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INTRODUZIONE
Ho pensato e ripensato per tanto tempo al giorno della mia
laurea e sono sempre stata certa che la mia tesi avrebbe trattato un
argomento per me importante e significativo.
L’idea di parlare degli effetti di alcool e droga sul feto e sul
neonato mi è venuta in mente durante un tirocinio, quando ho
conosciuto una bambina la cui mamma faceva, e spero non faccia
più, uso di cocaina.
Il mio ruolo all’interno del servizio per l’infanzia era quello di
aiutare le educatrici, capire meglio come si sviluppava la giornata
al nido e iniziare a “progettare” alcune attività per i bambini.
Lucia, (il nome è inventato a causa della privacy) faceva parte
della “mia” classe e aveva circa 2 anni; al primo approccio non ho
compreso subito il suo problema; la vedevo irrequieta, iperattiva,
con problemi nei più semplici movimenti e nella coordinazione e
soprattutto emotivamente instabile. Alternava momenti di affetto
esagerato e incondizionato a momenti di rabbia, sia verso le
educatrici sia verso gli altri bambini.
Ovviamente le educatrici, alle mie richieste di chiarimento,
rispondevano in modo vago, non potevano entrare troppo nel
dettaglio; fino a quando la situazione mi è stata chiara senza
bisogno di chiedere troppo.
Il mio turno al nido quel giorno era di pomeriggio e assistevo
all’uscita dei bambini e all’incontro con i genitori; Lucia è stata
l’ultima ad andare via. La mamma è entrata chiamando a voce
altissima la bambina, camminava veloce e inciampava ovunque,
si muoveva a scatti e continuava ad urlare il nome di Lucia.
La piccola si avvicinò alla mamma, la prese per mano e la portò
agli armadietti; il suo viso non era allegro, felice, sembrava quasi
rassegnata, abituata a quella situazione.
Io ero allibita e senza parole, non capivo come fosse possibile
lasciare a quella donna la possibilità di crescere la propria
bambina in quel modo.
Appena Lucia e la mamma uscirono dall’asilo, le educatrici mi
spiegarono la situazione e capìi che niente è semplice e come
sembra. La mamma della piccola era seguita dagli assistenti
sociali. Entrambe abitavano con la nonna; il giudice aveva da
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poco deciso di mandare la donna in comunità e Lucia
probabilmente sarebbe rimasta con la nonna.
La mamma, purtroppo, assumeva cocaina anche durante la
gravidanza e la bambina era nata prematura, con grossi problemi
all’apparato respiratorio e motorio. Ovviamente, la bambina non
stava crescendo in una situazione ottimale e da qui,
probabilmente, derivava la sua irrequietezza e la sua emotività
instabile…
Le educatrici, alle mie ripetute domande, continuavano a
rispondere che il loro ruolo poteva essere solo quello di aiutare
Lucia ad essere serena al nido, coccolarla, farle capire le basilari
regole del vivere insieme…..non molto di più! Io volevo capire,
sapere se, come educatrici, potevamo fare di più per lei.
Come si può immaginare, la storia di Lucia mi ha appassionato
molto; io e lei siamo riuscite ad instaurare, in un modo tutto
nostro, un legame basato su affetto e conflitto; ci cercavamo e
respingevamo allo stesso tempo.
Questa bambina mi ha fatto entrare in un mondo sconosciuto;
avrei voluto conoscere la comunità di recupero dove la sua
mamma sarebbe andata, avrei voluto sapere quali danni fisici la
mamma le aveva procurato assumendo cocaina durante la
gravidanza, …e così è iniziato tutto…
Proprio in quel periodo dovevo scegliere l’argomento della tesi
e ho deciso di parlare della droga, dell’alcool e degli effetti di
queste sostanze, assunte durante la gravidanza, sul feto e sul
bambino.
Successivamente ho visitato, tramite lo Student Office, la
comunità di San Patrignano e ho voluto comprendere quale
potesse essere il ruolo dell’educatore di nido all’interno di una
comunità di recupero.
La scelta di visitare San Patrignano non è stata casuale, poiché
da sempre ne avevo sentito parlare e avevo intenzione di
conoscere più da vicino quella realtà. Vincenzo Muccioli, il
fondatore di Sanpa, (così i ragazzi in terapia e il personale
chiamano la comunità) è stato spesso sulle cronache dei giornali
per i suoi metodi forse a volte discutibili; la sua idea di radunare
tossicodipendenti, farli lavorare, farli vivere insieme, per riuscire
a strapparli dalla droga è stata spesso messa in discussione, ed io
volevo farmi un’opinione personale sulla comunità.
