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in realtà, proprio per l'interattività che Internet offre, risulta sempre più
difficile fare una netta distinzione tra soggetti attivi e passivi sulla rete.
Il tipo di comunicazione tra TV e Internet è completamente diverso: la
prima è uno strumento di comunicazione statica, da pochi a molti; mentre
Internet è una comunicazione dinamica, da molti a molti, ovvero da singoli
a molti, da molti a singoli e da singoli a singoli.
La diffusione di questo strumento risulta comunque facilitata dal fatto che
l'economia sta diventando sempre più information intensive; ovvero
sempre più diviene importante la conoscenza, l'informazione e gli
strumenti per diffondere questi "fattori produttivi" in modo veloce ed
efficace.
Uno dei vantaggi che Internet e le reti informatiche basate sulla sua stessa
tecnologia offrono è costituito dal fatto che facilitano enormemente la
diffusione dell'informazione tra la popolazione, tra le imprese e i loro
partner, all'interno delle imprese stesse, tanto da gettare le basi per quella
che da più parti viene definita "Nuova Economia".
Dobbiamo ora cercare di definire il concetto di "Nuova Economia",
concetto che va ben oltre i confini del mondo economico, ma che
abbraccia senza soluzione di continuità tutti gli aspetti della società del
"2000".
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1.2 Internet come nuova infrastruttura per il commercio
Il modo migliore per analizzare un concetto così ampio e pregnante sia
quello di partire da una definizione, non prima però di aver avvertito che si
tratta solo di un modo funzionale di affrontare l'indagine. Per "Nuova
Economia" intendiamo la diffusione della conoscenza attraverso
l'informazione. Iniziamo il nostro viaggio citando un lavoro recentissimo del
sociologo Donald Tapscott, autore di “The Digital Economy: Promise and
Peril in the Age of Networked Intelligence”.
La tesi di Tapscott è che Internet rappresenta la nuova infrastruttura per il
commercio. Questo grazie al fatto che il computer si è diffuso e
trasformato da strumento per la gestione dell’informazione a strumento di
comunicazione. Ciò consente di ragionare superando il concetto di
collegamento di tecnologie per arrivare a concepire un collegamento degli
individui attraverso queste. Il primo punto fondamentale da analizzare è
questo: la rete è un ambiente di relazione tra gli individui. Dietro ogni
monitor c’è un individuo e dietro ogni sito c’è un’organizzazione, qualcosa
di vivo, con idee, valori, abitudini e gusti personali.
La rete è dunque innanzi tutto un fenomeno sociale ancor prima che
economico.
Stiamo sperimentando quindi l’alba di ciò che Tapscott definisce “Age of
Networked Intelligence”, un’era che genera una nuova economia, nuove
politiche e nuove società. Gli affari si trasformano, i governi si
riorganizzano, ogni individuo è in grado di rinnovare se stesso grazie
all’aiuto della tecnologia dell’informazione.
Tutto ciò costituisce una grande promessa, ma comporta anche nuovi
pericoli. Il rischio risiede nella possibilità di una stratificazione sociale più
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severa, di un’invasione senza precedenti della privacy e di altri diritti, di
una disoccupazione strutturale e di grandi conflitti sociali.
Il successo della nuova economia richiede di inventare processi di
business nuovi, nuove capacità, nuovi consumatori e non di riarrangiare
condizioni preesistenti. L’obiettivo non è più soltanto controllare i costi, ma
trasformare rapidamente i servizi al consumatore, la rapidità di risposta al
mercato, l’innovazione.
Questo profondo stravolgimento dei riferimenti economici, politici e sociali,
genera ciò che Tapscott definisce “nuovo (dis)ordine mondiale” che cresce
a velocità impressionante. E’ pertanto necessario farsi interpreti di questa
situazione per cogliere le corrette direzioni che emergono da questo caos.
Il mondo bipolare è diventato un’economia multipolare, con nuovi
protagonisti che si affacciano e concorrono nello stesso campo di
battaglia.
Molti parlano di un cambiamento nelle relazioni economiche tanto
significativo quanto il precedente passaggio dall’era agricola a quella
industriale. Ma questa convinzione porta a chiedersi: cosa c’è di nuovo
nella nuova economia?
