5
promuovere una definitiva messa al bando delle armi atomiche e
batteriologiche e un uso civile dell’energia nucleare; non più, quindi,
strumento di minaccia tra i popoli ma mezzo per un sostanziale
miglioramento delle condizioni di vita dell’intera umanità.
La sua attività politica e sociale risulta essere ancora più
significativa se viene inquadrata all’interno di un contesto ideologico
e culturale dove le donne erano considerate inferiori rispetto alla
controparte maschile. E’ opportuno infatti ricordare che, in Italia, il
sesso “debole” ottenne la titolarità dei diritti politici solo nel 1945, con
il decreto luogotenenziale n°23 del 1 Febbraio, mentre ancora si
combatteva e al di fuori di un reale dibattito politico (dato indicativo
se si considera che vi erano state già molte discussioni parlamentari
all’inizio del XIX secolo e nel primo dopoguerra con la tenace e
appassionata partecipazione di grandi femministe come la Mozzoni
1
e
la Kuliscioff
2
) e che il decreto espresse semplicemente “il carattere
1
Anna Maria Mozzoni (1837 – 1920): riformatrice e femminista italiana. Si impegnò fin da
giovane per l’emancipazione e il riconoscimento della capacità giuridica delle donne. Nel 1864
pubblicò La donna e i suoi rapporti sociali, opera in cui criticava in modo radicale il diritto di
famiglia italiano e rivendicava per le donne la parità con gli altri cittadini al raggiungimento della
maggiore età, il diritto all’istruzione, il diritto di voto, la soppressione del dovere di obbedienza
verso il marito, la separazione dei beni tra coniugi, il diritto per la madre di esercitare la tutela sui
figli. Nel 1877 e nel 1906 presentò al Parlamento una petizione per promuovere l’estensione del
voto alle donne, senza trovare accoglimento. (Encarta Enciclopedia Online 2008)
2
Anna Michajlovna Kuliscioff (1875 – 1925): socialista russa. Emigrata all'età di sedici anni a
Zurigo, maturò le sue prime esperienze politiche a contatto con i profughi russi, accostandosi alla
cultura populista e anarchica. Costretta a fuggire dal suo paese, fece ritorno in Svizzera. Dopo un
6
ovvio, di decenza democratica del riconoscimento della cittadinanza
femminile”, come hanno sostenuto illustri studiosi
3
.
Maria Maddalena Rossi si fece carico, insieme alle altre venti
componenti donne dell’Assemblea Costituente
4
, delle rivendicazioni
di tutte le donne italiane che fino a quel momento erano state
emarginate dalla vita politica e sottomesse totalmente alla volontà
maschile ma che, attraverso i ruoli svolti durante la guerra di
Liberazione, avevano preso coscienza dei loro diritti e delle loro
possibilità; si può affermare che le sue numerose iniziative intraprese
in campo parlamentare e all’interno dell’associazionismo, prepararono
il terreno per le future conquiste femminili.
5
Meritano di essere ricordati in questa introduzione
l’emendamento all’allora art. 98 (futuro art. 106), presentato il 26
Novembre 1947 in Assemblea Costituente, che sostituiva al secondo
soggiorno in Francia, dove fu per due volte arrestata per ragioni politiche, si trasferì in Italia e si
unì a Filippo Turati. Con lui diresse la rivista 'Critica sociale'. Arrestata, condannata e poi
amnistiata per i tumulti di Milano del 1898, proseguì la sua militanza nel Partito Socialista.
(Encarta Enciclopedia Online 2008)
3
Paola Gaiotti De Biase, La cittadinanza dimezzata, in Il genere della rappresentanza (cur. M.L.
Boccia – I. Paretti), Materiali ed Atti, Centro Studi ed iniziative per la riforma dello Stato, 1988,
pag. 45.