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Il mio percorso è iniziato con la raccolta di informazioni e
materiale, sia attraverso internet sia su libri e articoli scientifici,
sugli effetti dell’alcool e droga sul feto e neonato e sulla
situazione epidemiologica della dipendenza da sostanze in
gravidanza.
Una volta letto il più possibile in materia ho iniziato a scrivere;
questo argomento, può sembrare vastissimo e pieno di mille
sfaccettature; ma, quando si parla in particolare di donne, bambini
e gravidanza “dipendente” la situazione si complica e le
informazioni sono scarse.
Infine attraverso la visita a San Patrignano e l’intervista alle
educatrici della comunità, ho affrontato il ruolo dell’educatore di
nido in questa specifica realtà, cercando di comprendere cosa
concretamente poteva essere fatto con e per i bambini.
La mia tesi descrive nel primo capitolo la situazione
epidemiologica della tossicodipendenza e dell’alcoldipendenza in
Italia, nella regione Emilia Romagna e a Bologna e in particolare,
la diffusione dell’abuso di queste sostanze durante la gravidanza.
Nei restanti capitoli vengono affrontati i temi relativi agli effetti
dell’abuso di alcool e di droga sul feto e sul neonato e il ruolo
dell’educatore di nido in una comunità di recupero.
Ho deciso di trattare solo i danni fisici nel bambino e non quelli
psicologici, perché mi interessava approfondire maggiormente gli
aspetti che non conoscevo.
Inoltre ritengo che nella fascia d’età di mio interesse (0-3anni) i
danni psichici del bambino siano soprattutto rilevabili a livello
dell’”attaccamento” con la madre, o comunque del rapporto con
la figura di riferimento e il mio obiettivo non era quello di
studiare questi aspetti, ma di sapere come una gravidanza
“dipendente” potesse danneggiare la salute del bambino.
Spero, attraverso questo mio percorso, di acquisire conoscenze
più vaste e una sensibilità maggiore, per trattare, come educatore
e persona, nel modo più giusto, valido e formativo un bambino
figlio di una donna “dipendente”.
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CAPITOLO 1
EPIDEMIOLOGIA DELLA TOSSICODIPENDENZA E
DELL’ALCOLDIPENDENZA
1.1 SITUAZIONE IN EUROPA E IN ITALIA
E’ estremamente difficile determinare con una buona
approssimazione il numero di tossicodipendenti e alcolisti.
L’OEDT (Osservatorio europeo sulle droghe), in collaborazione
con gli esperti nazionali, ha elaborato un insieme di punti
fondamentali comuni (il così detto “Questionario europeo”
EMQ”) da utilizzare nelle indagini sugli adulti, che sono stati
impiegati nella maggior parte degli Stati membri dell’Unione
Europea.
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Secondo le informazioni fornite dall’OEDT si stima che in
Europa vi siano da 2 a 9 consumatori problematici di sostanze
ogni 1000 cittadini di età compresa tra i 15-64 anni (i dati
statistici si riferiscono al 2004 o all’ultimo anno disponibile).
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Il consumo di stupefacenti presso la popolazione viene valutato
con indagini che servono a stimare la percentuale della
popolazione che dichiara di aver fatto uso di droga in determinati
periodi di tempo: consumo una tantum, nell’ultimo anno o
nell’ultimo mese.
Dall’ultima relazione emerge che in Europa, nell’ultimo anno
(2005), la sostanza più consumata è stata la Cannabis (22,5
milioni di adulti europei), al secondo posto la cocaina (3,5 milioni
di adulti europei) e poi le anfetamine (2 milioni di adulti europei)
e gli oppiacei (consumatori problematici stimati tra 1 e 8 casi
ogni 1000 persone adulte, di età compresa tra i 15 e 64 anni).
Per quanto riguarda il consumo di cannabis, è aumentato in
quasi tutti i paesi dell’Unione Europea negli anni ’90, soprattutto
tra i giovani compresi gli studenti.
Il consumo di cocaina in Europa è a livelli storicamente alti. In
generale la situazione per quanto riguarda questa sostanza rimane
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Relazione Osservatorio Europeo sulle droghe anno 2006 – www.emcdda.europa.eu
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Relazione Osservatorio Europeo sulle droghe anno 2006 – www.emcdda.europa.eu
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molto eterogenea e il consumo massiccio è ristretto a una
manciata di Paesi, soprattutto nell’Europa occidentale.