Per rispondere a questa domanda scomodiamo un personaggio illustre:
quando a Albert Einstein, commissario ad un esame di laurea in fisica,
venne annunciato che c’era un problema perché le domande dell’esame
erano uguali a quelle dell’anno precedente. -E’ tutto a posto- egli rispose -
quest’anno sono le risposte ad essere differenti -. Probabilmente la
risposta alla nostra domanda è esattamente: “quest’anno è diverso”. Lo
sarà anche l’anno prossimo. La nuova economia consiste proprio nel
costruire per il futuro la capacità di creare nuovi prodotti o servizi e l’abilità
di trasformare il proprio business in nuove entità che ieri non si sarebbero
potute immaginare e che domani potrebbero diventare obsolete.
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1.3 Gli elementi distintivi della nuova economia
D’accordo con il citato Tapscott cerchiamo di definire alcuni elementi
distintivi della nuova economia.
1 Knowledge
La nuova economia è basata sulla conoscenza. Il contenuto di
conoscenza dei prodotti e dei servizi cresce in maniera significativa.
Consumatore, informazioni e tecnologia diventano componenti
fondamentali dei prodotti, tanto che la conoscenza non è più una risorsa
che va ad aggiungersi ai tradizionali fattori produttivi come capitale, lavoro
e territorio, ma diventa l’unica e principale risorsa del mondo di oggi.
2 Digitization
La nuova economia è un’economia digitale. Mentre in passato la gente
comunicava solo attraverso la propria presenza fisica in stanze dove
avvenivano riunioni, parlando ad un telefono analogico, mandando lettere
scritte su carta, nella nuova economia, l’informazione è in formato digitale:
bits. Quando l’informazione diviene digitalizzata e comunicata attraverso
network, si apre un impressionante ventaglio di nuove possibilità.
L’informazione può essere immagazzinata e recuperata istantaneamente
in qualsiasi parte del mondo, ma soprattutto diventa fruibile a sempre più
vaste fasce di popolazione, offrendo a tutti la possibilità di personalizzare i
propri circuiti cognitivi.
3 Virtualization
Seguendo lo stesso principio di trasformazione dell’informazione da
analogica a digitale, le cose fisiche possono diventare virtuali, cambiando
il metabolismo dell’economia, le istituzioni, le relazioni possibili e la natura
dell’attività economica. Nella nuova economia possiamo individuare, tra le
altre, le seguenti situazioni:
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Virtual alien (straniero): individui che lavorano e partecipano all’economia
di un paese, ma sono fisicamente in un altro: è possibile che il curatore di
un database (colui che inserisce le informazioni) di un’azienda italiana viva
in India.
Virtual corporation (virtual enterprise, extended enterprise,
interenterprise): gruppi di individui, aziende, organizzazioni formati sulla
rete per fare affari.
Virtual governement agency: molte differenti agenzie di governo che
hanno una serie di aspetti similari sono collegate in network; rilasciano
servizi al pubblico dalla stessa singola finestra, creando così un’agenzia
virtuale.
Virtual job: gli individui firmano contratti di lavoro sulla rete e per operare
su essa.
Virtual market: i mercati del cyberspazio dove la gente può acquistare e
vendere.
4 Molecularization
La nuova economia è un’economia molecolare. La vecchia azienda è
diventata disaggregata, rimpiazzata da molecole dinamiche e piccoli
gruppi di individui che compongono la base dell’attività economica. Non
necessariamente l’organizzazione sparisce, ma sicuramente si trasforma.
Mass diventa molecular, in tutti gli aspetti della vita economica e sociale.
La nuova impresa si basa sull’individuo: il knowledge worker (lavoratore di
conoscenza) è una molecola umana e funziona come business unit
costituita da una sola unità. Molto spesso però le condizioni richiedono
relazioni dinamiche tra le molecole, tanto da raggrupparle in team. La
possibilità di ottenere questi livelli di relationship dipende molto dalle
nuove infostrutture (infrastrutture informatiche).