4
Le altre costituenti: Bei Adele, Bianchi Bianca, Bianchini Laura, Conci Elisabetta, Jervolino Maria,
Delli Castelli Filomena, Federici Maria, Gallico Nadia, Gotelli Angela, Guidi Angela, Iotti Leonilde,
Mattei Teresa, Merlin Angelica, Minella Angiola, Rita Montagnana, Nicotra Maria, Noce Teresa,
Penna Ottavia, Pollastrini Elettra, Titomanlio Vittoria.
5
L’emancipazione femminile in Italia: un secolo di discussioni; Atti del convegno organizzato dal
“Comitato di Associazioni femminili per la parità di retribuzione” in occasione delle Celebrazioni
del primo centenario dell’Unità d’Italia, Torino 27‐28‐29 Ottobre 1961; Ed. La Nuova Italia, 1963
7
periodo del primo comma, la frase “le donne hanno accesso a tutti gli
ordini e gradi della magistratura”, l’Ordine del giorno presentato il
17 Luglio 1957 nel quale “in armonia con quanto dispone la
Costituzione all’art. 37 e con il testo della convenzione dell’Ufficio
internazionale del lavoro […] sull’uguaglianza di retribuzione […]
per un lavoro di eguale valore”
6
si chiedeva al governo di
“presentare alle Camere un disegno di legge che fissi i criteri e le
norme di un diretto intervento dello Stato per l’osservanza di tale
principio”
7
e la Proposta di legge n. 1204 del 15 Maggio 1959
riguardante la sostituzione del n. 1° dell’art. 8 del regio decreto 1941
n. 12
8
, con “essere cittadino italiano, senza distinzione di sesso”in
conformità con l’art. 3
9
e l’art. 51
10
della Costituzione.
La sua azione non si limitò alla tutela e al riconoscimento dei
diritti delle donne ma di notevole importanza fu, anche, il suo
impegno per la salvaguardia dei minori attraverso due proposte di
6
Atto della Camera n. 2692 del 17 Luglio 1957 pag. 33853
7
Ibidem
8
Il regio decreto n. 12 del 1941, al n. 1° dell’art. 8 cita come requisiti per l’ammissione a funzioni
giudiziarie “essere cittadino italiano, di razza italiana, di sesso maschile e iscritto al P.N.F.”
9
L’art. 3, 1° comma della Costituzione cita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali”
10
L’art. 51, 1° comma, Tit. IV della Costituzione cita “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso
possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i
requisiti stabiliti dalla legge”; modificato da legge cost. 3 Luglio 2002 che aggiunse “A tal fine la
Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”
8
legge presentate come 1° firmatario: la prima, nella quale era prevista
una modifica all’iter burocratico necessario all’adozione e che aveva
lo scopo di rendere il diritto e l’interesse del minore prevalente
rispetto al diritto e all’interesse di colui al quale spettava la facoltà di
dare l’assenso (al Tribunale dei Minori veniva attribuito il potere, per
il bene del minore, di autorizzare l’adozione anche in caso di mancato
assenso del genitore o di chi ne esercitava la potestà)
11
e la seconda,
rivolta a una maggiore tutela giuridica dei figli nati fuori del
matrimonio, che prevedeva, tra le altre cose, il divieto di utilizzare il
termine “illegittimi”, certamente discriminatorio, nel riferirsi a tale
categoria
12
.
I temi inerenti la salvaguardia e la rivendicazione dei diritti
delle donne e dei minori si inseriscono all’interno della questione più
generale, non certo meno importante, riguardante la struttura della
famiglia; lo spirito che animava le proposte legislative della Rossi
perseguiva il fine di una maggiore democraticità all’interno della
famiglia dove tutti i membri, uomo, donna, figli legittimi e illegittimi,
avrebbero dovuto e potuto assumere pari dignità: lo Stato veniva
11
Atto della Camera ‐ Proposta di Legge n. 3222 del 4 Marzo 1953 & Proposta di Legge n. 19 del
23 Luglio 1953 riguardanti la modifica dell’art. 297 del Codice Civile
12
Atto della Camera ‐ Proposta di Legge n. 807 del 12 Aprile 1954 & Proposta di Legge n. 353 del
9 Ottobre 1958 riguardanti la tutela giuridica dei figli nati fuori dal matrimonio
9
chiamato per la prima volta a contrastare il potere assoluto del “pater
familiae”; è necessario altresì ricordare come la Chiesa Cattolica
avesse molta influenza sul diritto di famiglia e sulla laicità dello stato
in determinate questioni attraverso il suo braccio politico,
rappresentato dalla Democrazia Cristiana e come, a quell’epoca, anche
all’interno del partito comunista il modello di famiglia democratica
stentasse a decollare: la maggior parte degli uomini di sinistra
tendevano, infatti, a conservare una totale supremazia all’interno della
coppia e non è quindi un caso che quasi tutte le battaglie innovative
per la famiglia venissero condotte da deputate donne.
