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INTRODUZIONE
…<<Se vuoi avere successo, devi mostrare che hai a cuore il lavoro che fai. Io mi prendo cura di quello che
costruisco e le persone possono vederlo nelle mie opere. Ecco perché vengono da me e mi ingaggiano anche quando
non riesco a rispondere ai messaggi in segreteria. Sanno che ho a cuore il mio lavoro e questa è la migliore strategia
di marketing che esista>>.
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Il presupposto, alla base di questo testo e dello studio sulle emozioni, sta nell’ immaginato di un futuro
mercato, che inscena imprese forti (Love Brand), non solo grazie alla qualità del prodotto e l’estetica ma
soprattutto per i valori che faranno propri, nella misura in cui riusciranno a trasmetterli all’esterno. In tutto
questo, condivido che ‘’Il ruolo del marketing è accompagnare i clienti in ogni tappa del loro viaggio, dalla
awareness alla advocacy ‘’
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e che i Brand per differenziarsi devono attribuire qualità antropomorfe ai propri
prodotti. I clienti non hanno più intenzione di seguire le false promesse dei Brand e i trucchi della
pubblicità, quello che fanno è affidarsi alle opinioni degli altri nel momento della scelta, del tipo: ‘’quante
stelline ha l’azienda G.G. su Google?’’ << Sono finiti i giorni i cui l’obiettivo era essere esclusivi. L’inclusività
diventa il nuovo slogan
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>>. In un mondo contemporaneo dove la connettività è alla base del nuovo lifestyle,
dove grazie al web è sempre più espansa, obbliga le imprese a perseguire valori di trasparenza e onestà, in
modo incisivo, per creare rapidamente una reputazione sana, fidelizzando al meglio i propri clienti. La
domanda è, chi vincerà nel futuro? Secondo gli esperti, chi riuscirà ad accorciare le distanze con il proprio
consumatore, chi riuscirà a porsi al livello del consumatore, chi saprà riconoscere il valore dell’empatia con i
suoi consumer. Soprattutto, il successo arriverà a chi avrà la consapevolezza che il ruolo dell’impresa è
contribuire al miglioramento della vita del proprio consumer e non esclusivamente ‘’frugare nel suo
portafoglio’’. Far notare tutto questo è lo scopo della tesi, sono convinta che sia fondamentale presentare
la dimensione emozionale per verificare quanto andremo ad affermare; la studieremo a 360 gradi, sia per
la leadership e il marketing, ricercando un’interpretazione attendibile di questo misterioso mondo
chiamato emozioni, che aderisce in ognuno di noi.
Inoltre, voglio marcare la cognizione, che ogni strumento (di marketing e di altro) che si proponga di
rappresentare la via imprenditoriale, sarà tanto più di sostegno al raggiungimento degli obiettivi aziendali,
nella misura in cui, esso sia utilizzato con ‘’passione e amore per ciò che si sta realizzando’’. Quando le
imprese si trovano talvolta in balia dell’astio nei confronti dei competitor, e sfociano in guerre e oceani
rossi senza via di ritorno, le cause s’identificano anche nel loro dimenticare di ‘’lavorare con passione’’, alla
lunga tutto ciò li porta ad essere giudicati dai ‘’consumer’’ in maniera negativa costruendo le fondamenta
per un Hate Brand o comunque si percepisce una non completa soddisfazione di quest’ultimi. Gli
imprenditori che hanno raggiunto determinati livelli non solo hanno lavorato a lungo e duramente, ma in
quello che hanno creato, hanno creduto fino alla fine e hanno ‘’amato il loro scopo’’. Hanno amato i loro
prodotti per primi. Amore è la capacità di creare ‘’capolavori’’, addentrarsi nelle profondità dell’oggetto
che realizziamo, essere creativi significa suscitare emozioni. Consideriamo come contro-esempio la più
grande catena di giocattoli Toys ‘R’ Us, che ha avviato la procedura fallimentare quest’anno, come è
possibile fallire in un mercato di così grande portata, i giocattoli non smetteranno mai di ammaliare i
bambini, siete d’accordo? Qui, abbiamo avuto un problema di <<prodotto e di cultura>> come spiega
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Gorfon J., The Carpenter, una storia sulle più grandi strategie di successo esistenti,2017, collana Primoraggio,
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Kotler P., Marketing 4.0, 2017, hoepli, pag 2
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Kotler P.
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Marco Montemagno, in uno dei suoi video online; << queste catene per anni hanno solo cercato di vendere
un prodotto, non ti hanno mai venduto una soluzione di intrattenimento>>
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come ad esempio promuovere
delle iniziative più coinvolgenti, essi hanno solo venduto ‘’il loro prodotto nello scaffale’’. Il punto è che
nonostante l’impresa fosse stata in un settore con un prodotto vincente per definizione, in un mercato che
non finisce mai, è stata incapace di innovarsi e con passione coinvolgere i propri acquirenti. Quindi, se è
vero che siamo in un processo evolutivo è anche vero che il mercato lo è… il marketing lo è. L’evoluzione
del marketing sarà diventare un ‘’marketing consapevole’’, sarà passare da un livello di furbizia, in cui ti
vendo la stampante rendendoti dipendente dall’acquisto delle cartucce, a un livello consapevole fatto da
genialità, idee nuove, di consapevolezza e di desiderio di offrire qualcosa, e non solo di prendere denaro.