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5 Integration/internetworking
La nuova economia è un’economia di rete; molecole raggruppate in
contenitori a loro volta messi in contatto l’uno con l’altro grazie ad una rete
per creare ricchezza. Ron Ponder in un consiglio d’amministrazione
dell’AT&T nel 1994 disse: - Noi stiamo creando un nuovo modello
operativo di business. Stiamo creando le capacità per operare la
segmentazione unica e creare un mercato formato da un solo
consumatore. Ma questa trasformazione non è fattibile senza la nuova
tecnologia, perché è questa che ci permette di passare da un paradigma
ad un altro -.
La nuova tecnologia di network, rende la piccola azienda in grado di
sviluppare gli stessi vantaggi di quella grande, economie di scala ed
accesso alle risorse. Allo stesso tempo queste piccole organizzazioni non
sono gravate dal peso della grande struttura, della burocrazia lenta, della
gerarchia inflessibile e dall’incapacità di cambiare. Una grande azienda
disaggregata in molte piccole molecole che lavorano insieme può
guadagnare i vantaggi dell’agilità, dell’autonomia e della flessibilità.
6 Disintermediation
Tutte le funzioni intermedie tra produttore e consumatore sono state
eliminate dai network digitali. Tutta la struttura intermedia dunque, con in
testa le persone che vi lavorano, deve modificare il proprio assetto per
creare nuovo valore o il loro ruolo verrà eliminato dalla disintermediazione.
Un'azienda che vede nel suo organico agenti, distributori, rivenditori,
broker o manager intermedi, deve prepararsi ad un piano di cambiamento
strutturale.
7 Convergence
Nella nuova economia il settore dominante è stato creato dalla
convergenza di tre industrie che provvedono all’infrastruttura per la
creazione di ricchezza in tutti i settori. Nella vecchia economia, l’industria
dell’auto era il settore chiave. Il settore dominante nella nuova economia è
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il nuovo media prodotto dalla convergenza tra computing, communications
e content.
8 Innovation
La nuova economia è basata sull’innovazione. Rendete obsoleti i prodotti.
Questo concetto è chiaro a tutti i produttori, strateghi, ingegneri,
sviluppatori e manager della Microsoft, viene rafforzato costantemente in
ogni aspetto del loro lavoro. Se hai appena sviluppato un prodotto
eccezionale il tuo obiettivo è di svilupparne uno migliore che renda
obsoleto il primo. Se non sei tu a renderlo obsoleto, lo farà qualcun altro.
L'innovazione deve essere valorizzata, curata ed incoraggiata.
9 Prosumption
Nella nuova economia la distanza tra produttore e consumatore si annulla.
La produzione di massa è rimpiazzata da una personalizzazione di massa;
i produttori devono creare prodotti specifici che riflettano le richieste ed i
gusti di consumatori individuali. Nella nuova economia i consumatori
vengono coinvolti nel processo di produzione.
Ogni consumatore in questo nuovo assetto diventa un produttore,
scrivendo e mandando un messaggio ad un collega, contribuendo al
bollettino di una discussione di gruppo, cambiando la fine di un film,
facendo un test di guida su un’auto virtuale.
10 Immediacy
In un’economia basata sui bits, l’immediatezza diventa la variabile chiave
per l’attività economica e per il successo negli affari. I cicli di vita dei
prodotti si riducono drasticamente e così il time-to-market. Nel 1990
un'automobile impiegava circa sei anni per arrivare dal concept alla
produzione, oggi ne impiega due. Così come molti dei prodotti lanciati sul
mercato, un anno prima non esistevano nemmeno.
La nuova impresa assume la struttura che Tapscott definisce real-time
enterprise (impresa in tempo reale), che si aggiusta costantemente ed
immediatamente per cambiare le condizioni di business alterate dalle
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continue nuove informazioni. Tutto il percorso del bene dal produttore al
consumatore viene gestito con politiche di just-in-time, riducendo o
eliminando l’utilizzo di magazzini per spostarsi da una produzione di
massa ad una personalizzata online. Gli ordini dei consumatori arrivano
elettronicamente e sono istantaneamente raccolti. Le imprese devono
dunque competere in e con il tempo.
