stravolse le funzioni e le ideologie; è da allora possibile tentare una ricostruzione
incrociata tra storia politica e massoneria, analizzandone i rispettivi – presunti o
provati – influssi e interferenze.
Un'altra interpretazione di storia della massoneria può essere quella di
analisi di certi avvenimenti di storia politica per vedere che ruolo ha avuto, e se
l'ha avuto, l'Istituzione Massonica nello svolgimento dei fatti. E già qui siamo in
un campo più delicato, in quanto le fonti sono molto limitate e soprattutto non
sempre attendibili e sincere: esiste una vasta letteratura di apologetica massonica,
fiorita soprattutto per difendersi dagli attacchi dei nazionalisti prima e dei fascisti
poi, giustificante ed esaltante il proprio operato filogovernativo; si hanno
all'opposto opere dichiaratamente antimassoniche, servite soprattutto al regime
mussoliniano come avallo alla persecuzione che questo scatenò nei confronti della
Libera Muratoria italiana.
C'è poi una serie di testimonianze autobiografiche e memorialistiche degli
attori politici del tempo, ci sono infine i documenti, ufficiali, confidenziali o
segreti, ma pur sempre abbastanza probanti ed attendibili. Purtroppo però neppure
dallo studio attento e rigoroso di questi e dalla loro comparazione gli storici sono
riusciti a trovarsi d'accordo su di una interpretazione univoca e definitiva del
delicato e discusso rapporto tra massoneria e fascismo: è molto esplicito a questo
5
proposito Giordano Gamberini quando afferma che «molti storici di professione
codificazioni che nel corso dei secoli erano state fatte, la Gran Loggia Unita d'Inghilterra – la
Massoneria Madre nel mondo – tradusse nel 1929 i landmarks nei Principi Basici, che divennero
quindi criterio di distinzione tra Obbedienze regolari ed Obbedienze irregolari.
5
Giordano Gamberini, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia dal 1961 al 1970.
© Simone Luchini 1998
6
hanno collocato la Massoneria nella cassetta dei loro strumenti invece che nei
6
soggetti di possibile esplorazione».
Lo scopo di questo scritto è quello di fornire una panoramica e una
comparazione su tutto quanto si è scritto sull'argomento, o almeno sulle opere
principali, per tentare di analizzare lo svolgersi dei fatti con una certa obiettività di
giudizio e fornendo al lettore la possibilità di ampliare, all'occorrenza, certi settori
di ricerca, al momento purtroppo abbastanza dicotomici.
E' utile a questo fine liberare il campo dai vari pregiudizi circolanti sulla
massoneria, creati spesso per motivi meramente pratico-politici dai suoi oppositori
storici, quali la Chiesa cattolica, il Partito socialista e quello comunista, i
nazionalisti, il Partito nazionale fascista; oppure derivati da ignoranza o
superficialità di giudizio, da paura o da rancore, da luoghi comuni o credenze
popolari.
Basandomi come ho già detto su di una bibliografia esistente che va dal
primo decennio di questo secolo ai giorni nostri, mi propongo di trattare gli
episodi che hanno caratterizzato il periodo 1908-1928, confrontando le diverse
versioni dei fatti o le diverse interpretazioni dei medesimi.
Intendo inoltre sviluppare un'ipotesi di fondo spesso trascurata o ignorata,
cioè quella della esistenza e della contrapposizione, in territorio italiano, di due
Comunità massoniche distinte (entrambe illegittime l'una agli occhi dell'altra),
antagoniste e spesso in vivace conflitto: il Grande Oriente d'Italia di Palazzo
6
GIORDANO GAMBERINI, Storiografia massonica, in «Rivista Massonica» n° 6, giugno 1974,
p. 326. Inoltre a p. 329 aggiunge: «…per storia massonica si può, fra l'altro, intendere la storia del
pensiero degli uomini circa la Massoneria. Oppure, la storia delle vicende determinate o
influenzate da massoni o da gruppi di massoni intenzionati a proiettare sul piano dei fenomeni
© Simone Luchini 1998
7
Giustiniani – regolare e di lunga tradizione – e la Serenissima Gran Loggia d'Italia
di Piazza del Gesù, considerata irregolare, o meglio illegittima (in quanto –
7
secondo il Moramarco – la regolarità attiene al Rito e la legittimità al criterio
della esclusività territoriale della giurisdizione massonica), nata nel 1908 da una
scissione all'interno di Palazzo Giustiniani.
E' dal raffronto simultaneo del loro atteggiamento nei confronti del
movimento fascista prima e del Pnf poi che, cercando di mantenere una certa
distanza riportando opinioni anche contrastanti, ci possono apparire un po' più
chiari certi interrogativi su cui spesso si sorvola o si danno giudizi affrettati o
preconcetti.
Non è difficile, alla luce di questa considerazione, capire come mai la
Massoneria (che nel linguaggio comune viene spesso considerata un corpo unico)
è apparsa collusa col fascismo, ma poi ne ha subite le violenze; come mai, se un
ruolo non irrilevante ha avuto la Massoneria, e soprattutto i singoli massoni,
nell'antifascismo, questo merito non gli sia stato riconosciuto, ma spesso si tenda a
tacere sull'argomento; perché infine alcuni massoni sono stati mandati al confino
o hanno dovuto fuggire in esilio mentre altri hanno continuato la loro attività
politica – anche se non quella massonica – quasi indisturbati.