In questo contesto si inseriscono gli interventi pronunciati il 21
Aprile 1947
13
in Assemblea Costituente sul Progetto di Costituzione
della Repubblica italiana e il 13 Luglio 1956
14
alla Camera dei
deputati.
Nel primo, la Rossi, rese nota la contrarietà propria e del PCI
ad inserire il principio dell’indissolubilità del matrimonio all’interno
della carta costituzionale sostenendo che esso sarebbe stato soltanto
uno strumento finalizzato a “vincolare il legislatore futuro in modo da
13
Assemblea Costituente – Discussione generale in merito al Titolo II: Rapporti etico ‐ sociali; 21
Aprile 1947, pag. 3169
14
Atto della Camera n. 2303 del 13 Luglio 1956
10
non permettere che la legge ordinaria possa stabilire eccezioni a
questa norma”
15
e che “vi sono casi nei quali né il vincolo morale né
quello giuridico possono evitare che si giunga ad una situazione
insostenibile”
16
per entrambi i coniugi come, per esempio, nel caso di
“reduci, prigionieri, ex-combattenti che al loro ritorno in patria
trovano l’onore familiare distrutto”
17
e a cui non si poteva certo
negare il diritto di rifarsi una vita; nel secondo, essa sostenne come
fosse necessario riconoscere “tanto al padre che alla madre che
eserciti i doveri e i diritti derivanti dalla patria potestà la qualifica di
capo-famiglia”
18
per far si che la madre nubile godesse degli assegni
familiari e non fosse costretta a nascondere la prole “per non
pregiudicare la sua situazione professionale”
19
e come fosse ormai
opportuno correggere il Codice Civile del 1942, nelle disposizioni
riguardanti il matrimonio, il regime patrimoniale della famiglia e la
patria potestà, per renderlo conforme alla carta costituzionale che
sanciva la parità giuridica e morale del marito e della moglie.
15
Ibidem nota n.12
16
Ivi, pag. 3170
17
Ibidem
18
Atto della Camera n. 2303 del 23 Luglio 1956 pag. 27490
19
Ibidem
11
In questa tesi verrà infine ricordato il contributo dato da Maria
Maddalena Rossi al Comune di Porto Venere durante il suo ruolo di
Assessore ai lavori pubblici, prima, e di Sindaco, poi. Negli anni ’70,
in un periodo in cui lo sviluppo urbano ed economico era in una fase
di grande espansione, la Rossi si trovò nella condizione di dover
conciliare entrambi i fattori. Nel 1966 in qualità di Assessore si
occupò del progetto di insediamento della SNAM nella Baia di
Panigaglia che avrebbe garantito, tra le altre cose, occupazione ai
cittadini del Comune di Porto Venere e nel Settembre 1972, quale
Sindaco, fece adottare un nuovo Piano Regolatore Generale, nel quale
erano contenute le norme che prevedevano, da una parte insediamenti
di edilizia economico – popolare (P.E.E.P.), e dall’altra il
mantenimento di vaste aree destinate al verde pubblico.
Possiamo affermare che la scelta di preservare ampie zone da
insediamenti edilizi, in particolar modo l’Isola Palmaria, è stata
fondamentale per la creazione, nel Settembre 2001, del Parco Naturale
Regionale di Porto Venere.