11 Globalization
La nuova economia è globale. L’assunzione della conoscenza quale
fattore chiave, esiste solo un’economia mondiale, anche se ogni singola
organizzazione opera a livello nazionale, regionale o locale. Consumatori
globali domandano prodotti globali. Globalizzazione è parola alla moda,
globale sostituisce ormai nel linguaggio corrente vecchi sinonimi quali:
internazionale, universale, planetario, mondiale, che come è ovvio hanno
tutti identico significato. Globale ha una sfumatura in più: nasce come
definizione economica ed è associato al mercato, a quello delle merci
come a quello del lavoro, a quello dei capitali come, soprattutto, a quello
dei prodotti finanziari.
Secondo Braudel "la globalizzazione è il tentativo che gli attori economici,
sfruttando l'enorme avanzamento delle tecnologie, stanno perseguendo
per unificare il mondo."
Ci sembra doveroso ricordare che tale pensiero si forma nei primi anni
ottanta, quando ancora la tecnica non aveva prodotto molte delle cose che
noi oggi usiamo quotidianamente.
Le possibilità offerte dalla telematica unite a quelle dell'informatica, leggi
Internet, creano una rete di strade percorribili in tempo reale attraverso
tutto il pianeta, scavalcando non solo la distanza fisica, ma anche le
eventuali barriere che gli stati abitualmente frapponevano.
La globalizzazione è dunque innanzitutto un fenomeno economico ed è
sotto questa angolazione che va esaminata. Essa risulta più o meno
imponente a seconda del metro che usiamo per misurarla. Se facciamo lo
sforzo di voltarci indietro non di dieci o venti anni, ma allunghiamo lo
sguardo fino a prima del 1914, ossia agli anni precedenti alla grande
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guerra, e confrontiamo la globalizzazione di quel mondo, che usciva da un
secolo e mezzo di battaglie liberiste e di guerre coloniali, con quello di
oggi, scopriamo che la quota di investimenti stranieri su quelli nazionali
era allora maggiore di oggi. Ma anche maggiori di oggi, in rapporto al
prodotto lordo, erano i movimenti di capitale attraverso le frontiere.
Solo con il 1944, a Breton Wood, si posero le basi della ricostruzione di
un'ordine monetario mondiale, ma la divisione del mondo in blocchi, il
processo di decolonializzazione che infittii la maglia dei confini tra i popoli,
il timore di un nuovo evento bellico mondiale, la crisi petrolifera degli anni
settanta, resero oltremodo lento il processo di liberalizzazione
dell'economia mondiale. Esso si è accelerato dopo gli anni ottanta,
giungendo tuttavia a superare, in dimensioni, la libertà economica de la
belle époque, in solo due settori: il movimento di merci e quello di capitali
finanziari.
Entrambe le crescite hanno avuto come motore fattori tecnologici, prima
ancora che accadimenti politici o modificazioni legislative. Entrambe
hanno certamente beneficiato delle azioni condotte dal Fondo Monetario
Internazionale, in particolare verso i paesi emergenti, per ridurre i rischi di
cambio, ma in definitiva l'accrescimento degli scambi di merci e di titoli
trova la sua giustificazione nell'enorme riduzione dei costi di trasporto per
le prime, e nelle nuove tecnologie informatiche e telematiche per i
secondi.
La riduzione dei costi dei trasporti merci ha enormemente contribuito alla
specializzazione internazionale. La scelta del luogo dove produrre sarà
sempre più guidata da considerazioni quali i livello della tassazione, il
peso degli adempimenti amministrativi e legali, il costo del lavoro, il
comportamento le attitudini e il tipo di specializzazione della manodopera
e dei dirigenti, la cultura d'impresa, la dotazione di infrastrutture, la
mancanza di criminalità e la stabilità politica.
Non è quindi la geografia, intesa come maggiore o minore vicinanza ai
centri di consumo e alle grandi vie di comunicazione, a definire la
possibilità di crescita di nuovi insediamenti produttivi, ma l'ambiente nelle
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sue componenti economiche, sociali, giuridiche, politiche e di dotazione di
infrastrutture avanzate.