Offrire qualcosa di unico, che anziché venderlo a 1,20 eu lo posso vendere a 20 eu. Perché esso è unico.
Essa è un ‘idea straordinaria.
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Video online Marco Montemagno, come può fallire la più grande catena di giocattoli al mondo
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Siffatto primo capitolo si fonda sull’aspetto psicologico dell’emozioni, verrà presentata in circa 30 pagine
una visiona completa sull’accezione ‘’emozioni ’’. Osservare tale dimensione risulta alquanto complesso
poiché si possono avere percezioni dovute alla sfera personale e soggettiva, si possono suggerire strategie
in ambito economico e di leadership e le emozioni possono essere ‘’manipolate’’ dal marketing come
strategie di vendita. Quello che faremo è analizzare le teorie fondamentali dei migliori autori che si sono
occupati di questo. Osservando le funzioni peculiari dell’emozioni sia a livello individuale che per la
leadership. Tutto ciò sarà fondamentale per avere le nozioni che ci permetteranno di elaborare il secondo
capitolo, per poi trarre le conclusioni finali di tale tesi. La premessa è che non si ha la possibilità di effettiva
di garantire niente poiché le ricerche che presenteremo risultano ancora aperte e in via di
perfezionamento. Inoltre, con questo capitolo si vuol far apparire l’idea che attualmente nella società,
nell’economia e il marketing con l’aumento della consapevolezza siamo disposti a percepire l’importanza
della dimensione emotiva più convenientemente che nel passato; ed è tangibile un avvicinamento a noi
stessi e alle nostre finezze psicologiche. Ci siamo resi conto che l’emozioni possono a suo piacimento
portarci in paradiso o all’inferno. Tra la paura e amore. Tra entusiasmo e noia. Adesso, quello che si tende
a fare è ‘’stare nel mezzo’’ tra ‘’paradiso e inferno’’. Tentiamo di moderarci e controllare gli stati d’animo.
Anche se, molto spesso per un fatto del tutto biologico, le emozioni ci sopraffanno, costringendoci ad agire
in modi incoerenti.
All’inizio del secolo scorso, fioriscono gli studi principali. Sottolineo nuovamente, che anche se trattiamo un
tema possibilmente ‘’studiabile’’ e analizzabile le teorie che sono emerse, non sono teorie perfettamente
collaudate, in quanto si ritiene un tema misterioso e pieno di sorprese che ancora ci riserva.
1.1 APPROCCI PRINCIPALI NELLO STUDIO DELL’EMOZIONI
Cosa sarebbe cambiato, se quel giorno, Mario una volta alzato dal letto, preparato la colazione, mangiato,
lavato, vestito e uscito per dirigersi a lavoro, avesse prestato ascolto a quell’impulso che gli proferiva di
prendere il primo volo per le Hawaii? Mario era ‘’annoiato’’, e quella mattina di andare a lavoro non aveva
voglia, e se avesse prenotato quell’aereo, come sarebbe cambiata la sua vita? Avrebbe potuto prendere
una decisione. Avrebbe potuto compiacere il suo impulso, ma intervenne una voce dalla sua mente: ‘’
Adesso vai a lavoro, altrimenti chi si occuperà della tua famiglia.’’ Quella vecchia saggia, proprio non
accordò la fuga di Mario.
Gli psicologici ancora oggi esaminano tali movenze e ne comprendono la forte componente soggettiva; Un
Marco al posto di Mario sarebbe andato all’Hawaii, ed è proprio per questo che il gioco è arduo. Tuttavia,
oggi risulta semplice percepire che in ognuno di noi ci debbano essere ‘’due menti ’’. Una che pensa e l’altra
che vive di emozioni. C’è molta più consapevolezza, su cosa sia la voce razionale e quella emotiva. Certo è,
che Darwin non lo sapeva, ma grazie a tutti gli studi alle nostre spalle, oggi vi è fra le persone tale
consapevolezza. Col passare del tempo, sulle emozioni si è avuto la cognizione, che influenzassero i nostri
atteggiamenti e talvolta dominassero e delineassero il nostro percorso di vita, cambiandone la direzione,
come sarebbe potuto accadere a Mario. Per arrivare a tale consapevolezza, dobbiamo attraversare ben tre
tipi di approcci sullo studio di emozioni. Il più remoto, l’approccio biologico, dei primi del Novecento
collega le nostre emozioni alla nostra filologia, uno dei precursori fu appunto, Darwin con ‘’l’espressione
delle emozioni negli uomini e negli animali (1972)’’, il quale studiò le emozioni presenti negli animali e
osservò come esse avessero valore ‘’additivo’’ di sopravvivenza, come la paura, che ci permette di
allontanarci da un pericolo. Egli cercava di studiare la biologia dell’uomo dal punto di vista fisiologico,
suddividendo tra sentimenti positivi e negativi. Questo approccio aveva però molti limiti fra i quali quello di
classificare le emozioni e nella ricerca delle cause che le provocavano. Quindi, verso la metà del secolo
scorso si è presentato un approccio legato alle funzioni mentali, l’approccio cognitivo focalizzato sui
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processi di pensiero e sulla costruzione di modelli di funzionamento psichici, esso affida alla mente il ruolo