Sarà fondamentale anche considerare il ruolo della Chiesa, e non
dimenticare l'anticlericalismo (ma non l'ateismo) massonico contrapposto alla
l'ideale della Massoneria. O, infine, la storia degli uomini e dei gruppi di uomini che hanno
realizzato la organizzazione della Massoneria».
7
M ICHELE MORAMARCO, Massoneria regolare e Massoneria irregolare, in MICHELE
MORAMARCO (a cura di), Nuova Enciclopedia Massonica, Foggia, Bastogi, 1997, p. 251.
© Simone Luchini 1998
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politica mussoliniana, che finisce in perfetta sintonia con il Vaticano dopo aver
8
rinnegato il proprio programma d'esordio.
Una considerazione finale merita di essere fatta, che andrà sempre tenuta
presente nello studio di questo argomento, e cioè che la storia della massoneria è
anche, e soprattutto, storia di massoni, i quali spesso, avendo ricoperto alte cariche
istituzionali e burocratiche, quando si trovavano ad agire lo facevano essendo
influenzati, nelle loro scelte, dagli ideali massonici cui avevano giurato fedeltà,
senza che ci fossero necessariamente circolari disciplinari o ordini categorici di
comportamento da parte delle autorità massoniche.
Per rispondere inoltre alla domanda su chi fossero i massoni in quel tempo,
cioè quale professione svolgessero e quindi a quali classi sociali appartenessero
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gli affiliati, è utile ricordare, oltre alla lettura dei testi di Mola e Padulo, che la
massoneria si rivolgeva sì a persone appartenenti alle sfere medio-alte, ma si
trattava soprattutto di liberi professionisti, industriali, commercianti, possidenti, e
non, come spesso vien fatto di pensare, di burocrati o di appartenenti al personale
elettivo o amministrativo dello stato. Asserisce infatti Mola che «è giocoforza
constatare che la maggior parte dei fratelli non appartiene al pubblico impiego
11
(statale o locale che sia)», eccezion fatta per le forze armate, al cui interno erano
molte le presenze liberomuratorie.
8
Vedi più avanti, per il programma dei Fasci di combattimento, il par. 1 del cap. II, alle pp.
50 e segg.
9
Storia della Massoneria italiana…, cit., pp. 546-552.
10
Contributo alla storia della Massoneria da Giolitti a Mussolini, Annali dell'Istituto
Italiano per gli Studi Storici, Napoli, VIII, 1983-84, Bologna, Il Mulino, 1986, pp. 297-300 e 322-
329.
11
Continua Mola: «Rilevante è la presenza di liberi professionisti (avvocati, medici,
chirurghi, farmacisti…); ma altrettanto significativa è quella di “industriali”, “commercianti”,
“negozianti” e “possidenti”, in un'età – va ricordato – nella quale ogni piccolo proprietario
© Simone Luchini 1998
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Padulo conferma che la massoneria aveva una «larga base piccolo-medio-
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borghese ed una parte alta, più ristretta numericamente, alto borghese» e
preponderante era la percentuale di massoni in possesso di un livello di istruzione
elevato, spesso universitario. «Non possono esitere dubbi» – prosegue Padulo –
13
«che la massoneria, dal punto di vista sociologico, fosse un universo borghese.»
In conclusione, mi preme ricordare quegli ideali universali di libertà,
fratellanza ed uguaglianza che da secoli i massoni cercano di difendere, e che nel
frangente del Fascismo sono riusciti, chi più chi meno, a non calpestare, pagando
con il confino, con l'esilio e perfino con la morte una certa ingenuità politica
iniziale, e contrapponendosi poi a quella dittatura che aveva proprio come scopo
la negazione della democrazia e della libertà, la violenza e l'arbitrio, la
sopraffazione dell'individuo ed il suo annichilimento.
contadino era censito come “ditta” agricola e i “circoli industre-commerciali” raccoglievano
“lavoranti autonomi” ai quali la disponibilità di un tornio, una fresa, qualche attrezzo e una mezza
dozzina di dipendenti già conferiva qualifica e prestigio di “industriali”. […] Non mancano,
naturalmente, gli “impiegati” (agenti delle imposte, dipendenti delle Ferrovie dello stato, segretari
comunali), magistrati e ufficiali del regio esercito, con alta presenza – […] – di ufficiali medici;
ma altrettanto insistente è la presenza di operatori finanziari (impiegati e dirigenti di banca […]).
[…] Il numero dei fratelli di grado impiegatizio non elevato risulta percentualmente assai più
elevato rispetto a quello degli alti burocrati, tenendo debitamente conto, naturalmente, dei rapporti
quantitativi stabiliti dalle “piante” dei rispettivi organici ministeriali.» Storia della Massoneria
italiana…, cit., p. 549. Mola riporta anche, in appendice a p. 903, una relazione del Gran
Segretario all'Assemblea generale del 1906 sulla composizione socioculturale delle logge del
Grande Oriente d'Italia, che è quella poi su cui si basa anche Padulo nella sua analisi.
12
Contributo alla storia…, cit., p. 297. Padulo ricorda ancora come «diplomati e laureati
costituivano la stragrande maggioranza delle forze massoniche e pare superfluo osservare che in
quegli anni sapere e potere si coniugavano quasi allo stesso modo», ibidem, p. 300.
13
Contributo alla storia…, cit., p. 315. Padulo continua però specificando che «la
massoneria non era il partito, ma un partito della borghesia. Giolittiani, nazionalisti, eredi della
destra storica e, in qualche misura, i cattolici erano ugualmente borghesi.» Ibidem, p. 322.
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