Tale fenomeno si avverte con maggiore vigore nel settore dei servizi,
grazie alla diffusione dei processi di comunicazione telematica in rete. In
particolare il settore dei servizi finanziari sembra essere quello più attivo in
questa direzione, grazie anche alla convenzione di Ginevra che ha di fatto
liberalizzato l'offerta di servizi finanziari, consentendo a banche e
istituzioni finanziarie di operare liberamente in tutti i paesi firmatari
dell'accordo.
12 Discordance
Stanno nascendo problemi sociali senza precedenti che potrebbero
causare traumi e conflitti di massa. Sulla frontiera della nuova economia,
si possono vedere gli inizi di una nuova economia politica che ha riportato
in superficie questioni riguardanti aspetti quali potere, privacy, equità,
qualità della vita, del lavoro ed in generale il futuro del processo
democratico. Tutto ciò si scontra duramente con le vecchie culture,
provocando conflitti sociali che incidono sulla struttura delle istituzioni. La
mobilità in campo lavorativo è totale e molti individui che non riescono a
reinventare se stessi e la propria professione ne sono travolti. Piccole
organizzazioni intraprendenti hanno la possibilità di intaccare la solidità di
maturi gruppi industriali, provocando precarietà nel mondo economico.
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1.4 Oltre la società dell'informazione
Una nuova economia presuppone l'esistenza di nuove "regole".
Come sempre però la realtà economica presenta caratteri di non
immediata individuazione ed è per questo che in una fase di stato
nascente [Alberini 1993] quale quella attuale, illustri uomini di scienza e
attenti osservatori della società si impegnano ad enunciare teorie quanto
più possibile esaustive e universali. La consapevolezza della non perfetta
conoscenza di tutti gli elementi in gioco impone però estrema prudenza ed
è per questo che più che fornire un elenco di "regole" è opportuno tentare
di argomentare una serie di ipotesi e prospettive. Secondo Kelly [Kelly
2000], è arrivato il momento, di superare il concetto di "società
dell'informazione".
La Rivoluzione Digitale oggi è all'onore dei titoli. Ma sotto la turbolenza
della corsa in avanti, che spinge incessantemente i cicli vorticosi dei
gadget tecnologici e delle cose che "bisogna avere", si muove strisciante
una rivoluzione più profonda: l'Economia della Connessione. Questa
nuova economia emergente rappresenta un sussulto tettonico nella nostra
comunità, un cambiamento sociale che riordina le nostre vite più di quanto
mai possano fare mere tecnologie, hardware o software. Offre nuove,
diverse occasioni e ha le sue proprie nuove regole. Chi saprà giocare
secondo le nuove regole avrà successo; chi non lo saprà fare perderà.
Sembra innegabile che in un modo o nell'altro è "il mondo connesso"
quello verso cui ci si sta avviando. Le occasioni che la "società connessa"
offre sono a disposizione di tutti gli individui e le organizzazioni che le
sappiano cogliere e sfruttare. Nelle nuove evoluzioni può accadere che gli
"ultimi" diventino i "primi"
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La grande contraddizione della nostra epoca è che l'era dei grandi
calcolatori è tramontata. Le tecnologie che nascono ora si basano
soprattutto sulla comunicazione fra computer, cioè sulle connessioni più
che sulla potenza di calcolo.
Una delle conseguenze fondamentali è che la ricchezza in questo nuovo
regime viene dall'innovazione, non dall'ottimizzazione; cioè la ricchezza
non si conquista perfezionando il noto, ma imperfettamente cogliendo
l'ignoto. L'ambiente ideale per coltivare l'ignoto nasce dal nutrire la
suprema agilità e flessibilità delle reti e addomesticare il nuovo significa
inevitabilmente abbandonare il noto di grande successo - disfare ciò che si
è perfezionato.
L'Economia della Connessione non è la fine della Storia. Vista la velocità
del cambiamento, questa struttura economica potrebbe non durare più di
una generazione o due. Quando le reti avranno saturato ogni spazio nelle
nostre vite, un altro e nuovo sistema di regole prenderà piede. Ma per ora
cerchiamo di capire quali regole saranno valide nel frattempo.