Ci sembra opportuno precisare che l’attività politica e sociale
della Rossi, soprattutto durante la sua attività di membro della
Costituente e di deputato, si inserisce in un ben definito quadro storico
12
e culturale, la cosiddetta “guerra fredda”, dove la tensione tra il blocco
sovietico e le potenze occidentali era molto forte e dove vi era poco
spazio per posizioni politiche più moderate che andassero al di là di
questa contrapposizione.
Durante la lettura della tesi non dovrà quindi meravigliare
l’incontro con termini e concetti che, senza una adeguata opera di
contestualizzazione, potrebbero sembrare non veritieri o, peggio
ancora, utopistici.
Non possiamo, né vogliamo, negare la chiara fede filo-
sovietica di Maria Maddalena Rossi poiché proprio il suo pensiero, sia
politico che sociale, ci aiuta a dare un senso e ad analizzare la
geopolitica internazionale e le differenti linee di pensiero della cultura
italiana nel secondo dopoguerra.
13
14
2. Biografia
Nata nel 1906 a Codevilla (PV) in una numerosa famiglia
benestante, Maria Maddalena Rossi ebbe modo di frequentare durante
la sua adolescenza Maria Giudice
20
, figura di spicco fra i socialisti
dell’epoca; un’incontro che doveva segnarla a fondo. Laureata nel
1930 in Chimica all’Università di Pavia, trovò lavoro negli
stabilimenti chimici Zambelli di Milano e, nel 1937, insieme al
marito, il chimico Antonio Semproni, si iscrisse al PCI clandestino
dove iniziò un’attiva militanza, sia nell’opera di Soccorso Rosso
Internazionale
21
, sia nel reperimento di fondi per la lotta antifascista.
20
Maria Giudice (1880 – 1953): figura minore del socialismo di inizio XIX secolo, antimilitarista,
antifascista; nel 1916 è a capo della Camera del Lavoro di Torino e direttrice de “Il Grido del
Popolo”; nel 1917 viene condannata per propaganda disfattista a 3 anni di carcere, poi ridotti
grazie all’amnistia del ’18. Nel 1920 si trasferisce in Sicilia in cui la lotta socialista era fermata a
colpi di lupara dalla mafia; durante il ventennio viene costretta agli arresti domiciliari nella sua
casa di Catania. Muore a Roma il 5 febbraio 1953 e il giorno dopo, nella sorpresa di tutto il
vicinato, molte delle personalità politiche più eminenti, tra cui Umberto Terracini, Saragat e
Pertini, vanno a porgerle onore. (Giovanna Providenti, Socialista per “fede”, in “Noi Donne”,
Febbraio 2007)
21
Il Soccorso Rosso Internazionale fu un'organizzazione internazionale connessa
all'Internazionale Comunista fondata nel 1922 per svolgere il compito di "Croce Rossa
internazionale politica". L'organizzazione condusse alcune campagne di solidarietà' sociale a
sostegno dei prigionieri comunisti e di supporto materiale ed umanitario in situazioni particolari.
15
Scoperta dalla polizia del regime nel Dicembre del 1942
22
, venne
arrestata a Bergamo, processata e condannata al confino a
Sant’Angelo in Vado fino al 25 Luglio 1943.
Rientrata a Milano subito dopo la caduta del Fascismo,
all’indomani della firma dell’armistizio tra l’Italia e le potenze alleate
optò per una totale adesione alla militanza politica attiva e ripartì per
la Svizzera allo scopo di organizzare rimesse di denaro al PCI per la
lotta armata. Stabilitasi a Zurigo, dove rimase per circa un anno e
mezzo, svolse anche un lavoro redazionale nei periodici italiani
pubblicati per informare i prigionieri connazionali reclusi nei campi
svizzeri. Nel Dicembre del 1944 tornò nuovamente a Milano ed entrò
a far parte della redazione clandestina de L’Unità e, dopo la
Liberazione, ne redì insieme ad Arturo Colombi i primi numeri legali;
sempre nel ‘44 entrò a far parte della Commissione Stampa e
Propaganda della Direzione Alta Italia del PCI.