di giudicare e interpretare gli eventi e le emozioni sarebbero solo una conseguenza di queste formulazioni
cognitive. Questi due approcci, hanno successivamente trovato una loro integrazione, inoltre è emersa la
percezione di una parte cognitiva meno razionale, come l’inconscio. Tutto ciò ha portato ad orientarsi ad un
approccio costruttivista, dove non si separano più gli stati emotivi dalle cognizioni funzionali. Alle emozioni
viene restituita la giusta valenza, ricostruendo il significato che assumono all’interno del funzionamento
personale. Secondo questa ipotesi, le emozioni non sono dei processi naturali ma dei prodotti culturali e
sociali cioè << delle risposte apprese che servono a regolare le interazioni sociali fra gli individui, una sorta
di codice acquisito tramite l’educazione. Costituiscono degli script che guidano l’organizzazione del
comportamento degli individui.>>
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. Secondo tale teoria è grazie alla società e alla cultura che si
apprendono le ‘’regole delle emozioni’’. A partire dall’infanzia attribuiamo determinati significati che si
basano sui valori e le credenze della società d’appartenenza. Tutt’oggi tale argomento sull’emozioni risulta
di interesse e i ricercatori ancora stanno perfezionando le loro ricerche.
1.1.1 L’EVOLUZIONE DEL CERVELLO: Origine dell’emozione
Tutta la medicina antica, dagli Egizi ai Cinesi, riteneva che il cuore fosse la sede delle emozioni. Solo
Ippocrate, sostenne nell’antichità che le emozioni avessero sede nel cervello. Egli infatti scriveva: “L’uomo
deve sapere che null’altro che dal cervello, provengono gioie, piaceri, risate e divertimenti e dolori, tristezze,
sconforto e lamenti”.
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Come abbiamo già accennato, solo con l’epoca moderna si comprese che il cuore non
è la fonte dello ‘’spititus vitale’’
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né la sede dell’emozioni. Anche se, uso comune è dir che <<l’amore si
trova nel cuore>>, la neurofisiologia moderna ha incaricato un altro organo meno affascinante del cuore, il
sistema limbico, un insieme di strutture del cervello, interconnesse tra loro. Per comprendere come si sia
formato, dobbiamo iniziare dall’evoluzione del cervello, quello che oggi è un chilo e mezzo di cellule e
umori nervosi, era quantificabile ad un terzo milioni di anni fa. Ciò, significa che nel tempo ha sviluppato i
suoi centri superiori elaborando e perfezionando le aree inferiori più antiche. La parte più primitiva, che
dominava nell’era dei rettili, è sicuramente il tronco celebrale, che circonda l’estremità cefalica del midollo
spinale. Anche se inizialmente la nostra vita emotiva affondava nel ‘’senso dell’olfatto’’
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dove pervenivano
gli odori, essi divennero poi abbastanza grandi da circondare l’estremità cefalica del tronco celebrale. La
sua funzione era per così dire basilare, si occupava di regolare la respirazione e il metabolismo degli altri
organi, ma il bulbo olfattivo non può pensare, si limitava a mantenere il corretto funzionamento
dell’organismo. L’importante è capire che fu la struttura dalla quale derivano i centri emozionali, è grazie a
ciò che qualcosa aizza in una gazzella che comincia a correre in vista di un leone. Come spiega Goleman,
‘’Uno strato di cellule recepiva ciò che veniva odorato e lo classificava nelle principali categorie:
sessualmente disponibile, nemico o pasto potenziale, commestibile o tossico. Un secondo strato di cellule
inviava attraverso il sistema nervoso, messaggi riflessi per informare l’organismo sul da farsi: avvicinarci,
fuggire, inseguire, mordere, sputare. ‘’ Con il passare del tempo si aggiunsero nuovi livelli fondamentali
attorno al tronco celebrale, che venne, appunto, chiamato sistema limbico. Nel corso della sua evoluzione
tale sistema raccoglieva e catalogava le emozioni. Come vi riusciva? Inizialmente, sviluppando capacità
come l’apprendimento e la memoria; Grazie alle connessioni che pervenivano tra lobo olfattivo e sistema
limbico, quest’ultimo iniziava a riconoscere gli odori e confrontarli con quelli già percepiti. Tutto ciò
permetteva, ad un mammifero, di evitare un cibo cattivo per lui. Da questo sistema si sviluppò milioni di
anni dopo la neocorteccia ovvero la capacità di pensare, il cervello pensante. Quest’ultima è responsabile
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Prof. Menesini E., psicologia dello sviluppo – corso progredito, 2007, file pdf
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Appunti delle lezioni di Prof.ssa Elena Profetti
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Appunti delle lezioni di Prof.ssa Elena Profetti
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Riferimento bibliografico : Goleman D., intelligenza emotiva, Bantam Books, Usa, 1995. Pag 28-32