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1.5 Alcune ipotesi sulle leggi che regolano l' economia
della connessione
Di seguito si prova ad individuare alcuni degli aspetti maggiormente
significativi che governano la fase economica e culturale in cui stiamo
entrando. C'è da sottolineare che gli elementi di seguito analizzati sono il
frutto di indagini condotte prevalentemente in una comunità culturale
"avanzata", che da anni si muove nelle reti come un pesce nell'acqua e
ormai considera l'interattività elettronica come un comportamento abituale
e naturale, la comunità Nord Americana. Non per questo il valore di fondo
dei ragionamenti che seguono, non può essere esteso "mutatis-mutandi"
alla realtà europea e italiana in particolare.
1. La Legge della Connessione: il potere dell'unità "non intelligente"
Mutuando alcuni concetti dalla fisica, possiamo affermare che l'attuale
evoluzione "astronomica" nasce dalla convergenza di due fenomeni:
l'implosione del microcosmo dei chip e l'esplosione del macrocosmo delle
connessioni.
I chip, cioè i microcircuiti, costano sempre meno e diventano sempre più
piccoli. Ci riferiamo alle smartcard ("intelligenti"), ma anche a dispositivi
molto più semplici, cioè dumb ("stupidi"). Saranno in tutti gli oggetti che
usiamo. Porte, sedie, libri, attrezzi sportivi, eccetera. Si dice che nel
mondo ci siano 200 milioni di computer; qualche "ottimista" pensa che nel
2002 potranno essere 500 milioni. Ma già oggi i piccoli chip che non fanno
parte di alcun computer sono più di sei miliardi; costano così poco e si
producono così facilmente che possono moltiplicarsi all'infinito.
Non hanno funzioni complesse, non ambiscono ad alcuna "intelligenza
artificiale". Svolgono compiti banali, elementari, ripetitivi: il loro valore è
dovuto al fatto che sono connessi. Un piccolo chip in un serbatoio d'acqua
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non fa altro che segnalare, anche a distanza, se è pieno o no. Se è su una
porta, dice solo se è aperta o chiusa, ma la combinazione di tanti sensori
"stupidi" può produrre un sistema informativo ricco e complesso, proprio
come il cervello umano, dove ciascuno dei neuroni svolge una funzione
elementare.
2. La Legge dell'Abbondanza: la molteplicità come valore
Quando tutto è connesso a tutto, la natura del tutto cambia e cambia il
valore di ognuna delle parti. I matematici hanno dimostrato - dice Kelly -
che la somma di una rete cresce del quadrato del numero dei suoi
membri. Un fax, per esempio, ha valore zero finché non c'è un secondo
fax con cui possa dialogare. Ma da due in avanti il valore di ciascuna
macchina aumenta in proporzione geometrica rispetto al numero delle
macchine installate e collegabili.
In una rete, quante più cose sono connesse tanto più aumenta il valore di
ciascuna. Così si rovescia il principio dell'economia tradizionale in cui una
cosa ha tanto più valore quanto più è rara. Si inverte anche l'equivalenza
valore-prezzo. Con l'aumento del numero il prezzo scende e
contemporaneamente cresce il valore.
3. La Legge del Valore Esponenziale: il successo non è lineare
Lo sviluppo dei comportamenti umani e dei fenomeni economici è molto
spesso ben individuato della "curva logica" o "semicampana di Gauss",
che da tempo è stata identificata come rappresentativa dell'evoluzione
strutturale dei sistemi biologici.
Nella società, o economia, interconnessa l'evoluzione dei fenomeni è
molto simile a quella biologica. Quando si innesta il "circolo virtuoso"
assume un andamento "esponenziale". Ma occorre essere preparati sia
alla lentezza della crescita iniziale, sia all'inevitabile rallentamento (se non
inversione) della curva quando viene raggiunto un punto di "saturazione".
Ogni singolo caso, ogni esperienza particolare ha una sua diversa logica e
una sua propria "curva". Ma un fatto è costante: nell'Economia della
Connessione il successo non è mai lineare.