Il consumo di ecstasy e anfetamine sembra relativamente più
elevato solo in alcuni paesi, cioè Repubblica Ceca, Estonia e
Regno Unito.
I dati relativi al consumo di oppiacei provengono dall’indicatore
dell’OEDT del consumo problematico di stupefacenti (PDU) che
include “il consumo di stupefacenti per via parenterale oppure il
consumo a lungo termine/regolare di eroina, cocaina e/o
anfetamine”.
Il PDU si limita esclusivamente agli aspetti comportamentali
dedotti dai modelli di consumo di stupefacenti, senza
esplicitamente misurare i problemi di qualsiasi tipo. Ciò
nonostante, si ricollega agli svariati concetti di dipendenza dando
ad intendere che chi si comporta in questo modo ha buone
probabilità di essere ricompreso nella più generale nozione di
“consumatore problematico”.
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L’indicatore PDU calcola solo un sottogruppo importante di
quelle che possono essere considerate le vittime di un qualsiasi
problema di droga. Questo approccio è comunque ritenuto valido.
Un problema sempre più imponente è quello dei
POLIASSUNTORI. La definizione del concetto di
“poliassuntori” rimane ancora piuttosto elusiva, per certi aspetti
quasi tutti coloro che fanno uso di stupefacenti possono essere
considerati poliassuntori.
La poliassunzione pone grosse sfide ai sistemi di monitoraggio
degli stupefacenti, che tendono ad essere basati su misurazioni
comportamentali del consumo di una sola sostanza.
Il 31 agosto 2005 la Commissione europea ha adottato una
nuova proposta per la revisione del regolamento che istituisce
l’OEDT. Il nuovo regolamento è uno strumento importante che,
ridefinendo i compiti dell’OEDT, ne agevola l’operato.
In particolare consente all’OEDT di tenere conto dei nuovi
modelli di consumo della droga e delle tendenze emergenti della
poliassunzione, compreso l’uso combinato di sostanze psicoattive
lecite e illecite, di creare nuovi strumenti e mezzi per aiutare gli
stati membri e l’Unione Europea a monitorare e valutare le
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Relazione Osservatorio Europeo sulle droghe anno 2006 – www.emcdda.europa.eu
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proprie politiche e strategie in materia di droga e di collaborare
con i paesi terzi, tra cui i paesi candidati all’adesione o quelli dei
Balcani occidentali.
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L’Europa, inoltre, è anche la regione con il più alto consumo al
mondo di alcool. Gli ultimi quaranta anni hanno visto
un’armonizzazione dei livelli di consumo nell’UE a 15 litri di
alcool puro per ogni adulto, con una tendenza all’aumento in
Europa centrale e settentrionale tra il 1960 e il 1980 e una
diminuzione consistente in Europa meridionale.
Poco meno della metà dei 15 litri di alcool puro, che un bevitore
consuma in un anno, viene assunto con birra (44%) e il resto con
vino (34%) e superalcolici (23%).
Gli episodi di intossicazione variano nelle diverse regioni
d’Europa: un numero minore di individui del sud Europa
riportano di ubriacarsi ogni mese rispetto agli europei del nord.
Questa tendenza si attenua quando ci si riferisce al “binge
drinking”, che indica un consumo di un certo numero di bevande
in una sola occasione. Ciò suggerisce che vi sono differenze
sistematiche sia nella volontà di riferire episodi di intossicazione
che nella durata della “singola occasione”, oppure in uno di questi
due aspetti.
Circa 40 milioni di cittadini europei “bevono troppo” ogni
mese, e 100 milioni hanno episodi di “binge drinking” almeno
una volta al mese.
Infine, considerando la dipendenza più che i livelli di consumo,
si stima che 23 milioni di Europei (il 5% degli uomini e l’1%
delle donne) siano alcoldipendenti.
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Per quanto riguarda l’Italia, il quadro generale sui consumi di
droga è fornito dalla “Relazione annuale al Parlamento sullo stato
delle tossicodipendenze in Italia”.
Questa relazione ha l’obiettivo di fornire un quadro conoscitivo
generale, con confronti puntuali sia tra aree territoriali sia rispetto
alle rilevazioni degli anni precedenti, delle tendenze e delle
caratteristiche relative alle problematiche connesse all’uso ed
all’abuso di droghe illecite in Italia.
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Relazione OEDT anno 2006 – www.emcdda.europa.eu
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Report Alcohol in Europe
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Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia anno 2005 – www.iss.it