anche il parto cominciò ad essere trattato come un
evento patologico anziché fisiologico.
Il parto ha cominciato così a perdere i suoi connotati di naturalità e spontaneità per
acquisire quelli di evento medico e tecnologico nelle mani dei medici, anziché in quelle
della donna.
La medicalizzazione del parto in una donna sana comporta notevoli rischi, sia dal punto
di vista fisico, a causa delle possibili conseguenze di interventi medici inopportuni, sia
dal punto di vista psichico, disumanizzando l'evento nascita con molteplici fattori di
disturbo dell'intimità, del primo contatto, dell'allattamento, con ovvie infauste
ripercussioni sull'instaurazione del bonding neonatale.
Sarebbe quindi opportuno ritornare alle competenze endogene e innate di donna e
bambino restituendo il parto ai suoi reali protagonisti: madre, padre e figlio.
Proprio per questo da diversi anni, il mondo scientifico ha richiamato l'attenzione
sull'umanizzazione dell'evento nascita e delle cure neonatali. L'appello ad una “nascita
senza violenza”, iniziato da Frèdèrich Leboyer negli anni '70, ha stimolato numerose
ricerche nel campo del legame di attaccamento e delle metodiche assistenziali legate al
parto, sottolineando i benefici per madre e neonato di un approccio più naturale e meno
medicalizzato.
In accordo con le Raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)
“Tecnologia appropriata per la nascita” del 1985, bisognerebbe operare un
riorientamento scientifico dalla patogenesi alla salutogenesi, da un orientamento verso il
rischio ad un orientamento verso le risorse della donna. Le donne devono imparare a
vivere la maternità come potenzialità generativa personale e non come evento da subire.
Nel quarto capitolo approfondisco il tema del bonding nel suo significato di legame di
6
attaccamento che si instaura tra madre e figlio ancor prima della nascita, durante i nove
mesi di gestazione.
Il bonding viene favorito da una buona preparazione durante la gravidanza, da un buon
parto, dal contatto precoce tra madre e neonato, dalla salvaguardia dell'unità madre-
figlio e dall'allattamento al seno; al contrario, viene ostacolato da un parto difficile, da
pratiche mediche invasive, dall'utilizzo di farmaci e dalla separazione madre-figlio
7
.
L'instaurazione di un solido legame di attaccamento costituisce la base per le future
relazioni sociali del piccolo.
Dal momento che non è possibile parlare di attaccamento senza riferirsi a John
Bowlby
8
, espongo la sua “Teoria dell'attaccamento”, descrivendone gli stili che ne
derivano: attaccamento sicuro, insicuro/evitante, insicuro/ambivalente e disorganizzato.
Secondo Bowlby è di primaria importanza che il legame di attaccamento si sviluppi in
maniera adeguata al fine di garantire all'individuo un buono sviluppo della sua persona.
Nel quinto capitolo, rifacendomi al pensiero di Michel Odent, descrivo il concetto di
salute primale.
Il periodo primale è quel lasso di tempo che si estende dal concepimento fino alla fine
del primo anno di vita del bambino (endogestazione, parto ed esogestazione). Secondo
Odent, è in questo particolare periodo che l'essere umano raggiunge il massimo livello
di vulnerabilità e di sensibilità all'ambiente circostante, poiché in questa fase si ha lo
sviluppo del sistema nervoso e si stabiliscono le matrici dell'intero sistema della salute
individuale.
Data l'estrema importanza di tale periodo, è necessario astenersi da qualsiasi forma di
interferenza che possa turbare l'evento nascita ed avere conseguenze negative anche a
lungo termine.
Il sesto capitolo è interamente dedicato all'importanza del contatto precoce pelle a pelle
nei momenti immediatamente successivi al parto.
Alla nascita, madre e bambino hanno la necessità fisiologica di stare insieme,
7 V . Schmid “Apprendere la maternità” cap.5 Basi culturali e sociali per i gruppi di donne e coppie,
2010.
8 John Bowlby (1907-1990), psicologo e psicoanalista britannico. Padre della Teoria dell'attaccamento.
Si interessò principalmente alla natura del rapporto madre-bambino ed alle possibili conseguenze sulla
personalità dei bambini di una eventuale separazione precoce dalla madre in età infantile.
7
soprattutto nelle prime due ore successive al parto, il cosiddetto “periodo sensibile”
9
,
essenziale affinché si possano innestare precocemente i sistemi di salute primale. In
questo delicatissimo periodo gli operatori sanitari dovrebbero limitarsi ad un ruolo
passivo di osservazione e vigilanza. Purtroppo, invece, in gran parte delle strutture
ospedaliere, vige la prassi di separare madre e bambino subito dopo il parto. Questa
pratica, contraria a tutte le evidenze e raccomandazioni scientifiche
10
,ostacola il
processo di bonding e rende l'accudimento futuro del bambino estremamente più
difficile, faticoso e meno gratificante per la madre.
Nel settimo capitolo ho trattato il tema dell'allattamento al seno inteso come sistema di
nutrimento non solo fisico, ma anche, e soprattutto, emozionale per il piccolo.
Partendo dalla Dichiarazione congiunta OMS/UNICEF “L'allattamento al seno:
protezione, incoraggiamento e sostegno. L'importanza del ruolo dei servizi per la
maternità” del 1989, vengono enumerati i numerosi vantaggi dell'allattamento per
mamma e figlio.
L'allattamento rappresenta un momento fondamentale nella costruzione di un legame
d'attaccamento solido e duraturo e, proprio per questo, si tratta di una pratica da incitare
fortemente.
Per far sì che l'allattamento si realizzi con successo, occorre che la struttura sanitaria
nella quale è avvenuta la nascita, e i professionisti che vi lavorano, condividano e
incentivino tale pratica, astenendosi contemporaneamente dalla messa in atto di
qualsiasi forma di interferenza inopportuna.
L'ottavo ed ultimo capitolo è dedicato alla pratica del rooming-in, cioè alla permanenza
del neonato nella camera di degenza della madre, 24 ore su 24, fin dai momenti
immediatamente successivi al parto e fino al momento delle dimissioni dalla struttura
sanitaria, e dall'influenza che tale pratica ha sull'instaurazione di un precoce e solido
bonding neonatale.
Il contatto continuativo mamma-bambino rappresenta il naturale proseguimento di
quella simbiosi sviluppatasi durante l'endogestazione, simbiosi della quale sia la donna,
9 M. Klaus, J. Kennell, “Dove comincia l'amore. I primi contatti con il neonato”, 1998.
10 Dichiarazione congiunta OMS/UNICEF “L'allattamento al seno: protezione, incoraggiamento e
sostegno. L'importanza del ruolo dei servizi per la maternità”OMS, Ginevra, 1989. Riportata
integralmente nell'ALLEGATO 1.
8
sia il piccolo hanno profondamente bisogno per poter entrare profondamente in contatto
tra di loro.
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