Nel 1946 divenne membro dell’Assemblea Costituente per il
PCI e fu eletta deputata nella I, II e III legislatura; tra le parlamentari
donne si distinse per le sue battaglie a favore della parità tra i sessi al
fine di promuovere la nascita di una moderna famiglia democratica.
22
“Il Popolo d’Italia” – Cronaca di Milano, 2 Dicembre 1942
16
Presidente dell’Unione Donne Italiane dal 1947 al 1956,
periodo di grande tensione internazionale a causa della
contrapposizione tra il blocco comunista e le potenze occidentali, mise
al primo posto del programma dell’associazione il tema della difesa
della pace. Ricoprì inoltre varie cariche all’interno della Federazione
Democratica Internazionale Femminile fino a divenirne vice-
presidente per circa un decennio (dal 1957 al 1967), impegnandosi
affinché tutte le associazioni femminili italiane intensificassero i loro
rapporti internazionali. Percorse il mondo, dagli Usa alla Nuova
Zelanda, per incontrare i capi di stato e invitarli ad ascoltare la voce di
milioni di esseri umani che ritenevano necessaria e possibile una
politica mondiale di pace, di collaborazione e di progresso.
Lasciato il Parlamento nel 1963, al termine della III
legislatura, si stabilì a Porto Venere, già suo luogo prediletto di
vacanze estive. Nel 1965 venne eletta Consigliere Comunale e
Assessore ai lavori pubblici e, cinque anni dopo, divenne Sindaco. In
questa funzione seppe conciliare esigenze molto diverse e, pur
favorendo il turismo, si adoprò per tutelare le bellezze naturali della
zona e, soprattutto, per adottare un nuovo Piano Regolatore Generale
che armonizzasse le esigenze di sviluppo del territorio e migliorasse le
condizioni di vita della popolazione locale. Prima di lasciare il piccolo
17
comune di Portovenere e tornare a Milano, commissionò all’artista
Lello Scorzelli
23
la costruzione in bronzo argentato della porta
d’ingresso della Chiesa di San Pietro all’interno della quale è
conservata l’impronta della sua mano.
24
La Provincia di Milano il 23 Dicembre 1987 le ha conferito la
medaglia d’oro di riconoscenza per il suo impegno in campo politico,
sociale e civile. Prima di morire, il 19 Settembre 1995, Maria
Maddalena Rossi decise di lasciare al Comune di Codevilla la vasta
collezione di opere d’arte contemporanea oltre ai suoi libri, dischi e
innumerevoli memorie che aveva accumulato con grande passione
durante tutta la sua vita
25
.
23
Lello Scorzelli (1921 – 1997): scultore e pittore, si trasferì a Roma nel 1962 chiamato da Paolo
VI per il quale realizzò il Pastorale; dal 1968 al 1971 lavorò ai battenti, in bronzo dorato, della
“Porta della preghiera” nella Basilica di San Pietro. Di lui restano anche il monumento a Paolo VI
per la cattedrale di Brescia, i ritratti di Papa Giovanni XXIII, una acquaforte di Karol Wojtyla e
molti ritratti di personaggi della cultura. (Morto Scorzelli scultore del Papa, in “Il Corriere della
Sera”, 21 Settembre 1997)
24
Il “Chi è” delle donne italiane, 1942 – 1982; a cura di Marina Ceratto; Ed. Mondadori, 1982
Dizionario biografico delle donne lombarde, 568 – 1968; a cura di Rachele Farina; Ed. Baldini &
Castoldi, 1995
Enciclopedia dell’Antifascismo e della Resistenza, Vol. V; Ed. La Pietra ‐ Walk Over, 1987
25
Luigi Giudice, Figura di spicco per la cultura, in “Giornale di Voghera”, 28 Settembre 1995